1 L Apocalisse di Giovanni nel suo contesto storico-culturale. Bilancio critico e nuove prospettive di ricerca Luca Arcari Dipartimento di Studi Umanistici Università di Napoli Federico II luca.arcari@unina.it 1. La datazione dell Apocalisse 1.1. Elementi interni (T1) Apoc. 17, 9-11 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, a c. di E. Lupieri, Fondazione Lorenzo Valla, Scrittori Greci e Latini, Milano 1999, pp. 72-73) ὧδε ὁ νοῦς ὁ ἔχων σοφίαν. αἱ ἑπτὰ κεφαλαὶ ἑπτὰ ὄρη εἰσίν, ὅπου ἡ γυνὴ κάθηται ἐπ' αὐτῶν. καὶ βασιλεῖς ἑπτά εἰσιν οἱ πέντε ἔπεσαν, ὁ εἷς ἔστιν, ὁ ἄλλος οὔπω ἦλθεν, καὶ ὅταν ἔλθῃ ὀλίγον αὐτὸν δεῖ µεῖναι. καὶ τὸ θηρίον ὃ ἦν καὶ οὐκ ἔστιν, καὶ αὐτὸς ὄγδοός ἐστιν καὶ ἐκ τῶν ἑπτά ἐστιν, καὶ εἰς ἀπώλειαν ὑπάγει. Qui è l intelletto che ha sapienza. Le sette teste sono sette monti, dove la donna siede su essi. E sono sette re. Cinque caddero, uno è, l altro non venne ancora e, quando venga, bisogna che egli resti poco. E la bestia che era e non è, ed è lui ottavo, ed è costituito dai sette, e va in perdizione. (T2) Apoc. 13, 11-12 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 56-57) Καὶ εἶδον ἄλλο θηρίον ἀναβαῖνον ἐκ τῆς γῆς, καὶ εἶχεν κέρατα δύο ὅµοια ἀρνίῳ, καὶ ἐλάλει ὡς δράκων. καὶ τὴν ἐξουσίαν τοῦ πρώτου θηρίου πᾶσαν ποιεῖ ἐνώπιον αὐτοῦ. καὶ ποιεῖ τὴν γῆν καὶ τοὺς ἐν αὐτῇ κατοικοῦντας ἵνα προσκυνήσουσιν τὸ θηρίον τὸ πρῶτον, οὗ ἐθεραπεύθη ἡ πληγὴ τοῦ θανάτου αὐτοῦ. E vidi un altra bestia che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a un agnello e parlava come un drago. E il potere della prima bestia, tutto quanto lo compie di fronte a essa, e fa che la terra e quelli che abitano in essa, che si prostrino alla prima bestia, di cui fu guarita la piaga della sua morte. (T3) Apoc. 21, 22 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 94-95) Καὶ ναὸν οὐκ εἶδον ἐν αὐτῇ, ὁ γὰρ κύριος ὁ θεὸς ὁ παντοκράτωρ ναὸς αὐτῆς ἐστιν, καὶ τὸ ἀρνίον. E non vidi tempio in essa; infatti il Signore, Dio onnipotente, è il suo tempio, e l agnello. 1.2. Elementi esterni (T4) Eus. hist. eccl. 3, 18, 3 = 5, 8, 6 = Iren. haer. 5, 30, 3 (GCS IX 1, pp. 230-231, 444-445) «εἰ δὲ ἔδει ἀναφανδὸν ἐν τῷ νῦν καιρῷ κηρύττεσθαι τοὔνοµα αὐτοῦ, δι' ἐκείνου ἂν ἐρρέθη τοῦ καὶ τὴν ἀποκάλυψιν ἑορακότος. οὐδὲ γὰρ πρὸ πολλοῦ χρόνου ἑωράθη, ἀλλὰ σχεδὸν ἐπὶ τῆς ἡµετέρας γενεᾶς, πρὸς τῷ τέλει τῆς Δοµετιανοῦ ἀρχῆς».
2 «Se fosse necessario in questo momento svelare apertamente il nome dell Anticristo, esso potrebbe essere stato proclamato da lui, che ne vide anche la manifestazione, avvenuta non molto tempo fa, ma quasi al nostro tempo, all incirca verso la fine del regno di Domiziano» (trad.it. in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica/1, a c. di F. Migliore, S. Borzì, CTP 158, Roma 2001, p. 161). (T5) Eus. hist. eccl. 3, 23, 3-4 = Iren. haer. 2, 22, 5 e 3, 3, 4 (GCS IX 1, 238-239) «καὶ πάντες οἱ πρεσβύτεροι µαρτυροῦσιν οἱ κατὰ τὴν Ἀσίαν Ἰωάννῃ τῷ τοῦ κυρίου µαθητῇ συµβεβληκότες παραδεδωκέναι τὸν Ἰωάννην. παρέµεινεν γὰρ αὐτοῖς µέχρι τῶν Τραϊανοῦ χρόνων». [ ] «ἀλλὰ καὶ ἡ ἐν Ἐφέσῳ ἐκκλησία ὑπὸ Παύλου µὲν τεθεµελιωµένη, Ἰωάννου δὲ παραµείναντος αὐτοῖς µέχρι τῶν Τραϊανοῦ χρόνων, µάρτυς ἀληθής ἐστιν τῆς τῶν ἀποστόλων παραδόσεως». «E tutti i presbiteri che incontrarono in Asia Giovanni, il discepolo del Signore, testimoniano che egli si mantenne nella tradizione. Rimase infatti con loro fino al tempo di Traiano». [ ] «La chiesa di Efeso, fondata da Paolo, è testimone verace della tradizione apostolica per la presenza di Giovanni, che vi rimase fino ai tempi di Traiano» (trad.it. in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica/1, cit., p. 164). (T6) Eus. hist. eccl. 3, 23, 1 (GCS IX 1, pp. 236-237) Ἐπὶ τούτοις κατὰ τὴν Ἀσίαν ἔτι τῷ βίῳ περιλειπόµενος αὐτὸς ἐκεῖνος ὃν ἠγάπα ὁ Ἰησοῦς, ἀπόστολος ὁµοῦ καὶ εὐαγγελιστὴς Ἰωάννης τὰς αὐτόθι διεῖπεν ἐκκλησίας, ἀπὸ τῆς κατὰ τὴν νῆσον µετὰ τὴν Δοµετιανοῦ τελευτὴν ἐπανελθὼν φυγῆς. In questi tempi (scil. al tempo di Ignazio di Antiochia) lo stesso apostolo ed evangelista Giovanni, che Gesù amava, viveva ancora in Asia e, tornato dall esilio nell isola di Patmo dopo la morte di Domiziano, si rimise a dirigere le chiese locali (trad.it. in Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica/1, cit., p. 164). 2. L Apocalisse e la persecuzione di Domiziano (T7) Suet. Dom. 15, 1 (testo e traduzione in Svetonio C. Tranquillo, Vita di Domiziano, a c. di F. Galli, Roma 1993) Flavium Clementem patruelem suum contemptissimae inertiae, cuius filios etiam tum parvulos successores palam destinaverat abolitoque priore nomine alterum Vespasianum appellari, alterum Domitianum, repente ex tenuissima suspicione tantum non in ipso consulatu interemit. Infine fece uccidere tutto ad un tratto, per il più leggero sospetto e quasi nell esercizio stesso del consolato, suo cugino Flavio Clemente, personaggio assolutamente inattivo, di cui, pubblicamente, aveva destinato i figli, ancora piccoli, ad essere suoi successori e a perdere i loro nomi precedenti, per chiamarsi uno Vespasiano e l altro Domiziano. (T8) Cass. Dio 67, 14, 1-2 (testo in Dio s Roman History, eds. E. Cary, H.B. Foster, The Loeb Classical Library, Cambridge-London 1970) κἀν τῷ αὐτῷ ἔτει ἄλλους τε πολλοὺς καὶ τὸν Φλάουιον <τὸν> Κλήµεντα ὑπατεύοντα, καίπερ ἀνεψιὸν ὄντα καὶ γυναῖκα καὶ αὐτὴν συγγενῆ ἑαυτοῦ Φλαουίαν Δοµιτίλλαν ἔχοντα, κατέσφαξεν ὁ Δοµιτιανός. ἐπηνέχθη δὲ ἀµφοῖν ἔγκληµα ἀθεότητος, ὑφ' ἧς καὶ ἄλλοι ἐς τὰ τῶν Ἰουδαίων ἤθη ἐξοκέλλοντες πολλοὶ κατεδικάσθησαν [ ]. Domiziano fece uccidere, insieme a molti altri, il console Flavio Clemente, nonostante fosse suo cugino e fosse sposato con Flavia Domitilla, anche lei sua parente. Contro di loro fu mossa un accusa di ateismo, per la quale furono condannati anche molti altri che inclinavano verso i costumi dei Giudei [ ].
3 (T9) Suet. Dom. 12, 1-2 (testo e traduzione in Svetonio C. Tranquillo, Vita di Domiziano, cit.) Exhaustus operum ac munerum impensis stipendioque, quod adiecerat, temptavit quidem ad relevandos castrenses sumptus, numerum militum deminuere; sed cum et obnoxium se barbaris per hoc animadverteret neque eo setius in explicandis oneribus haereret, nihil pensi habuit quin praedaretur omni modo. Bona vivorum ac mortuorum usquequaque quolibet et accusatore et crimine corripiebantur. Satis erat obici qualecumque factum dictumue adversus maiestatem principis. Confiscabantur alienissimae hereditates vel uno existente, qui diceret audisse se ex defuncto, cum viveret, heredem sibi Caesarem esse. Praeter ceteros Iudaicus fiscus acerbissime actus est; ad quem deferebantur, qui vel improfessi Iudaicam viverent vitam, vel dissimulata origine imposita genti tributa non pependissent. Interfuisse me adulescentulum memini, cum a procuratore frequentissimoque consilio inspiceretur nonagenarius senex an circumsectus esset. Rovinato dalle costruzioni, dagli spettacoli e dagli aumenti di stipendio, tentò dapprima di ridurre le spese militari diminuendo il numero dei soldati, ma rendendosi conto che si esponeva così alle incursioni dei barbari, senza per altro arrivare ad un alleggerimento dei suoi oneri, non si fece nessuno scrupolo di saccheggiare con tutti i mezzi. I beni dei vivi e dei morti venivano confiscati dappertutto, sotto la più piccola accusa di un delatore qualsiasi. Bastava che si denunciasse un gesto o una parola qualunque che offendeva la maestà imperiale. Si requisivano le eredità che meno riguardavano l imperatore, se solo si presentava un testimonio che dichiarava di aver sentito dire dal defunto, quando era vivo, che Cesare era suo erede. La tassa sui Giudei fu riscossa con un rigore tutto particolare: vi si sottoponevano sia i proseliti che vivevano come i Giudei, senza averlo dichiarato, sia coloro che, dissimulandone l origine, si erano sottratti ai tributi imposti a questa nazione. Mi ricordo di aver visto, quando ero appena adolescente, un agente del fisco, accompagnato da un numeroso seguito, esaminare un vecchio di novant'anni per stabilire se era circonciso. 3. Interpretazione anti-romana e/o anti-gerosolimitana dell Apocalisse (T10) Apoc. 17, 1-18 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 70-75) Καὶ ἦλθεν εἷς ἐκ τῶν ἑπτὰ ἀγγέλων τῶν ἐχόντων τὰς ἑπτὰ φιάλας, καὶ ἐλάλησεν µετ' ἐµοῦ λέγων, Δεῦρο, δείξω σοι τὸ κρίµα τῆς πόρνης τῆς µεγάλης τῆς καθηµένης ἐπὶ ὑδάτων πολλῶν, µεθ' ἧς ἐπόρνευσαν οἱ βασιλεῖς τῆς γῆς, καὶ ἐµεθύσθησαν οἱ κατοικοῦντες τὴν γῆν ἐκ τοῦ οἴνου τῆς πορνείας αὐτῆς. καὶ ἀπήνεγκέν µε εἰς ἔρηµον ἐν πνεύµατι. καὶ εἶδον γυναῖκα καθηµένην ἐπὶ θηρίον κόκκινον, γέµοντα ὀνόµατα βλασφηµίας, ἔχων κεφαλὰς ἑπτὰ καὶ κέρατα δέκα. καὶ ἡ γυνὴ ἦν περιβεβληµένη πορφυροῦν καὶ κόκκινον, καὶ κεχρυσωµένη χρυσίῳ καὶ λίθῳ τιµίῳ καὶ µαργαρίταις, ἔχουσα ποτήριον χρυσοῦν ἐν τῇ χειρὶ αὐτῆς γέµον βδελυγµάτων καὶ τὰ ἀκάθαρτα τῆς πορνείας αὐτῆς, καὶ ἐπὶ τὸ µέτωπον αὐτῆς ὄνοµα γεγραµµένον, µυστήριον, Βαβυλὼν ἡ µεγάλη, ἡ µήτηρ τῶν πορνῶν καὶ τῶν βδελυγµάτων τῆς γῆς. καὶ εἶδον τὴν γυναῖκα µεθύουσαν ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν ἁγίων καὶ ἐκ τοῦ αἵµατος τῶν µαρτύρων Ἰησοῦ. Καὶ ἐθαύµασα ἰδὼν αὐτὴν θαῦµα µέγα. καὶ εἶπέν µοι ὁ ἄγγελος, Διὰ τί ἐθαύµασας; ἐγὼ ἐρῶ σοι τὸ µυστήριον τῆς γυναικὸς καὶ τοῦ θηρίου τοῦ βαστάζοντος αὐτήν, τοῦ ἔχοντος τὰς ἑπτὰ κεφαλὰς καὶ τὰ δέκα κέρατα τὸ θηρίον ὃ εἶδες ἦν καὶ οὐκ ἔστιν, καὶ µέλλει ἀναβαίνειν ἐκ τῆς ἀβύσσου, καὶ εἰς ἀπώλειαν ὑπάγει καὶ θαυµασθήσονται οἱ κατοικοῦντες ἐπὶ τῆς γῆς, ὧν οὐ γέγραπται τὸ ὄνοµα ἐπὶ τὸ βιβλίον τῆς ζωῆς ἀπὸ καταβολῆς κόσµου, βλεπόντων τὸ θηρίον ὅτι ἦν καὶ οὐκ ἔστιν καὶ παρέσται. ὧδε ὁ νοῦς ὁ ἔχων σοφίαν. αἱ ἑπτὰ κεφαλαὶ ἑπτὰ ὄρη εἰσίν, ὅπου ἡ γυνὴ κάθηται ἐπ' αὐτῶν. καὶ βασιλεῖς ἑπτά εἰσιν οἱ πέντε ἔπεσαν, ὁ εἷς ἔστιν, ὁ ἄλλος οὔπω ἦλθεν, καὶ ὅταν ἔλθῃ ὀλίγον αὐτὸν δεῖ µεῖναι. καὶ τὸ θηρίον ὃ ἦν καὶ οὐκ ἔστιν, καὶ αὐτὸς ὄγδοός ἐστιν καὶ ἐκ τῶν ἑπτά ἐστιν, καὶ εἰς ἀπώλειαν ὑπάγει. καὶ τὰ δέκα κέρατα ἃ εἶδες δέκα βασιλεῖς εἰσιν, οἵτινες βασιλείαν οὔπω ἔλαβον, ἀλλὰ ἐξουσίαν ὡς βασιλεῖς µίαν ὥραν λαµβάνουσιν µετὰ τοῦ θηρίου. οὗτοι µίαν γνώµην ἔχουσιν, καὶ τὴν δύναµιν καὶ ἐξουσίαν αὐτῶν τῷ θηρίῳ διδόασιν. οὗτοι µετὰ τοῦ ἀρνίου πολεµήσουσιν, καὶ τὸ ἀρνίον νικήσει αὐτούς, ὅτι κύριος κυρίων ἐστὶν καὶ βασιλεὺς βασιλέων, καὶ οἱ µετ' αὐτοῦ κλητοὶ καὶ ἐκλεκτοὶ καὶ πιστοί. Καὶ λέγει µοι, Τὰ ὕδατα ἃ εἶδες, οὗ ἡ πόρνη κάθηται, λαοὶ καὶ ὄχλοι εἰσὶν καὶ ἔθνη καὶ γλῶσσαι. καὶ τὰ δέκα κέρατα ἃ εἶδες καὶ τὸ θηρίον, οὗτοι µισήσουσιν τὴν πόρνην, καὶ ἠρηµωµένην ποιήσουσιν αὐτὴν καὶ γυµνήν, καὶ τὰς σάρκας αὐτῆς φάγονται, καὶ αὐτὴν κατακαύσουσιν ἐν πυρί ὁ γὰρ θεὸς ἔδωκεν εἰς τὰς καρδίας αὐτῶν ποιῆσαι τὴν γνώµην αὐτοῦ, καὶ ποιῆσαι µίαν γνώµην καὶ δοῦναι τὴν βασιλείαν αὐτῶν τῷ θηρίῳ, ἄχρι τελεσθήσονται οἱ λόγοι τοῦ θεοῦ. καὶ ἡ γυνὴ ἣν εἶδες ἔστιν ἡ πόλις ἡ µεγάλη ἡ ἔχουσα βασιλείαν ἐπὶ τῶν βασιλέων τῆς γῆς.
4 E venne uno dei sette angeli, quelli che hanno le sette coppe, e parlò con me dicendo: Vieni qua, ti mostrerò la condanna della prostituta, quella grande, quella che è seduta su molte acque, con la quale i re della terra fornicarono e coloro che abitano la terra s ubriacarono del vino della sua prostituzione. E mi portò al deserto in spirito. E vidi una donna seduta su una bestia scarlatta, ripiena di nomi di bestemmia, con sette teste e dieci corna. E la donna era avvolta di porpora e scarlatto, e indorata con oro e pietra preziosa e perle, con un calice d oro nella sua mano, ripieno di abominazioni le impurità della sua prostituzione e sulla fronte un nome era scritto mistero! Babilonia la grande, la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra. E vidi la donna ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei testimoni di Gesù. E stupii vedendola, con grande stupore. E mi disse l angelo: Perché stupisti? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la sorregge, quella che ha le sette teste e le dieci corna. La bestia, che vedesti, era e non è e sta per salire dall abisso, e va in perdizione, e stupiranno coloro che abitano sulla terra, dei quali non è scritto il nome sul rotolo della vita dalla costituzione del cosmo, vedendo la bestia, poiché era e non è e sarà presente. Qui è l intelletto che ha sapienza. Le sette teste sono sette monti, dove la donna siede su essi. E sono sette re. Cinque caddero, uno è, l altro non venne ancora e, quando venga, bisogna che egli resti per poco. E la bestia che era e non è, ed è lui l ottavo, ed è costituito dai sette, e va in perdizione. E le dieci corna che vedesti sono dieci re, i quali non presero ancora il regno, ma prendono il potere come re per una sola ora con la bestia. Costoro hanno una sola intenzione e danno alla bestia la potenza e il potere propri. Costoro combatteranno con l agnello e l agnello li vincerà, poiché è signore dei signori e re dei re e quelli con lui sono chiamati e scelti e fedeli. E mi dice: Le acque che vedesti, dove la prostituta siede, popoli e folle sono genti e lingue. E le dieci corna che vedesti e la bestia, costoro detesteranno la prostituta e la faranno desolata e nuda e mangeranno le sue carni e la bruceranno nel fuoco. Dio infatti diede ai loro cuori di fare la sua intenzione e di fare un unica intenzione e dare il loro regno alla bestia, sino a che si compiranno le parole di Dio. E la donna che vedesti è la città, quella grande, quella che ha regno sui re della terra. (T11) Apoc. 18, 1-14 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 74-79) Μετὰ ταῦτα εἶδον ἄλλον ἄγγελον καταβαίνοντα ἐκ τοῦ οὐρανοῦ, ἔχοντα ἐξουσίαν µεγάλην, καὶ ἡ γῆ ἐφωτίσθη ἐκ τῆς δόξης αὐτοῦ. καὶ ἔκραξεν ἐν ἰσχυρᾷ φωνῇ λέγων, Ἔπεσεν, ἔπεσεν Βαβυλὼν ἡ µεγάλη, καὶ ἐγένετο κατοικητήριον δαιµονίων καὶ φυλακὴ παντὸς πνεύµατος ἀκαθάρτου [καὶ φυλακὴ παντὸς ὀρνέου ἀκαθάρτου] καὶ µεµισηµένου, ὅτι ἐκ τοῦ οἴνου τοῦ θυµοῦ τῆς πορνείας αὐτῆς πεπότικεν πάντα τὰ ἔθνη, καὶ οἱ βασιλεῖς τῆς γῆς µετ' αὐτῆς ἐπόρνευσαν, καὶ οἱ ἔµποροι τῆς γῆς ἐκ τῆς δυνάµεως τοῦ στρήνους αὐτῆς ἐπλούτησαν. Καὶ ἤκουσα ἄλλην φωνὴν ἐκ τοῦ οὐρανοῦ λέγουσαν, Ἐξέλθατε, ὁ λαός µου, ἐξ αὐτῆς, ἵνα µὴ συγκοινωνήσητε ταῖς ἁµαρτίαις αὐτῆς, καὶ ἐκ τῶν πληγῶν αὐτῆς ἵνα µὴ λάβητε ὅτι ἐκολλήθησαν αὐτῆς αἱ ἁµαρτίαι ἄχρι τοῦ οὐρανοῦ, καὶ ἐµνηµόνευσεν ὁ θεὸς τὰ ἀδικήµατα αὐτῆς. ἀπόδοτε αὐτῇ ὡς καὶ αὐτὴ ἀπέδωκεν, καὶ διπλώσατε τὰ διπλᾶ κατὰ τὰ ἔργα αὐτῆς ἐν τῷ ποτηρίῳ ᾧ ἐκέρασεν κεράσατε αὐτῇ διπλοῦν ὅσα ἐδόξασεν αὑτὴν καὶ ἐστρηνίασεν, τοσοῦτον δότε αὐτῇ βασανισµὸν καὶ πένθος. ὅτι ἐν τῇ καρδίᾳ αὐτῆς λέγει ὅτι Κάθηµαι βασίλισσα, καὶ χήρα οὐκ εἰµί, καὶ πένθος οὐ µὴ ἴδω διὰ τοῦτο ἐν µιᾷ ἡµέρᾳ ἥξουσιν αἱ πληγαὶ αὐτῆς, θάνατος καὶ πένθος καὶ λιµός, καὶ ἐν πυρὶ κατακαυθήσεται ὅτι ἰσχυρὸς κύριος ὁ θεὸς ὁ κρίνας αὐτήν. Καὶ κλαύσουσιν καὶ κόψονται ἐπ' αὐτὴν οἱ βασιλεῖς τῆς γῆς οἱ µετ' αὐτῆς πορνεύσαντες καὶ στρηνιάσαντες, ὅταν βλέπωσιν τὸν καπνὸν τῆς πυρώσεως αὐτῆς, ἀπὸ µακρόθεν ἑστηκότες διὰ τὸν φόβον τοῦ βασανισµοῦ αὐτῆς, λέγοντες, Οὐαὶ οὐαί, ἡ πόλις ἡ µεγάλη, Βαβυλὼν ἡ πόλις ἡ ἰσχυρά, ὅτι µιᾷ ὥρᾳ ἦλθεν ἡ κρίσις σου. Καὶ οἱ ἔµποροι τῆς γῆς κλαίουσιν καὶ πενθοῦσιν ἐπ' αὐτήν, ὅτι τὸν γόµον αὐτῶν οὐδεὶς ἀγοράζει οὐκέτι, γόµον χρυσοῦ καὶ ἀργύρου καὶ λίθου τιµίου καὶ µαργαριτῶν καὶ βυσσίνου καὶ πορφύρας καὶ σιρικοῦ καὶ κοκκίνου, καὶ πᾶν ξύλον θύϊνον καὶ πᾶν σκεῦος ἐλεφάντινον καὶ πᾶν σκεῦος ἐκ ξύλου τιµιωτάτου καὶ χαλκοῦ καὶ σιδήρου καὶ µαρµάρου, καὶ κιννάµωµον καὶ ἄµωµον καὶ θυµιάµατα καὶ µύρον καὶ λίβανον καὶ οἶνον καὶ ἔλαιον καὶ σεµίδαλιν καὶ σῖτον καὶ κτήνη καὶ πρόβατα, καὶ ἵππων καὶ ῥεδῶν καὶ σωµάτων, καὶ ψυχὰς ἀνθρώπων. καὶ ἡ ὀπώρα σου τῆς ἐπιθυµίας τῆς ψυχῆς ἀπῆλθεν ἀπὸ σοῦ, καὶ πάντα τὰ λιπαρὰ καὶ τὰ λαµπρὰ ἀπώλετο ἀπὸ σοῦ, καὶ οὐκέτι οὐ µὴ αὐτὰ εὑρήσουσιν. Dopo queste cose vidi un altro angelo che scendeva dal cielo con un potere grande, e la terra fu illuminata dalla sua gloria. E gridò con forte voce, dicendo: Cadde, cadde Babilonia, quella grande, e fu abitazione di demoni e ricettacolo di ogni spirito impuro e ricettacolo di ogni uccello impuro [e ricettacolo di ogni bestia impura] e detestabile, poiché del vino dell ira della sua prostituzione hanno bevuto tutte le genti e i
5 re della terra fornicarono con lei e i mercanti della terra si arricchirono grazie alla potenza del suo orgoglio sfrenato. E udii un altra voce dal cielo che diceva: Uscite, o popolo mio, da essa, così da non essere compartecipi dei suoi peccati e da non prendere dalle sue piaghe, poiché si sono ammassati i suoi peccati sino al cielo e ricordò Dio le sue ingiustizie. Date a lei come anch ella ha dato e raddoppiate al doppio, secondo le sue opere: nel calice con cui versò, versate a lei il doppio; con quante cose glorificò sé stessa e si inorgoglì sfrenatamente, altrettanto date a lei in tormento e lutto. Poiché nel suo cuore dice: Siedo regina e vedova e non sono e lutto non vedrò. Per questo, in un solo giorno verranno le sue piaghe, morte e lutto e fame, e sarà bruciata nel fuoco, poiché forte Signore è Dio, colui che la condannò. E piangeranno e si percoteranno per lei i re della terra, quelli che con lei fornicarono e si inorgoglirono sfrenatamente, quando vedano il fumo del suo incendio, stando dritti da lontano, per paura del suo tormento, dicendo: Guai, guai, città grande, Babilonia, città forte, poiché in una sola ora venne la tua condanna. E i mercanti della terra piangono e lamentano su di lei, poiché il loro carico nessuno più compera, un carico d oro e d argento e di pietra preziosa e di perle e di bisso e di porpora e di seta e di scarlatto, e ogni legno di tuia e ogni oggetto d avorio e ogni oggetto di legno preziosissimo e di bronzo e di ferro e di marmo, e cinnamomo e amomo e aromi e mirra e incenso e vino e olio e fior di farina e grano e mandrie e greggi, e di cavalli e di carri e di corpi, e anime di uomini. (T12) Apoc. 13, 1-3 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 54-55) Καὶ εἶδον ἐκ τῆς θαλάσσης θηρίον ἀναβαῖνον, ἔχον κέρατα δέκα καὶ κεφαλὰς ἑπτά, καὶ ἐπὶ τῶν κεράτων αὐτοῦ δέκα διαδήµατα, καὶ ἐπὶ τὰς κεφαλὰς αὐτοῦ ὄνοµα βλασφηµίας. καὶ τὸ θηρίον ὃ εἶδον ἦν ὅµοιον παρδάλει, καὶ οἱ πόδες αὐτοῦ ὡς ἄρκου, καὶ τὸ στόµα αὐτοῦ ὡς στόµα λέοντος. καὶ ἔδωκεν αὐτῷ ὁ δράκων τὴν δύναµιν αὐτοῦ καὶ τὸν θρόνον αὐτοῦ καὶ ἐξουσίαν µεγάλην. καὶ µίαν ἐκ τῶν κεφαλῶν αὐτοῦ ὡς ἐσφαγµένην εἰς θάνατον, καὶ ἡ πληγὴ τοῦ θανάτου αὐτοῦ ἐθεραπεύθη. E vidi dal mare una bestia che saliva, con dieci corna e sette teste e sulle sue corna dieci diademi e sulle sue teste un nome di bestemmia. E la bestia che vidi era simile a un leopardo e i suoi piedi come di un orso e la sua bocca come bocca di leone, e le diede il drago la sua potenza e il suo trono e un potere grande. E vidi una delle sue teste come sgozzata a morte, e la piaga della sua morte fu guarita. (T13) Apoc. 13, 11-15 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 56-59) Καὶ εἶδον ἄλλο θηρίον ἀναβαῖνον ἐκ τῆς γῆς, καὶ εἶχεν κέρατα δύο ὅµοια ἀρνίῳ, καὶ ἐλάλει ὡς δράκων. καὶ τὴν ἐξουσίαν τοῦ πρώτου θηρίου πᾶσαν ποιεῖ ἐνώπιον αὐτοῦ. καὶ ποιεῖ τὴν γῆν καὶ τοὺς ἐν αὐτῇ κατοικοῦντας ἵνα προσκυνήσουσιν τὸ θηρίον τὸ πρῶτον, οὗ ἐθεραπεύθη ἡ πληγὴ τοῦ θανάτου αὐτοῦ. καὶ ποιεῖ σηµεῖα µεγάλα, ἵνα καὶ πῦρ ποιῇ ἐκ τοῦ οὐρανοῦ καταβαίνειν εἰς τὴν γῆν ἐνώπιον τῶν ἀνθρώπων. καὶ πλανᾷ τοὺς κατοικοῦντας ἐπὶ τῆς γῆς διὰ τὰ σηµεῖα ἃ ἐδόθη αὐτῷ ποιῆσαι ἐνώπιον τοῦ θηρίου, λέγων τοῖς κατοικοῦσιν ἐπὶ τῆς γῆς ποιῆσαι εἰκόνα τῷ θηρίῳ ὃς ἔχει τὴν πληγὴν τῆς µαχαίρης καὶ ἔζησεν. καὶ ἐδόθη αὐτῷ δοῦναι πνεῦµα τῇ εἰκόνι τοῦ θηρίου, ἵνα καὶ λαλήσῃ ἡ εἰκὼν τοῦ θηρίου καὶ ποιήσῃ ἵνα ὅσοι ἐὰν µὴ προσκυνήσωσιν τῇ εἰκόνι τοῦ θηρίου ἀποκτανθῶσιν. E vidi un altra bestia che saliva dalla terra, e aveva due corna simili a un agnello e parlava come un drago. E il potere della prima bestia, tutto quanto lo compie di fronte a essa, e fa che la terra e quelli che abitano in essa, che si prostrino alla prima bestia, di cui fu guarita la piaga della sua morte. E fa segni grandi, tanto da far scendere persino fuoco dal cielo sulla terra, di fronte agli uomini, e inganna coloro che abitano sulla terra a causa dei segni che le furono dati da fare di fronte alla bestia, dicendo a coloro che abitano sulla terra di fare un immagine della bestia, colui che ha la piaga della spada e visse. E le fu dato di dare spirito all immagine della bestia, perché anche parlasse l immagine della bestia e facesse che quanti non si prostreranno all immagine della bestia siano uccisi. (T14) Apoc. 19, 17-20 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 84-87) Καὶ εἶδον ἕνα ἄγγελον ἑστῶτα ἐν τῷ ἡλίῳ, καὶ ἔκραξεν [ἐν] φωνῇ µεγάλῃ λέγων πᾶσιν τοῖς ὀρνέοις τοῖς πετοµένοις ἐν µεσουρανήµατι, Δεῦτε συνάχθητε εἰς τὸ δεῖπνον τὸ µέγα τοῦ θεοῦ, ἵνα φάγητε σάρκας
6 βασιλέων καὶ σάρκας χιλιάρχων καὶ σάρκας ἰσχυρῶν καὶ σάρκας ἵππων καὶ τῶν καθηµένων ἐπ' αὐτῶν καὶ σάρκας πάντων ἐλευθέρων τε καὶ δούλων καὶ µικρῶν καὶ µεγάλων. Καὶ εἶδον τὸ θηρίον καὶ τοὺς βασιλεῖς τῆς γῆς καὶ τὰ στρατεύµατα αὐτῶν συνηγµένα ποιῆσαι τὸν πόλεµον µετὰ τοῦ καθηµένου ἐπὶ τοῦ ἵππου καὶ µετὰ τοῦ στρατεύµατος αὐτοῦ. καὶ ἐπιάσθη τὸ θηρίον καὶ µετ' αὐτοῦ ὁ ψευδοπροφήτης ὁ ποιήσας τὰ σηµεῖα ἐνώπιον αὐτοῦ, ἐν οἷς ἐπλάνησεν τοὺς λαβόντας τὸ χάραγµα τοῦ θηρίου καὶ τοὺς προσκυνοῦντας τῇ εἰκόνι αὐτοῦ ζῶντες ἐβλήθησαν οἱ δύο εἰς τὴν λίµνην τοῦ πυρὸς τῆς καιοµένης ἐν θείῳ. E vidi un angelo da solo, che stava dritto al sole; e gridò a gran voce dicendo a tutti gli uccelli, quelli che volano nell alto del cielo: Venite, radunatevi per il pranzo, quello grande, di Dio, per mangiare carni di re e carni di chiliarchi e carni di forti e carni di cavalli e di coloro che siedono su essi e carni di tutti, di liberi e anche di servi, e di piccoli e di grandi. E vidi la bestia e i re della terra e le loro truppe radunate a fare la guerra con colui che siede sul cavallo e con il suo esercito. E fu acciuffata la bestia e con essa lo pseudoprofeta, colui che faceva i segni di fronti ad essa, con i quali traviò coloro che presero il marchio della bestia e coloro che si prostravano alla sua immagine: viventi furono gettati i due nella palude del fuoco, di quella ardente di zolfo. 4. I contesti polemici dell Apocalisse (T15) Apoc. 2, 4.14.20 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 10-15) ἀλλὰ ἔχω κατὰ σοῦ ὅτι τὴν ἀγάπην σου τὴν πρώτην ἀφῆκες. ἀλλ' ἔχω κατὰ σοῦ ὀλίγα, ὅτι ἔχεις ἐκεῖ κρατοῦντας τὴν διδαχὴν Βαλαάµ, ὃς ἐδίδασκεν τῷ Βαλὰκ βαλεῖν σκάνδαλον ἐνώπιον τῶν υἱῶν Ἰσραήλ, φαγεῖν εἰδωλόθυτα καὶ πορνεῦσαι ἀλλὰ ἔχω κατὰ σοῦ ὅτι ἀφεῖς τὴν γυναῖκα Ἰεζάβελ, ἡ λέγουσα ἑαυτὴν προφῆτιν, καὶ διδάσκει καὶ πλανᾷ τοὺς ἐµοὺς δούλους πορνεῦσαι καὶ φαγεῖν εἰδωλόθυτα. Ma ho contro di te che hai lasciato il tuo amore, quello primo. Ma ho contro di te alcune poche cose, cioè che hai costì certuni che tengono saldo l insegnamento di Balaam, il quale insegnò a Balak a gettare scandalo di fronte ai figli di Israele, a mangiare idolotiti e a fornicare. Ma ho contro di te che lasci agire la donna Iezabel, colei che si dice profetessa e insegna e travia i miei servi a fornicare e mangiare idolotiti. (T16) Apoc. 2, 9-10; 3, 9 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 12-13.18-19) Οἶδά σου τὴν θλῖψιν καὶ τὴν πτωχείαν, ἀλλὰ πλούσιος εἶ, καὶ τὴν βλασφηµίαν ἐκ τῶν λεγόντων Ἰουδαίους εἶναι ἑαυτούς, καὶ οὐκ εἰσὶν ἀλλὰ συναγωγὴ τοῦ Σατανᾶ. µηδὲν φοβοῦ ἃ µέλλεις πάσχειν. ἰδοὺ µέλλει βάλλειν ὁ διάβολος ἐξ ὑµῶν εἰς φυλακὴν ἵνα πειρασθῆτε, καὶ ἕξετε θλῖψιν ἡµερῶν δέκα. γίνου πιστὸς ἄχρι θανάτου, καὶ δώσω σοι τὸν στέφανον τῆς ζωῆς. ἰδοὺ διδῶ ἐκ τῆς συναγωγῆς τοῦ Σατανᾶ, τῶν λεγόντων ἑαυτοὺς Ἰουδαίους εἶναι, καὶ οὐκ εἰσὶν ἀλλὰ ψεύδονται ἰδοὺ ποιήσω αὐτοὺς ἵνα ἥξουσιν καὶ προσκυνήσουσιν ἐνώπιον τῶν ποδῶν σου, καὶ γνῶσιν ὅτι ἐγὼ ἠγάπησά σε. Conosco di te la tribolazione e la povertà ma sei ricco e la bestemmia di coloro che dicono di essere giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. Non temere per nulla le cose che stai per patire. Ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, perché siate provati e avrete una tribolazione di dieci giorni. Sii fedele sino alla morte, e ti darò la corona della vita.
7 Ecco, io darò alcuni della sinagoga del Satana, di coloro che dicono di essere giudei, e non lo sono, ma mentono. Ecco li farò tali che verranno e si prostreranno di fronte ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. (T17) Apoc. 2, 6.20-23 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 12-15) ἀλλὰ τοῦτο ἔχεις, ὅτι µισεῖς τὰ ἔργα τῶν Νικολαϊτῶν, ἃ κἀγὼ µισῶ. ἀλλὰ ἔχω κατὰ σοῦ ὅτι ἀφεῖς τὴν γυναῖκα Ἰεζάβελ, ἡ λέγουσα ἑαυτὴν προφῆτιν, καὶ διδάσκει καὶ πλανᾷ τοὺς ἐµοὺς δούλους πορνεῦσαι καὶ φαγεῖν εἰδωλόθυτα. καὶ ἔδωκα αὐτῇ χρόνον ἵνα µετανοήσῃ, καὶ οὐ θέλει µετανοῆσαι ἐκ τῆς πορνείας αὐτῆς. ἰδοὺ βάλλω αὐτὴν εἰς κλίνην, καὶ τοὺς µοιχεύοντας µετ' αὐτῆς εἰς θλῖψιν µεγάλην, ἐὰν µὴ µετανοήσωσιν ἐκ τῶν ἔργων αὐτῆς καὶ τὰ τέκνα αὐτῆς ἀποκτενῶ ἐν θανάτῳ καὶ γνώσονται πᾶσαι αἱ ἐκκλησίαι ὅτι ἐγώ εἰµι ὁ ἐραυνῶν νεφροὺς καὶ καρδίας, καὶ δώσω ὑµῖν ἑκάστῳ κατὰ τὰ ἔργα ὑµῶν. Ma questo hai a tuo favore, che detesti le opere dei Nicolaiti, le quali anch io detesto. Ma ho contro di te che lasci agire la donna Iezabel, colei che si dice profetessa e insegna e travia i miei servi a fornicare e mangiare idolotiti. E ho dato a lei tempo, affinché si penta, e non vuole pentirsi e allontanarsi dalla sua prostituzione. Ecco, la getto su un letto e quanti commettono adulterio con lei in una tribolazione grande, se non si pentiranno allontanandosi dalle sue opere, e i suoi figli ucciderò con morte. E sapranno tutte le chiese che io sono colui che scruta nervi e cuori, e vi darò a ciascuno secondo le vostre opere. (T18) Apoc. 22, 14-15 (testo e traduzione in L Apocalisse di Giovanni, cit., pp. 98-99) Μακάριοι οἱ πλύνοντες τὰς στολὰς αὐτῶν, ἵνα ἔσται ἡ ἐξουσία αὐτῶν ἐπὶ τὸ ξύλον τῆς ζωῆς καὶ τοῖς πυλῶσιν εἰσέλθωσιν εἰς τὴν πόλιν. ἔξω οἱ κύνες καὶ οἱ φάρµακοι καὶ οἱ πόρνοι καὶ οἱ φονεῖς καὶ οἱ εἰδωλολάτραι καὶ πᾶς φιλῶν καὶ ποιῶν ψεῦδος. Beati coloro che lavano i loro abiti, così che il loro potere sarà sul legno della vita e possano entrare nella città per le porte. Fuori i cani e gli avvelenatori e i prostituti e gli assassini e gli idolatri e chiunque ama e fa menzogna. 5. L antipaolinismo nell Apocalisse (T19) 1 Cor. 10, 23-11, 17 (testo Nestle-Aland; trad. CEI) Πάντα ἔξεστιν, ἀλλ' οὐ πάντα συµφέρει. Πάντα ἔξεστιν, ἀλλ' οὐ πάντα οἰκοδοµεῖ. µηδεὶς τὸ ἑαυτοῦ ζητείτω ἀλλὰ τὸ τοῦ ἑτέρου. Πᾶν τὸ ἐν µακέλλῳ πωλούµενον ἐσθίετε µηδὲν ἀνακρίνοντες διὰ τὴν συνείδησιν, τοῦ κυρίου γὰρ ἡ γῆ καὶ τὸ πλήρωµα αὐτῆς. εἴ τις καλεῖ ὑµᾶς τῶν ἀπίστων καὶ θέλετε πορεύεσθαι, πᾶν τὸ παρατιθέµενον ὑµῖν ἐσθίετε µηδὲν ἀνακρίνοντες διὰ τὴν συνείδησιν. ἐὰν δέ τις ὑµῖν εἴπῃ, Τοῦτο ἱερόθυτόν ἐστιν, µὴ ἐσθίετε δι' ἐκεῖνον τὸν µηνύσαντα καὶ τὴν συνείδησιν συνείδησιν δὲ λέγω οὐχὶ τὴν ἑαυτοῦ ἀλλὰ τὴν τοῦ ἑτέρου. ἱνατί γὰρ ἡ ἐλευθερία µου κρίνεται ὑπὸ ἄλλης συνειδήσεως; εἰ ἐγὼ χάριτι µετέχω, τί βλασφηµοῦµαι ὑπὲρ οὗ ἐγὼ εὐχαριστῶ; εἴτε οὖν ἐσθίετε εἴτε πίνετε εἴτε τι ποιεῖτε, πάντα εἰς δόξαν θεοῦ ποιεῖτε. ἀπρόσκοποι καὶ Ἰουδαίοις γίνεσθε καὶ Ἕλλησιν καὶ τῇ ἐκκλησίᾳ τοῦ θεοῦ, καθὼς κἀγὼ πάντα πᾶσιν ἀρέσκω, µὴ ζητῶν τὸ ἐµαυτοῦ σύµφορον ἀλλὰ τὸ τῶν πολλῶν, ἵνα σωθῶσιν. µιµηταί µου γίνεσθε, καθὼς κἀγὼ Χριστοῦ. Ἐπαινῶ δὲ ὑµᾶς ὅτι πάντα µου µέµνησθε καὶ καθὼς παρέδωκα ὑµῖν τὰς παραδόσεις κατέχετε. Θέλω δὲ ὑµᾶς εἰδέναι ὅτι παντὸς ἀνδρὸς ἡ κεφαλὴ ὁ Χριστός ἐστιν, κεφαλὴ δὲ γυναικὸς ὁ ἀνήρ, κεφαλὴ δὲ τοῦ Χριστοῦ ὁ θεός. πᾶς ἀνὴρ προσευχόµενος ἢ προφητεύων κατὰ κεφαλῆς ἔχων καταισχύνει τὴν κεφαλὴν αὐτοῦ πᾶσα δὲ γυνὴ προσευχοµένη ἢ προφητεύουσα ἀκατακαλύπτῳ τῇ κεφαλῇ καταισχύνει τὴν κεφαλὴν αὐτῆς ἓν γάρ ἐστιν καὶ τὸ αὐτὸ τῇ ἐξυρηµένῃ. εἰ γὰρ οὐ κατακαλύπτεται γυνή, καὶ κειράσθω εἰ δὲ αἰσχρὸν γυναικὶ τὸ κείρασθαι ἢ ξυρᾶσθαι, κατακαλυπτέσθω. ἀνὴρ µὲν γὰρ οὐκ ὀφείλει κατακαλύπτεσθαι τὴν κεφαλήν,
8 εἰκὼν καὶ δόξα θεοῦ ὑπάρχων ἡ γυνὴ δὲ δόξα ἀνδρός ἐστιν. οὐ γάρ ἐστιν ἀνὴρ ἐκ γυναικός, ἀλλὰ γυνὴ ἐξ ἀνδρός καὶ γὰρ οὐκ ἐκτίσθη ἀνὴρ διὰ τὴν γυναῖκα, ἀλλὰ γυνὴ διὰ τὸν ἄνδρα. διὰ τοῦτο ὀφείλει ἡ γυνὴ ἐξουσίαν ἔχειν ἐπὶ τῆς κεφαλῆς διὰ τοὺς ἀγγέλους. πλὴν οὔτε γυνὴ χωρὶς ἀνδρὸς οὔτε ἀνὴρ χωρὶς γυναικὸς ἐν κυρίῳ ὥσπερ γὰρ ἡ γυνὴ ἐκ τοῦ ἀνδρός, οὕτως καὶ ὁ ἀνὴρ διὰ τῆς γυναικός τὰ δὲ πάντα ἐκ τοῦ θεοῦ. ἐν ὑµῖν αὐτοῖς κρίνατε πρέπον ἐστὶν γυναῖκα ἀκατακάλυπτον τῷ θεῷ προσεύχεσθαι; οὐδὲ ἡ φύσις αὐτὴ διδάσκει ὑµᾶς ὅτι ἀνὴρ µὲν ἐὰν κοµᾷ ἀτιµία αὐτῷ ἐστιν, γυνὴ δὲ ἐὰν κοµᾷ δόξα αὐτῇ ἐστιν; ὅτι ἡ κόµη ἀντὶ περιβολαίου δέδοται [αὐτῇ]. Εἰ δέ τις δοκεῖ φιλόνεικος εἶναι, ἡµεῖς τοιαύτην συνήθειαν οὐκ ἔχοµεν, οὐδὲ αἱ ἐκκλησίαι τοῦ θεοῦ. Τοῦτο δὲ παραγγέλλων οὐκ ἐπαινῶ ὅτι οὐκ εἰς τὸ κρεῖσσον ἀλλὰ εἰς τὸ ἧσσον συνέρχεσθε. Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica. Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi l altrui. Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appartiene la terra e tutto quello ch essa contiene. Se qualcuno de non credenti v invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dice: Questa è cosa di sacrifici, non ne mangiate per riguardo a colui che v ha avvertito, e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell altro; infatti, perché la mia libertà sarebb ella giudicata dalla coscienza altrui? E se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie? Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non siate d intoppo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio: sì come anch io compiaccio a tutti in ogni cosa, non cercando l utile mio proprio, ma quello de molti, affinché siano salvati. Siate miei imitatori, come anch io lo sono di Cristo. Or io vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e ritenete i miei insegnamenti quali ve li ho trasmessi. Ma io voglio che sappiate che il capo d ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l uomo, e che il capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto, fa disonore al suo capo; ma ogni donna che prega o profetizza senz avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo stesso che se fosse rasa. Perché se la donna non si mette il velo, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se è cosa vergognosa per una donna il farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo. Poiché, quanto all uomo, egli non deve velarsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell uomo; perché l uomo non viene dalla donna, ma la donna dall uomo; e l uomo non fu creato a motivo della donna, ma la donna a motivo dell uomo. Perciò la donna deve, a motivo degli angeli, aver sul capo un segno dell autorità da cui dipende. D altronde, nel Signore, né la donna è senza l uomo, né l uomo senza la donna. Poiché, siccome la donna viene dall uomo, così anche l uomo esiste per mezzo della donna, e ogni cosa è da Dio. Giudicatene voi stessi: E egli conveniente che una donna preghi Iddio senz esser velata? La natura stessa non v insegna ella che se l uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore? Mentre se una donna porta la chioma, ciò è per lei un onore; perché la chioma le è data a guisa di velo. Se poi ad alcuno piace d esser contenzioso, noi non abbiamo tale usanza; e neppur le chiese di Dio. Mentre vi do queste istruzioni, io non vi lodo del fatto che vi radunate non per il meglio ma per il peggio.