Iliade - LIBRO DECIMO La storia di Dolone.

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1 SUNTO ILIADE di Omero - Libro decimo - Prove di traduzione interlineare con note grammaticali e vocabolario essenziale in linea. Riccardo Progetto di traduzione integrale dell Iliade di Omero ILIADE Libro X

2 Iliade - LIBRO DECIMO La storia di Dolone. Negli scholia al libro decimo vengono registrate altre due versioni della storia di Reso. In una prima versione, attribuita a Pindaro, Reso viene a Troia, compie imprese eroiche che tanto preoccupano Era da farle mandare Atena a organizzare una spedizione notturna con Diomede ed Achille per uccidere Reso nel sonno. In una seconda versione, si viene a sapere che un oracolo ha dichiarato che se Reso ed i suoi cavalli bevono per una volta l acqua dello Scamandro essi diverranno invincibili: per questa ragione i nostri due eroi uccidono Reso la notte in cui egli arriva a Troia. Questa seconda versione è anche conosciuta da Virgilio (Eneide, ) e da Servio. Queste duer versioni sono radicalmente diverse da quella presentata nel libro dell Iliade, almeno fino all epilogo finale. Quale versione il poeta del libro decimo avesse in mente, oltre al fatto che Reso fosse ucciso nella notte da Diomede ed Odisseo, non è necessario qui speculare. Aveva una versione in mente, e questa versione ha adattato per collocarla nella posizione nella quale si trova attualmente nell Iliade. Sebbene sin dall antichità fosse opinione universale tra I critici omerici che il libro non formava parte del progetto dell Iliade, il libro non è un Einzellied nel senso di uno dei canti isolati primitivi. Però inserire un episodio corposo all interno di un poema come l Iliade è più difficile di quanto sembri, e ppiù difficile di quanto alcuni critici della scuola analitica avessero immaginato. Il poeta dell Iliade portò nella costruzione del suo poema qualcosa della veduta d insieme e I trucchi della sua arte tradizionale. Nel progettare la sua opera egli procedette così: iniziò ciascun episodio nello stesso modo in cui iniziò il poema, da un certo punto, presupponendo quanto era accaduto prima; procedette quindi a sviluppare il suoi racconto in modo lineare, con la mente sempre diretta in avanti, verso il successivo obiettivo narrativo. Questa è la ragione per la quale, a meno che un elemento non sia rilevante all episodio che egli sta narrando, il poeta non si riferisce espressamente a quanto è successo in precedenza. Ecco dunque che il lavoro del poeta che ha adattato la storia di Reso inserendola nel poema è stato un lavoro estremamente difficile. L espansione di un poema come l Iliade, che non costituisce un poema costruito in modo paratattico, deve avvenire nel contesto della sua unità, rispettando l unità complessiva. L episodio interpolato deve iniziare dalla situazione raggiunta in un certo momento, poi in qualche punto deve divergere dalla linea narrativa principale. Il problema più rilevante viene però alla fine Se si è venuta creando una nuova situazione, ci sarà uno iato, e la storia, nel punto in cui verrà ripresa, non presupporrà l interpolazione che l ha preceduta. La difficoltà può essere sormontata facendo in modo che l espansione ritorni allo stessa situazione raggiunta all inizio, ma anche questo può non essere facile, e se si riesce a farlo si può rendere del tutto superfluo qualunque scopo l espansione potesse avere. I versi di apertura del decimo libro richiamano il modo in cui il secondo liro era congiunto al primo libro: tutti andarono a dormire (fine del Libro I) ma X non riusciva a dormire (inizio del Libro II). Il collegamento del libro nono con il decimo è dolce a livello fomale, ma non così dolce a livello del contenuto. Alla fine del Libro IX Diomede raccomanda a tutti di prendersi una buona nottata di riposo (τὸ γὰρ μένος ἐστὶ καὶ ἀλκή, 706), quindi riprendere il combattimento, e tutti approvano. All inizio del Libro X ritorniamo ad uno stato d animo che piuttosto raddoppia la situazione all inizio del Libro IX e presuppone il disastro degli Achei del Libro VIII, le imprese di Ettore in quel libro, i Troiani ed i loro alleati accampati fuori della città e il pericolo per le navi. Una menzione del fossato (194) presuppone la sua costruzione nel Libro VII. Alcuni dettagli minori, come l ispezione della guardia, allude ad alcuni piani fatti all inizio del Libro IX (79-84). Possiamo dire che queste allusioni ai libri che precedono rappresentano più di quanto il poeta dell Iliade normalmente faccia. Non c è però alcuna allusione all ambasciata ad Achille e al suo fallimento, neppure laddove una tale allusione sarebbe stata naturale e relativamente facile per esempio in e in Ma viene prestata qualche attenzione al tempo; per esempio, due terzi della notte sono passati quando Odisseo e Diomede si preparano a partire (253), e questo sembra tener conto di quanto è avvenuto nel Libro IX così come nelle prime 250 linee del Libro X da quando la notte è scesa in La nuova situazione nella quale la storia viene introdotta fornisce una nuova motivazione per l azione principale del libro. Un oracolo o una aristeia erano impossibili da utilizzare o non erano pertinenti e quindi non vennero utilizzati. Se il poeta ha inventato o memorizzato o ripreso la figura di Dolone da un altro episodio (Ditti di Creta in per quel che significa separa Dolone e reso), è questione aperta, ma se si scartano un oracolo o una aristeia, Dolone diviene essenziale. Altrimenti, come potevano gli Achei sapere di Reso? E, avendo saputo del suo arrivo, perché ucciderlo? Senza un aristeia o un oracolo non c era alcuna urgenza. Quindi gli eroi erano motivati dalla prospettiva di κῦδος o di un bottino. La morte di Reso e di dodici dei suoi uomini, e il furto dei suoi cavalli, deve essere interpretata come un modo per ripristinare da un punto di vista militare la situazione con la quale la notte era iniziata, in modo tale che quando spunta l alba e una nuova sequenza di temi inizia, essa può ugualmente seguire al Libro X così come al Libro IX. Gli Achei sono di buon umore e pieni di determinazione, e il poeta è impaziente di costruire un nuovo, grande giorno di battaglia. E, malauguratamente per i suoi commentatori, il poeta non fa alcun riferimento alcun libro precedente. Concesso dunque che il libro decimo è stato adattato alla presente posizione, rimane la questione relativa a chi ha compiuto questo adattamento, qundo, e a quale scopo. Caso unico nella storia dell Iliade, c è una prova esterna che supporta questa posizione analitica, lo scholium T a 10.1: φασὶ τὴν ῥαψῳδίαν ὑφ' Ὁμήρου ἰδίᾳ τετάχθαι καὶ μὴ εἶναι μέρος τῆς Ἰλιάδος, ὑπὸ δὲ Πεισιστράτου τετάχθαι εἰς τὴν ποίησιν 1. Sfortunatamente né la datazione né le fonti dello scholium T sono facili da determinare, quindi è impossibile dire chi per primo ha fatto questa asserzione e su quali basi. Le fonti scritte per la storia della letteratura ateniese del IV secolo a.c. non sono anteriori al IV secolo a.c. e non si fanno notare per la loro affidabilità. Quello che possiamo 1 Scholia in Iliadem, 10, 0b, 1-2 Er (

3 dire è che questo scholium registra una considerazione ragionevole, sensata, che il Libro X sia un corpo estraneo nell Iliade, insieme ad una congettura circa la sua provenienza, congettura non irragionevole alla lude delle teorie ellenistiche e più tarde circa le vicende antiche del testo omerico. Ma a parte questo, quali potevano essere state le ragioni dell adattamento? Il Libro X è stato giudicato un disastro (Nagler, Spontaneity 136) dal punto di vista stilistico, eroico, tematico e strutturale. A questo si aggiunga l accusa che gli è stata fatta di filoellenismo. Dal punto di vista del linguaggio e della dizione, il Libro X manda segnali contraddittori. L attenta analisi condotta da Danek ha rivelato innanzitutto che la gestione da parte del poeta del linguaggio tradizionale non differisce in modo sostanziale da quella dell Iliade propria. Studi stilometrici basati sulla lunghezza delle frasi e sull uso delle particelle confermano che da questo punto di vista la Dolonia non è distinguibile dal resto del poema. Ma alla superficie invece le differenze sono marcate, e segnalano una forma evoluta della Kunstsprache, della lingua artistica omerica, più profondamente penetrate dal vernacolo contemporaneo. Per esempio i perfetti in κ come βεβίηκα e παρῴχηκα, o l aoristo θήκατο; le radici in τ come χρωτός; ὁ, ἡ, τό come articolo; οὐδέν come aggettivo; la costruzione δείδω μὴ οὐ. Essendo dispensator dalla pressione normalizzatrice della lingua parlata commune, la Kunstsprache è stata sempre in grado di creare formazioni anomale, ma il Libro X eccelle in questo senso: ἀβροτάξομεν 65, ἀήθεσσον 493, ἐγρηγόρθασι 419, ἐγρηγορτὶ 182, εἴασεν 299, κράτεσφι 156, παραφθαίησι 346, σπεῖό 285, σφίσιν = ὑμῖν 398. C è molta dizione condivisa con l Odissea, un aspetto che il Libro X condivide con il Libro XXIV: e.g. δόσις, φήμη, δόξα, δαίτη, εἶσθα, ἀωτέω, τοίσδεσσι, ἀδηκότες, ἀσάμινθος. Prima che l'uso della dizione tradizionale nella poesia eroica fosse completamente apprezzata, gli elementi 'odisseici' erano assunti come prova della dipendenza del Libro X dall'odissea, anzichè come prova di una tradizione condivisa. Il libro ha un vocabolario dal gusto esotico : ἀλαλύκτημαι, ἄφαλος, ἄλλοφος, δέελος, δραίνω, διοπτήρ -εύω, δυσωρέω, ἐκταδίη, ἐπιδιφριάς, καταῖτυξ, κτιδέη, ληῖτις, λυκέη, ὅπλα = "armi", πῖλος, σαυρωτήρ, φύξις, che solo parzialmente può essere attribuito allo speciale argomento. C è anche una certa preferenza per l abbigliamento e l equipaggiamento insolito. Presi separatamente, questi elementi non hanno un peso eccessivo, ma presi collettivamente costituiscono un insieme di prove che la maggior partre dei critici hanno considerato persuasivo, se non conclusivo. Particolare forza persuasiva è stata attribuita da Lohmann al fatto che la caratteristica forma ad anello ed il parallelismo mostrato dai discorsi omerici non sia tipico di questo libro, dove viene preferito uno stile meno formale con brevi allocuzioni la conversazione mediate attraverso il Kunstsprache. Allo stesso modo sebbene i temi impiegati dal poeta del Libro X davanti alle spie che stanno per incamminarsi verso il campo troiano siano iliadici la disperazione di Agamennone, il consigli dei capi, Nestore che ha un idea, le armi l esecuzione è particolare, quasi stravagante. Dunque si può concludere che la storia di Reso è stata adattata alla sua attuale posizione nell Iliade non molto dopo la composizione del poema epico da un poeta familiare con l arte tradizionale dalla ἀοιδή, ma non dal poeta dell Iliade. Il piano del Libro X è piuttosto semplice, ma troppo elaborato. Esso si divide in due metà quasi eguali: e , un bilanciamento intenzionale, ma che rende la prima metà troppo lenta, e la seconda stipata di incidenti. I versi costituiscono la cosiddetta 'Nyktegersia', che presenta qualche somiglianza con l Epipolesis del quarto libro dal punto di vista della concezione: i principali comandanti vengono visitati a turno da Agamennone e Nestore. Ma non è un puro elenco: ci sono molti pensieri che interconnettono tra di loro le varie parti mentre seguiamo prima Agamennone quindi Nestore attraverso l accampamento. Menelao e Diomede vengono mandati in direzioni differenti, ma non ci vengono forniti dettagli del loro incontro; dopo aver ispezionato le sentinelle, i comandanti si riuniscono in consiglio e si decide di mandare degli esploratori per vedere se i Troiani intendano rimanere o ritirarsi; Odisseo e Diomede si armano e partono ( ). Il consiglio degli Achei è bilanciato da un concilio dei Troiani che propone uno schema analogo, per vedere se gli Achei hanno intenzione di rimanere oppure vogliano evacuare il campo; Dolone, comprato con l offerta dei cavalli di Achille, si arma e parte in direzione del campo acheo ( ). Questa trama richiede che I due gruppi di esploratori si incontrino, e così fanno in effetti. Segue quindi una brusca interruzione, non solo nella trama, ma anche nel tono del racconto. Lo scoraggiamento e lo sconforto degli Achei viene rimpiazzato da fredda audacia non appena odono delle preziosissime spoglie che li attendono. Il vecchio racconto di Reso, la morte del re tracio durante un attacco notturno, segue, e sono gli Achei, non Dolone, a vincere il premio dei cavalli. Il bilanciamento regna nel Libro X, ed il principio di Fenik che la forma crea il contenuto è perfettamente esemplificato. Se si considera poi l inizio del libro, I versi rappresentano un passaggio che scorre piuttosto lento, il cui scopo è di introdurre il raid notturno di Diomede ed Odisseo. L intero passaggio, come il resto del libro decimo almeno fino al verso 332, è composto in uno stile singolarmente prolisso e lento che nasconde l urgenza della situazione, in contrasto con la narrazione tesa all inizio del libro nono e la tesa atmosfera di crisi che trasmette; ma l episodio è superficialmente ben costruito e la sua coerenza è accresciuta da molti riferimenti incrociati al suo interno: 3 Agamennone non può dormire; 25 nemmeno Menelao può dormire; 116 Nestore sospetta che Meneao stia dormendo beatamente; 18 Agamennone decide di consultare Nestore; 54 Agamennone ripete la sua intenzione; 82 Agamennone risveglia Nestore; 37: Menelao parla di inviare una spia; 204: Nestore fa la proposta; 53: Agamennone propone di andare a chiamare Aiace e Idomeneo; 109: Nestore aggiunge Diomede, Odisseo, Megete e l altro Aiace; 148: Nestore sveglia Diomede e Odisseo; 179: Diomede sveglia Aiace e Megete; 56: Agamennone suggerisce a Menelao di ispezionare le sentinelle; 180: le sentinelle sono in allerta.

4 Ma al di sotto della coesione superficiale, l intero episodio manca di un senso di direzione. Agamennone muove per cercare Nestore e mettere a punto qualche piano per salvare l esercito (17-20) ; la sua consultazione poi si espande per includere Aiace ed Idomeneo (53) ; Nestore viene svegliato per verificare se le sentinelle stanno facendo bene la guardia (97-9); quindi Nestore dice ad Odisseo che il punto è se fuggire o combattere (146-7), ma cita un indefinito momento di crisi di Diomede. Nyktegersia (νυκτεγερσία) 1 1 ἄλλοι μὲν παρὰ νηυσὶν ἀριστῆες Παναχαιῶν Gli altri accanto alle navi, i più nobili dei Panachei, 2 εὗδον παννύχιοι μαλακῷ δεδμημένοι ὕπνῳ: dormivano per tutta la notte, vinti (da δαμάζω) da un dolce (da μαλακός, ή, όν) sonno; 3 ἀλλ οὐκ Ἀτρεΐδην Ἀγαμέμνονα ποιμένα λαῶν 4 ὕπνος ἔχε γλυκερὸς πολλὰ φρεσὶν ὁρμαίνοντα. ma il dolce (da γλυκερός, ά, όν, = γλυκύς) sonno non prendeva, non possedeva Agamennone, il figlio di Atreo, pastore di popoli, che dibatteva (da ὁρμαίνω) molte cose, molti pensieri, in petto. 5 ὡς δ ὅτ ἂν ἀστράπτῃ πόσις Ἥρης ἠϋκόμοιο PARAGONE Come quando lampeggia, scaglia la folgore, lo sposo di Era dalla bella chioma, 6 τεύχων ἢ πολὺν ὄμβρον ἀθέσφατον ἠὲ χάλαζαν preparando (da τεύχω) o una grande pioggia (da ὄμβρος, ὁ) torrenziale, inesprimibile (da ἀθέσφατος, ον, il senso è al di là della capacità divina di esprimere ), o la grandine (da χάλαζα, ης, ἡ), 7 ἢ νιφετόν, ὅτε πέρ τε χιὼν ἐπάλυνεν ἀρούρας, o la neve (da νιφετός, ὁ), quando una nevicata (da χιών, όνος, ἡ) copre (da παλύνω) i campi, 8 ἠέ ποθι πτολέμοιο μέγα στόμα πευκεδανοῖο, oppure la grande bocca, le grandi fauci (da στόμα, τό, gen.στόματος), della guerra (da πευκεδανός, ή, όν, = πευκήεις) distruttrice, 9 ὣς πυκίν ἐν στήθεσσιν ἀνεστενάχιζ Ἀγαμέμνων così fittamente Agamennone gemeva (da ἀναστεναχίζω) nel petto, 10 νειόθεν ἐκ κραδίης, τρομέοντο δέ οἱ φρένες ἐντός. dal profondo (da νειόθεν, avverbio) del cuore, gli tremavano (da τρομέω) dentro i prevordi. 11 ἤτοι ὅτ ἐς πεδίον τὸ Τρωϊκὸν ἀθρήσειε, Davvero quando verso la piana, quella di Troia, guarda (da ἀθρέω), 12 θαύμαζεν πυρὰ πολλὰ τὰ καίετο Ἰλιόθι πρὸ si meravigliava (da θαυμάζω, con l accusativo: anche nel senso di essere sbigottito, spaventato) per i molti fuochi che bruciavano (da καίω) davanti a Troia, 13 αὐλῶν συρίγγων τ ἐνοπὴν ὅμαδόν τ ἀνθρώπων. Per il suono (da ἐνοπή, ἡ, (ἐνέπω)) dei flauti (da αὐλός, ὁ) e delle zampogne (da σῦριγξ, ιγγος, ἡ) e per il confuso vociare, il vocio (da ὅμαδος, ὁ), degli uomini. 14 αὐτὰρ ὅτ ἐς νῆάς τε ἴδοι καὶ λαὸν Ἀχαιῶν, Ma quando guardasse alle navi e all esercito degli Achei, 15 πολλὰς ἐκ κεφαλῆς προθελύμνους ἕλκετο χαίτας molti capelli (da χαίτη, ἡ) dalla testa fin dalla radice (da προθέλυμνος, ον, (θέλυμνον)) si strappava (da ἕλκω), 16 ὑψόθ ἐόντι Διί, μέγα δ ἔστενε κυδάλιμον κῆρ. rivolto verso Zeus che vive in alto (da ὑψόθι, avverbio, (ὕψος)), e molto, grandemente, si lamentava, piangeva (da στένω), nel suo cuore glorioso (da κυδάλιμος, ον). 17 ἥδε δέ οἱ κατὰ θυμὸν ἀρίστη φαίνετο βουλὴ 2 Questo poi a lui pareva, nel cuore, il piano migliore, 18 Νέστορ ἔπι πρῶτον Νηλήϊον ἐλθέμεν ἀνδρῶν, recarsi da (da ἐπί, con l accusativo della persona) Nestore, figlio di Neleo, il primo tra gli uomini 19 εἴ τινά οἱ σὺν μῆτιν ἀμύμονα τεκτήναιτο, (per vedere) se potesse escogitare (da τεκταίνομαι) insieme a lui un qualche piano eccellente (da ἀμύμων, ον, gen. ονος), 20 ἥ τις ἀλεξίκακος πᾶσιν Δαναοῖσι γένοιτο. uno che fosse capace di scacciare la sventura, i mali (da ἀλεξίκακος, ον), per tutti i Danai. 21 ὀρθωθεὶς δ ἔνδυνε περὶ στήθεσσι χιτῶνα, Dopo essersi alzato, dopo essersi messo dritto (da ὀρθόω), indossava (da ἐνδύω) il chitone intorno al petto, 22 ποσσὶ δ ὑπὸ λιπαροῖσιν ἐδήσατο καλὰ πέδιλα, ai piedi lisci, lucenti (da λιπαρός, ά, όν, (λίπα)) legò (da δέω, oppure ὑποδέω in tmesi, con il dativo: i sandali sono legati sotto i piedi) bei sandali (da πέδιλον, τό, (πέδη): per di più al plurale), Paragone 2 La scena è in pratica un Catalogo, con voci dilatate. Lo schema qui è: (i) un eroe ne sveglia un altro, (ii) gli rivolge alcune parole, (iii) egli risponde, quindi (iv) si veste e si arma. Ci sono però alcuni dettagli poco nitidi, imprecisi: le voci relative ad Agamennone e a Menelao sono interallacciate, e quella relativa a Nestore si sviluppa in una protratta conversazione, e infine (179) lo schema collassa in un singola, nuda frase.

5 23 ἀμφὶ δ ἔπειτα δαφοινὸν ἑέσσατο δέρμα λέοντος poi intorno indossò (da ἕννυμι) la pelle fulva (da δαφοινός, όν) di un leone 24 αἴθωνος μεγάλοιο ποδηνεκές, εἵλετο δ ἔγχος. fiero (da αἴθων, ωνος, ὁ, ἡ, (αἴθω)), grande, (una pelle) lunga fino ai piedi (da ποδηνεκής, ές), poi prese la lancia. Relativamente ai versi 21-4, per una scena di vestizione più completa, e in qualche modo più logica, si veda Per i personaggi maschili la scena è molto semplice, dal momento che non vi sono complicati capi di abbigliamento da descrivere in dettaglio; l abbigliamento femminile è molto più elaborato, si veda È naturale che quando si esce si indossi qualcosa sopra il χιτών, per esempio la χλαῖνα (133) o φᾶρος (2.43). la pelle di leone del verso 23 (cfr. 177) tradisce il gusto di questo libro per i dettagli esotici; abbiamo una pelle di leopardo al verso 29 e una pelle di lupo al verso 334. Per quanto riguarda i significati simbolici: la pelle di pantera indossato da Menelao (παρδαλέῃ, al verso 29) simboleggia la sua inferiorità rispetto ad Agamennone, che appunto al verso 23 indossa la pelle di un leone; un poeta che conosceva bene l Iliade può aver trovato appropriato assegnare a Menelao lo stesso abbigliamento del suo rivale: si ricordi che Paride indossava una pelle di pantera in 3.17; per quanto riguarda la pelle di lupo indossata da Dolone (334-5) come una sorta di mantello, o come camuffamento, e la pelle di donnola, anche qui si potrebbe leggere un significato simbolico; qui Fenik non dà credito a questa possibilità che aprirebbe la porta a speculazioni di tipo antropologico che potrebbero andare lontano. Mentre Reinhardt riconosce che qualcosa del carattere del leone, della pantera, del cinghiale, del lupo e della donnola rimane addosso a coloro portano la loro pelle. In particolare la donnola aveva una cattiva reputazione. Anche i sandali (22 = 132 etc., 5 X Iliade e 8 X Odissea) sono un capo di abbigliamento per l esterno. Alla fine leggiamo εἵλετο δ ἔγχος (24): un eroe non è completamente abbigliato senza la sua arma: in 2.45, una formula di un intero verso (ἀμφὶ δ ἄρ ὤμοισιν βάλετο ξίφος ἀργυρόηλον), Agamennone prende una spada. In questa scena Menelao, Nestore e Diomede vengono detti prendere una lancia. Le armi sono segno, emblema, di rango; o almeno una pretesa di rango (si veda Telemaco in Odissea 2.10) ὣς δ αὔτως Μενέλαον ἔχε τρόμος: οὐδὲ γὰρ αὐτῷ Così allo stesso modo un tremito prende Menelao; e neppure a lui infatti 26 ὕπνος ἐπὶ βλεφάροισιν ἐφίζανε: μή τι πάθοιεν il sonno scendeva, si sedeva (da ἐφιζάνω, in Omero solo nell Iliade e solo all imperfetto), sulle palpebre (da βλέφαρον, τό, in Omero sempre al plurale); affinchè non avessero a patire qualcosa (da πάσχω) 27 Ἀργεῖοι, τοὶ δὴ ἕθεν εἵνεκα πουλὺν ἐφ ὑγρὴν gli Argivi, che per causa sua sul vasto (da πολύς, Att. πολλή, πολύ; Ep. Anche πουλύς, anche femminile in Omero: qui utilizzato perché metricamente conveniente) mare (da ὑγρά, Ion. ὑγρή, ἡ, sostantivo, da ὑγρός, ά, όν, umido; liquido; fluido; scorrente ) 28 ἤλυθον ἐς Τροίην πόλεμον θρασὺν ὁρμαίνοντες. vennero verso Troia meditando, agitando nell animo (da ὁρμαίνω) una guerra coraggiosa, violenta. 29 παρδαλέῃ μὲν πρῶτα μετάφρενον εὐρὺ κάλυψε Per prima cosa si coprì (da καλύπτω, con il dativo strumentale) la larga schiena, le larghe spalle (da μετάφρενον, τό), con una (pelle) di pantera (da παρδαλέη (sc. δορά), ἡ) 30 ποικίλῃ, αὐτὰρ ἐπὶ στεφάνην 3 κεφαλῆφιν 4 ἀείρας 31 θήκατο χαλκείην, δόρυ δ εἵλετο χειρὶ παχείῃ. maculata, poi, dopo averlo sollevato (da ἀείρω), pose l elmo (da στεφάνη, ἡ, (στέφω)) bronzeo sulla testa (da κεφαλή, ἡ), e con la mano possente prese la lancia. 32 βῆ δ ἴμεν ἀνστήσων ὃν ἀδελφεόν, ὃς μέγα πάντων Si avviò dunque per andare a svegliare, a far alzare (da ἀνίστημι), suo fratello, che molto su tutti 33 Ἀργείων ἤνασσε, θεὸς δ ὣς τίετο δήμῳ. gli Argivi comandava (da ἀνάσσω), e come un dio era onorato (da τίω) dal popolo. 34 τὸν δ εὗρ ἀμφ ὤμοισι τιθήμενον ἔντεα καλὰ Lui trovò mentre indossava, metteva, intorno alle spalle le belle armi 35 νηῒ πάρα πρύμνῃ 5 : τῷ δ ἀσπάσιος γένετ ἐλθών. accanto alla poppa della nave; giungendo, a lui egli fu gradito. 36 τὸν πρότερος προσέειπε βοὴν ἀγαθὸς Μενέλαος: A lui per primo parlava Menelao, forte nel grido di guerra: 3 Στεφάνη viene detto di ogni cosa che circondi la testa, o per difesa o per ornamento: in particolare designa l elmo. Questo è in effetti il termine omerico più raro per indicare l elmo, e ricorre nell Iliade tre volte: le due consonanti iniziali sono metricamente necessarie in tutti e tre le occorrenze. Il termine più utilizzato per l elmo è κόρυς. 4 κεφαλῆφιν è un dativo singolare: si veda ai versi 257, 261, 458, 496, Odissea, un uso relativamente tardo sviluppatosi nel Kunstsprache. Il -pi miceneo è un caso strumentale plurale. κεφαλῆφιν è poi genitivo e di nuovo singolare in e Vedi

6 37 τίφθ οὕτως ἠθεῖε 6 κορύσσεαι; ἦ τιν ἑταίρων «Perchè (da τίπτε, forma epica sincopata di τί ποτε; con elisione davanti ad una aspirata, τίφθ') in questo modo ti armi, o caro (da ἠθεῖος, anche ἠθαῖος, α, ον)? Forse che qualcuno dei compagni 38 ὀτρυνέεις Τρώεσσιν ἐπίσκοπον; ἀλλὰ μάλ αἰνῶς manderai, vuoi mandare (da ὀτρύνω), come spia (da ἐπίσκοπος, ὁ, con il dativo) dai Troiani? Ma davvero terribilmente 39 δείδω μὴ οὔ 7 τίς τοι ὑπόσχηται τόδε ἔργον temo che nessuno ti prometta (da ὑπισχνέομαι) questa impresa, 40 ἄνδρας δυσμενέας σκοπιαζέμεν οἶος ἐπελθὼν andando (da ἐπέρχομαι) da solo, di spiare (da σκοπιάζω) i guerrieri nemici (da δυσμενής, ές, (μένος)) 41 νύκτα δι ἀμβροσίην: μάλα τις θρασυκάρδιος ἔσται.i durante la notte ambrosia, divina: davvero questi sarebbe un audace (da θρασυκάρδιος, ον)!» τὸν δ ἀπαμειβόμενος προσέφη κρείων Ἀγαμέμνων: A lui rispondendo diceva il sovrano Agamennone: 43 χρεὼ 8 βουλῆς ἐμὲ καὶ σὲ διοτρεφὲς ὦ Μενέλαε 9 «O Menelao, alunno di Zeus, c è bisogno (da χρεώ, gen. οῦς, ἡ, meno frequente al neutro, con l accusativo della persona che ha bisogno, ed il genitivo della cosa) per me e per te di un piano 44 κερδαλέης, ἥ τίς κεν ἐρύσσεται 10 ἠδὲ σαώσει astuto (da κερδαλέος, α, ον, (κέρδος)), uno che difenda (da ἐρύομαι o ἐρύω) e che salvi 45 Ἀργείους καὶ νῆας, ἐπεὶ Διὸς ἐτράπετο φρήν. gli Argivi e le navi, dal momento che la mente di Zeus è cambiata (da τρέπω). 46 Ἑκτορέοις ἄρα μᾶλλον ἐπὶ φρένα θῆχ ἱεροῖσιν: Invece maggiormente ai sacrifici (da ἱερός, ά, όν, sostantivo ἱερά, Ion. ἱρά, τά) di Ettore rivolge (da ἐπιτίθημι in tmesi con l accusativo φρένα ed il dativo) la mente, i pensieri (da φρήν, ἡ, gen. φρενός): 47 οὐ γάρ πω ἰδόμην, οὐδ ἔκλυον αὐδήσαντος non avevo infatti ancora, fino a questo momento, visto, né udito chi ne raccontasse, 48 ἄνδρ ἕνα τοσσάδε μέρμερ ἐπ ἤματι μητίσασθαι, un uomo solo tali cose malvagie (da μέρμερος, ον) in un giorno, nello spazio di un giorno (da ἦμαρ, ατος, τό) escogitare, concepire (da μητίομαι, = μητιάω), 49 ὅσσ Ἕκτωρ ἔρρεξε Διῒ φίλος υἷας Ἀχαιῶν quali Ettore, caro a Zeus, ha compiuto contro i figli degli Achei 50 αὔτως, οὔτε θεᾶς υἱὸς φίλος οὔτε θεοῖο. da solo, da se stesso, figlio amato né di una dea né di un dio. 51 ἔργα δ ἔρεξ ὅσα φημὶ μελησέμεν Ἀργείοισι Ha compiuto imprese quali, dico, saranno oggetto di ricordo, di sofferenza per gli Argivi 52 δηθά τε καὶ δολιχόν: τόσα γὰρ κακὰ μήσατ Ἀχαιούς. per un lungo tempo (da δηθά = δήν) e ancora a lungo (da δολιχός, ή, όν, avverbio): così tante cose malvagie infatti ha tramato, ha macchinato (da μήδομαι, con l accusativo della persona e della cosa). 53 ἀλλ ἴθι νῦν Αἴαντα καὶ Ἰδομενῆα κάλεσσον 11 ma vai (da εἶμι) ora, chiama Aiace e Idomeneo 54 ῥίμφα θέων παρὰ νῆας: ἐγὼ δ ἐπὶ Νέστορα δῖον correndo rapidamente (da ῥίμφα, avverbio) lungo le navi; io dal divino Nestore 55 εἶμι, καὶ ὀτρυνέω ἀνστήμεναι, αἴ κ ἐθέλῃσιν vado, e lo esorterò (da ὀτρύνω) ad alzarsi, se mai volesse 56 ἐλθεῖν ἐς φυλάκων ἱερὸν τέλος 12 ἠδ ἐπιτεῖλαι. raggiungere la sacra postazione (da τέλος, εος, τό, (τέλλομαι, τέλλω)) delle sentinelle (da φύλαξ, ακος, ὁ, anche ἡ (φυλάσσω)) e dare istruzioni (da ἐπιτέλλω). 6 ἠθεῖε si veda : è questo un modo di rivolgersi ad un fratello, e non significa nulla più che amico di famiglia, da ἦθος. Nella forma ἠθείη κεφαλὴ, come in 23.94, si usa tra uomini che siano prossimi come fratelli. 7 μὴ οὔ con un verbo di paura, di timore, solo qui nell Iliade. 8 Per l uso di χρεώ con l accusativo della persona che ha bisogno, si veda 9.75, con la relativa nota. 9 A proposito di διοτρεφὲς ὦ Μενέλαε, si noti che la formula iliadica è ὦ Μενέλαε διοτρεφές che compare sette volte nell Iliade. 10 ἐρύσσεται è un futuro indicativo con σσ- analogico. ἐρύομαι (e ῥύομαι), salvo, deve essere distinto da ἐρύω, tiro via, sebbene ci sia a volte dubbio sul verbo col quale si abbia a che fare, per esempio quando recuperi un corpo (si veda 9.248, dove ἐρύεσθαι può essere interpretato sia come medio di ἐρύω o come infinito di ἐρύομαι: nel trattare questi verbi epici, la distinzione è probabilmente confusa, non chiara, nella stessa mente del poeta. In omero (ϝ)ἐρύω normalmente implica il digamma, non lo implica ἐρύομαι. 11 Si veda Per ἱερὸν τέλος si veda anche 97, 180, e ἱεροὺς πυλαωρούς (24.681), ἱερὸς στρατὸς (Odissea, 24.81). Qui τέλος può significare semplicemente "compito; mansione; servizio; ufficio" (si veda ), e quindi φυλάκων τέλος può essere una perifrasi per φύλακες. ἱερός mette in qualche modo in rilievo la dignità e l'importanza di queste sentinelle. Queste è un ulteriore legame con il Libro IX, in cui le sentinelle erano state piazzate su richiesta di Nestore (9.80-8). Agamennone vuole dire che il consiglio di guerra deve essere combinato con una ispezione alle sentinelle, anche se questo non è detto in termini particolarmente chiari.

7 57 κείνῳ γάρ κε μάλιστα πιθοίατο: τοῖο γὰρ υἱὸς A questi infatti soprattutto, più che a chiunque altro, darebbero retta (da πείθω): di questo infatti il figlio 58 σημαίνει φυλάκεσσι καὶ Ἰδομενῆος ὀπάων comanda (da σημαίνω, con il dativo) le sentinelle, e il compagno, lo scudiero (da ὀπάων, ονος, ὁ), di Idomeneo 59 Μηριόνης: τοῖσιν γὰρ ἐπετράπομέν γε μάλιστα. Merione; di questi infatti ci siamo fidati (da ἐπιτρέπω, con il dativo) al di sopra di tutti gli altri» τὸν δ ἠμείβετ ἔπειτα βοὴν ἀγαθὸς Μενέλαος: Allora a lui rispondeva Menelao, forte nel grido di guerra: 61 πῶς γάρ 13 μοι μύθῳ ἐπιτέλλεαι ἠδὲ κελεύεις; «Come dunque mi consigli (da ἐπιτέλλω, con il dativo) con le parole, con il discorso, e mi ordini? 62 αὖθι μένω μετὰ τοῖσι δεδεγμένος εἰς ὅ κεν 14 ἔλθῃς, Resto sul posto, là, con loro, aspettando (da δέχομαι) fino a quando (tu) giunga, 63 ἦε θέω μετὰ σ αὖτις, ἐπὴν εὖ τοῖς ἐπιτείλω; oppure corro indietro da te, dopo aver per bene dato loro istruzioni?» τὸν δ αὖτε προσέειπεν ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων, A lui risponde, di rimando, il signore di uomini Agamennone: 65 αὖθι μένειν, μή πως ἀβροτάξομεν ἀλλήλοιιν «Qui rimani, affinchè non abbiamo in qualche modo a perderci di vista (da ἀβροτάζω, solo all aoristo I congiuntivo: regge il genitivo) l un l altro 66 ἐρχομένω: πολλαὶ γὰρ ἀνὰ στρατόν εἰσι κέλευθοι. muovendoci: molte infatti sono le strade (da κέλευθος, ἡ) attraverso l accampamento. 67 φθέγγεο δ ᾗ κεν ἴῃσθα καὶ ἐγρήγορθαι ἄνωχθι Chiama forte (da φθέγγομαι), dovunque (tu) vada (da εἶμι), e comanda (da ἄνωγα) che si sveglino (da ἐγείρω) 68 πατρόθεν ἐκ γενεῆς ὀνομάζων ἄνδρα ἕκαστον chiamando per nome ciascun uomo dalla stirpe del padre (da πατρόθεν, avverbio) 69 πάντας κυδαίνων: μηδὲ μεγαλίζεο θυμῷ, tutti onorando: non essere superbo (da μεγαλίζομαι) in cuor (tuo), 70 ἀλλὰ καὶ αὐτοί περ πονεώμεθα: ὧδέ που ἄμμι Ma anche noi stessi davvero (da περ, qui semplice rafforzativo) diamoci pena, facciamo ogni sforzo: così in qualche modo, per qualche ragione, a noi 71 Ζεὺς ἐπὶ γιγνομένοισιν ἵει κακότητα βαρεῖαν. da quando siamo nati Zeus mandava, infliggeva (da ἵημι), una pesante, grave sciagura (da κακότης, ητος, ἡ, (κακός))» ὣς εἰπὼν ἀπέπεμπεν ἀδελφεὸν εὖ ἐπιτείλας: Così dicendo mandava, congedava (da ἀποπέμπω), il fratello, dopo averlo ben istruito; 73 αὐτὰρ ὃ βῆ ῥ ἰέναι μετὰ Νέστορα ποιμένα λαῶν: lui allora si avvia per andare alla ricerca di (da μετά) Nestore, pastore di popoli; 74 τὸν δ εὗρεν παρά τε κλισίῃ καὶ νηῒ μελαίνῃ 15 lui trovò accanto alla tenda e alla nave nera, 75 εὐνῇ ἔνι μαλακῇ: παρὰ δ ἔντεα ποικίλ ἔκειτο su un letto morbido, soffice (da μαλακός, ή, όν); accanto giacevano le armi abilmente lavorate, cesellate (da ποικίλος, η, ον), 76 ἀσπὶς καὶ δύο δοῦρε φαεινή τε τρυφάλεια. lo scudo e due lance e l elmo splendente. 77 πὰρ δὲ ζωστὴρ κεῖτο παναίολος, ᾧ ῥ ὁ γεραιὸς Accanto stava, giaceva, la cintura tutta splendente, dai molti colori (da παναίολος, ον, per lo più attributo di ζωστὴρ), con la quale il vecchio 78 ζώννυθ ὅτ ἐς πόλεμον φθισήνορα θωρήσσοιτο si cingeva i fianchi (da ζώννυμι) quando si armava (da θωρήσσω) per la guerra sanguinosa, che fa strage di uomini, 79 λαὸν ἄγων, ἐπεὶ οὐ μὲν ἐπέτρεπε γήραϊ λυγρῷ 16. guidando l esercito, dal momento che non cedeva (da ἐπιτρέπω, qui con significato intransitivo: nell epica si trova solo qui usato in questo modo) alla vecchiaia dolorosa, triste. 80 ὀρθωθεὶς δ ἄρ ἐπ ἀγκῶνος κεφαλὴν ἐπαείρας 13 γάρ può essere, come qui, rafforzativa di una interrograzione, soprattutto in espressioni come πῶς γάρ, τίς γάρ, τί γάρ etc. 14 εἰσόκε, prima di una vocale εἴσοικκεν (εἰς ὅ κε), finchè con il congiuntivo, raramente l ottativo. 15 Il verso ripete Nestore, come Odisseo in 151, sempre dormire fuori (παρά) della sua κλισίη, pronto all azione. Questo è in tema con la situazione di emergenza, ma è anche adatto alla narrazione in quanto evita una lunga cerimonia di accoglimento dell ospite nella dimora. La situazione è comunque meglio espressa in 151 dove Diomede è ἐκτὸς ἀπὸ κλισίης. 16 Si veda

8 Dopo essersi tirato su (da ὀρθόω) sul gomito (da ἀγκών, ῶνος, ὁ), alzando la testa 81 Ἀτρεΐδην προσέειπε καὶ ἐξερεείνετο μύθῳ: rivolge la parola al figlio di Atreo e interrogava (da ἐξερεείνω) con le parole: 82 τίς δ οὗτος κατὰ νῆας ἀνὰ στρατὸν ἔρχεαι οἶος «Chi (sei) (tu) che te ne vai per il campo lungo le navi, da solo, 83 νύκτα δι ὀρφναίην 17, ὅτε θ εὕδουσι βροτοὶ ἄλλοι, attraverso la notte buia (da ὀρφναῖος, α, ον, sempre epiteto della notte in Omero), quando dormono (da εὕδω) gli altri mortali, 84 ἠέ τιν οὐρήων διζήμενος, ἤ τιν ἑταίρων; o alla ricerca (da δίζημαι) di un mulo (da ὀρεύς, Ion. οὐρεύς, έως, ὁ; in Iliade sempre nella forma ionica: vedi 1.50), o di un compagno? 85 φθέγγεο, μηδ ἀκέων ἐπ ἔμ ἔρχεο: τίπτε δέ σε χρεώ 18 ; Parla (da φθέγγομαι), e non accostarti a me in silenzio: che cosa mai ti occorre?» τὸν δ ἠμείβετ ἔπειτα ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων: A lui allora rispondeva il sovrano di uomini Agamennone: 87 ὦ Νέστορ Νηληϊάδη μέγα κῦδος Ἀχαιῶν «O Nestore, figlio di Neleo, grande gloria degli Achei, 88 γνώσεαι Ἀτρεΐδην Ἀγαμέμνονα, τὸν περὶ πάντων riconoscerai Agamennone, il figlio di Atreo, che al di sopra di tutti 89 Ζεὺς ἐνέηκε πόνοισι διαμπερὲς εἰς ὅ κ ἀϋτμὴ Zeus ha immerso (da ἐνίημι, con l acc. della persona e il dat. della cosa: nel senso di infliggere una pena, un tormento) in pene, travagli (da πόνος, ὁ, (πένομαι)) completamente, continuamente, fino al collo (da διαμπερές) fino a quando un respiro (da ἀυτμή, ἡ, con dieresi ἀϋτμή) 90 ἐν στήθεσσι μένῃ καί μοι φίλα γούνατ ὀρώρῃ 19. (mi) resti nel petto e le mie ginocchia mi si sollevino (da ὄρνυμι). 91 πλάζομαι ὧδ ἐπεὶ οὔ μοι ἐπ ὄμμασι νήδυμος 20 ὕπνος Vagabondo (da πλάζω) in questo modo perché a me sugli occhi il sonno dolce (da νήδυμος, ον, = ἥδυμος; in Omero sempre epiteto del sonno) non 92 ἱζάνει, ἀλλὰ μέλει πόλεμος καὶ κήδε Ἀχαιῶν. scende (da ἱζάνω), ma penso a, mi preoccupo della guerra e dei guai (da κῆδος, εος, τό, (κήδω); per lo più al plurale) degli Achei. 93 αἰνῶς γὰρ Δαναῶν περιδείδια, οὐδέ μοι ἦτορ Terribilmente infatti ho gran timore (da περιδείδω, con il genitivo) per i Danai, né a me l animo 94 ἔμπεδον, ἀλλ ἀλαλύκτημαι, κραδίη δέ μοι ἔξω (è) saldo, ma sono sconvolto (da ἀλαλύκτημαι), e a me il cuore fuori (da ἔξω, con il genitivo; qui pleonastico per la presenza di ἐκ) 95 στηθέων ἐκθρῴσκει, τρομέει δ ὑπὸ φαίδιμα γυῖα. del petto balza (da ἐκθρῴσκω), e tremano sotto (da ὑποτρομέω, = ὑποτρέμω, in tmesi) le splendide membra. 96 ἀλλ εἴ τι δραίνεις, ἐπεὶ οὐδὲ σέ γ ὕπνος ἱκάνει, Ma se tu sei pronto a fare qualcosa (da δραίνω), da momento che neppure te il sonno raggiunge, 97 δεῦρ ἐς τοὺς φύλακας καταβήομεν, ὄφρα ἴδωμεν di qua scendiamo alle guardie, per vedere 98 μὴ τοὶ μὲν καμάτῳ ἀδηκότες ἠδὲ καὶ ὕπνῳ che queste, oppresse (da ἀδέω, con il dativo) dalla fatica (da κάματος, ὁ, (κάμνω)) e anche dal sonno, 99 κοιμήσωνται, ἀτὰρ φυλακῆς ἐπὶ πάγχυ λάθωνται. non stiano dormendo (da κοιμάω), e invece completamente (da πάγχυ) abbiano dimenticato (da ἐπιλανθάνομαι, con il genitivo) la guardia (da φυλακή, ἡ). 100 δυσμενέες δ ἄνδρες σχεδὸν εἵαται: οὐδέ τι ἴδμεν I guerrieri nemici (ci) siedono vicino: e non siamo assolutamente certi 101 μή πως καὶ διὰ νύκτα μενοινήσωσι μάχεσθαι. che in qualche modo anche durante la notte non siano bramosi (da μενοινάω) di combattere». 17 Il verso 83 è uguale a (con νύκτα δι ἀμβροσίην). Νύξ è una dea. L'epiteto ἀμβροσίη - che compare 4 x Iliade inclusa la variante 2.57, e 2 x Odissea - riconosce nelle ore dell'oscurità le qualità sacre, magiche che sono all'origine della divinizzazione. Qui abbiamo νύκτα δι ὀρφναίην, mentre nelle parallele domande in 41 e 142 leggiamo l altra formula. La variazione può essere casuale, ma in ragione della stretta vicinanza delle occorrenze suggerisce piuttosto un insolita autocoscienza relativamente alla dizione ripetitiva. 18 τίπτε δέ σε χρεώ è odisseico (Odissea 1.225, 4.312). 19 Cfr νήδυμος deriva da ἥδυμος attraverso un incorretta divisione del testo omerico.

9 τὸν δ ἠμείβετ ἔπειτα Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ: A lui allora rispondeva Nestore, il cavaliere gerenio: 103 Ἀτρεΐδη κύδιστε ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγάμεμνον «O gloriosissimo figlio di Atreo, signore di genti Agamennone, 104 οὔ θην Ἕκτορι πάντα νοήματα μητίετα Ζεὺς 105 ἐκτελέει, ὅσα πού νυν ἐέλπεται: ἀλλά μιν οἴω «Per certo (da θήν, particella enclitica = δή, esprime forte convincimento in un affermazione: probabilmente θήν è più debole (Denniston)) il saggio, il sapiente Zeus non asseconderà, non metterà in opera (da ἐκτελέω), per Ettore tutti i propositi, tutte i piani (da νόημα, ατος, τό), quanti ora in qualche modo spera (da ἔλπω, ἐέλπω); ma penso che lui 106 κήδεσι μοχθήσειν καὶ πλείοσιν, εἴ κεν Ἀχιλλεὺς sarà oppresso da, patirà (da μοχθέω), guai anche maggiori, più numerosi, se mai Achille 107 ἐκ χόλου ἀργαλέοιο μεταστρέψῃ φίλον ἦτορ. distogliesse (da μεταστρέφω) il suo cuore dall ira dolorosa (da ἀργαλέος, α, ον). 108 σοὶ δὲ μάλ ἕψομ ἐγώ: ποτὶ δ αὖ καὶ ἐγείρομεν ἄλλους Ma io volentieri, davvero (da μάλα, accanto al verbo per rafforzare l affermazione), ti seguirò; ma oltre a ciò (da πρός, in epica anche προτί e ποτί, usato avverbialmente π. δέ o ποτὶ δέ inoltre; oltre a ciò; altresì ), al contrario, svegliamo (da ἐγείρω) anche gli altri, 109 ἠμὲν Τυδεΐδην δουρὶ κλυτὸν ἠδ Ὀδυσῆα sia il figlio di Tideo, glorioso con lancia, che Odisseo, 110 ἠδ Αἴαντα ταχὺν καὶ Φυλέος ἄλκιμον υἱόν. e il rapido Aiace e il valoroso figlio di Fileo. 111 ἀλλ εἴ 21 τις καὶ τούσδε μετοιχόμενος καλέσειεν Ma qualcuno potrebbe, andando(li) a cercare (da μετοίχομαι), chiamare anche questi 112 ἀντίθεόν τ Αἴαντα καὶ Ἰδομενῆα ἄνακτα: 22 Aiace simile ad un dio ed Idomeneo sovrano: 113 τῶν γὰρ νῆες ἔασιν ἑκαστάτω, οὐδὲ μάλ ἐγγύς. di questi infatti le navi sono molto lontano (da ἑκάς, avverbio al Sup.), davvero non qui vicino. 114 ἀλλὰ φίλον περ ἐόντα καὶ αἰδοῖον Μενέλαον 23 Ma Menelao, per quanto essendo amato e nobile, autorevole, 115 νεικέσω, εἴ πέρ μοι νεμεσήσεαι, οὐδ ἐπικεύσω dovrò rimproverare, rimprovererò (da νεικέω), se anche verso di me tu proverai risentimento, ti irriterari (da νεμεσάω), né (lo) nasconderò (da ἐπικεύθω), 116 ὡς εὕδει, σοὶ δ οἴῳ ἐπέτρεψεν πονέεσθαι. (perché ho visto) come dorme (da εὕδω), e a te solo lascia (da ἐπιτρέπω) la fatica (da πονέω). 117 νῦν ὄφελεν κατὰ πάντας ἀριστῆας πονέεσθαι Ora fra tutti i migliori dovrebbe darsi da fare 118 λισσόμενος 24 : χρειὼ γὰρ ἱκάνεται οὐκέτ ἀνεκτός. pregando(li); infatti una necessità si è presentata (da ἱκάνω) e non è sopportabile (da ἀνεκτός, όν)» τὸν δ αὖτε προσέειπεν ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων: A lui risponde, di rimando, il signore di uomini Agamennone: 120 ὦ γέρον ἄλλοτε μέν σε καὶ αἰτιάασθαι ἄνωγα: «O vecchio, in altro momento, in altra occasione, io ti ho anche spinto (da ἄνωγα) a rimproverar(lo) (da αἰτιάομαι): 21 Qui abbiamo la costruzione di εἰ con l ottativo ad esprimere un desiderio. 22 ἐγείρομεν è un aoristo congiuntivo, un esortazione a destare i vari eroi dal sonno. Odisseo è lì vicino, ma a Nestore non piace l'idea di una camminata fino al luogo dove sono accampate le truppe di Aiace, coe il suggerimento in forma di un desiderio, εἴ τις [...] καλέσειεν (111). Il veloce Aiace è il figlio di Oileo. L'epiteto lo distingue dall'altro Aiace, e viene spiegato in : πλείστους δ Αἴας εἷλεν Ὀϊλῆος ταχὺς υἱός: οὐ γάρ οἵ τις ὁμοῖος ἐπισπέσθαι ποσὶν ἦεν ἀνδρῶν τρεσσάντων, ὅτε τε Ζεὺς ἐν φόβον ὄρσῃ. Il figlio di Fileo è Megete, vicino di Odisseo in Dulichio (o in Elide: c'è qualche confusione in merito alla patria di Megete, si veda , e ), figura in ombra, ma non insignificante. Αἴαντα del verso 112 è Aiace Telamonio, per il quale l'epiteto ἀντίθεόν è puramente decorativo. Per quanto riguarda la disposizione degli Achei, con la quale il poeta di questo libro ha certo famigliarità. si veda Nestore è al centro insieme ad Odisseo, Aiace all'estrema sinistra dello schieramento, e vicino a lui c'è Idomeneo. 23 I versi sono un interessante commento alla caratterizzazione di Menelao nell'iliade: conscio della sua inferiorità sul campo, ma ansioso di giocare un suo ruolo, e messo in ombra dal suo eccessivamente protettivo fratello. Si veda anche la nota al verso 240. In questa sezione la ripetizione per ben tre volte di πονέεσθαι è un po' maldestra, ma lo stile epico mostra una certa indifferenza a queste ripetizioni. 24 Il verso 118 è uguale ad , probabilmente un verso formulare che però in questo contesto non è utilizzato in modo coerente. Λισσόμενος è come Achille vorrebbe vedere Agamennone (610), ma non descrive in alcun modo le azioni degli Atridi in questa occasione.

10 121 πολλάκι γὰρ μεθιεῖ τε καὶ οὐκ ἐθέλει πονέεσθαι spesso infatti si rassegna, abbandona (da μεθίημι), e non vuole far fatica, darsi da fare, 122 οὔτ ὄκνῳ εἴκων οὔτ ἀφραδίῃσι νόοιο, non perchè ceda (da εἴκω, con il dativo) all esitazione, alla titubanza (da ὄκνος, ὁ) o a leggerezza, sbadataggine (da ἀφραδία, Ion. -ιη, ἡ, in Omero sempre al dativo plurale), di mente, 123 ἀλλ ἐμέ τ εἰσορόων καὶ ἐμὴν ποτιδέγμενος ὁρμήν. ma perché guarda (da εἰσοράω) a me ed aspetta (da προσδέχομαι, in Omero solo nel senso di aspettare; attendere ) un mio cenno, un mio spunto (da ὁρμή, ἡ). 124 νῦν δ ἐμέο πρότερος μάλ ἐπέγρετο καί μοι ἐπέστη: Ora, questa volta, invece (da μάλα, Menelao si è destato per prima, contrariamente a quanto uno si sarebbe aspettato) prima di me si è svegliato (da ἐπεγείρω) ed è venuto da me (da ἐφίστημι, Ion. ἐπ-): 125 τὸν μὲν ἐγὼ προέηκα καλήμεναι οὓς σὺ μεταλλᾷς. e io l ho mandato (da προίημι) a chiamare quelli che tu cerchi (da μεταλλάω). 126 ἀλλ ἴομεν: κείνους δὲ κιχησόμεθα πρὸ πυλάων Ma andiamo: questi (li) troveremo (da κιχάνω) davanti alle porte 127 ἐν φυλάκεσσ, ἵνα γάρ σφιν ἐπέφραδον ἠγερέθεσθαι. al corpo di guardia, tra le sentinelle (da φύλαξ, ακος, ὁ, anche ἡ: in Omero sempre maschile e al plurale), là infatti a loro ho detto (da φράζω, con il dativo della persona) di radunarsi (da ἠγερέθομαι)» τὸν δ ἠμείβετ ἔπειτα Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ: A lui allora rispondeva Nestore, il cavaliere gerenio: 129 οὕτως οὔ τίς οἱ νεμεσήσεται οὐδ ἀπιθήσει 130 Ἀργείων, ὅτε κέν τιν ἐποτρύνῃ καὶ ἀνώγῃ. «Così nessuno degli Argivi si risentirà, si irriterà (da νεμεσάω, con il dativo), con lui, né (gli) disobbedirà (da ἀπιθέω, (πείθω), forma e pica di ἀπειθέω, con il dativo), quando (egli) qualcuno esorti (da ἐποτρύνω) o (gli) dia ordini (da ἄνωγα, antico perfetto epico con significato di presente)». 131 ὣς εἰπὼν ἔνδυνε περὶ στήθεσσι χιτῶνα, Così dicendo indossava (da ἐνδύω, vedi 10.21; 9.490; 2.42) intorno al petto il chitone, 132 ποσσὶ δ ὑπὸ λιπαροῖσιν ἐδήσατο καλὰ πέδιλα, 25 ai piedi lisci, lucenti (da λιπαρός, ά, όν, (λίπα)) legò (da δέω, oppure ὑποδέω in tmesi, con il dativo: i sandali sono legati sotto i piedi) bei sandali (da πέδιλον, τό, (πέδη): per di più al plurale), 133 ἀμφὶ δ ἄρα χλαῖναν περονήσατο φοινικόεσσαν quindi sopra si allacciò con una fibbia (da περονάω) il mantello color porpora (da φοινικόεις, εσσα, εν) 134 διπλῆν ἐκταδίην, οὔλη δ ἐπενήνοθε λάχνη 26. doppio (da διπλόος, η, ον, contr. διπλοῦς, ῆ, οῦν) ampio (da ἐκτάδιος, η, ον), e un pelo (da λάχνη, ἡ) folto, spesso (da οὖλος, η, ον), era sopra, lo copriva (da ἐνήνοθε, perfetto senza presente in uso: si trova solo in composti, per esempio ἐπ-). 135 εἵλετο δ ἄλκιμον ἔγχος ἀκαχμένον ὀξέϊ χαλκῷ, Prende poi la lancia robusta, potente, munita, rinforzata (da ἀκαχμένος, η, ον, Epic part. (cfr. ἀκή): letteralmente appuntito; acuto; affilato ), di bronzo tagliente, 136 βῆ δ ἰέναι κατὰ νῆας Ἀχαιῶν χαλκοχιτώνων. e si avvia per andare lungo le navi degli Achei dai chitoni di bronzo. 137 πρῶτον ἔπειτ Ὀδυσῆα Διὶ μῆτιν ἀτάλαντον Per primo poi Odisseo, per astuzia, saggezza (da μῆτις, ἡ, gen. ιος) pari a Zeus, 138 ἐξ ὕπνου ἀνέγειρε Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ Nestore, il cavaliere gerenio, svegliava (da ἀνεγείρω) dal sonno, 139 φθεγξάμενος: τὸν δ αἶψα περὶ φρένας ἤλυθ ἰωή 27, chiamando(lo), alzando la voce (da φθέγγομαι): la voce, il richiamo (da ἰωή, ἡ), improvvisamente, subito, a lui giunse (da ἔρχομαι, con l accusativo della persona) al cuore, 140 ἐκ δ ἦλθε κλισίης καί σφεας πρὸς μῦθον ἔειπε: uscì dalla tenda e a questi rivolse parola: 141 τίφθ οὕτω κατὰ νῆας ἀνὰ στρατὸν οἶοι ἀλᾶσθε «Perché così lungo le navi, per il campo, ve ne andate (da ἀλάομαι) da soli 142 νύκτα δι ἀμβροσίην, ὅ τι δὴ χρειὼ τόσον ἵκει;. nella notte divina, ambrosia, quale così grande necessità si presenta?» τὸν δ ἠμείβετ ἔπειτα Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ: A lui allora rispondeva Nestore, il cavaliere gerenio: 144 διογενὲς Λαερτιάδη πολυμήχαν Ὀδυσσεῦ «O figlio di Laerte, stirpe divina, Odisseo dai molti accorgimenti, 145 μὴ νεμέσα: τοῖον γὰρ ἄχος βεβίηκεν Ἀχαιούς. 25 Cfr Si veda alla scena di Tersite, in 2.219: ψεδνὴ δ ἐπενήνοθε λάχνη. 27 Si veda Odissea 9.362, αὐτὰρ ἐπεὶ Κύκλωπα περὶ φρένας ἤλυθεν οἶνος.

11 non ti arrabbiare (da νεμεσάω): una così grande pena, tormento (da ἄχος, εος, τό, in Omero sempre una pena dello spirito), infatti opprime, costringe (da βιάω, Ep. form of βιάζω, attivo solo al perfetto), gli Achei. 146 ἀλλ ἕπε, ὄφρα καὶ ἄλλον ἐγείρομεν ὅν τ ἐπέοικε Ma segui(mi), affinchè svegliamo (da ἐγείρω) anche un altro, altri, chi sia opportuno (svegliare) 147 βουλὰς βουλεύειν, ἢ φευγέμεν ἠὲ μάχεσθαι. per decidere progetti, o per darci alla fuga o per combattere» ὣς φάθ, ὃ δὲ κλισίην δὲ κιὼν πολύμητις Ὀδυσσεὺς Così diceva, e quello, l astuto Odisseo, ritornando alla tenda 149 ποικίλον ἀμφ ὤμοισι σάκος θέτο, βῆ δὲ μετ αὐτούς. si gettò intorno alle spalle lo scudo ben lavorato e andò con loro. 150 βὰν δ ἐπὶ Τυδεΐδην Διομήδεα: τὸν δὲ κίχανον Andarono da Diomede, figlio di Tideo: lui trovavano 151 ἐκτὸς ἀπὸ κλισίης σὺν τεύχεσιν: ἀμφὶ δ ἑταῖροι fuori (da ἐκτός, opp. ἐντός: ἐκτὸς ἀ. Κλισιης da intendere come rafforzato) dalla tenda con le armi; intorno i compagni 152 εὗδον, ὑπὸ κρασὶν δ ἔχον ἀσπίδας: ἔγχεα δέ σφιν dormivano, e sotto il capo (da κράς, forma poetica per κάρα) avevano gli scudi; le loro lance 153 ὄρθ ἐπὶ σαυρωτῆρος ἐλήλατο, τῆλε δὲ χαλκὸς erano sistemate (da ἐλαύνω) dritte (da ὀρθός, ή, όν) sullo spuntone (da σαυρωτήρ, ῆρος, ὁ, si tratta dello spuntone all estremità della lancia, con il quale la stessa veniva piantata a terra, piuttosto che dell estremità stessa), e da lontano il bronzo 154 λάμφ ὥς τε στεροπὴ πατρὸς Διός: αὐτὰρ ὅ γ ἥρως brillava (da λάμπω) come la folgore, il lampo (da στεροπή, ἡ), del padre Zeus; persino lui, l eroe, 155 εὗδ, ὑπὸ δ ἔστρωτο ῥινὸν βοὸς ἀγραύλοιο, dormiva, e sotto era stata stesa (da στορέννυμι) una pelle di bue da pascolo, che vive nei pascoli (da ἄγραυλος, ον, (ἀγρός, αὐλή)), 156 αὐτὰρ ὑπὸ κράτεσφι 28 τάπης τετάνυστο φαεινός. e sotto la testa (da κράτος, Ion. ed Ep. κάρτος, εος, τό) era steso (da τανύω) un tappeto di colore brillante, vivace (da φαεινός, ή, όν). 157 τὸν παρστὰς ἀνέγειρε Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ, Nestore, il cavaliere gerenio, lo svegliava (da ἀνεγείρω) dopo essersi accostato (da παρίστημι, rara forma con παρ per apocope), 158 λὰξ ποδὶ κινήσας, ὄτρυνέ τε νείκεσέ τ ἄντην: smuovendolo (da κινέω) con il piede (da λὰξ, avverbio: ποδὶ è pleonastico), lo incoraggiava, lo esortava, lo provocava (da ὀτρύνω), e lo rimbrottava, lo rimproverava (da νεικέω), apertamente, in faccia: 159 ἔγρεο Τυδέος υἱέ: τί πάννυχον ὕπνον ἀωτεῖς; «Svegliati (da ἐγείρω), o figlio di Tideo; perché dormi (da ἀωτέω, verbo epico, solo al presente) un sonno che dura tutta la notte (da πάννυχος, ον, = παννύχιος)? 160 οὐκ ἀΐεις ὡς Τρῶες ἐπὶ θρωσμῷ πεδίοιο Non senti, non ti accorgi (da ἀίω), che i Troiani sopra un rialzo (da θρωσμός, ὁ) della pianura 161 εἵαται ἄγχι νεῶν, ὀλίγος δ ἔτι χῶρος ἐρύκει;. si sono attestati, si sono sistemati (da ἧμαι), presso (da ἄγχι, prep. con il genitivo) le navi, e solo più poco spazio li trattiene, li tiene lontani (da ἐρύκω)?» ὣς φάθ, ὃ δ ἐξ ὕπνοιο μάλα κραιπνῶς ἀνόρουσε, Così diceva, e quello si svegliò (da ἀνορούω, lett. fare un balzo : Diomede si sveglia di soprassalto) dal sonno di colpo, di soprassalto, 163 καί μιν φωνήσας ἔπεα πτερόεντα προσηύδα: e a lui, articolando la voce, diceva alate parole: 164 σχέτλιός ἐσσι γεραιέ: σὺ μὲν πόνου οὔ ποτε λήγεις. «Sei terribile, spietato, o vecchio; tu mai desisti (da λήγω, con il genitivo) dal lavoro. 165 οὔ νυ καὶ ἄλλοι ἔασι νεώτεροι υἷες Ἀχαιῶν Non ci sono in questo momento anche altri figli degli Achei più giovani 166 οἵ κεν ἔπειτα ἕκαστον ἐγείρειαν βασιλήων che poi possano andare a svegliare ciascuno dei re 167 πάντῃ ἐποιχόμενοι; σὺ δ ἀμήχανός ἐσσι γεραιέ. andando su e giù (da ἐποίχομαι, dove è implicita l idea di visitare, di entrare in contatto con ciascuno dei comandanti per svegliarlo, alla luce degli arti usi di ἐποίχομαι) ovunque? Tu sei irresistibile, inarrestabile (da ἀμήχανος, ον), o vecchio!». Il premio per il coraggioso volontario 28 Un monstrum rhapsodicum questo dativo plurale ottenuto estraendo la terminazione in -εσφι dei locativi-strumentali arcaici in - φι dei nomi con radice in -s (vedi ὄχεσφι, στήθεσφι) ed attaccandola a questa radice in -τ rinnovata κρατ-.

12 τὸν δ αὖτε προσέειπε Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ: A lui di rimando risponde Nestore, il cavaliere gerenio: 169 ναὶ δὴ ταῦτά γε πάντα φίλος κατὰ μοῖραν ἔειπες. «Sì certo, tutte qzeste cose, o amico, le dici a proposito. 170 εἰσὶν μέν μοι παῖδες ἀμύμονες, εἰσὶ δὲ λαοὶ Ho figli eccellenti, gagliardi, ed ho uomini, 171 καὶ πολέες, τῶν κέν τις ἐποιχόμενος καλέσειεν: e in gran numero, e qualcuno di questi andandoli a visitare potrebbe chiamarli, potrebbe farli venire: 172 ἀλλὰ μάλα μεγάλη χρειὼ βεβίηκεν Ἀχαιούς. ma adesso una grandissima necessità, urgenza, opprime, costringe, gli Achei. 173 νῦν γὰρ δὴ πάντεσσιν ἐπὶ ξυροῦ ἵσταται ἀκμῆς Ora infatti per tutti sta (da ἵστημι) sulla lama (da ἀκμή, ἡ) di un rasoio (da ξυρόν, τό) 174 ἢ μάλα λυγρὸς ὄλεθρος Ἀχαιοῖς ἠὲ βιῶναι. se (vi sarà) per gli Achei una rovina (da ὄλεθρος, ὁ), luttuosa, mortale (da λυγρός, ά, όν), oppure la vita, la salvezza, la sopravvivenza (da βιόω, all infinito aoristo). 175 ἀλλ ἴθι νῦν 29 Αἴαντα ταχὺν καὶ Φυλέος υἱὸν Ma ora vai, e il rapido Aiace e il figlio di Fileo 176 ἄνστησον: σὺ γάρ ἐσσι νεώτερος: εἴ μ ἐλεαίρεις. fai alzare (da ἀνίστημι, con apocope) tu infatti sei più giovane se di me hai pena, hai pietà (da ἐλεαίρω, con τινά)» ὣς φάθ, ὃ δ ἀμφ ὤμοισιν ἑέσσατο δέρμα λέοντος Così diceva, e quello intorno alle spalle indossò (da ἕννυμι) la pelle di un leone 178 αἴθωνος μεγάλοιο ποδηνεκές, εἵλετο δ ἔγχος. fiero (da αἴθων, ωνος, ὁ, ἡ, (αἴθω)), grande, (una pelle) lunga fino ai piedi (da ποδηνεκής, ές), poi prese la lancia. 179 βῆ δ ἰέναι, τοὺς δ ἔνθεν ἀναστήσας ἄγεν ἥρως. Poi si avvia per andare, e quelli da quel luogo, fin da laggiù, dopo averli fatti alzare, dopo averli svegliati, li conduceva, l eroe οἳ δ ὅτε δὴ φυλάκεσσιν ἐν ἀγρομένοισιν ἔμιχθεν, Quando poi quelli si incontrarono (da μίγνυμι) con le sentinelle riunite insieme (da ἀγείρω), 181 οὐδὲ μὲν εὕδοντας φυλάκων ἡγήτορας εὗρον, non trovarono certo addormentati (da ἀγείρω) i comandanti (da ἡγήτωρ, ορος, ὁ) delle guardie, 182 ἀλλ ἐγρηγορτὶ σὺν τεύχεσιν εἵατο πάντες. ma tutti stavano, stavano seduti (da ἧμαι), svegli, in veglia (da ἐγρηγορτί, avverbio) con le armi. 183 ὡς δὲ κύνες περὶ μῆλα δυσωρήσωνται ἐν αὐλῇ PARAGONE Come i cani intorno ad alle greggi in un recinto (da αὐλή, ἡ) fanno una guardia attenta, faticosa, incessante (da δυσωρέομαι), 184 θηρὸς ἀκούσαντες κρατερόφρονος, ὅς τε καθ ὕλην quando sentono una belva (da θήρ, θηρός, Ep. dat. pl. θήρεσσι, ὁ) intrepida, impavida (da κρατερόφρων, ον, gen. ονος, (φρήν)), che giù dalla foresta 185 ἔρχηται δι ὄρεσφι: πολὺς δ ὀρυμαγδὸς ἐπ αὐτῷ 30 giunga attraverso i monti; un forte frastuono (da ὀρυμαγδός, ὁ) a causa di questa (si leva) 186 ἀνδρῶν ἠδὲ κυνῶν, ἀπό τέ σφισιν ὕπνος ὄλωλεν: di uomini e di cani, e da quelli il sonno scompare (da ὄλλυμι); 187 ὣς τῶν νήδυμος ὕπνος ἀπὸ βλεφάροιιν ὀλώλει così il sonno dolce (da νήδυμος, ον) era svanito dalle palpebre, dagli occhi (da βλέφαρον, τό: per lo più al plurale in Omero), di questi, 188 νύκτα φυλασσομένοισι 31 κακήν: πεδίον δὲ γὰρ αἰεὶ a loro che vegliavano, montavano la guardia durante la notte terribile, funesta: infatti sempre verso la pianura 189 τετράφαθ, ὁππότ ἐπὶ Τρώων ἀΐοιεν ἰόντων. erano rivolti (da τρέπω, in Omero per lo più con una preposizione; qui con l accusativo semplice, ad indicare l oggetto verso cui si rivolge la loro attenzione), se mai sentissero (da ἀίω, con il genitivo) i Troiani che venivano avanti, che attaccavano (da ἔπειμι, in tmesi). 190 τοὺς δ ὃ γέρων γήθησεν ἰδὼν θάρσυνέ τε μύθῳ Il vecchio si rallegrò (da γηθέω) vedendoli, e li incoraggiava (da θαρσύνω) con le parole, 191 καί σφεας φωνήσας ἔπεα πτερόεντα προσηύδα: e, a loro parlando, diceva parole alate: Paragone 29 Si veda 10.53, oppure Si veda la formula πολὺς δ ὀρυμαγδὸς ὀρώρει, che ricorre frequente 31 In la strana concordanza τῶν [...] / [...] φυλασσομένοισι ha un parallelo in Lo stile orale cumulativo non incoraggia l'uso della concordanza grammaticale come mezzo per collegare termini tra loro molto distandi, quando siano possibili altra costruzioni.

13 192 οὕτω νῦν φίλα τέκνα φυλάσσετε: μηδέ τιν ὕπνος «Così adesso fate la guardia, o figli cari; e che nessuno il sonno 193 αἱρείτω, μὴ χάρμα γενώμεθα δυσμενέεσσιν. colga, afferri, affinchè non diveniamo ragione di gioia (da χάρμα, ατος, τό, (χαίρω)) per i nemici (da δυσμενής, ές, (μένος))» ὣς εἰπὼν τάφροιο διέσσυτο 32 : τοὶ δ ἅμ ἕποντο Così dicendo, attraversava, saltava attraverso (da διασεύομαι, con il genitivo), il fossato: quelli seguivano insieme, 195 Ἀργείων βασιλῆες ὅσοι κεκλήατο βουλήν. i re degli Argivi, quanti erano stati chiamati a consiglio. 196 τοῖς δ ἅμα Μηριόνης καὶ Νέστορος ἀγλαὸς υἱὸς 33 Insieme a loro Meriore e il nobile, lo splendido figlio di Nestore 197 ἤϊσαν: αὐτοὶ 34 γὰρ κάλεον συμμητιάασθαι. venivano (da εἶμι): questi stessi infatti li chiamavano ad prendere parte al consiglio (da συμμητιάομαι). 198 τάφρον δ ἐκδιαβάντες ὀρυκτὴν ἑδριόωντο Dopo aver oltrepassato (da ἐκδιαβαίνω) il fossato scavato (da ὀρυκτός, ή, όν) si sedevano (da ἑδριάω) 199 ἐν καθαρῷ, ὅθι δὴ νεκύων διεφαίνετο χῶρος in uno spiazzo libero (da καθαρός, ά, όν : ἐν καθαρῷ (sc. τόπῳ) è uno spiazzo sgombro, uno spazio aperto), dove il terreno emergeva (da διαφαίνω, lett. si mostrava attraverso, con il genitivo) dai cadaveri (da νέκυς, υος, ὁ, = νεκρός) 200 πιπτόντων: ὅθεν αὖτις ἀπετράπετ ὄβριμος Ἕκτωρ dei caduti (da πίπτω : qui si può anche intendere νέκυες πίπτοντες come i caduti ): da qui il forte (da ὄβριμος, ον) Ettore era ritornato indietro 201 ὀλλὺς Ἀργείους, ὅτε δὴ περὶ νὺξ ἐκάλυψεν 35. mentre stava massacrando gli Achei, quando la notte aveva avvolto tutto (da περικαλύπτω, in tmesi). 202 ἔνθα καθεζόμενοι ἔπε ἀλλήλοισι πίφαυσκον: Qui sedendosi dicevano, manifestavano (da πιφαύσκω) gli uni gli altri parole; 203 τοῖσι δὲ μύθων ἦρχε 36 Γερήνιος ἱππότα Νέστωρ: a loro comincia a parlare Nestore, il cavaliere gerenio: 204 ὦ φίλοι οὐκ ἂν δή τις ἀνὴρ πεπίθοιθ ἑῷ αὐτοῦ θυμῷ τολμήεντι «O amici, nessun uomo potrebbe persuadersi, fidarsi (da πείθω), nel suo proprio cuore coraggioso (da τολμήεις, εσσα, εν) 205 μετὰ Τρῶας μεγαθύμους 206 ἐλθεῖν, εἴ τινά που δηΐων ἕλοι ἐσχατόωντα, ad andare in mezzo ai Troiani magnanimi, se mai prendesse, catturasse, qualcuno dei nemici (da δήϊος, α, ον) mentre è isolato, in disparte (da ἐσχατάω, (ἔσχατος)), 207 ἤ τινά που καὶ φῆμιν ἐνὶ Τρώεσσι πύθοιτο, oppure mai venisse a conoscenza di, ascoltasse (da πυνθάνομαι, qui con l accusativo della cosa), un qualche discorso (da φῆμις, ιος, ἡ, poet. per φήμη) fra i Troiani, 208 ἅσσά τε μητιόωσι μετὰ σφίσιν, ἢ μεμάασιν quali cose meditino, escogitino (da μητιάω), tra di loro, desiderano 32 Le sentinelle si trovano, ragionevolmente, sul lato interno della fortificazione esterna degli Achei: ma allora perché il poeta fa attraversare ai comandanti il fossato, recandosi in questo modo in una terra di nessuno, e non all apparenza per vedere le cose con i proprio occhi, ma per discutere (202)? L idea di un concilio tra i cadaveri sembra essere in linea con il gusto particolare di questo libro. Almeno è abbastanza arduo immaginare che cos altro si può ottenere dalla curiosa idea che una terra di nessuno possa essere un luogo adatto per un consiglio di guerra, o dal pensiero pretestuoso che un terreno καθαρός sia scarso dopo i successi di Ettore del giorno precedente. Il verso 199 è uguale a 8.491, ma là la situazione è diversa perchè Ettore si è ritirato dalla scena della strage verso un terreno sgombro lungo il fiume, per convocare una ἀγορή generale. L azione della convocazione di un consiglio qui è non solo poco plausibile, ma, cosa più importante, è irrilevante dal punto di vista della narrazione di questo libro. 33 Il figlio di Nestore qui è Trasimede: si veda Invece Νέστορος υἱὸς (9x nel resto dell Iliade) altrove è il figlio più famoso di Nestore, Antiloco, ma qui non c è assolutamente alcuna ambiguità. Dopo Merione, Trasimede è il più illustre dei sette comandanti della guardia designati in 9.79 sgg. e merita un ruolo più rilevante di quello che l Iliade gli assegna. Salva suo fratello Antiloco da un attacco in e sopravvive alla guerra (si veda l Odissea, 3.39 etc.). La ragione per prendere con sé Merione e Trasimede al consiglio è abbastanza trasparente: si tratta di fornire agli esploratori armi adeguate (sivedano i versi ). 34 Gli stessi re, Ἀργείων βασιλῆες (195). 35 A proposito di περὶ νὺξ ἐκάλυψεν, poco cambia considerando Ettore, gli Argivi o la terra come oggetto. νὺξ ἐκάλυψε è una formula iliadica (6x oltre alla presente occorrenza) che viene sempre utilizzato, altrove, con senso metaforico per indicare le tenebre dello svenimento o della morte che coprono gli occhi (vedi etc.). Una forma modificata νυκτὶ καλύψας (5.23) allude ad uno degli stratagemmi di salvataggio da parte degli dei, di solito espresso da ἀήρ. 36 Si veda la nota a Il rinforzo dell aggettivo possessivo ἑός con αὐτοῦ (solo qui nell Iliade) è odisseico (1.409, 2.45, , ). Così come φῆμιν è un termine odisseico (Odissea 6.273, etc. (6x nel poema)).

14 209 αὖθι μένειν παρὰ νηυσὶν ἀπόπροθεν, ἦε πόλιν δὲ qui rimanere presso le navi in disparte, lontano, fuori (da ἀπόπροθε, prima di una vocale ἀπόπροθεν), oppure se alla città 210 ἂψ ἀναχωρήσουσιν, ἐπεὶ δαμάσαντό γ Ἀχαιούς. indietro se ne ritorneranno (da ἀναχωρέω), dal momento che hanno avuto la meglio su, domato, battuto (da δαμάζω), gli Achei. 211 ταῦτά κε πάντα πύθοιτο, καὶ ἂψ εἰς ἡμέας ἔλθοι Tutte queste cose potrebbe apprendere, conoscere (da πυνθάνομαι), e indietro da noi ritornare 212 ἀσκηθής: μέγα κέν οἱ ὑπουράνιον κλέος εἴη incolume, illeso (da ἀσκηθής, ές); e per lui ci sarebbe una grande gloria sotto il cielo (da ὑπουράνιος, ον) 213 πάντας ἐπ ἀνθρώπους, καί οἱ δόσις ἔσσεται ἐσθλή: fra tutti gli uomini, e per lui ci saranno anche bei (da ἐσθλός, ή, όν) premi, doni (da δόσις, εως, ἡ, (δίδωμι): un termine odisseico, 4x): 214 ὅσσοι γὰρ νήεσσιν ἐπικρατέουσιν ἄριστοι 38 quanti infatti i migliori, i più nobili, comandano (da ἐπικρατέω, con il dativo) le navi, 215 τῶν πάντων οἱ ἕκαστος ὄϊν δώσουσι μέλαιναν di tutti questi ciascuno gli donerà una pecora ((da ὄις, gen. ὄιος, dativo plurale οἴεσι, ὀίεσσι, ὄεσσι, ὁ, ἡ : volendo distinguere il genere Omero aggiunge ἄρσην, ἀρνειός per il maschio, il montone, e θῆλυς per la femmina) nera 216 θῆλυν ὑπόρρηνον: τῇ μὲν κτέρας οὐδὲν ὁμοῖον, femmina con un agnello lattante (da ὑπόρρηνος, ον, (π ήν, ἀρήν) poet. per ὕπαρνος); nessun possesso, nessun dono (da κτέρας, τό, = κτέανον), (è) comparabile (da ὅμοιος o (come in Omero e dialetto ionico e antico attico) ὁμοῖος, α, ον : con il dativo) ad essa, 217 αἰεὶ δ ἐν δαίτῃσι καὶ εἰλαπίνῃσι παρέσται 39. sempre sarai presente, prenderai parte (da πάρειμι) ai banchetti (da δαίτη, ἡ, poet. per δαίς) e alle feste solenni (da εἰλαπίνη, ἡ)» ὣς ἔφαθ, οἳ δ ἄρα πάντες ἀκὴν ἐγένοντο σιωπῇ. Così diceva, e quelli, tutti, rimasero in profondo silenzio. 219 τοῖσι δὲ καὶ μετέειπε βοὴν ἀγαθὸς Διομήδης: a questi dunque parlò anche Diomede, valente nel grido di guerra: 220 Νέστορ ἔμ ὀτρύνει κραδίη καὶ θυμὸς ἀγήνωρ «O Nestore, il cuore e lo spirito eroico, virile (da ἀγήνωρ, ορος, ὁ, ἡ, (ἀγα-, ἀνήρ)), mi spingono, mi incoraggiano 221 ἀνδρῶν δυσμενέων 40 δῦναι στρατὸν ἐγγὺς ἐόντων a penetrare (da δύω, con l accusativo) nell accampamento dei guerrieri nemici, che sono vicini, 222 Τρώων: ἀλλ εἴ τίς μοι ἀνὴρ ἅμ ἕποιτο καὶ ἄλλος dei Troiani; ma se qualcuno, un guerriero, venisse con me, anche un altro, 223 μᾶλλον θαλπωρὴ καὶ θαρσαλεώτερον ἔσται. ci sarà maggiormente consolazione, conforto (da θαλπωρή, ἡ), e più coraggio (da θαρσαλέος, Att. θαρραλέος, α, ον, (θάρσος), qui avverbio). 224 σύν τε δύ ἐρχομένω καί 41 τε πρὸ ὃ τοῦ ἐνόησεν Quando due vanno insieme, questo vede anche prima (da πρό, con il genitivo) di quello 225 ὅππως κέρδος ἔῃ: μοῦνος δ εἴ πέρ τε νοήσῃ in che modo ci possa essere un vantaggio, un profitto (da κέρδος, εος, τό); se invece uno da solo pure capisce, 226 ἀλλά τέ οἱ βράσσων τε νόος, λεπτὴ δέ τε μῆτις. a lui però la percezione, la sua visione, è più tarda, lenta (da βραδύς, εῖα, ύ, comparativo), e la sua mente (da μῆτις, ἡ) è fiacca, debole (da λεπτός, ή, όν, (λέπω))» ὣς ἔφαθ, οἳ δ ἔθελον Διομήδεϊ πολλοὶ ἕπεσθαι. Così diceva, e questi in molti volevano seguire (da ἕπομαι, con il dativo) Diomede, 228 ἠθελέτην Αἴαντε δύω θεράποντες Ἄρηος, volevano i due Aiaci, servitori di Ares, 229 ἤθελε Μηριόνης, μάλα δ ἤθελε Νέστορος υἱός, voleva Merione, o molto voleva il figlio di Nestore, 230 ἤθελε δ Ἀτρεΐδης δουρικλειτὸς Μενέλαος, 38 Per νήεσσιν ἐπικρατέουσιν ἄριστοι si veda in Odissea = = (con νήεσσιν sostituito da νήσοισιν). 39 Prendere parte ai banchetti è parte essenziale del κλέος, si veda sgg. e il verso formulare = (τίειν) ἕδρῃ τε κρέασίν τε ἰδὲ πλείοις δεπάεσσιν. La perdita di questo privilegio è il peggior destino che Andromaca può immaginare (in quel momento) per Astianatte in Espressione formulare presente in varie declinazioni: per esempio , 10.40, 6.543, Questo καί fornisce ancora un altra motivazione per la quale essere in due è meglio: oltre a confortarsi ed incoraggiarsi l uno con l altro, dei due uno vede prima dell altro come approfittare di una situazione.

15 voleva il figlio di Atreo, Menelao celebre per la (sua) lancia, 231 ἤθελε δ ὁ τλήμων Ὀδυσεὺς καταδῦναι ὅμιλον e voleva il costante, paziente, coraggioso (da τλήμων, ονος, ὁ, ἡ), Odisseo infiltrarsi, penetrare (da καταδύω, o καταδύνω), tra la folla 232 Τρώων: αἰεὶ γάρ οἱ ἐνὶ φρεσὶ θυμὸς ἐτόλμα. dei Troiani: sempre infatti a lui nel petto il cuore osava, era pronto ad osare (da τολμάω). 233 τοῖσι δὲ καὶ μετέειπεν ἄναξ ἀνδρῶν Ἀγαμέμνων: Tra di questi poi parlò Agamennone, signore di uomini: 234 Τυδεΐδη Διόμηδες ἐμῷ κεχαρισμένε θυμῷ 42 «O Diomede, figlio di Tideo, caro (da χαρίζομαι) al mio cuore, 235 τὸν μὲν δὴ ἕταρόν γ αἱρήσεαι ὅν κ ἐθέλῃσθα, (tu) sceglierai dunque quel compagno che desideri, 236 φαινομένων τὸν ἄριστον, ἐπεὶ μεμάασί γε πολλοί. il migliore tra quelli che si sono fatti avanti, che si sono mostrati, dal momento che in molti sono desiderosi, bramano. 237 μηδὲ σύ γ αἰδόμενος σῇσι φρεσὶ τὸν μὲν ἀρείω 238 καλλείπειν, E tu non lasciare indietro (da καλλείπω, poet. per καταλείπω), perché timido, timoroso (da αἰδέομαι, questo termine si riferisce al timore della disapprovazione), nel tuo cuore, quello migliore, più valoroso (da ἀρείων, ον, gen. ονος, usato come comparativo di ἀγαθός, cfr. ἄριστος), 238 σὺ δὲ χείρον ὀπάσσεαι αἰδοῖ εἴκων e tu non prenderai come compagno (da ὀπάζω) uno inferiore, più debole (da χείρων, ὁ, ἡ, neut. χεῖρον, gen. -ονος, acc. -ονα : comparativo irregolare da κακός) cedendo (da εἴκω, con il dativo) al rispetto, al pudore, al timore reverenziale (da αἰδώς, όος, contr. οῦς, ἡ), 239 ἐς γενεὴν ὁρόων, μηδ εἰ βασιλεύτερός ἐστιν. guardando alla stirpe, neppure se è più regale, un re più autorevole (da βασίλειος, ον, comparativo irregolare)» ὣς ἔφατ, ἔδεισεν δὲ περὶ ξανθῷ Μενελάῳ. 43 Così diceva, e ha paura (da δείδω, qui δ. περί τινι) per il biondo Menelao. 241 τοῖς δ αὖτις μετέειπε βοὴν ἀγαθὸς Διομήδης: A questi di nuovo parla Diomede, valente nel grido di guerra: 242 εἰ μὲν δὴ ἕταρόν γε κελεύετέ μ αὐτὸν ἑλέσθαι, «Se volete dunque che io stesso mi scelga da me un compagno, 243 πῶς ἂν ἔπειτ Ὀδυσῆος ἐγὼ θείοιο λαθοίμην, come allora io potrei dimenticarmi di, potrei non pensare a (da λανθάνω), Odisseo divino, 244 οὗ πέρι μὲν πρόφρων κραδίη καὶ θυμὸς ἀγήνωρ 44 al quale (sono) una mente saggia ed uno spirito corraggioso 245 ἐν πάντεσσι πόνοισι, φιλεῖ δέ ἑ Παλλὰς Ἀθήνη. in tutte le imprese, in tutti i travagli della guerra (da πόνος, ὁ), e lo ama Pallade Atena. 246 τούτου γ ἑσπομένοιο καὶ ἐκ πυρὸς αἰθομένοιο Se lui venisse con me, anche dal fuoco ardente (da αἴθω) 42 La formula ἐμῷ κεχαρισμένε θυμῷ viene per esempio impiegata per rivolgersi a Diomede in (Atena) e (Stenelo), e poi nei confronti di Patroclo in Il verso 240 era certamente mancante nel testo di Zenodoto e fu certamente atetizzato dai suoi successori in quanto violava gli standard eroici di coraggio. Il gusto moderno tenderebbe a ritenere questo testo più forte se i pensieri di Agamennone fossero in qualche modo rimasti impliciti, anziché espressi Ma in quanto chiarimento delle ragioni del parlatore a beneficio degli ascoltatori un po più lenti a comprendere, questo verso ha molti paralleli, sebbene sia insolito in quanto ἔδεισεν δὲ (con δέ nel senso di γάρ) non segni un cambiamento di soggetto. Nel verso che segue αὖτις contrassegna il secondo discorso di Diomede in 242 sgg. e non ha alcuna connessione con il verso 240. Menelao, a dispetto della sua inferiorità come combattente, (cfr. μαλθακὸς αἰχμητής in , descrizione di Apollo), è conscio che la guerra viene combattuta a causa sua (si veda il commento del narratore più sopra, in 25-8), e non può restarsene indietro in queste occasioni pericolose. Si veda per esempio la sua accettazione della sfida di Ettore in 7.94 sgg. Agamennone reagisce allo stesso modo anche in quell occasione. Si noti anche la reazione di Agamennone al ferimento di Menelao in sgg., dove la sua preoccupazione per l incolumità di Menelao viene innalzata ( ) dal riconoscimento che la morte del fratello avrebbe svuotato la guerra, nella quale era in gioco il suo onore, della sua ragion d essere. Le preoccupazioni di Agamennone, ed il modo indiretto in cui gli vengono fatti esprimere i suoi desideri, è un tocco comico di caratterizzazione del personaggio che non dovrebbe essere trascurato, si vedano i versi 61 (la diffidenza di Menelao), 114 (Agamennone deve fare tutto il lavoro), 123 (l assenza di iniziativa di Menelao), 164 (il finto timprovero di Diomede). E naturalmente l Odissea mostra lo stesso interesse nell interazione delle varie personalità umane. 44 Qui κραδίη καὶ θυμὸς ἀγήνωρ può essere preso insieme come un singolo concetto, il suo cuore ed il suo spirito coraggioso, come in 220, 319 e 9.635, sebbene sia possibile prendere ἀγήνωρ in modo predicativo in parallelo a πρόφρων. Non c è un facile parallelo per la sintassi di un aggettivo attributivo ridondante in una formula modificata per un uso predicativo.

16 247 ἄμφω νοστήσαιμεν, ἐπεὶ περίοιδε νοῆσαι 45. entrambe faremmo ritorno (da νοστέω), poiché sa bene (da περίοιδα: περίοιδα, περιήδη, perf. e piuccheperfetto con senso di presente ed imperfetto) capire (da νοέω)» τὸν δ αὖτε προσέειπε πολύτλας δῖος Ὀδυσσεύς: A lui di rimando risponde il divino Odissea, paziente, che molto sopporta (da πόλυτλας, ὁ, (τλῆναι), solo al nominativo): 249 Τυδεΐδη μήτ ἄρ με μάλ αἴνεε μήτέ τι νείκει: «O figlio di Tideo, non lodarmi (da αἰνέω) troppo, né rimproverarmi; 250 εἰδόσι γάρ τοι ταῦτα μετ Ἀργείοις ἀγορεύεις. (gli Argivi) conoscono infatti, te lo assicuro, queste cose, che tra gli Argivi racconti. 251 ἀλλ ἴομεν: μάλα γὰρ νὺξ ἄνεται, ἐγγύθι δ ἠώς, Ma andiamo: già quasi del tutto la notte è giunta al termine, è completata (da ἄνω), e vicina è l aurora, 252 ἄστρα δὲ δὴ προβέβηκε, παροίχωκεν δὲ πλέων νὺξ le stelle poi sono molto avanzate, la più parte (da πλείων, πλέων, ὁ, ἡ, neutro πλεῖον, πλέον, πλεῖν, Comp. di πολύς) della notte è passata (da παροίχομαι), 253 τῶν δύο μοιράων, τριτάτη δ ἔτι μοῖρα λέλειπται. due delle parti (da μοῖρα, ας), e ancora la terza parte rimane (da λείπω)» ὣς εἰπόνθ ὅπλοισιν 46 ἔνι δεινοῖσιν ἐδύτην. Dopo aver così parlato, entrambe vestirono le terribili armi (da ὅπλον, τό). 255 Τυδεΐδῃ μὲν δῶκε μενεπτόλεμος Θρασυμήδης Al figlio di Tideo,Trasimede, saldo, fedele in battaglia, diede 256 φάσγανον ἄμφηκες: τὸ δ ἑὸν παρὰ νηῒ λέλειπτο: una spada a doppio taglio (da ἀμφήκης, ες, (ἀκή)) quella sua aveva lasciata alla nave 257 καὶ σάκος: ἀμφὶ δέ οἱ κυνέην 47 κεφαλῆφιν 48 ἔθηκε e uno scudo; intorno alla testa (da κεφαλή, ἡ) gli mise un elmo (da κυνέη, ἡ) 258 ταυρείην, ἄφαλόν 49 τε καὶ ἄλλοφον, ἥ τε καταῖτυξ di pelle di toro (da ταύρειος, α, ον), senza cimiero (da ἄφαλος, ον) e senza cresta (da ἄλλοφος, ον, Ep. per ἄλοφος), che kataîtyx 259 κέκληται 50, ῥύεται δὲ κάρη θαλερῶν αἰζηῶν. viene detto, e protegge (da ῥύομαι) la testa dei giovani gagliardi, fiorenti. 260 Μηριόνης 51 δ Ὀδυσῆϊ δίδου βιὸν ἠδὲ φαρέτρην Merione dava a Odisseo un arco ed una faretra, 261 καὶ ξίφος, ἀμφὶ δέ οἱ κυνέην κεφαλῆφιν ἔθηκε ed una spada, e intorno alla testa (da κεφαλή, ἡ) gli mise un elmo (da κυνέη, ἡ) 262 ῥινοῦ ποιητήν: πολέσιν δ ἔντοσθεν ἱμᾶσιν fatto (da ποιητός, ή, όν) di pelle; dall interno con molte cinghie 263 ἐντέτατο στερεῶς: ἔκτοσθε δὲ λευκοὶ ὀδόντες 45 In questo libro Odisseo e Diomede sono personaggi complementari: intelligenza e forza. Sono associati in coppia tipica, come nella letteratura postomerica. 46 ὅπλα ha il significato generico di arnese; attrezzo. Con specifico riferimento ad arnesi di guerra, armi in questo senso per lo più al plurale come ἔντεα, τεύχεα ricorre solo in 272, (lo Scudo di Achille) e in Si veda anche ὁπλίζοντο (8.55). Il termine è comune in Odissea (13x), specie nel senso di arnesi, attrezzature per le navi, gomene. 47 Chiaramente κυνέη può significare 'cuoio; pelle" in generale, piuttosto che "pelle di cane" in modo specifico. Nella descrizione che il poeta ne fa, ἄφαλόν significa "senza φάλοι". I φάλοι sembra fossero, almeno in origine, le placche metalliche che formavano una copertura protettiva esterna dell'elmo. Si vedano anche gli epiteti ἀμφίφαλος e τετράφαλος. In ἄλλοφον, la doppia -λλ- non ha giustificazione etimologica, e si deve considerare analoga a forme quali ἔλλαβε. Per quanto riguarda infine καταῖτυξ, si tratta senza dubbio di un insolito termine per un insolito oggetto... καταῖτυξ è un hapax legomenon che bt interpreta etimologicamente κατά e dalla radice di τεύχω: l'elmo doveva essere così chiamato perchè mancava di altezza, era basso, non avendo una cresta. È chiaro che gli scoliasti non avevano nulla a disposizione se non il testo. E se si accetta l ipotesi (Bechtel) di Schulze che λόφος fosse un termine preso in prestito dalla Caria, lo stesso si potrebbe pensare di καταῖτυξ. 48 In generale le desinenze -φι, -οφι si sono sviluppate laddove si presentava una convenienza metrica: l impiego è dunque piuttosto flessibile. Per esempio κεφαλῆφι può essere genitivo: Si veda , Ἕκτωρ μὲν κεφαλῆφιν ἐπεὶ λάβεν οὐχὶ μεθίει. Qui è dativo singolare. 49 Si veda 5.743, dove l elmo ha doppio cimiero. 50 Si tratta di un tipo di elmo molto antico, come dimostra il pedigree che segue: esisteva già in età micenea. Autolico, nominato più sotto, ladrone emerito, secondo l Odissea ( sgg.) era il nonno materno di Odisseo. 51 Merione usa l arco in battaglia in e nella gara con l arco durante i giochi funebri per Patroclo in Altrove, come secondo a Idomeneo nella linea di comando (si veda sgg.), egli combatte con la lancia. Lo scolio T ricorda che Merione era un Cretese, e che i Cretesi in epoca classica erano grandi arcieri. Una question più importante è però perché un arco sia considerato un arma utile per una spia Oltre ad altre spiegazioni tecniche, si può semplicemente immaginare che il poeta voleva una certa varietà: ecco dunque la lancia per Diomede e, quasi con uno sguardo all Odissea, un arco per Odisseo. Esattamente come ha dotato le due spie di due diversi elmi.

17 era irrigidito, mantenuto teso (da ἐντείνω) con forza, strettamente (da στερεός, ά, όν, anche στερρός); all esterno (da ἔκτοσθε e ἔκτοπθεν (non solo davanti a vocale, si veda 7.341), = ἔκτοθεν) denti bianchi 264 ἀργιόδοντος ὑὸς 52 θαμέες ἔχον ἔνθα καὶ ἔνθα 53 di cinghiale dalle bianche zanne (da ἀργιόδους, όδοντος, ὁ, ἡ) stavano fitti, serrati (da θαμέες, οἱ), in un senso e nell altro, 265 εὖ καὶ ἐπισταμένως: μέσσῃ δ ἐνὶ πῖλος ἀρήρει 54. bene e con arte (da ἐπίσταμαι); nel mezzo stava stipata, pressata (da ἀραρίσκω), della lana, del feltro (da πῖλος, ὁ). 266 τήν ῥά ποτ ἐξ Ἐλεῶνος Ἀμύντορος Ὀρμενίδαο 267 ἐξέλετ Αὐτόλυκος πυκινὸν δόμον ἀντιτορήσας, Questo, un giorno, da Eleone rubò (da ἐξαιρέω) Autolico, dopo essere penetrato con la forza (da ἀντιτορέω, con l accusativo) nel solido palazzo di Amintore figlio di Ormeno, 268 Σκάνδειαν δ ἄρα δῶκε Κυθηρίῳ Ἀμφιδάμαντι: e lo inviò (da δίδωμι) poi a Scandea, per Anfidamante di Citera: 269 Ἀμφιδάμας δὲ Μόλῳ δῶκε ξεινήϊον εἶναι, Anfidamante lo inviò, lo diede a Molo, per essere un dono di ospitalità, 270 αὐτὰρ ὃ Μηριόνῃ δῶκεν ᾧ παιδὶ φορῆναι: ma questi lo diede a Merione, suo figlio, da portare (da φορῆναι); 271 δὴ τότ Ὀδυσσῆος πύκασεν κάρη ἀμφιτεθεῖσα. 55 e in quell occasione, in quel momento, messo intorno (da ἀμφιτίθημι), coprì, serrò proteggendola (da πυκάζω, sottinteso κυνέη), la testa di Odisseo τὼ δ ἐπεὶ οὖν ὅπλοισιν ἔνι δεινοῖσιν ἐδύτην 56, Dopo che allora entrambe vestirono le terribili armi (da ὅπλον, τό), 273 βάν ῥ ἰέναι, λιπέτην δὲ κατ αὐτόθι 57 πάντας ἀρίστους. si avviarono per andare, e lì lasciarono giù tutti i nobili. 274 τοῖσι δὲ δεξιὸν ἧκεν ἐρῳδιὸν ἐγγὺς ὁδοῖο A questi da destra, lungo (da ἐγγύς, con il genitivo) la strada, inviò un airone (da ἐρῳδιός, ὁ), 275 Παλλὰς Ἀθηναίη: τοὶ δ οὐκ ἴδον ὀφθαλμοῖσι Pallade Atena: questi non lo videro con i (loro) occhi 276 νύκτα δι ὀρφναίην, ἀλλὰ κλάγξαντος ἄκουσαν. attraverso la notte buia (da ὀρφναῖος, α, ον, in Omero sempre epiteto della notte), ma (lo) udirono mentre emetteva un grido acuto (da κλάζω). 277 χαῖρε δὲ τῷ ὄρνιθ Ὀδυσεύς, ἠρᾶτο δ Ἀθήνῃ: Si rallegrava (da χαίρω) Odisseo a causa dell uccello (da ὄρνις, ὁ, anche ἡ, gen. ὄρνιθος), e pregava (da ἀράομαι, con il dativo) Atena: 278 κλῦθί μευ αἰγιόχοιο Διὸς τέκος, ἥ τέ μοι αἰεὶ «Ascoltami, o figlia di Zeus portatore dell egida, (tu) che sempre a me 279 ἐν πάντεσσι πόνοισι παρίστασαι, οὐδέ σε λήθω in tutte le imprese, in tutti i travagli (da πόνος, ὁ), mi stai accanto, mi assisti (da παρίστημι), e non ti sfuggo, non mi dimentichi (da λανθάνω, anche λήθω) 280 κινύμενος: νῦν αὖτε μάλιστά με φῖλαι Ἀθήνη, quando mi muovo all azione (da κίνυμαι: da tradurre in linea con il fatto che πόνοι sono le sofferenze della guerra); ora ancora, più di ogni altra volta, guardami con affetto, o Atena, 281 δὸς δὲ πάλιν ἐπὶ νῆας ἐϋκλεῖας ἀφικέσθαι concedi(mi) che di nuovo ritorniamo (da ἀφικνέομαι) alle navi pieni di gloria (da εὐκλεής, ές) 282 ῥέξαντας μέγα ἔργον, ὅ κε Τρώεσσι μελήσῃ. dopo aver compiuto (da ῥέζω) una grande impresa, che sia oggetto di ricordo, di ammirazione (da μέλω), per i Troiani». 52 Vedi A giudicare dalle rappresentazioni, le curve dei denti erano disposte in modo alternato tra una fila e l altra: ) ) )... quindi ( ( (... A dispetto di questo aspetto così caratteristico, la dizione formulare non preserva alcun epiteto che commemori questo stile di elmo Se mai tali epiteti sono esistiti e sono divenuti incomprensibili, è probabile che siano stati sostituiti. 54 Tutti gli elmi erano sicuramente adattati al capo di colui che li indossava, in modo da essere confortevoli, ed è solo per completare la descrizione che questo punto viene qui menzionato. Probabilmente questo verso fu preso ad hominem e quindi iniziò la tradizione iconografica di rappresentare Odisseo che indossa il πιλίον, il piccolo cappello in feltro. 55 Le armi prese in prestito completano l equipaggiamento che gli eroi hanno portato al consiglio. In 149 Odisseo prende solo uno scudo e in 178 Diomede solo una lancia. 56 Si veda il verso 254. Anche qui, come allora, si nota che le armi incutono paura. 57 Qui λιπέτην δὲ κατ αὐτόθι può leggersi con κατ(ά) in tmesi: καταλείπω. Si veda , e = Ma in questo libro καταυτόθι può essere già visto come una singola parola.

18 Scolpita nell'avorio, a tutto tondo, questa scultura rappresenta la testa di un guerriero che indossa un elmo fatto con denti di cinghiale. Risalente al 1300 a.c. e ritrovata presso Micene è attualmente conservata al Museo Archeologico Nazionale di Atene δεύτερος αὖτ ἠρᾶτο βοὴν ἀγαθὸς Διομήδης: Per secondo a sua volta pregava Diomede, valente nel grido di guerra: 284 κέκλυθι 58 νῦν καὶ ἐμεῖο Διὸς τέκος Ἀτρυτώνη: «Ascolta adesso anche me, o figlia di Zeus, Infaticabile: 285 σπεῖό 59 μοι ὡς ὅτε πατρὶ ἅμ ἕσπεο Τυδέϊ δίῳ segui (da ἕπομαι) me come quando seguisti (da ἕπομαι) insieme a (mio) padre, il divino Tideo, 286 ἐς Θήβας, ὅτε τε πρὸ Ἀχαιῶν ἄγγελος ᾔει. a Tebe, quando per conto degli Achei andavi come messaggero. 287 τοὺς δ ἄρ ἐπ Ἀσωπῷ λίπε 60 χαλκοχίτωνας Ἀχαιούς, Quelli allora lasciò presso l Esopo, gli Achei dai chitoni di bronzo, 288 αὐτὰρ ὃ μειλίχιον μῦθον φέρε Καδμείοισι egli invece portava una parola gentile, pacifica (da μειλίχιος, α, ον), ai Cadmei, ai Tebani, i289 κεῖσ : ἀτὰρ ἂψ ἀπιὼν μάλα μέρμερα μήσατο ἔργα in quel luogo; ma indietro ritornando (da ἄπειμι (εἶμι)) imprese molto difficili, aspre (da μέρμερος, ον), concepì, compì (da μήδομαι), 290 σὺν σοὶ δῖα θεά, ὅτε οἱ πρόφρασσα παρέστης. grazie a te, nobile, splendida dea, perché gli fosti accanto, lo assistesti (da παρίστημι, con il dativo), con mente benevola (da πρόφρων, ονος, ὁ, ἡ, (φρήν, φρονέω): πρόφρασσα, ης, femm. epico eteroclito di πρόφρων, compare anche in e 3x Odissea; πρόφρων serve anche da femminile in 244). 291 ὣς νῦν μοι ἐθέλουσα παρίσταο καί με φύλασσε. In questo modo, ora, di buon grado, volendo(lo), stai accanto a me e proteggimi. 292 σοὶ δ αὖ ἐγὼ ῥέξω βοῦν ἦνιν εὐρυμέτωπον 58 Aoristo imper. κλῦθι, in Ep. anche con raddoppio κέκλυθι. 59 σπεῖο rappresenta l'imperativo dell'aoristo radicale ἐ-σπ-όμην, mentre ἕσπεο (< σε-σπ-όμην) l'indicativo dell'aoristo raddoppiato. Non c'è una spiegazione per l'allungamento di σπέο in σπεῖο, eccetto che una possibile arbitraria licenza. A meno che non si pensi per analogia ad αἰδεῖο (αἰδέομαι) αἴδεο (αἴδομαι). 60 La pausa presso il fiume Asopo è ricordata in Per quanto riguarda l espressione (λίπε) χαλκοχίτωνας Ἀχαιούς, la formula regolare è Ἀχαιῶν χαλκοχιτώνων. Declinare questa formula nell accusativo non è rivelante in sè: ciò che è notevole è che il caso genitivo è un espressione fissata in modo eccezionalmente stabile (22x Iliade e 2x Odissea), che solo qui presenta una variazione. cambiamento. Si noti che in tutte e tre le allusioni alla saga tebana i Tebani sono detti Καδμεῖοι o Καδμειῶνες, e gli attaccanti Ἀχαιοί, quasi come se la guerra dei Sette fosse stata un impresa nazionale.

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