GIOVANNI DAMASCENO. De fide orthodoxa. B. Kotter INTRODUZIONE, COMMENTO FILOSOFICO, Matteo Andolfo EDIZIONI SAN CLEMENTE STUDIO DOMENICANO BOLOGNA
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2 I Talenti 13
3 GIOVANNI DAMASCENO ESPOSIZIONE DELLA FEDE De fide orthodoxa TESTO CRITICO B. Kotter INTRODUZIONE, COMMENTO FILOSOFICO, BIBLIOGRAFIA, TRADUZIONE E NOTE Matteo Andolfo EDIZIONI SAN CLEMENTE EDIZIONI STUDIO DOMENICANO BOLOGNA 2013
4 Per tutti i testi in lingua italiana: Edizioni Studio Domenicano Il testo critico è edito ai sensi della direttiva 93/98 CEE e della legge 22 aprile 1941 n. 633, art. 85-quater. TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Edizioni Studio Domenicano Via dell Osservanza 72, Bologna, L Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo, compresi i microfilm, le fotocopie e le scannerizzazioni, sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, commi 4 e 5, della legge 22/04/1941, n Le riproduzioni diverse da quelle sopra indicate, e cioè le riproduzioni per uso non personale (a titolo esemplificativo: per uso commerciale, economico o professionale) e le riproduzioni che superano il limite del 15% del volume possono avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione scritta rilasciata dall Editore oppure da AIDRO, Corso di Porta Romana 108, Milano, segreteria@aidro.org L elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze.
5 INTRODUZIONE GIOVANNI DAMASCENO UN PADRE PER TUTTI I CRISTIANI San Giovanni Damasceno costituisce «un personaggio di prima grandezza nella storia della teologia bizantina, un grande dottore nella storia della Chiesa universale». Così, e a ragione, si è espresso papa Benedetto XVI 1. Del resto, varie opere del Damasceno sono state tradotte in paleoslavo, arabo, armeno, georgiano e latino. E ha anche affermato che egli «è soprattutto un testimone oculare del trapasso dalla cultura cristiana greca e siriaca, condivisa dalla parte orientale dell Impero bizantino, a quella dell islam» 2 ; «egli è divenuto un modello del cristiano che testimonia in un mondo in trasformazione e in una società multiculturale», aggiunge Ignazio IV, patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l Oriente 3, che sottolinea la somiglianza tra il mondo dell epoca del Damasceno e quello attuale, scisso tra la necessità realistica di riconoscere le alterità religiose e culturali e le difficoltà di farle convivere, che suscitano inquietudini facili a trapassare nel rifiuto dell altro. Siriano di nascita, greco di cultura, conoscitore della lingua araba e dell islam, ricettivo dell influsso del monachesimo palestinese, è un padre per la Chiesa e per tutti i cristiani poiché nel suo insegnamento ha sintetizzato la tradi- 1 BENEDETTO XVI, Testimoni del messaggio cristiano, a cura di G. Vigini, Mondadori, Milano 2012, p Ibid. 3 In S. CHIALÀ-L. CREMASCHI (ed.), Giovanni di Damasco, un padre al sorgere dell Islam, Edizioni Qiqajon, Magnano 2006, p. 11.
6 6 ANDOLFO zione patristica greca a lui precedente (senza esimersi dal riprendere ciò che di teoreticamente valido c era nel pensiero pagano) influendo profondamente sullo sviluppo della teologia cristiana sia orientale sia occidentale, e soprattutto perché l Incarnazione è il fulcro del suo pensiero e la sua elaborazione teologica ortodossa lo ha resto «il principale divulgatore del dogma evangelico e solido fondamento della fede della Chiesa», come afferma Bartolomeo I, patriarca ecumenico e arcivescovo di Costantinopoli 4. DA FUNZIONARIO OMAYYADE A MONACO E DIFENSORE DELLA RETTA FEDE Giovanni nasce in Siria tra il 650 e il 675, quando questa regione è già sotto il dominio islamico ed è in atto il duplice processo di arabizzazione e di islamizzazione dei propri territori voluto dai califfi. Appartiene a una nobile e agiata famiglia di Damasco (la capitale scelta dalla dinastia degli omayyadi), i cui membri portano il soprannome di Manṣûr, che significa: il vittorioso. Il padre Sergio era sovraintendente all amministrazione fiscale dei sudditi cristiani. Dopo aver rivestito anch egli l alta carica paterna alla corte califfale omayyade, all inizio dell VIII secolo diviene monaco e, a partire dal , secondo la tradizione agiografica, risiede nella laura di San Saba a Gerusalemme, il cui patriarca lo prende come proprio consigliere nelle questioni teologiche. Giovanni permane nel monastero sino a quando muore, verso il 749. In breve tempo Giovanni acquisisce grande celebrità per la sua eloquenza e per i suoi scritti, in cui si prodiga a combattere sia le eresie (nestoriana, giacobita, monotelita, manichea) 4 Ibid., p. 9.
7 INTRODUZIONE 7 in tema di cristologia diffuse all epoca in Siria e in Palestina sia l iconoclastia propugnata dagli imperatori bizantini. Proprio il fatto di svolgere la propria attività culturale in un territorio già sottratto all Impero bizantino ha consentito la conservazione della sua vasta produzione teologico-dogmatica, che rientra tra le più significative e versatili dell intera letteratura bizantina. Ciò è ancora più significativo e prezioso se si considera che la letteratura pervenuta sino a noi relativa al primo periodo iconoclastico è scarsissima. Se, dopo la sua morte, gli iconoclasti condannano la sua memoria, all opposto, nel II concilio di Nicea (787), viene annoverato tra i maggiori artefici e campioni della retta fede e manterrà questo prestigio non solo in àmbito ortodosso, ma anche cattolico. Giovanni è il principale portavoce teologico dei cristiani melchiti 5, originatisi come distinta corrente cristiana dalle controversie cristologiche in Siria-Palestina tra i calcedonesi 6 e gli anti-calcedonesi tanto monofisiti gia- 5 Cf. S. H. GRIFFITH, Giovanni di Damasco e la Chiesa in Siria all epoca degli omayyadi, in ibid., pp. 25 ss. 6 Il concilio ecumenico di Calcedonia del 451 insegna a confessare correttamente: un unico e medesimo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, perfetto sia nella divinità sia nell umanità, veramente Dio e veramente uomo, composto di due nature, divina e umana, senza confusione né mutamento né divisione né separazione, poiché le due nature (φύσεις) si uniscono in una sola persona (πρόσωπον) e in una sola ipostasi ( πόστασις) senza sopprimersi, bensì mantenendo le proprietà di ciascuna; composto nella sua natura umana di un anima razionale e di un corpo, nella sua divinità consustanziale al Padre, nella sua umanità consustanziale a noi uomini, ai quali è in tutto simile a eccezione del peccato, e generato atemporalmente secondo la divinità e nato secondo l umanità da Maria Vergine, che è perciò la Μadre di Dio. Inoltre, il concilio rigetta esplicitamente sia l esistenza di due persone in Cristo (divina e umana) sia che dopo l incarnazione resti una sola delle due nature.
8 8 ANDOLFO cobiti 7 quanto nestoriani diifisiti 8. Per cercare di riconciliare giacobiti e calcedonesi gli imperatori bizantini, nel VII sec., 7 La Chiesa siriaca occidentale sorge alla metà del VI sec. a opera di Giacomo Baradeo (Burd c ânâ), vescovo di Edessa, dal quale trae l appellativo di giacobita. Sussume la cristologia monofisita nella formulazione di Severo di Antiochia, il quale afferma che l unità di Cristo è salvaguardata intendendo le sue due nature come distinte solo logicamente e non realmente, e di Filosseno di Mabbug, secondo cui la natura è sempre quella di un dato individuo. Pertanto, se l ipostasi individua una certa natura e se nel caso di Cristo la natura è quella del Figlio, si tratta della natura divina. In quest ottica la natura umana è propria di un certo individuo e allora le possibilità restano solo due: o essa è individuata dal Figlio e perciò è indiata (= attratta) nella natura divina di quest ultimo, sicché Filosseno ripropone la formula «una natura di Dio Verbo incarnata», o, come vogliono i diifisiti, la natura umana è estrinseca a quella divina e allora un uomo si congiunge estrinsecamente al Figlio; ma questa idea è inaccettabile per Filosseno, il quale ritiene che per non limitare la natura divina a mera parte di un composto occorra ammettere una sola natura. Cf. P. BETTIOLO, Lineamenti di patrologia siriaca, in A. QUACQUARELLI (ed.), Complementi interdisciplinari di patrologia, Città Nuova Editrice, Roma 1989, pp. 543 ss. 8 Accentuando la cristologia antiochena di Teodoro di Mopsuestia, Nestorio sottolinea che l unità di Cristo consiste in una convergenza di comportamento delle due nature o ipostasi (φύσεις e ποστάσεις) divina e umana, ben distinte nelle loro proprietà rispettive. In tal modo l umanità di Gesù viene riconosciuta nella propria autonomia sino a essere personalizzata: un Gesù deificato non può né soffrire né morire. Cf. DIONIGI, Mistica teologia e Epistole I-V, a cura di M. Andolfo, ESD, Bologna 2011, pp. 128 ss. Alla sua dottrina fa riferimento la Chiesa siriaca orientale, detta anche assira, caldea e persiana, ed essa è sviluppata in particolare da Babai il Grande (morto nel ca.), secondo cui Gesù è l ipostasi umana che si unisce a quella divina del Figlio. Inoltre, secondo Babai, l unicità dell Ipostasi divina comporta o il rendersi finita, mutevole e mortale della natura divina o l empia dottrina origeniana che fa divenire tutti gli uomini la natura stessa di Dio. In realtà, l Origene storico non ha affermato nulla di simile, ma si tratta di un Origene filtrato attraverso la gnosi di Stefano bar Sudaili. Cf. DIONIGI, op. cit., p. 176; P. BETTIOLO, op. cit., pp. 566 ss.
9 INTRODUZIONE 9 promuovono la diffusione tra i secondi della cristologia monotelita o monoenergita, secondo cui le due nature di Cristo sono unite in un unica volontà (µόνον θέληµα) o energia, quella divina. Tuttavia, il monotelismo viene ricusato già da papa Martino I e in àmbito greco-orientale da Sofronio, patriarca di Gerusalemme, e da Massimo il Confessore (VII sec.) e viene ufficialmente condannato dai concili Lateranense (649) e Romano (680), e infine dal concilio ecumenico di Costantinopoli del , che insegna a confessare l intera umanità di Cristo, dotata di una volontà umana distinta dalla sua volontà divina. Infatti, sostenere la presenza in Cristo della sola volontà divina implica, di fatto, assorbire nella natura divina la natura umana, che non sarebbe minimamente indipendente, essendoci solo la volontà divina 9. A partire da questo concilio gli imperatori bizantini tornano all ortodossia calcedonese, mentre i calcedonesi di Siria-Palestina, tra cui il monotelismo si era ampiamente diffuso, si spaccano; Gerusalemme e le comunità monastiche ad essa legate, tra cui spicca il monastero di San Saba, si attengono strettamente al concilio del 681, venendo pertanto chiamate dai loro avversari cristiani e dai musulmani melchite in quanto fedeli agli imperatori bizantini 10 e massimiste perché accettano la cristologia di Massimo il Confessore. I melchiti siro-palestinesi divengono i principali esponenti della cultura bizantina dell VIII sec., estendendo il loro influsso dottrinale da Alessandria d Egitto a Baghdad. E infatti Giovanni indirizza le proprie riflessioni non solo ai monaci, ma all intera Chiesa melchita. Quando dal 726 gli imperatori di Bisanzio aderiscono all eresia iconoclastica, si acuisce tra i calcedonesi siro-pale- 9 Cf. DIONIGI, op. cit., pp. 130 ss.; 138 ss. 10 In aramaico, in ebraico e in arabo la radice mlk esprime la nozione di re, regalità, regnare ecc..
10 10 ANDOLFO stinesi la polemica interna con gli iconofobi, ricettivi dell influsso della posizione giudaico-musulmana circa la proibizione delle immagini, sicché il Damasceno elabora i suoi tre Discorsi apologetici contro gli iconoclasti, composti tra il 726 e il 730. In essi Giovanni respinge l assimilazione tra iconodulia e idolatria pagana sostenuta dagli iconoclasti e si serve del concetto neoplatonico di immagine, soprattutto nella rielaborazione dionisiana, per caratterizzare l icona come un immagine simbolica che svolge una funzione mediatrice nell ascesa dal sensibile a Dio. Infatti, l icona non può rappresentare l incorporeo e l invisibile, ma può raffigurare Cristo in quanto il Verbo divino si è incarnato per redimere l uomo. In questo modo il culto delle icone viene speculativamente connesso al dogma dell incarnazione e immesso nella mistica. Inoltre, per Giovanni le immagini sono la Bibbia degli illetterati, sostituendo il linguaggio visivo a quello udibile. Infine, il Damasceno non trascura neanche l aspetto meno metafisico della controversia, rimproverando l imperatore bizantino per la sua ingerenza nelle questioni di fede e invitandolo a curarsi del suo compito specifico: l amministrazione dello Stato. In tal modo Giovanni elabora l ortodossia melchita sul tema delle icone, anticipando le conclusioni del concilio Niceno II del 787. Accanto agli scritti dogmatici e polemici Giovanni è autore di opere di morale e di ascetica, di omelie, tra cui spiccano quelle cristologiche e mariologiche, di commentari alle epistole paoline e di inni. Tra esse è doveroso ricordare innanzitutto i Sacra parallela, una vasta compilazione di estratti scritturistici e patristici finalizzati all esortazione morale e ascetica, e la Controversia tra un saraceno e un cristiano A partire dalla fine dell XI sec. al Damasceno viene attribuita anche la Storia di Barlaam e Joasaf sulla base dell interpretazione dell incipit della stessa che connette il testo a un monaco di nome Giovanni del
11 INTRODUZIONE 11 La sua spiritualità concilia l anelito all unione con Dio attraverso la liberazione dalle passioni con la dottrina della bontà del mondo in quanto creato da Dio. LA SUMMA THEOLOGIAE DELLA PATRISTICA GRECA Tradizionalmente l Esposizione accurata della fede ortodossa è considerata la terza parte di un opera più ampia scritta dal Damasceno e intitolata Fonte della conoscenza, preceduta da un prologo o Lettera dedicatoria a Cosma, vescovo di Maiuma dal 743. La prima parte del trattato si intitola Capitoli filosofici o Dialettica ed è una sorta di propedeutica filosofica alla teologia. La seconda parte ha per titolo Il libro delle eresie e funge da introduzione storica all esposizione teologica. Infatti, riassume 103 eresie attingendo ad autori di scritti antieretici dei monastero di San Saba. Tuttavia, ragioni filologiche e di contenuto teologico spostano la genesi dell opera dopo la metà del X sec. L autore sarebbe un certo Eutimio ( ), un georgiano, che, condotto a Costantinopoli come ostaggio e poi liberato, ma nel frattempo imbevutosi di cultura greca, fondò con il padre, Giovanni Abulherit, il monastero di Iviron presso il monte Athos. La Storia di Barlaam e Joasaf è la traduzione greca ampiamente rielaborata del Balavariani georgiano, la prima cristianizzazione (secc. IX-X) della vita di Buddha narrata in fonti indiane (tra cui Mahâbhârata e Lalitavistara Sûtra), ma mediata ai georgiani da rielaborazioni arabe ismailite e persiane. Probabilmente, la menzione di Giovanni è un omaggio di Eutimio al padre che portò l originale georgiano nel monastero. Per lo stato della questione e l analisi dell opera cf. P. CESARETTI E S. RONCHEY (ed.), Storia di Barlaam e Joasaf. La vita bizantina del Buddha, Einaudi, Torino 2012, pp. IX ss. Cf. S. IMPELLIZZERI, La letteratura bizantina. Da Costantino a Fozio, Sansoni-Accademia, Firenze 1975, p. 273; E. CERULLI, La letteratura etiopica. Con un saggio sull Oriente Cristiano, Sansoni-Accademia, Firenze , pp. 220 ss.; M. ANDOLFO, La vita cristiana di Buddha, «Studi Cattolici» 627 (2013), pp
12 12 ANDOLFO secoli precedenti: da Epifanio di Salamina a Teodoreto di Ciro, Leonzio di Bisanzio e Sofronio di Gerusalemme. Oltre alle eresie cristiane vengono considerate anche le eresie precristiane, comprendenti le dottrine elleniche, scite, barbare e il giudaismo. A queste Giovanni aggiunge la propria esposizione dell islam. La terza parte, qui presentata in traduzione, racchiude in cento capitoli una trattazione sistematica di tutta la teologia cristiana ortodossa, intesa, in un epoca anteriore allo scisma con la Chiesa cattolica, come non eretica, articolata seguendo l ordine del credo niceno-costantinopolitano e ricostruita attingendo ai padri della Chiesa e ai canoni dei concili dei secc. IV-VII. Alla luce di ciò, non sorprende che questa parte dell opera abbia finito per costituire una sorta di trattato indipendente ed è per questo motivo che lo si può tradurre anche prescindendo dalle altre parti, nello spirito della condivisibile opinione di Dionigi l Areopagita (Epistole VI-VII) secondo cui difendere la verità dimostrando una tesi con argomenti irrefutabili implica l immediata confutazione della tesi contraria dispensando da ogni polemica per combatterla. Si può definire l Esposizione accurata della fede ortodossa come la summa theologiae della Patristica greca (riecheggiando il titolo dell omonima opera di Tommaso d Aquino e il valore che essa ha avuto e ha per la teologia cattolica), perché Giovanni ha sintetizzato in essa in modo originale i principali teologi e filosofi della Chiesa greca: da Clemente, Origene, Atanasio e Cirillo di Alessandria ai padri cappadoci, specialmente Gregorio di Nazianzo (in particolare per la teologia trinitaria), all Areopagita (soprattutto per la trattazione di Dio) e a Massimo il Confessore (specialmente per la cristologia), nonché Giovanni Crisostomo, Severiano di Gabala, Metodio di Olimpo, Epifanio di Salamina, Cirillo di Gerusalemme, papa Leone Magno, Teodoreto di Ciro, Anastasio il Sinaita e, tra i più rilevanti, Leonzio di Bisanzio (a cui si
13 INTRODUZIONE 13 deve già una certa elaborazione del concetto di enipostatico 12, fondamentale nel Damasceno) e Nemesio di Emesa (in particolare per l antropologia 13 ). Molti di questi autori, oltre ad alcuni filosofi greci e ad alcuni pensatori cristiani eretici, sono spesso ampiamente riecheggiati nell Esposizione accurata della fede ortodossa senza essere esplicitamente menzionati. Pertanto, un approccio interpretativo al testo può consistere nell applicare il metodo della ricerca delle fonti (Quellenforschung), che mira a individuare il probabile cespite o i paralleli delle principali affermazioni del Damasceno. Ciò comporterebbe di riportare i passi delle fonti da lui richiamate per verificarne caso per caso la sua eventuale reinterpretazione. Tuttavia, avendo voluto privilegiare un approccio storico-teoretico al trattato finalizzato a individuare il nucleo centrale del pensiero del Damasceno, attorno al quale, come su uno stabile asse portante, si articolano le sue restanti concezioni, ho dovuto prendere atto che, sebbene i due approcci siano complementari, non mutuamente escludentisi, attuarli insieme avrebbe ampliato eccessivamente il Commento filosofico e le note al testo. Perciò, ho optato per attuare solo il secondo approccio, circoscrivendo a malincuore l attenzione ai passi e agli autori esplicitamente citati nell opera. Lo sviluppo delle scienze islamiche nella prima metà dell VIII sec. esigeva come risposta da parte cristiana una sintetica esposizione delle verità di fede, dei concetti filosofici sussunti in teologia e della confutazione delle eresie. La Fonte della conoscenza adempie tale compito in àmbito mel- 12 Su Leonzio cf. A. MILANO, Persona in teologia, Edizioni Dehoniane, Roma 1996, p Mi riferisco al trattato De natura hominis di Nemesio, di cui dal 1987 è disponibile la nuova edizione critica curata da M. Morani per la Collezione Teubner (Lipsia).
14 14 ANDOLFO chita, così come il Libro degli scolii di Teodoro Bar Koni in quello nestoriano e le opere di Giacomo di Edessa in quello giacobita. Secondo Sahas 14, a Giovanni l islam appare come una sintesi di manicheismo, nestorianesimo e arianesimo 15. A proposito della Fonte della conoscenza condivido le osservazioni critiche di Conticello 16, che riassumo nelle loro linee essenziali: in realtà è solo a partire da Michel Lequien ( ), editore delle opere complete di Giovanni Damasceno, che il titolo Fonte della conoscenza, desunto dalla Dialettica, è applicato alla trilogia ricostituita sulla base della Lettera dedicatoria. La vera finalità della Dialettica è di stabilire le ridefinizioni cristiane di vari concetti greci. Per la comprensione dell Esposizione accurata della fede ortodossa è importante richiamare le seguenti ridefinizioni: a) essenza (ο σία) o natura (φύσις) o forma (µορφή) è ciò che comunemente viene attribuito a una pluralità di individui, ossia la specie: uomo, cavallo, cane ecc.; b) ipostasi ( πόστασις) o persona (πρόσωπον) o individuo ( τοµον) è ciò che è e sussiste individualmente di per sé: Francesco, Mattia ecc.; c) enipostatizzata è la natura assunta da un ipostasi ed esistente in questa. Nei manoscritti (252 greci) il trattato è diviso in 100 capitoli, mentre il loro ulteriore raggruppamento in 4 libri è opera del traduttore latino Burgundio di Pisa (XII sec.) e non è attestato nella tradizione manoscritta. Esporrò ora un com- 14 D. J. SAHAS, L Islam nel contesto della vita e della produzione letteraria di Giovanni di Damasco, in S. CHIALÀ-L. CREMASCHI (ed.), op. cit., p Sui motivi strutturali di controversia tra cristianesimo e islam cf. G. MASSOUH, I primi dialoghi tra islam e cristianesimo e il loro significato, in ibid., pp V. CONTICELLO, La Fonte della conoscenza tra conservazione e creazione, in ibid., pp. 177 ss.
15 INTRODUZIONE 15 pendio schematico dell opera per permettere anche ai lettori di padroneggiare questo ampio trattato suddividendo il contenuto secondo la scansione della trattazione proposta da Conticello, con qualche mia piccola modifica. Introduzione alle due vie alla conoscenza di Dio (capp. 1-3). Anche se nessuno conosce Dio all infuori di colui a cui Egli stesso si è rivelato, la conoscenza della sua esistenza è stata infusa nella natura umana e inoltre il creato manifesta la grandezza della natura divina. Del resto, tutto ciò che di Dio non può essere pensato ed espresso in modo distinto concerne l aspetto per cui Dio è inconoscibile e ineffabile sia sul piano della teologia (Dio in sé stesso) sia su quello dell economia di salvezza (l agire divino nel mondo e nella storia). Sicuramente è inconoscibile l essenza di Dio e tutto ciò che Egli di sé non ha manifestato né nel creato né nella rivelazione. Invece, la sua esistenza è dimostrabile a partire dalla constatazione empirica della mutevolezza di tutto ciò che esiste, che attesta così di aver iniziato a esistere e di essere stato creato, il che esige di inferire l esistenza di un Creatore increato e immutabile. Le proprietà divine conoscibili per via naturale (capp. 4-5). Siccome Dio è immutabile, è incorporeo, perché ciò che è circoscritto è passibile di mutamento. Di conseguenza Egli è infinito e perciò eccede l umano comprendere per concetti determinati. Inoltre, Dio è perfetto e quindi unico, poiché, se esistessero molti dèi, sarebbero diversi e ciascuno mancherebbe della perfezione che lo distingue dagli altri e poi sarebbero necessariamente finiti limitandosi vicendevolmente. Come si vede, si tratta di attributi che indicano tutti ciò che Dio non è, ma non che cosa Egli sia, data l inconoscibilità della sua essenza. La conoscenza rivelata delle processioni ipostatiche intradivine (capp. 6-8) imperniata sul concetto di pericoresi, mutuato dalla cristologia. Sulla base della rivelazione biblica
16 Το σ ου ββ Ιω ννου πρεσβυτ ρου αµασκηνο κδοσις κριβ ς τ ς ρθοδ ξου π στεως α Οτι κατ ληπτον τ θε ον κα τι ο δε ζητε ν κα περιεργ ζεσθαι τ µ παραδεδοµ να µ ν π τ ν γ ων προφητ ν κα ποστ λων κα ε αγγελιστ ν «Θε ν ο δε ς ρακε π ποτε. Ο µονογεν ς υ ς ν ν το ς κ λποις το πατρ ς, α τ ς ξηγ σατο». Αρρητον ο ν τ θε ον κα κατ ληπτον. «Ο δε ς γ ρ πιγιν σκει τ ν πατ ρα ε µ υ ς, ο δ τ ν υ ν ε µ πατ ρ». Κα τ πνε µα δ τ γιον ο τως ο δε τ το θεο, ς τ πνε µα το νθρ που ο δε τ ν α τ. Μετ δ τ ν πρ την κα µακαρ αν φ σιν ο δε ς γνω ποτ τ ν θε ν, ε µ α τ ς πεκ λυψεν ο κ νθρ πων µ νον λλ ο δ τ ν περκοσµ ων δυν µεων κα α τ ν φηµι τ ν Χερουβ µ κα Σεραφ µ. Ο κ φ κε µ ντοι µ ς θε ς ν παντελε γνωσ π σι γ ρ γν σις το ε ναι θε ν π α το φυσικ ς γκατ σπαρται. Κα α τ δ κτ σις κα τα της συνοχ τε κα κυβ ρνησις τ µεγαλε ον τ ς θε ας νακηρ ττει φ σεως. Κα δι ν µου δ κα προφητ ν πρ τερον, πειτα δ κα δι το µονογενο ς α το υ ο, κυρ ου δ κα θεο κα σωτ ρος µ ν Ιησο Χριστο, κατ τ φικτ ν µ ν τ ν αυτο φαν ρωσε γν σιν. Π ντα το νυν τ παραδεδοµ να µ ν δι τε ν µου κα προφητ ν κα ποστ λων κα ε αγγελιστ ν δεχ µεθα κα γιν σκοµεν κα σ βοµεν ο δ ν περαιτ ρ το των πιζητο ντες γαθ ς γ ρ ν θε ς παντ ς γαθο παρεκτικ ς στιν ο φθ ν ο δ π θει τιν ποκε µενος 1 Gv 1,18.
17 Esposizione accurata della fede ortodossa del devoto padre Giovanni, presbitero Da ma sce no 1. Il Divino eccede ogni comprensione concettuale e perciò non si deve fare ricerca né affaticarsi inutilmente su ciò che non ci è stato tramandato dai santi profeti, apostoli ed evangelisti. «Dio nessuno l ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato» 1. Di conseguenza il Divino è indicibile e, appunto, eccede ogni comprensione. «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio» 2. Anche lo Spirito Santo conosce Dio, così come lo spirito dell uomo non ignora ciò che è in lui. Dopo la natura prima e beata 3, a parte colui al quale Egli stesso si è disvelato, nessuno ha mai conosciuto Dio, non solo tra gli uomini, ma neanche tra le potenze metacosmiche e, dico, tra gli stessi Cherubini e Serafini. Tuttavia, Dio non ci ha abbandonato nella nescienza più totale, poiché ha infuso in tutti la conoscenza naturale della sua esistenza. La creazione stessa con la continuità ben guidata del suo corso proclama la maestà della divina natura. E dapprima attraverso la Legge e i profeti e poi mediante suo Figlio unigenito, il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, nei limiti del possibile Dio Padre ha reso a noi evidente la co noscenza della sua esistenza. Pertanto, recepiamo, ap - pren diamo e veneriamo tutto quello che ci è stato tramandato attraverso la Legge, i profeti, gli apostoli e gli evangelisti senza ricercare nulla di ulteriore. Infatti, essendo buono e non soggiacendo a invidia né a passione, Dio è il dispensatore di ogni bene: «perché lungi dalla divina natura, impassi- 2 Mt 11,27. 3 Si tratta della natura divina stessa.
18 218 GIOVANNI DAMASCENO «µακρ ν γ ρ τ ς θε ας φ σεως φθ νος τ ς γε παθο ς κα µ νης γαθ ς». Ως ο ν π ντα ε δ ς κα τ συµφ ρον κ στ προµηθο µενος, περ συν φερεν µ ν γν ναι πεκ λυψεν, περ δ ο κ δυν µεθα φ ρειν, πεσι πησε. Τα τα µε ς στ ρξωµεν κα ν α το ς µε νωµεν µ µετα ροντες ρια α νια µηδ περβα νοντες τ ν θε αν παρ δοσιν. β Περ ητ ν κα ρρ των κα γνωστ ν κα γν στων Χρ ο ν τ ν περ θεο λ γειν κο ειν βουλ µενον σαφ ς ε δ ναι, ς ο δ π ντα ρρητα ο δ π ντα ητ, τ τε τ ς θεολογ ας τ τε τ ς ο κονοµ ας, ο τε µ ν π ντα γνωστα ο τε π ντα γνωστ τερον δ στι τ γνωστ ν κα τερον τ ητ ν, σπερ λλο τ λαλε ν κα λλο τ γιν σκειν. Πολλ το νυν τ ν περ θεο µυδρ ς νοουµ νων ο καιρ ως κφρασθ ναι δ ναται, λλ τ καθ µ ς ναγκαζ µεθα π τ ν π ρ µ ς λ γειν, σπερ π θεο λ γοµεν πνον κα ργ ν κα µ λειαν χε ρ ς τε κα π δας κα τ τοια τα. Οτι µ ν ο ν στι θε ς ναρχος, τελε τητος, α νι ς τε κα διος, κτιστος, τρεπτος, ναλλο ωτος, πλο ς, 4 GREGORIO DI NAZIANZO, Orazioni 28,11. 1 La teologia greca distingue tra teologia in senso stretto, che concerne il mistero di Dio in sé stesso, ed economia, che considera l azione di Dio nella storia umana che la rende storia di salvezza. L economia riguarda tutto lo scibile e lo sperimentabile, che sono temporali e contingenti, mentre la teologia è l àmbito di ciò che è ineffabile e concettualmente incomprensibile. 2 Il chiacchierare rimane alla superficie, mentre il conoscere implica comprendere approfonditamente.
19 ESPOSIZIONE DELLA FEDE bile e unicamente buona, è l invidia» 4. Sapendo tutto e provvedendo ciò che conviene a ciascuno, Dio ha disvelato ciò che era utile che noi conoscessimo e ha taciuto ciò che non eravamo in grado di sostenere. Noi ci accontenteremo di questo e vi permarremo fedeli senza rimuovere i confini eternamente posti al nostro sapere e senza oltrepassare la divina tradizione. 2. Intorno al dicibile e all indicibile, al conoscibile e all in co no sci bile. Bisogna che chi intenda parlare di Dio o ascoltare al riguardo sappia con certezza che non tutto è indicibile né tutto è dicibile sia tra le questioni di teologia sia tra quelle di economia, ossia concernenti il suo divino disegno salvifico 1, così come non tutto è inconoscibile né tutto è conoscibile; e la differenza tra quanto è conoscibile e quanto è dicibile è analoga a quella che sussiste tra chiacchierare e conoscere 2. Riguardo a Dio molto può essere espresso in modo inadeguato da chi ne ha oscuramente intellezione, ma in riferimento a ciò che ci trascende siamo necessitati a esprimerci in termini confacenti alla nostra umanità, come quando in rapporto a Dio parliamo di sonno, di collera, di noncuranza, di mani e piedi e di altre cose simili. Sappiamo e riconosciamo che Dio è senza inizio e senza fine, eterno e sempiterno 3, increato, immutabile, inalterabile, 3 Traduco ίδιον con l aggettivo sempiterno poiché l e spres sio ne ς ίδιον significa per sempre, mentre ίδιον significa sia eternità sia perpetuità. Essendo esclusa in riferimento a Dio quest ultima, che indica una successione temporale senza fine, ho adottato il termine sempiterno che rinvia tanto al concetto di sempre quanto a quello di eternità. Ri spet to ad α ώνιος, il cui significato è pressoché identico, a mio parere il concetto di sempiterno esprime il dinamismo della vita intratrinitaria.
20 220 GIOVANNI DAMASCENO σ νθετος, σ µατος, ρατος, ναφ ς, περ γραπτος, πειρος, περ ληπτος, κατ ληπτος, περιν ητος, γαθ ς, δ καιος, παντοδ ναµος, π ντων κτισµ των δηµιουργ ς, παντοκρ τωρ, παντεπ πτης, π ντων προνοητ ς, ξουσιαστ ς, κριτ ς, κα γιν σκοµεν κα µολογο µεν. Κα τι ε ς στι θε ς γουν µ α ο σ α, κα τι ν τρισ ν ποστ σεσι γνωρ ζετα τε κα στιν, πατρ φηµι κα υ κα γ πνε µατι, κα τι πατ ρ κα υ ς κα τ πνε µα τ γιον κατ π ντα ν ε σι πλ ν τ ς γεννησ ας κα τ ς γενν σεως κα τ ς κπορε σεως, κα τι µονογεν ς υ ς κα λ γος το θεο κα θε ς δι σπλ γχνα λ ους α το, δι τ ν µετ ραν σωτηρ αν, ε δοκ το πατρ ς κα συνεργ το γ ου πνε µατος σπ ρως συλληφθε ς φθ ρως κ τ ς γ ας παρθ νου κα θεοτ κου Μαρ ας γεγ ννηται δι πνε µατος γ ου κα νθρωπος τ λειος ξ α τ ς γ γονε, κα τι α τ ς 4 Sono le proprietà che contraddistinguono le tre Ipostasi l una rispetto alle altre. Il termine spirazione non è la traduzione letterale del greco κπόρευσις, che indica il trarre origine da qualcosa e che deriva da πορέυω, inviare, procedere. Tut - tavia, ho preferito non tradurlo processione, poiché GRE GO RIO DI NAZIANZO, Orazione 39,12, a cui la teologia greco-ortodossa si attiene, distingue la nozione di κπόρευσις, come caratterizzante la relazione di origine dello Spirito Santo dal Padre, dalla nozione più generale di processione espressa dal verbo προιέναι, che accomuna lo Spirito Santo e il Figlio. La teologia trinitaria cattolica distingue in Dio due processioni: l una a modo di generazione e l altra a modo di spirazione. A ogni processione corrispondono quattro relazioni intradivine: la Pa ter - ni tà, la Figliolanza, la Spirazione attiva e la Spirazione passiva, anche denominata Processione in senso stretto. La pri ma e la
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ο Θε ος η η µων κα τα φυ γη η και δυ υ υ να α α α µις βο η θο ος ε εν θλι ψε ε ε σι ταις ευ ρου ου ου ου ου σαις η η µα α α ας σφο ο ο ο
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K υ ρι ε ε λε η σον Κ υ ρι ε ε λε ε η σον Κ υ ρι ε ε λε η σον Κ υ υ ρι ε ε λε ε η σον
Κ Α Τ Α Ν Υ Κ Τ Ι Κ Α ΚΥΡΙΕ ΕΛΕΗΣΟΝ Ἦχος νη 1. 2.. 4. 5. K υ ρι ε ε λε η σον Κ υ ρι ε ε λε ε η σον Κ υ ρι ε ε λε η σον Κ υ υ ρι ε ε λε ε η σον Κ υ ρι ε ε λε η σον Ε ις πολ λα ε τη Δεσ πο τα Υ περ Α γι
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Ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης
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ΤΕΤΑΡΤΗ ΕΒ ΟΜΑ ΟΣ ΤΩΝ ΝΗΣΤΕΙΩΝ ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης
ΤΕΤΑΡΤΗ ΕΒ ΟΜΑ ΟΣ ΤΩΝ ΝΗΣΤΕΙΩΝ ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης Ἦχος Πα Ἰωάννου Πρωτοψάλτου υ ρι ε ε κε κρα α ξα προ ο ος σε ε ει σα κου ου ου σο ο ον μου ει σα κου σο ον μου ου Κυ υ υ ρι ι ι ι ε Κυ ρι
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Ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης
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ΠΑΡΑΣΚΕΥΗ ΕΒ ΟΜΑ ΟΣ ΝΗΣΤΕΙΩΝ ἐν τῷ Ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης Ἦχος Γα Ἰωάννου Πρωτοψάλτου υ ρι ι ε ε κε ε κρα ξα προ ος σε ε ε ει σα κου ου σο ο ο ο ον μου ου ει σα κου σο ον μου Κυ ρι ε ε Κυ ρι ε ε κε
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Ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης
Ἐν τῷ ἑσπερινῷ τῆς Προηγιασμένης Ἦχος Νη υ υ υ υ ρι ι ι ι ε ε κε κρα α ξα προ ος σε ε ε ει σα κου ου ου σο ο ον μου ου ει σα κου σον μου Κυ υ υ υ ρι ι ι ι ε Κυ ρι ι ε ε κε κρα α ξα α προ ο ος σε ε ε ει
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Κυ ρι ε ε κε ε ε κρα α α ξα προς σε ει σα κου ου ου σο ο ο ο ονμου ει σα α α κου σο ον μου ου Κυ υ υ ρι ι ι ι ε Κυ ρι ε ε κε ε κρα α ξα προς σε ει σα α α κου σο ο ον μου προσ χες τη φω νη η η η η τη η