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1 Università di Roma Tor Vergata Corso di Laurea in Scienza dei Media e della Comunicazione Algebra lineare, elementi di geometria analitica ed aspetti matematici della prospettiva Massimo A. Picardello László Zsidó

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3 BOZZA..2 23:39 i

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5 Indice Parte. Algebra lineare Capitolo. Introduzione 3.. Numeri interi, razionali e reali 3.2. Alcune notazioni 7.3. Appendice: numeri naturali, interi, razionali e reali 9 Capitolo 2. Spazi vettoriali Definizione di spazio vettoriale Proprietà della somma Altre proprietà delle operazioni sui vettori Combinazioni lineare di vettori Sistemi di vettori linearmente dipendenti o indipendenti Sottospazi vettoriali ed insiemi di generatori Base di uno spazio vettoriale 38 Capitolo 3. Applicazioni lineari e matrici Definizione di applicazione lineare Immagine e nucleodiunaapplicazione lineare Spazi vettoriali di polinomi ed applicazioni lineari Esercizi sulle applicazioni lineari su spazi di polinomi Applicazioni lineari fra R n e R m e calcolo con matrici Spazi vettoriali di matrici Soluzione di sistemi lineari: eliminazione di Gauss Come trovare basi tramite eliminazione di Gauss Rango di una matrice Applicazioni lineari e matrici invertibili Il calcolo della matrice inversa Minori ed orli di una matrice ed invertibilità 8 iii

6 iv INDICE 3.2. Esercizi sulle trasformazioni lineari Isomorfismi fra spazi vettoriali 93 Capitolo 4. Cambiamento di base Trasformazione di coordinate sotto cambiamento di base Matrice di un'applicazione lineare e cambiamento di basi 4.3. Cenni introduttivi sulla diagonalizzazione Esercizi sulla diagonalizzazione 9 Capitolo 5. Determinante di matrici 5 Capitolo 6. Prodotti scalari e ortogonalità Prodotto scalare euclideo nel piano ed in R n Spazi vettoriali su C La definizione generale di prodotto scalare Matrici complesse, autoaggiunte e simmetriche Norma e prodotti scalari definiti positivi Ortogonalità Procedimento di ortogonalizzazione di Gram-Schmidt Matrici ortogonali e matrici unitarie Matrice associata ad un prodotto scalare 4 Capitolo 7. Autovalori, autovettori e diagonalizzabilità Triangolarizzazione e diagonalizzazione Autovalori, autovettori e diagonalizzazione Ulteriori esercizi sulla diagonalizzazione sul campo R Autovalori complessi e diagonalizzazione in M C n Diagonalizzabilità di matrici simmetriche o autoaggiunte Esercizi sulla diagonalizzazione di matrici simmetriche Qualche applicazione degli autovettori Dinamica delle popolazioni Sistemi dinamici 82 Capitolo 8. Somma diretta di spazi vettoriali 87 Capitolo 9. Triangolarizzazione e forma canonica di Jordan Polinomio minimo Forma canonica di Jordan 89

7 INDICE v Capitolo. Spazi normati, funzionali lineari e dualità 9.. La disuguaglianza di Cauchy-Schwartz 9.2. Operatori lineari e funzionali lineari su spazi normati Duale di somme dirette e di complementi ortogonali 95 Parte 2. Geometria analitica e proiettiva 99 Capitolo. Vettori e geometria euclidea ed analitica nel piano 2.. L'equazione della retta nel piano 2.2. Cerchi nel piano Esercizi di geometria analitica nel piano Rette Triangoli Parallelogrammi Cerchi 24 Capitolo 2. Vettori e geometria euclidea ed analitica in R L'equazione del piano in R L'equazione della retta in R Proiezioni e distanze fra piani Sfere Esercizi di geometria analitica in R Raggi riflessi e rifratti 236 Capitolo 3. Spazi quozienti, spazi proiettivi Spazio quoziente e dualità Lo spazio proiettivo ( ) P n come compattificazione di R n Trasformazioni proiettive 249 Capitolo 4. Trasformazioni affini Moti rigidi in R n immersi in trasformazioni lineari di R n Esempio: spostamento di una macchina da ripresa 258 Capitolo 5. Quaternioni e matrici di rotazione Espressione delle rotazioni in forma assiale Rotazioni in R 2,numeri complessi ed estensione a tre dimensioni Quaternioni 265

8 vi INDICE Proprietà e definizioni 266 Definizioni 266 Proprietà Rotazioni in R 3 e coniugazione di quaternioni Composizione di rotazioni e prodotto di quaternioni Matrice di rotazione in termini di quaternioni 27 Parte 3. Matematica della prospettiva 275 Capitolo 6. Trasformazioni prospettiche Prospettiva centrale, proiezione standard Proiezione prospettica ortogonale (o ortografica) Un'unica matrice per prospettiva centrale e ortogonale Forma matriciale generale della prospettiva centrale Punti di fuga della prospettiva centrale Prospettive parallele Proiezione parallela Proiezione obliqua 324 Proiezioni cavaliera e cabinet Vari tipi di proiezioni ortogonali Applicazione: rimozione di linee nascoste in grafici 3D Rimozione di linee prospetticamente nascoste Algoritmo veloce di rimozione di linee nascoste in grafici 3D: allineamento della grig Appendice: pseudocodice per la rimozione di linee nascoste 344 Parte 4. Appendice: norme, prodotti scalari, forme bilineari 363 Capitolo 7. Appendice: norme, prodotti scalarie forme bilineari Completezza e compattezza negli spazi metrici Norme su spazi vettoriali reali Prodotti scalari su spazi vettoriali reali Norme e prodotti scalari su spazi vettoriali complessi Basi ortogonali e proiezione ortogonale 397 Bibliografia 45

9 Parte Algebra lineare

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11 CAPITOLO Introduzione Questo capitolo preliminare stabilisce la terminologia sui tipi di numeri ed operazioni aritmetiche che usiamo in seguito. Per questi concetti è sufficiente fare appello all'intuizione del lettore, che, nel caso ritenga utile una maggior precisione, può leggere l'appendice.3 di questo Capitolo oppure far riferimento a [] (un riferimento bibliografico utile per tutto il presente libro)... Numeri interi, razionali e reali Con il termine algebra si intende il calcolo, e metodi di calcolo, di numeri naturali, interi, razionali, reali e complessi. Il primo concetto basilare è quello di insieme, che intuitivamente è una collezione di elementi descritti da una qualche proprietà. Per esempio l'insieme dei miei vestiti blu è formato dai vestiti che possiedo nel mio armadio e che sono di colore blu. Osserviamo che il numero di elementi di un insieme può essere finito (come i miei vestiti blu) o infinito (come gli insiemi di numeri su cui lavoriamo). L'insieme dei numeri naturali, che si indica con N, è formato dai numeri che si possono contare:,, 2, 3, 4, 5,... In questo corso elementare si può forse procedere contando che i lettori abbiano già una intuizione precisa dei numeri naturali (con l'operazione di somma), dei numeri interi, in cui cè anche l'operazione di differenza, e dei numeri razionali, nei quali si introducono anche le operazioni di prodotto e di quoziente. In ogni caso, presentiamo un cenno delle definizioni e costruzioni rigorose nell'appendice.3. 3

12 4. INTRODUZIONE L'insieme dei numeri naturali, che si indica con N, è formato da numeri che si possono ordinare consecutivamente:,, 2, 3, 4, 5,... I numeri interi, il cui insieme è denotato con Z, sono i numeri naturali e i loro opposti:,,, 2, 2, 3, 3, 4, 4,... I numeri naturali e interi si possono sommare e moltiplicare. Si può fare la differenza di due numeri interi, ma non in generale di due numeri naturali: per esempio 2 è l'intero che non è un numero naturale. Lo stesso problema si presenta con i numeri interi per la divisione: il numero :2= 2 non è intero. Si introducono allora i numeri razionali, il cui insieme di denota con Q, che è formato dai quozienti di due numeri interi (con denominatore diverso da zero). Prima di scrivere la definizione rigorosa di numero razionale, ricordiamo che in insiemistica si usano di solito i simboli di appartenenza e di sottoinsieme. Per esempio il fatto che l'insieme dei numeri naturali è sottoinsieme dei numeri interi (cioè ogni numero naturale è anche un intero), che a sua volta è sottoinsieme dei numeri razionali, si scrive: N Z Q. Il fatto che /2 non è un numero intero, ma è razionale, si scrive: 2 / Z, 2 Q. Definizione... L'insieme dei numeri razionali è { } p Q = q p, q Z, q >, dove possiamo supporre p e q primi tra loro, cioè senza divisori comuni. Si può supporre q>, perché se fosse q<, allora si potrebbe moltiplicare numeratore e denominatore per, ottenendo così una frazione con denominatore positivo.

13 Per esempio:.. NUMERI INTERI, RAZIONALI E REALI = ( ) 2 ( ) ( 5) = 2 5 = 2 5. Con i numeri razionali si può fare la divisione (per un numero diverso da zero): p q : m n = p q n m = pn qm dove il denominatore qm è diverso da zero, perché sia q che m sono diversi da zero. È conveniente rappresentare inumeri naturali, interi e razionali (e come vedremo anche quelli reali) su una retta: Figura. Rappresentazione grafica dei numeri naturali, interi e razionali Ma anche i numeri razionali non sono sufficienti per misurare gli oggetti che troviamo in natura. Consideriamo per esempio la diagonale di un quadrato, come in Figura 6. d è: Figura 2. La diagonale d di un quadrato Se il lato è lungo cm, allora per il teorema di Pitagora la diagonale d = 2=, cm, cioè d è un numero tale che d 2 =2. Proposizione..2. Il numero d = 2 non è razionale. Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che 2=p/q, con p e q numeri interi primi tra loro. Elevando entrambi i membri al quadrato si ottiene: 2= p2 q 2, cioè p2 =2q 2.

14 6. INTRODUZIONE Ne segue che p deve essere un numero pari, quindi p =2m, per un certo intero m. Sostituendo p con 2m nella formula precedente, si trova che: p 2 =4m 2 =2q 2, perciò 2m 2 = q 2. Ma allora anche q deve essere un numero pari, divisibile per 2, e questo contraddice l'ipotesi che p e q non abbiano fattori in comune. Abbiamo trovato così una contraddizione, quindi l'ipotesi che 2 fosse un numero razionale non può essere vera. Si considerano allora anche i numeri reali, il cui insieme si indica con R, che si possono scrivere come numeri interi seguiti, dopo la virgola, da infinite cifre decimali. I numeri reali si possono rappresentare sulla stessa retta di Figura 7 e possiamo immaginare che ogni punto della retta corrisponde ad un numero reale. Possiamo pensare anche i punti di un piano come elementi di un insieme su cui poter fare operazioni, come per esempio la somma. Infatti possiamo associare ad ogni punto del piano, determinato da una coppia di numeri reali, un vettore, di cui i numeri reali sono le coordinate. I vettori si possono sommare e moltiplicare per uno scalare e formano così uno spazio vettoriale,che definiremo dettagliatamente nel prossimo capitolo 2. Più avanti vedremo anche che ad ogni coppia di numeri reali (ovvero, ad ogni punto del piano) possono essere associati i cosiddetti numeri complessi, il cui insieme si denota con C. Ilnumero complesso associato alla coppia (a, b) si denota con a + bi dove i è l'unità immaginaria, che è un numero complesso tale che i 2 =, ovvero i =. (..) Noi però ci occuperemo principalmente dei numeri reali e non di quelli complessi. Fra gli insiemi di numeri che abbiamo introdotto valgono le seguenti relazione di inclusione: N Z Q R C.

15 .2. ALCUNE NOTAZIONI 7 All'interno del corso però i numeri complessi avranno un ruolo abbastanza marginale e quasi sempre avremo a che fare solo con i numeri reali. Abbiamo detto che con il termine algebra si intende il calcolo di operazioni quali la somma e il prodotto di numeri. Con il termine algebra lineare, che èilcontenuto di questo corso, si intende lo studio e la risoluzione dei sistemi di equazioni lineari, come per esempio: 2x +3y = (..2) x +5y = 2 cioè di un numero finito di equazioni in cui compaiono variabili lineari, ovvero le incognite compaiono nelle espressioni solo con grado uno (il grado è l'esponente dell'incognita, che, essendo sempre e solo, di solito si tralascia). Lo strumento per risolvere tali sistemi saranno i vettori elematrici. Per esempio il sistema lineare di due equazioni (..2) verrà scritto nel modo seguente: ( ) ( ) ( ) 2 3 x = 5 y 2, dove il secondo membro è il vettore dei termini noti e al primo membro ( ) è la matrice quadrata di ordine 2 2 dei coefficienti delle incognite. Per risolvere tale sistema lineare si useranno allora le proprietà dei vettori e delle matrici che vedremo nel seguito..2. Alcune notazioni Gli intervalli di numeri reali vengono denotati nel modo seguente: [, 2] = { x R x 2 }, [, 2) = { x R x<2 }, (, + ) ={ x R <x}.

16 8. INTRODUZIONE Ricordiamo che possiamo descrivere un insieme elencando tutti gli elementi o indicando una proprietà. Per esempio indichiamo l'insieme dei numeri naturali dispari così: oppure nel modo seguente: { n N n dispari }, { n N n =2m +, con m N }. Una costruzione che useremo spesso è la seguente: Definizione.2.. Consideriamo due insiemi S e T.Il prodotto cartesiano di S e T è: S T = { (s, t) s S, t T }. Esempio.2.2. Il prodotto cartesiano che considereremo molto spesso è R R = R 2, detto piano reale, che è l'insieme formato dalle coppie (a, b) di numeri reali. Vedremo più avanti che è conveniente scrivere queste coppie in verticale, cioè ( a b invece che in orizzontale. Come si può fare la somma di due numeri reali, così si possono sommare le coppie di numeri reali, facendo la somma componente per componente: se ( a ) ( a 2 e b ) b2 sono due coppie qualsiasi di numeri reali, allora si definisce ( a a 2 ) ( + b b 2 ) ) ( = a + b a 2 + b 2 ). Esempio.2.3. Consideriamo i punti ( ) ( e 2 ) di R 2. Allora la loro somma è: ( ) ( ) ( ) =.

17 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 9 Come già sapete, si è soliti rappresentare gli elementi di R 2 usando gli assi cartesiani. Nel prossimo capitolo 2 torneremo subito su questo esempio. Più in generale si può considerare il prodotto cartesiano di R per se stesso un numero finito n di volte: } R R R {{} = R n n fattori che è un insieme i cui elementi sono le n-uple di numeri reali. Per n =3, si ottiene R 3 che è chiamato spazio reale. Per ogni n, si potrà associare ad una n-pla di numeri reali un vettore, ottenendo così uno spazio vettoriale di dimensione n. In questi spazi vettoriali si potranno fare le stesse operazioni di somma e moltiplicazioni per scalari come nel piano..3. Appendice: numeri naturali, interi, razionali e reali Partiamo da un solo concetto primitivo, cioè non definito, quello di insieme. Un sottoinsieme E di un insieme E + è un insieme i cui elementi sono tutti contenuti in E + ;see non coincide con E + si dice che è un sottoinsieme proprio. Definizione assiomatica dei numeri naturali: assiomi di Peano. I numeri naturali sono un insieme N che verifica i cinque assiomi seguenti, introdotti da Peano: P. Esiste un elemento in N che denotiamo con. P2. Per ogni elemento n di N esiste un altro elemento n di N che designamo come il successivo di n. P3. non è il successivo di nessun altro numero naturale. P4. Se n m allora n m. P5. (Assioma di induzione.) Se una proprietà è verificata dal numero, edè tale che, se è verificata da n allora è verificata dal suo successivo n, allora essa è verificata da tutti gli interi. Grazie all'assioma di induzione, possiamo definire due operazioni su N, comesegue.

18 . INTRODUZIONE Definizione.3.. (L'operazione di somma su N.) Definiamo n+ = n, e poi induttivamente n + m = (n + m). Per l'assioma di induzione, questo definisce la somma per ogni coppia di naturali. Definizione.3.2. (L'operazione di moltiplicazione su N.) Definiamo n =n, e poi induttivamente n m =(n m)+ (in altre parole, n (m +)=(n m)+. Per l'assioma di induzione, questo definisce la moltiplicazione per ogni coppia di naturali. È facile verificare che valgono le proprietà seguenti. A. (Proprietà associativa della somma: m +(n + k) =(m + n)+k per ogni m, n, k N. A2. (Proprietà commutativa della somma: m + n = n + m per ogni m, n N. M. (Proprietà associativa della moltiplicazione: m (n k) = (m n) k per ogni m, n, k N. M2. (Proprietà commutativa della somma: m n = n m per ogni m, n N. M3. (Esistenza dell'elemento neutro per la moltiplicazione.) n =n per ogni n N. D. (Proprietà distributiva della somma rispetto alla moltiplicazione: n (m + k) =(n m)+(n k) per ogni m, n, k N. Vogliamo costruire in maniera concreta una copia degli interi. Per questo scopo dobbiamo esporre vari argomenti preliminari. Definizione.3.3. (Prodotto cartesiano.) Dati due insiemi A e B, il prodotto cartesiano A B è l'insieme delle coppie ordinate (a, b) : a A, b B. Si noti che il prodotto cartesiano R R viene in tal modo visualizzato geometricamente come un piano: ciascun punto del piano corrisponde infatti, in modo unico, ad una coppia di coordinate. Analogamente, Z Z è il reticolo dei punti con entrambe le coordinate intere. Prendendo il prodotto cartesiano di tre copie di mathbbr si ottiene lo spazio tridimensionale, ed analogamente per il reticolo tridimensionale degli interi.

19 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI Nota.3.4. È ovvio dalla definizione che il prodotto cartesiano è associativo, ma non commutativo. Definizione.3.5. (Relazione di equivalenza.) Dato un insieme E, un sottoinsieme R E E si dice una relazione di equivalenza se valgono le seguenti tre proprietà: (i) riflessiva: (a, a) R per ogni a E (ii) simmetrica: (a, b) R se (b, a) R (iii) transitiva: se (a, b) R e (b, c) R allora anche (a, c) R Se (a, b) R scriviamo a b. Con questa notazione le tre proprietà sopra elencate diventano: (i) a a a E (ii) simmetrica: a b b a (iii) transitiva: a b e b c a c I sottoinsiemi di E consistenti di elementi mutuamente equivalenti (questa è una definizione ben posta grazie alla proprietà transitiva!)) si chiamano le classi di equivalenza di R. Gli elementi di una classe di equivalenza si chiamano rappresentanti della classe. Definizione.3.6. (Funzioni.) Una funzione (o mappa) f da un insieme A ad un insieme B èunsottoinsieme di A B tale che non ci siano in f due coppie con lo stesso primo elemento. Invece di scrivere (a, b) f è consuetudine scrivere f = f(a). Questa notazione ispira l'interpretazione abituale, che identifica la funzione f con una legge che ad ogni variabile a A associa un valore b B (ed uno solo: questo ècio `o che vuol dire che non ci sono due coppie diverse con lo stesso primo elemento). In questa interpretazione, e rammentando la visualizzazione data poco sopra del prodotto cartesiano A B come un piano generato dagli assi A e B, la nozione da noi introdotta di funzione si identifica con quella del suo grafico. Il fatto che non ci siano due coppie con lo stesso primo elemento significa allora che per ogni variabile la funzione ha al più un solo valore, cioè che il grafico non interseca più di una volta nessuna retta verticale.

20 2. INTRODUZIONE Esempio.3.7. (Equipotenza.) Introduciamo sulla famiglia di tutti gli insiemi una relazione di equivalenza, che chiamiamo equipotenza, nel modo seguente: due insiemi A e B sono equipotenti se esiste una funzione da A a B biunivoca, cioè tale che per ogni a A esiste un b B (e necessariamente uno solo) tale che f(a) =b, eperognib B esiste un a A (ed uno solo) tale che b = f(a). Lasciamo al lettore la facile verifica del fatto che valgono le proprietà della Definizione.3.5. Nota.3.8. Il lettore che ha già sviluppato un'intuizione sicura dell'insieme dei numeri interi, che fra bpoco definiremo in maniera rigorosa, può osservare che gli inbteri sono equipotenti ad alcuni loro sottoinsiemi propri! In effetti, chiamiamo N l'insieme degli interi e con P il sottoinsieme proprio degli interi pari: allora la mappa n 2n è una equipotenza fra N e P. Questo fatto motiva la prossima definizione. Definizione.3.9. (Insiemi finiti.) Un insieme si dice finito se non è equipotente ad alcun suo sottoinsieme proprio. Ora introduciamo la costruzione dei naturali. Definizione.3.. I numeri naturali sono le classi di equivalenza degli insiemi finiti rispetto alla relazione di equipotenza. L'insieme dei numeri naturali si indica con N. Il numero naturale n dato dalla classe di equivalenza di un insieme A si chiama la cardinalità di A. Questa definizione chiarisce cosa sia l'insieme degli interi, ma non ci dice come costruire un singolo intero. Essa dice che i numeri naturali possono essere considerati come la proprietà che hanno in comune tutti gli insiemi con lo stesso numero di elementi, ma non avrebbe senso dire che un dato numero naturale n può essere considerato come la proprietà che hanno in comune tutti gli insiemi con lo stesso numero n di elementi: questa è una tautologia, perché per spigare cosa sia n fa riferimento a n stesso. La costruzione rigorosa è la seguente. Il numero è la classe di equivalenza dell'insieme vuoto (quello che non contiene elementi: si noti

21 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 3 che questa classe contiene il solo insieme vuoto). Un insieme si chiama un singleton se l'unico suo sottoinsieme proprio è l'insieme vuoto. Tutti i singleton sono nella stessa classe di equivalenza (esercizio!), e tale classe è il numero. L'operazione di somma su N. Consideriamo ora un insieme finito A e sia n la sua cardinalità: se B è un singleton disgiunto da A, diciamo che la cardinalità di A B è n +. Questo definisce la somma fra un intero ed il numero. C'è una naturale estensione di questo concetto a tutte le coppie di interi (cioè una funzione da N N N), ed è l'unica definizione di somma che rispetta la proprietà associativa: n +2 = n +(+) = (n +)+, e così via. È facile ed intuitivo vedere che la somma verifica anche la proprietà commutativa. Per una esposizione più rigorosa di questa e delle successive costruzioni dovremmo utilizzare l'assioma di induzione: lasciamo la dimostrazione rigorosa come esercizio. L'operazione di moltiplicazione su N. La moltiplicazione è una funzione N N N che verifica la proprietà distributiva del prodotto rispetto alla somma. la sua costruzione induttiva è la seguente: 2n = ( + )n = n + n = n 2, 3n =(++)n = n + n + n = n 3, ecosì via. È facile vedere che la moltiplicazione è commutativa, associativa e distributiva rispetto alla somma. Definizione.3.. (L'ordinamento di N.) Diciamo che due numeri naturali n, m verificano la disuguaglianza n<mse esiste k N tale che m = n + k. È facile vedere che la somma ed il prodotto rispettano l'ordinamento su N: O. Se n<mallora n + k<m+ k per ogni k N. O2. Se n<mallora n k<m k per ogni k N. Più in generale introduciamo la seguente definizione. Definizione.3.2. (Relazione d'ordine.) Dato un insieme E, un sottoinsieme R E E si dice una relazione d'ordine, o un ordinamento, se valgono le seguenti tre proprietà: (i) riflessiva: (a, a) R per ogni a E

22 4. INTRODUZIONE (ii) antisimmetrica: se (a, b) R e (b, a) R allora a = b (iii) transitiva: se (a, b) R e (b, c) R allora anche (a, c) R Se (a, b) R scriviamo a b. Con questa notazione le tre proprietà sopra elencate diventano: (i) a a a E (ii) a b e b a a = b (iii) a b e b c a c Ovviamente, l'ordinamento dei numeri naturali (ed in seguito degli interi, o dei razionali, o dei reali) è un esempio. Abbiamo definito la somma di due numeri naturali. Non possiamo invece definire la differenza fra due naturali m e n altro che se n m. Sotto questa ipotesi, segue direttamente dalla definizione di ordinamento che esiste un naturale k (ed uno solo) tale che n + k = m: ilnumero k si chiama la differenza fra m e n, esiscrive k = m n. Èanche facile verificare che la differenza, nei casi in cui esiste, verifica le proprietà associativa, commutativa e distributiva rispetto alla moltiplicazione. Ma come osservato, essa non esiste per tutte le coppie in N. Introduciamo una estensione Z di N a cui sia possibile estendere l'operazione di differenza in modo che si applichi a tutte le coppie: Z si chiama l'insieme degli interi (o interi con segno, o interi relativi). Visualizzazione geometrica dell'operazione di differenza. Per prima cosa diamo una visualizzazione geometrica della differenza, in termini del prodotto cartesiano N N, che come osservato è un reticolo. Fissato k N, per quali coppie di naturali (n, m), cioè per quali punti del reticolo, si ha che n m = k? Esattamente per ipunti che giacciono sulla (semi)retta di pendenza che interseca l'asse orizzontale al punto k. Anzi, richiedere che la differenza n m sia la stessa per diverse coppie di naturali è una relazione di equivalenza, le cui classi di equivalenza sono i tali rette. Allora è immediato immergere N in questo insieme di rette: ogni k corrisponde alla retta a pendenza che passa per (,k). L'operazione di somma si trasporta a queste classi di equivalenza. Infatti possiamo definire la somma di due rette come la retta che si ottiene sommando come vettori i loro punti, cioè l'insieme di tutte le coppie (n +n 2,m +m 2 ) dove (n,m ) appartiene alla prima

23 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 5 retta e (n 2,m 2 ) alla seconda. Quest'insieme è ancora una retta perché, se m n = k e m 2 n 2 = k 2, allora (m + m 2 ) (n + n 2 )=k + k 2 non dipende dalla scelta del singolo punto sulla prima o sulla seconda retta, ma solo da k e k 2. In altre parole, la differenza (ed analogamente la somma) sono invarianti sulle classi di equivalenza date dalle rette, cioè indipendenti dai rappresentanti della classe di equivalenza (diciamo che sono ben definite sulle classi). Nota.3.3. Una presentazione più elegante, ma meno trasparente, avrebbe evitato l'uso del segno meno che abbiamo utilizzato nello scrivere la relazione di equivalenza (n,m ) (n 2,m 2 ) m n = m 2 n 2.Avremmo infatti potuto, equivalentemente, scrivere (n,m ) (n 2,m 2 ) m + n 2 = n + m 2. Le classi di equivalenza della relazione si scrivono anch'esse senza ricorrere al segno meno, in questo modo: la classe di equivalenza del numero naturale k è la semiretta {k + n, n)}. Estensione dai naturali N agli interi Z. A questo punto è facile estendere N ad un insieme Z dove la differenza sia definita per ogni coppia di elementi. Abbiamo visto che N è realizzabile come l'insieme delle (semi)rette del reticolo V N a pendenza che tagliano le ascisse in punti non a sinistra di, cioè delle semirette che giacciono nel primo quadrante. Consideriamo l'insieme, più grande, di tutte le rette, o semirette, semirette a pendenza. e operazioni di somma e di differenza si estendono come prima, e come prima dipendono solo dalle rette ma non dalla scelta dei singoli punti in esse. Questo insieme di rette lo chiamiamo Z. Se una semiretta non giace nel primo quadrante, essa interseca l'asse orizzontale in un punto a sinistra dell'origine. Il primo di tali punti lo indichiamo con, il secondo con 2 e così via: osserviamo che i punti (n, m) della retta che passa per k sono quelli per cui n m = k. Osserviamo anche che le rette passanti per k e per k hanno per somma la retta passante per, perché se n m = k e m 2 n 2 = k allora (m + m 2 ) (n + n 2 )=. In questo stesso modo vediamo che tutte le proprietà della somma si estendono a Z. Anche la moltiplicazione è ben definita sulle classi di equivalenza

24 6. INTRODUZIONE date dalla semirette: osserviamo che, se m n = k e m 2 n 2 = k 2, allora k k 2 =(m n )(m 2 n 2 )=m m 2 + n n 2 m n 2 n m 2. Quindi definiamo la moltiplicazione delle due rette di pendenza che contengono rispettivamenteipunti (n,m ) e (n 2,m 2 ) come la retta che contiene il punto (m m 2 + n n 2,m n 2 + n m 2 ). Si verifica facilmente che questa definizione di moltiplicazionje è ben posta: essa dipende solo dalle classi di equivalenza, le rette, e non dalla scelta dei rappresentanti usati per formularla (esercizio). Ora è facile, anche se lungo, verificare che le proprietà: associativa e commutativa della somma e della moltiplicazione, l'esistenza dell'elemento neutro della moltiplicazione, la proprietà distributiva della somma rispetto alla moltiplicazione e la prima proprietà di ordinamento O valgono in Z; invece la seconda proprietà di ordinamento O2 si estende in questo modo: O2. Sen<mallora n k<m k per ogni k> Z, m k<n k per ogni k< N, e n =per ogni n Z. In particolare, segue dalla proprietà O2 che non ha divisori: se nm =allora uno fra n e m deve essere zero, perché altrimenti il loro prodotto saqrebbe o strettamente positivo o strettamente negativo. Inoltre, è facile vedere che valgono altre due proprietà della somma: A3. (Esistenza dell'elemento neutro per la somma.) Esiste un numero Z tale che n +=n per ogni n Z. A4. (Esistenza dell'opposto.) Per ogni n Z esiste un m Z tale che n + m =(si scrive m = n). Infatti, l'elemento corrisponde alla classe di equivalenza della retta bisettrice: {(n, n),n Z}, perché se (k, l) sta in un'altra retta, allora (k + n, l + n) (k, l) perché (k + n)+l =(l + n)+k per le proprietà associativaecommutativa della somma. Questo prova la proprietà A3. Per provare A4, data una coppia (n, m) corrispondente a qualche k Z, una coppia appartenente alla retta corrispondente a k è (m, n), dal momento che (n, m) +(m, n) =(n + m, n + m) e l'ultima coppia appartiene alla semiretta associata a. Nota.3.4. L'elemento è unico. Infatti, se ce ne fossero due (chiamiamoli e 2 ), allora si avrebbe = + 2 = 2 + = 2,perla

25 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 7 proprietà commutativa della somma. Analogamente, l'opposto è unico: più in generale, vale la legge di cancellazione seguente. Corollario.3.5. Per ogni n, m Z esiste un unico k Z tale che n + k = m. Dimostrazione. È facile verificare che k esiste: basta porre k = m n, la verifica è immediata a partire dalle quattro proprietà della somma. Se ci fossero due diversi k e k 2 con la proprietà dell'enunciato, avremmo n+k = m = n+k 2,esommando n ad entrambi i membri si trova, di nuovo dalle proprietà associativa edi esistenza degli opposti, che k = k 2. Un insieme con una operazione di somma che verifica le proprietà A, A2, A3 ed A4 si chiama un gruppo commutativo. La regola di cancellazione vale, per questo argomento, in tutti i gruppi commutativi. Usando le proprietà che abbiamo introdotto si possono provare i risultati cruciali dell'aritmetica: ad esempio l'esistenza e l'unicità della scomposizione in fattori primi (Teorema fondamentale dell'aritmetica), le proprietà del massimo comun divisore e del minimo comune multiplo, il teorema della divisione con resto (per ogni m, n N esistono q N e r<mtali che n = qm + r, e sono unici), l'algoritmo euclideo per la determinazione del massimo comun divisore tramite applicazioni iterate della divisione con resto, e le proprietà delle congruenze modulo un naturale N. L'operazione di divisione ed i numeri razionali. Abbiamo introdotto in Z una moltiplicazione, ma non l'operazione inversa, la divisione. È chiaro che la struttura ordinata e sequenziale degli interi, derivante dall'assioma di Peano P5, impedisce di trovare in Z il reciproco di ogni elemento, e quindi di definire la divisione: infatti i reciproci dei numeri maggiori di dovrebbero essere compresi fra e, ma abbiamo visto che non esistono interi con questa proprietà. Per definire la divisione dobbiamo estendere gli interi ad un insieme più grande, quello dei razionali Q. Vogliamo definire il reciproco di qualunque numero intero non nullo, cioè vogliamo definire le frazioni

26 8. INTRODUZIONE m n se n. A questo fine definiamo una nuova relazione di equivalenza sulle coppie (n, m) con m : due tali coppie sono equivalenti per dilatazione se esiste k Z, k, tali che (n 2,m 2 )=(kn,km ). Preferiamo riformulare questa relazione nel seguente modo equivalente: (n,m ) (n 2,m 2 ) se n m 2 = m n 2. È facile verificare che si tratta di una relazione di equivalenza. Le classi di equivalenza sono i punti del reticolo Z Z allineati radialmente rispetto all'origine: in altre parole, una classe di equivalenza corrisponde ai punti del reticolo sulla stessa retta passante per l'origine. Osserviamo che in ogni classe di equivalenza esiste una coppia (n, m) di distanza minima dall'origine (questa coppia è unica se si sceglie il suo secondo elemento m>): essa è caratterizzata dalla proprietà che n e m sono relativamente primi, cioè senza fattori comuni. Quindi, quando si scrivono i razionali come frazioni, questa rappresentazione senza fattori primi è unica (assumendo il denominatore positivo); essa si chiama rappresentazione ridotta. Esercizio.3.6. Sebbene gli interi si immergano nei razionali come sottoinsieme, nondimeno gli interi ed i razionali sono equipotenti, ossia esiste fra questi due insiemi una corriposndenza biunivoca. Trovarne una. Le operazioni di somma e di moltiplicazione vengono definite, come sempre, sui rappresentanti delle classi di equivalenza. Definiamo queste operazioni in modo che ricalchino le proprietà consuete che vogliamo avere sulle frazioni: Somma in Q N N\{}: (n,m )±(n 2,m 2 ) (n m 2 ± m n 2,n m 2 ) Moltiplicazione in Q: (n,m ) (n 2,m 2 ) (n n 2,m m 2 ) È elementare verificare che i rappresentanti del numero sono le coppie (n, n) con n (cioè la bisettrice), e quelli del numero sono le coppie,n) con n (cioè l'asse orizzontale).è altrettanto immediato verificare che tutte le proprietà aritmetiche di Z si estendono a Q. Inoltre, ogni razionale non nullo ha un reciproco:

27 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 9 M4. Esistenza del reciproco in Q. Per ogni n, m Q con m esiste uno ed un solo k Q tale che n = mk. Per dimostrare M4 basta verificare che, se n è rappresentato da (j,l ) e m da (j 2,l 2 ), allora il razionale k rappresentato da (j l 2,j 2 l ) verifica n = mk. L'unicità è ovvia: se mk = n = mk 2 allora m (k k 2 )=, ma l'unico divisore di bè e quindi k k 2 =. Un insieme dotato delle operazioni di somma e moltiplicazione con le proprietà elencate più sopra e tale che ogni elemento non nullo ha un reciproco si chiama un campo. Immersione isomorfa degli interi nei razionali. Gli interi sono stati costruiti a partire dal reticolo N N dei naturali come classi di equivaenza della relazione di equivalenza delle rette a pendenza, mentre i razionali sono stati costruiti a partire dal reticolo Z Z degli interi (che estende il precedente) come classi di equivaenza della relazione di equivalenza della dilatazione. Le due relazioni sono diverse, e quindi non è ovvio che Z si immerga in Q preservando le operazioni aritmetiche: se questo avviene, l'immersione φ si chiama un isomorfismo di Z su φ(z). Esiste una naturale immersione isomorfa. Questa immersione è data da φ(n) =(n, ), n Z. È chiaro che φ è iniettiva, e si verifica immediatamente che φ(n ± n 2 )=φ(n ) ± φ(n 2 ). L'immersione preserva l'ordinamento. La relazione d'ordine di Z si estende a Q. L'ordinamento su Q si definisce così: se r Q è rappresentato dalla coppia (n, m) (m ), allora si dice che r> se n e m sono entrambi positivi o entrambi negativi, e invece r< se i segni di n e m sono opposti (ovviamente c'è solo un caso residuo, quello in cui n =, nel qual caso si ha r =). È facile vedere che due numeri interi verificano la relazione d'ordine n<mrispetto all'ordinamento di Z se e solo se le loro immagini in Q verificano la stessa relazione rispetto all'ordinamento di Q: φ(n) <φ(m). Quindi l'immersione di Z in Q preserva l'ordinamento. Risoluzione di equazioni quadratiche e sezioni di Dedekind in Q. Abbiamo dimostrato nella Proposizione..2 che l'equazione x 2 =2non ammette soluzioni in Q. Per risolverla dobbiamo estendere il campo Q dei razionali ad un campo più grande, quello dei numeri

28 2. INTRODUZIONE reali, che si denota con R. Vediamo come. Poiché la funzione x 2 è strettamente crescente per x, e 2 =< 2 < 2 2 =4, in qualsiasi estensione di Q che preservi l'ordinamento deve valere < 2 < 2. Ora consideriamo le frazioni 9,...,. Poiché 2 < 2 2 < 3 2 < 4 2 = 96 < 2 < 5 2 = 225, deve valere.4 = 4 < 2 < 5 =.5. Continuando così abbiamo.4 < 2 <.42,.44 < 2 <.45, e così via. In questo modo, in ogni campo che estende Q preservandone l'ordinamento e nel quale esiste la radice quadrata di 2, costruiamo una successione crescente di razionali minori di 2 ed una decrescente di razionali maggiori di 2 in cui la differenza fra il maggiorante ed il minorante di indice n è inferiore a n. Ora dobbiamo fare una ulteriore ipotesi, che a questo punto è chiaramente equivalente alla risolubilità dell'equazione x 2 =2: Proprietà archimedea: nell'estensione di Q non esiste alcun numero positivo minore di n simultaneamente per tutti gli n. Oppure, equivalentemente, riformuliamo l'ipotesi nel modo seguente: Assioma delle sezioni di Dedekind. Chiamiamo classe maggiorante in Q un sottoinsieme proprio J + di Q tale che, per ogni r J +, tutti i q Q con q>rappartengono a J +. In maniera simmetrica si definiscono le classi minoranti. Il complementare di J + è una classe minorante che indichiamo con J. Si osservi che abbiamo appena visto che, se J + = {r Q : r 2 > 2, allora J + non ha minimo in Q e J non ha massimo, ma naturalmente ogni elemento di J è minore di tutti gli elementi di J + ed ogni elemento di J + maggiora tutti gli elementi di J. Una coppia di insiemi J +, J in cui ciascun elemento del primo insieme maggiora ogni elemento del secondo eviceversa si chiama una sezione di Dedekind. Chiamiamo insieme R dei numeri reali l'insieme delle sezioni di Dedekind dei numeri razionali. Estendiamo a R l'ordinamento di Q nel modo seguente: il numero reale corrispondente ad una sezione di Dedekind J +, J è minore o uguale di ogni razionale in J + e maggiore o uguale di ogni razionale in J (esso si chiama l'elemento separatore della sezione). È chiaro che l'immersione di Q in R rispetta l'ordinamento. Data una sezione di Dedekind J +, J,unnumero reale minore o uguale di ogni r $J + e maggiore o uguale di ogni s J si chiama un elemento separatore della sezione. L'assioma di Dedekind, 2

29 .3. APPENDICE: NUMERI NATURALI, INTERI, RAZIONALI E REALI 2 dice che per ogni sezione esiste un unico elemento separatore in R. (Per esercizio si dimostri che, in particolare, J + ha minimo in R oppure J ha massimo). Quindi i numeri reali sono gli elementi separatori delle sezioni dei razionali. Resta solo da estendere a R le operazioni di somma e di moltiplicazione. La somma di due reali x (associato alla sezione J +, J ) e x 2 (associato alla sezione I +, I ) è l'elemento separatore della sezione J + + I +, J + I (qui l'insieme somma J + + I + è definito come {x + y : x J +,y I + ). Abbiamo visto, dall'esempio di 2, che una sezione di Dedekind (cioè un numero reale) corrisponde a due successioni di approssimanti razionali, in cui tutti i numeri della prima sono minoranti di tutti quelli della seconda e tutti quelli della seconda sono maggioranti di tutti quelli della prima, e con l'ulteriore proprietà che i numeri minoranti si avvicinano a quelli maggioranti a meno di una precisione arbitrariamente piccola. Allora è naturale definire la somma trasportandola da questi approssimanti razionali, i quali, avendo un numero finito di cifre decimali oppure uno sviluppo periodico, ci permettono di calcolare la somma colonna per colonna (con eventuale riporto). Quindi la somma di due numeri reali si approssima numericamente troncando i due reali ad approssimanti razionali con lo stesso numero di cifre decimali, sommando tali razionali e poi facendo migliorare l'approssimazione col ripetere il calcolo con via via più cifre decimali. È facile verificare che la somma così definita su R ha tutte le proprietà precedentemente dimostrate su Q. La moltiplicazione si estende in modo analogo, prendendo la sezione prodotto J + I +,J I. Qui però c'`e una difficoltà tecnica che ci accenniamo. Se due numeri reali r e r 2 sono entrambi non negativi, allora il prodotto J + I + delle loro classi maggioranti è la classe maggiorante del prodotto, e tutto procede come nel caso della somma. Ma se r < <r 2 allora la classe maggiorante è J + I, e se infine r, r 2 < allora la classe maggiorante è J I. Nei vari casi la moltiplicazione si esegue sugli approssimanti razionali e poi si trasporta per approssimazioni successive, ma quali siano gli approssimanti dal di sotto e quali quelli dal di sopra dipende dalla casistica che abbiamo elencato.

30

31 CAPITOLO 2 Spazi vettoriali Ad ogni punto P =(x, y) del piano reale R 2 possiamo associare un vettore, cioè un segmento orientato che parte dall'origine O =(, ) del piano e arriva alpunto fissato P, come in Figura 7. Denotiamo questo vettore con OP. O =(, ) P =(x, y) Figura. Vettore con punto iniziale O e punto finale P. Ricordiamo che un vettore è determinato dalla sua lunghezza (o modulo), dalla sua direzione e dal suo verso. Come è ben noto, si possono sommare due vettori con la cosiddetta regola del parallelogramma: infatti si possono pensare i due vettori v, w come lati di un parallelogramma e la loro somma v + w corrisponde alla diagonale del parallelogramma, come mostrato in Figura 8. Dato un vettore, si può considerare il suo opposto, che è il vettore che ha lo stesso modulo, la stessa direzione di quello dato, ma verso opposto. Inoltre si può moltiplicare un vettore per un numero reale k >, che è il vettore con la stessa direzione e lo stesso verso del vettore dato, ma con la lunghezza moltiplicata per k. È conveniente identificare un vettore OP con il punto del piano P, cioè con la coppia di numeri reali (x, y) che sono le coordinate di P nel piano; quindi consideriamo le proprietà dei vettori in base alle loro 23

32 24 2. SPAZI VETTORIALI w v + w v Figura 2. Somma di due vettori con la regola del parallelogramma. coordinate, e non direttamente in base alla lunghezza, direzione e verso del vettore. 2.. Definizione di spazio vettoriale Definizione 2... Uno spazio vettoriale è un insieme X provvisto di due operazioni: la somma, che associa ad ogni coppia di elementi di X un terzo elemento di X x, y X x + y X, chiamato somma di x e y; la moltiplicazione per scalari, che ad ogni elemento di X e ad ogni numero reale associa un altro elemento di X x X, λ R λ x X, detto moltiplicazione di x per lo scalare λ; che devono soddisfare alcune proprietà che vedremo in dettaglio fra poco. Talvolta si dice spazio lineare, al posto di spazio vettoriale. Esempio Nel prodotto cartesiano R R = R 2, detto piano reale, formato dalle coppie (a, b) di numeri reali, possiamo definire le due operazioni di somma e moltiplicazione per uno scalare λ R nel

33 seguente modo: 2.2. PROPRIETÀDELLA SOMMA 25 ( a a 2 ) ( + ( λ b b 2 a a 2 ) ( ) a + b :=, (2..) a 2 + b 2 ) ( ) λa :=, (2..2) λa 2 cioè componente per componente. Associamo ad ogni elemento P =(a, b) di R 2 il vettore applicato OP, cioè il vettore con punto iniziale l'origine O del piano e con punto finale P, come appena visto a pag. 23. Si verifica subito che la somma definita dalla formula (2..) corrisponde proprio alla somma di due vettori con la regola del parallelogramma e che la moltiplicazione per lo scalare λ R definita dalla formula (2..2) corrisponde alla moltiplicazione della lunghezza del vettore per λ, se λ è positivo, oppure alla moltiplicazione della lunghezza del vettore opposto per λ, seλ è negativo. Questa corrispondenza giustifica il termine di spazio vettoriale per X e la seguente: Definizione Gli elementi di uno spazio vettoriale X sono detti vettori Proprietà della somma Definizione La somma di due elementi di uno spazio vettoriale X deve verificare le seguenti quattro proprietà: () la commutatività, cioè per ogni x, y X deve valere x + y = y + x; (2) l'associatività, cioè per ogni x, y, z X deve valere (x + y)+z = x +(y + z); (3) esistenza dell'elemento neutro; (4) esistenza dell'opposto.

34 26 2. SPAZI VETTORIALI Queste proprietà sono molto naturali perché sono valide per tutti gli insiemi di numeri che già conoscete: interi, razionali e reali. Vedremo in futuro, però, esempi di operazioni su insiemi che non sono commutative, come per esempio la moltiplicazione di due matrici. La proprietà commutativa ci dice semplicemente che cambiando l'ordine degli addendi, la somma non cambia. La proprietà associativa invece ci dice che possiamo scrivere la somma di tre vettori senza parentesi, cioè possiamo scrivere: x + y + z senza alcuna ambiguità, invece di scrivere (x+y)+z, oppurex+(y+z). Usando la proprietà associativa si può dimostrare che possiamo scrivere anche la somma di n vettori senza indicare alcuna parentesi: x + x 2 + x x n. Per esempio, la somma di n =4vettori può essere fatta in molti modi: x + x 2 + x 3 + x 4 =(x + x 2 )+(x 3 + x 4 )=((x + x 2 )+x 3 )+x 4 = =(x +(x 2 + x 3 )) + x 4 = x +((x 2 + x 3 )+x 4 )= = x +(x 2 +(x 3 + x 4 )), ma il risultato è sempre lo stesso, quindi è inutile distinguere con le parentesi in quale ordine eseguire l'addizione. Ricordiamo che per la proprietà commutativa possiamo anche scambiare di posto i vettori. Quando si considerano un certo numero di vettori qualsiasi, diciamo cinque vettori, si è soliti scrivere: x x 2 x 3 x 4 x 5 dove la lettera x indica che i vettori sono indeterminati e i numeri, 2, 3, 4 e5sono detti indici. Per esempio 4 è l'indice dell'elemento x 4. Per indicare la somma dei cinque vettori si può scrivere x + x 2 + x 3 + x 4 + x 5 oppure, in maniera più compatta, si può scrivere 5 x i, i=

35 2.2. PROPRIETÀDELLA SOMMA 27 dove la lettera greca (sigma maiuscola) indica proprio la somma (spesso viene detta anche sommatoria) e i viene detto indice della sommatoria. Un altro modo per indicare la medesima somma è: x j. j 5 Si noti che non ha importanza quale lettera viene usata per denotare l'indice della sommatoria, anche se spesso viene usata la lettera i. Se invece volessimo indicare, fra dodici vettori x,...,x 2 dati, l'addizione dei vettori con indice pari, potremmo scrivere così: x i. i 2 i pari Torniamo alle proprietà della somma in uno spazio vettoriale e vediamo cosa vogliono dire la terza e la quarta proprietà della definizione L'esistenza dell'elemento neutro significa che esiste un elemento, che indicheremo con X, tale che: X + x = x, per ogni x X. (2.2.) Si dice allora che X è l'elemento neutro di X. L'esistenza dell'opposto significa che per ogni elemento x si X esiste un elemento y di X tale che x + y = X. (2.2.2) Si dice che y è l'opposto di x e si denota di solito con x. Naturalmente, se consideriamo l'insieme dei vettori nel piano, l'elemento neutro è il vettore di lunghezza nulla, mentre l'opposto di un vettore dato, come abbiamo già accennato all'inizio del capitolo, è il vettore con stessa lunghezza, stessa direzione e verso opposto del vettore fissato. Esempio Nel piano reale R 2, considerato con le operazioni definite con le formule (2..) e (2..2), l'elemento neutro è (, ) R 2, mentre l'opposto di (a,a 2 ) è ( a, a 2 ),

36 28 2. SPAZI VETTORIALI perché (a + a 2 )+( a, a 2 )=(a a,a 2 a 2 )=(, ) = X. Esercizio Dimostrare che l'elemento neutro per la somma in uno spazio vettoriale è unico. Svolgimento. Supponiamo che y e z siano due elementi dello spazio vettoriale X che soddisfino la definizione di elemento neutro (2.2.). Allora si ha che y = y + z, considerando y come elemento neutro, e che z = z + y, considerando invece z come elemento neutro. Ne segue allora che y = y + z = z + y = z come volevasi dimostrare. Esercizio Sia x un elemento qualsiasi di uno spazio vettoriale X. Dimostrare che l'opposto di x è unico. Soluzione. Supponiamo che y e z siano due opposti di x. Per definizione di X si ha che y = y + X. Per ipotesi z è opposto di x, quindi possiamo scrivere X = x + z. Allora si ha che: y = y + X = y +(x + z) =(y + x)+z = X + z = z dove la terza uguaglianza (da sinistra) segue dalla proprietà associativa, la quarta uguaglianza dall'ipotesi che y è opposto di x e infine la quinta e ultima segue dalla definizione di X. Osservazione Si noti che vale X + X = X, per definizione dell'elemento neutro X applicata ad X stesso, quindi per definizione di opposto (2.2.2). X = X, 2.3. Altre proprietà delle operazioni sui vettori Definizione La moltiplicazione di un vettore per uno scalare in uno spazio vettoriale X deve verificare le seguenti due proprietà:

37 2.3. ALTRE PROPRIETÀDELLE OPERAZIONI SUI VETTORI 29 () l'associatività, cioè: β (α x) =(β α) x, per ogni α, β R,x X; (2) esistenza dell'elemento neutro, che denotiamo con : x = x, per ogni x X. Inoltre devono essere verificate altre due proprietà della moltiplicazione per scalari rispetto alla somma, le quali sono dette proprietà distributive: α (x + y) =α x + α y, perogni α R e x, y X; (α + β) x = α x + β x, per ogni α, β R e x X. La prima è detta proprietà distributiva della moltiplicazione per scalari rispetto alla somma, mentre la seconda è la proprietà distributiva della somma rispetto alla moltiplicazione per scalari. Anche se la formulazione delle proprietà può apparire non immediatamente chiara, in verità traduce in formule proprietà che intuitivamente sono evidenti. Per esempio, se α = 2, la proprietà distributiva della moltiplicazione per scalati rispetto alla somma ci dice semplicemente che 2(x + y) = 2x + 2y, come è ragionevole immaginare. Esempio Consideriamo il piano reale R 2 come negli esempi 2..2 e Allora è facile verificare che le operazioni somma e moltiplicazione per scalari definite dalle formule (2..) e (2..2) soddisfano tutte le proprietà che abbiamo elencato per gli spazi vettoriali. Si può affermare quindi che R 2 è uno spazio vettoriale con tali operazioni. Nei prossimi tre esercizi mostriamo alcune proprietà riguardanti le operazioni di somma e prodotto per scalari che seguono facilmente dalle definizioni e dalle altre proprietà già viste, come sarà chiaro dalle dimostrazioni. Esercizio Dimostrare che, per ogni x, y, z elementi di uno spazio vettoriale X, se x + y = x + z (2.3.) allora y = z.

38 3 2. SPAZI VETTORIALI Soluzione. Ricordiamo che per ogni x X esiste l'opposto di x, che indichiamo con x. Sommando membro a membro x, la formula (2.3.) è equivalente alla seguente: Il primo membro diventa: x + x + y = x + x + z. (2.3.2) x +(x + y) =( x + x)+y = X + y = y, perché la prima uguaglianza segue dalla proprietà associativa dell'addizione, la seconda uguaglianza segue dalla definizione di opposto, mentre l'ultima uguaglianza segue dalla definizione di elemento neutro X. Similmente il secondo membro di (2.3.2) diventa: x +(x + z) =( x + x)+z = X + z = z. Concludiamo quindi che y = z, come richiesto. Esercizio Dimostrare che x = X,perogni x X. Soluzione. Ricordiamo che possiamo scrivere il numero reale come =+, quindi x =(+) x = x + x (2.3.3) dove la seconda uguaglianza segue dalla proprietà distributiva dell'addizione rispetto alla moltiplicazione per scalari. Possiamo riscrivere il primo membro così: x = X + x, per definizione di elemento neutro, così la formula (2.3.3) diventa: X + x = x + x e si conclude applicando l'esercizio Esercizio Dimostrare che ( ) x = x, per ogni x X.

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