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«Aegyptus» 95 (2015), pp. 3-24 P.oxy. Xvii 2085: un nuovo commentario di teone? (*) 1. Il testo 2015 vita e Pensiero / Pubblicazioni dell università Cattolica del Sacro Cuore P.oxy. Xvii 2085, spezzone di un commentario proveniente da ossirinco, consta di cinque frammenti di estensione diseguale, di cui solo due presentano parti di testo leggibili. il papiro è stato vergato in una scrittura di modulo medio da una mano riconducibile alla prima metà del ii sec. d.c. (1); segni di interpunzione sono stati apposti da un correttore (2). Sul primo e sul terzo frammento sono leggibili, rispettivamente, porzioni di due e una colonna; il secondo e il quarto presentano residui di poche lettere, mentre dal quinto non si recupera nulla. il testo si presenta nella forma considerata canonica per lo hypomnema ellenistico, come uno scritto autonomo rispetto all opera commentata (3); ad essa (*) la presente ricerca è stata condotta nell ambito del progetto FirB - Futuro in ricerca 2012: Omero, Esiodo, Pindaro, Eschilo: forme e trasmissione dell esegesi antica ; una versione provvisoria è stata presentata al Convegno svoltosi a Messina l 11 maggio 2015 nell ambito del medesimo progetto. Per le molte letture di questo lavoro, sempre per me proficue, rivolgo il più cordiale ringraziamento ai professori M. Cannatà Fera e G. ucciardello (il quale ha anche ricontrollato per me il papiro durante un soggiorno oxoniense); ringrazio inoltre i professori G.B. d Alessio, F. Montanari, e. Cingano per gli spunti di riflessione offertimi durante il Convegno. (1) Secondo r. luiselli, The Oxyrhynchus Papyri, lxiv, london 1997, p. 109, la mano di P.oxy. Xvii 2085 (e di P.oxy. Hels 2) potrebbe essere identificata con quella dello scriba classificato come A17 nella lista di J. krüger (Oxyrhynchos in der Kaiserzeit, Frankfurt am Main 1990, p. 194), aggiornata da W.A. JoHnSon (Bookrolls and Scribes in Oxyrhynchus, toronto 2004, pp. 22-23); sono attribuibili alla stessa mano P.oxy. XXii 2321 (Anacreonte), P.oxy. XXXiv 2693 (Apollonio rodio), P.oxy. lxiv 4425 (Arato), P.oxy. lxiv 4429 (licofrone), P.ryl. 551 (licurgo). (2) Ed. pr. A.S. Hunt, The Oxyrhynchus Papyri, Xvii, london 1927, pp. 101-106. (3) Sul genere dello hypomnema e i molteplici problemi connessi vd. M. del FABBro, Il commentario nella tradizione papiracea, «Stud. Pap.» 18 (1979), pp. 69-132 e, fra gli studi più recenti, t. dorandi, Le commentaire dans la tradition papyrologique. Quelques cases controversés», in M. Goulet CAZé (ed.), Le commentaire entre tradition et innovation: actes du colloque international de l Institut des traditions textuelles, Paris et Villejuif, 22-25 Septembre 1999,

4 GrAZiA Merro il commentario rimanda mediante lemmi in ekthesis, evidenziati con paragraphoi talvolta seguite da spazio bianco. i brani tràditi dal papiro si configurano come una sequenza di note esegetiche a tema mitografico e geografico-onomastico, riguardanti un componimento poetico di natura dattilica. A.S. Hunt, primo editore del pezzo, propose l attribuzione del testo lemmatizzato a euforione, principalmente per via del fatto che in un punto dello hypomnema compare un rimando alle Chiliadi senza l indicazione dell autore, il che induceva a identificare il poeta commentato con il Calcidense stesso. il papiro è stato rivisto con notevoli progressi da H. lloyd-jones e P. Parsons, che ne hanno pubblicato il testo nella sezione del Supplementum Hellenisticum riservata a euforione (430-431), evidenziando ulteriori elementi intrinseci atti a sostenere la paternità euforionea dei lemmi (4). il commentario figura perciò in diverse edizioni del poeta di Calcide realizzate negli ultimi anni, e nella Hellenistic Collection pubblicata nel 2009 per la loeb da Jane l. lightfoot (5), di cui si riporta qui il testo (con alcune integrazioni alle note di apparato). Paris 2000, pp. 15-21; H. MAeHler, L évolution matérielle de l hypomnema jusqu à la basse époque: les cas de P.Oxy. 856 (Aristophane) et P.Würzburg 1 (Euripide), ibid., pp. 29-36; G. MeS- Seri SAvorelli, r. PintAudi, I lettori dei papiri: dal commento autonomo agli scolii, in v. FerA, G. FerrAù, S. rizzo (eds.), Talking to the Text: Marginalia from Papyri to Print. Proceedings of a Conference held at Erice, 26 September - 3 October 1998, Messina 2002, pp. 37-57; W. luppe, Σχόλια, ὑπομνήματα und ὑποθέσεις zu griechischen Dramen auf Papyri, in W. GeerlinGS, CH. SCHulZe (Hrsg.), Der Kommentar in Antike und Mittelalter. Beiträge zu seiner Erforschung, leiden - Boston - köln 2002, pp. 55-77; F. PontAni, Sguardi su Ulisse, roma 2005, pp. 96-100; k. MCnAMee, Annotations in Greek and Latin Texts, new Haven 2007, pp. 32-36, 49, 105-116 (su commentari e marginalia a poeti ellenistici); P.oxy. lxxvi 5095, F. MontAnAri, Commentary on Iliad XII and XV, pp. 177-192 (frammenti di uno hypomnema all Iliade su codice papiraceo); G. ucciardello, Hypomnemata papiracei e lessicografia. Tra Alessandria e Bisanzio, Messina 2012 (Quaderni di orione, 1), pp. 37-50; F. SCHironi, Greek Commentaries, «dead Sea discov.» 19 (2012), pp. 399-441. (4) indizi al riguardo sono la probabile menzione di Calcide (fr. 1, ll. 4-5), la citazione di Callimaco nel commentario, che fa escludere l attribuzione dei versi a quest ultimo (fr. 1, ll. 30-31), la citazione di Alessandro etolo come auctoritas a cui il poeta potrebbe essersi rifatto (fr. 1, ll. 35-36): vd. A.S. Hunt, op. cit., pp. 101-102; H. lloyd JoneS, P. PArSonS, Supplementum Hellenisticum, Berolini - nova eboraci 1983, p. 218. (5) Fr. 142 van Groningen = 196 Clua = 109-110 lightfoot = 199 Acosta Hughes-Cusset. l opera da cui sarebbero estratti i lemmi potrebbe essere il Dioniso secondo quasi tutti gli editori (la lightfoot, pur riconoscendo lo sfondo dionisiaco del testo, preferisce inserire i frammenti tra quelli incertae sedis: vd. p. 198). nei repertori on line del CedoPAl (MP 3 ) e del LDAB il testo del papiro è classificato come Chiliades Scholia.

un nuovo CoMMentArio di teone 5 P.oxy. Xvii 2085 (MP 3 374; LDAB 876) = euphor. 109-110 lightfoot 109 l. (fr. 1) col. i ]μ ησ αν ] βαλα κα ] κιδιο Κόμβη c. 5-10 Χα]λ κίδα φησὶν 5 ] ρβ αντας ]τ αυτην ]. 2 κύ]μ βαλα Hunt κό]μ βαλα l.j.-p.3-4 Χα]λ κίδι ὁ Κόμ[βην...τὴν Χα]λ κίδα Hunt (potius ὃ quapropter l.j. P.) ]α κι διὸ l.j.-p4-5 φησὶν [δὲ αὐτὴν γεννῆσαι τοὺς Κ]ύ ρ β αντας l.j.-p. (Κ]ύ ρ β αντας iam Hunt) col. ii 8 ] [ ] [ λ υπτεοντα [ 10 π ρεσβυτιδ [ δωδεκιδ[ ] [ ] [ τ α ὡς μηδ μι ω [ ]ωι υβαστα ε [ θ]α λάσσης εφησ τ [ 15 νον Ινειον τουν [ ἀπ Ἰνοῦς αὖθι [ σι γυναιμανεα[ νοωνεα κηλα [ τὸν λόγον προ [ 20 ὁ δὲ βουλετα[ ]ς μαινάδας επ [ ] αις καὶ ταυτα[ ] αρα παννυχιο [ ]το γάλακτι ν [

6 GrAZiA Merro 25 η τ ε κ αὶ Ἴναχ ος του [ Ἴν]α χ ο ς γ νώριμος [ ] Ὀρνέας ὅτι ποταμ[ός ἐστι τῆς Ἀρ]γ είας ἐν ταῖς Χειλιά[σιν ]ε ν καὶ ὁ Χ άρ α δρος δε [ 30 α ς ἐν τῶι περὶ ποταμῶ[ν Καλλίμαχος εἰρη( ) [fr. 457 Pf.] Νῆριν δ[ὲ ποτα- μὸν μὲν οὐκ οἶδα λέγε[ιν δὲ ἐν ὧι οἱ Ἡρακλεῖδαι [ἐστρατοπέδευσαν κατὰ τὴν ε[ἰς Ἄρ- 35 γος στρατείαν. μήποτε δ[ὲ τῶι Α[ἰ]τωλῶι πεπίστευκεν [ 9 κα] λ υπτέον (ἀνα-, ἀπο-, ἐγ- etc.) l.j. P.10 -δε [ς -δο [ς -δω [ν l.j. P.11 δώδεκ ἰδ[ Hunt12 μηδεμία ων [ dub. l.j. P.14-16 θ]α λάσσης ἐφ ἧς τὸ [καλούμε] νον Ἴνειον, τοὔν [ομα ἐσχηκὸς] ἀπ Ἰνοῦς l.j. P.16-18 ante αὖθι spatium (incipit lemma: αὖθι [ ]σι γυναιμανέα[ ] ]νοων ἑὰ κῆλα l.j.-p.18 ἐκφα]νόων, ἐκκε]νόων l.j. P.18-20 ἐπανάγει] τὸν λόγον πρὸς [τὸν Διόνυσον ] ὁ δὲ βούλετα[ι l.j. P. potius ὃ δὲ βούλετα[ι λέγειν vel εἰπεῖν23-25 alterum lemma coni. l.j. P. τοὶ] δ ἄρα παννύχιοι [λευκῶι λείβον]τo γάλακτι Νῆ [ρις τ Ὀρνεί]η τε καὶ Ἴναχος <ἠδὲ Χάραδρος> (conl. ll. 29, 31)25 η τ ε vel η ψ ε l.j. P.25-26 τούτ [ων μὲν οὖν ὁ Ἴν]α χ ο ς γ νώριμος e.g. l.j. P.26 post γ νώριμος spatium27 ὀ δὲ] Ὀρνέας vel [περὶ δὲ] τῆς] Ὀρνέας l.j.-p.28-29 ἔφα μ]ε ν l.j. P. εἴρη κ]ε ν Hunt29-30 δὲ τ [ῆς Ἀργεί] ας körte, prob. l.j. P.30-31 εἴρη(κεν) Hunt Καλλιμάχωι εἴρη(ται) dub. l.j. P.32 [χωρίον l.j. P. [ὄρος di Benedetto ap. SSH33 ὧι: κι ωι pap., id est [[κι]]ωι: Κίωι Hunt, Kῶι l.j. P. 110 l. (fr. 3) ] μ [ ] [ Λέλεγες. οὗτοι δ ἦσ α ν σ ύλ λ [εκτ ο ί τ ινες καὶ μιγάδες ἐκ πολ[- λῶν ἐθνῶν, ἐκαλεῖτο δ ἡ νῆ[- 5 σος Παρθενὶς ἀπὸ τῆς ἀ ρ χῆ ς [ ἔχ ου[σα] τ ὴν προσηγορίαν τ ο ῦ [ βασιλεύοντος τῶν Λελέγ ω ν [ τόν τε νῦν καλούμενον π[οταμὸν Ἴμβρασον Παρθένιον [ 10 ὠνόμασαν. Δόρυσσα δὲ κα[ὶ

un nuovo CoMMentArio di teone 7 Φυλλὶς παρώνυμον ὑπὸ τῶ[ν ἔξωθεν ἀνθρώπων ε [ δὲ διὰ τί Δόρυσσά τ ε κα [ὶ Φυλλὶς ἐκλήθη ἐ [ ] [ 15 καρπῶν ἤγου [ν ἤγο(υν) Ἀνθεμι [ ἡμεῖς ὑπ [ λον τε [ τον παρ [ 20 Ἐρμῆς η [ τῆμος ὅτ [ ρον ἕδος λ [ φησιν πε [ μηναι βο υ λ [ 25 ταύτην ο [ Εὐρωπε[ σ ιανοι τω[ ]ο ι π ρ ο σ [ 12-14 ἐπ ε [δόθη εἰ] δὲ διὰ τί ἐκλήθη ἐρ ω [τᾶις l.j.-p13 τ ε κα [ὶ Φυλλίς Hunt, fort. spatio longius l.j.-p.15 ἤγου [ν φύλλων l.j. P.16 Ἀνθεμί [ς vel Ἀνθέμο [υσα Hunt ἀνθεμί[δων l.j. P.17-18 τὸ ὄνομα μεταβα] λόν τε ς l.j. P.19 Παρθ [ l.j. P.21-22 lemma τῆμος ὅτ ρ ἕδος ἐ λθ [ών l.j. P.23-24 ση] μῆναι l.j. P. dub.26 Εὐρώπε[ια Hunt26-27 Ἀ ]σ ιανοί Hunt27 inter -νοι et τω atram. vestigia28 supra ]ο ι atram. vestigia 2. Frammento 1 il contenuto del commento riporta a uno scenario dionisiaco, probabilmente collocato in ambito argivo. le integrazioni di A.S. Hunt per i tràditi Κόμ- e -λ κίδα alle ll. 3-4 restituiscono il nome di Calcide insieme con quello di Combe, l eponima del luogo, detta appunto anche Calcide: è questo un primo elemento a favore dell attribuzione del testo commentato a euforione, il quale menziona altrove l eroina della sua città natale (6). StePH. ByZ. s.v. Χαλκίς informa sulle (6) SH 442, 4 = 191 B, fr. 2, 4 l.: πόλ[ι]ν ἁλιτειχέα Κόμβης (in un contesto che sembra richiamare la materia del nostro frammento: vd. SH, p. 227).

8 GrAZiA Merro molteplici denominazioni della città, precisando che Combe, figlia di Asopo, era detta appunto Calcide: πόλις Εὐβοίας [ ] ἐκλήθη δὲ ἀπὸ Κόμβης τῆς Χαλκίδος καλουμένης, θυγατρὸς Ἀσωποῦ (p. 683, 9ss. M.) (7). ZenoB. vi 50, richiamando la testimonianza di Aristo Salaminio, spiega il nome in chiave etimologica: Κόμβην γὰρ φασὶ, τὴν ἐπικληθεῖσαν Χαλκίδα, ἐπειδὴ ὅπλα χαλκᾶ ἐποιήσατο (FGrHist 143 F5); gli esili resti di una spiegazione etimologica potremmo leggere anche qui, integrando a l. 2 κύ]μ βαλα come proposto da A.S. Hunt, e intendendo cymbala aenea con lloyd-jones e Parsons (8). A l. 5 A.S. Hunt integrava Κ]ύ ρ β αντας. Calcide è detta madre dei Coribanti in Sch. T Hom., Il. 14, 291a (iii, p. 633 erbse): οἱ δὲ τὴν μητέρα τῶν Κορυβάντων Χαλκίδα φασίν. diverse le attestazioni in ambito poetico per la forma Κύρβαντες in luogo della più comune Κορύβαντες (9): è possibile, dunque, che la parola appartenesse al lemma. un altro lemma poteva trovarsi alle ll. 10-11, in cui si ricava la menzione di una vecchia o più, e di qualcuno / qualcosa nel numero di dodici, espresso forse in una forma poetica (cf. Suda δ 1444 A. Δωδεκίδες θυσίαι δώδεκα ἰερείων, ὡς τριττὺς, ἡ ἐκ τριῶν). Più avanti (ll. 14-16) è sicura la citazione di ino, nutrice di dioniso, mentre l hapax Ἴνειον potrebbe rappresentare un loci nomen (l.j. P.) oppure indicare più specificamente un heroon o un temenos dedicati (su un litorale?) alla stessa ino (lsj s.v.), di cui si dava notizia nel commento (10). Alle ll. 16-18 αὖθι [ ] σι γυναιμανέα [ ]νοωνεα κηλα è probabilmente parte di un ulteriore lemma. Per l aggettivo γυναιμανής il senso più probabile (7) nel corso della lunga glossa, Stefano di Bisanzio riferisce numerose testimonianze a proposito dell identificazione di molti luoghi omonimi, mentre tace la fonte della notizia su Combe / Calcide. riprende i contenuti della glossa eustath. ad Il. 2, 537 = i p. 428 van der valk. (8) una proposta alternativa degli stessi editori è κό]μ βαλα, per cui citano HeSyCH. κ 3429 κόμβαλα: πήγματά (?) τινα (παίγματα ruhnken: cf. SSH, p. 218): l etimologia così presupposta riguarderebbe il nome Combe. (9) Cf. e.g. SoPH., TrGF 4 F 862; CAlliM., Hymn. 1, 46; lyc. 78; un lemma poetico riprende probabilmente HeSyCH. κ 4660: Κύρβαντες Κορύβαντες. un attestazione in prosa offre PHereCyd. ap. StrAB. 10, 3, 21 (FGrHist 3 F 48 = 48 Fowler = 216 dolcetti): Φερεκύδης δ ἐξ Ἀπόλλωνος καὶ Ῥητίας Κύρβαντας ἐννέα. (10) in molte versioni del mito di ino ricorre la caduta in mare dell eroina: vi si getta con il figlioletto Melicerte dopo aver tentato di indurre il marito a sacrificare Frisso, figlio di altre nozze ([APollod.] 1, 9, 2; PAuS. 1, 44, 7; Sch. d HoM., Il. 7, 86; HyG., Fab. 2, 5), o dopo esser stata resa folle da era e aver ucciso il figlio immergendolo in un lebete pieno d acqua bollente ([APollod.] 3, 4, 3; Hyp. a-d Pind., Isthm.; Sch. Pind., O. 2, 51b).

un nuovo CoMMentArio di teone 9 qui è che rende invasate le donne (11), con riferimento a dioniso oppure ai suoi κῆλα (l.j. P.). le donne invasate potrebbero essere in generale le seguaci di dioniso, forse colte durante un assalto ad Argo (12), o figure specifiche legate al culto bacchico, come la stessa ino e la sorella Agave (13). Alle ll. 19-20 si aveva verosimilmente l interpretamentum: τὸν λόγον προ [ e ὁ δὲ βουλετα[ potrebbero essere i residui di espressioni tecniche esegetiche. Alla l. 19 doveva leggersi una considerazione sul testo poetico conclusa nel giro di poche parole; alla linea successiva si trova infatti δέ, a segnalare l inizio di una nuova frase. Presumibilmente si indicava il soggetto di cui il poeta trattava nei versi lemmatizzati, mediante una formula del tipo ἀποτείνειν / ἐπιστρέφειν / ἀποστρέφειν / ἐπανάγειν τὸν λόγον πρὸς... (le tracce di inchiostro successive a προ sono compatibili con σ), attestate frequentemente negli scoli e talvolta seguite da parafrasi (14). l.j. P. propongono e.g. ἐπανάγει] τὸν λόγον πρὸς [τὸν Διόνυσον] ὁ δὲ βούλετα[ι: il soggetto di ὁ δὲ βούλετα[ι sarebbe così dioniso o il poeta. un integrazione più probabile per la l. 20 è ὃ δὲ βούλετα[ι λέγειν vel εἰπεῖν: l espressione ricorre in ambito scoliografico per introdurre proprio parafrasi o brevi spiegazioni letterali (15). (11) Per le accezioni possibili cf. HeSyCH. γ 1010 l.: γυναιμανές γυναικομανές. ἐπὶ γυναιξὶ μεμηνώς, ἢ τὰς γυναῖκας ἐκμαίνων ἢ ἐπὶ γυναιξὶ μαινόμενος ἢ γυναῖκας εἰς μανίας ἄγων διὰ τὸ κάλλος (Γ 39). (12) Cf. Etym. Mag. 687, 33-37: Ὁ δὲ Εὐφορίων οὐκ ὀρθῶς λέγει περὶ τοῦ Διονύσου, ὅτι ταῖς γυναικείαις τάξεσιν ἐγκελευσάμενος ἐπρήνιξε τὴν τοῦ Εὐρυμέδοντος πόλιν, τουτέστι τὸ Ἄργος. Εὐρυμέδων δὲ ὁ Περσεὺς ἐκαλεῖτο. Questa testimonianza è messa generalmente in relazione con euphor. fr. 19 l. (= P.oxy. XiX 2219 + P.oxy. XiX 2220), vv. 40-41, dal Dioniso, passo in cui è attestato il verbo πρηνίζω, glossato dall etimologico. la scena vede per l appunto l attacco ad Argo delle Menadi, incitate da dioniso. (13) ino, nutrice di dioniso secondo la tradizione (cf. e.g. [APollod.], 3, 4, 3), appariva come seguace di riti bacchici sul Parnaso nella versione della Ino euripidea, riferita da HyG., Fab. 4. in Sch. Pind., P. 3, 173b Agave e ino sono accomunate dall uccisione dei propri figli, compiuta in preda alla follia: ἡ δὲ Ἀγαυὴ καὶ Ἰνὼ εἰς μανίαν τραπεῖσαι τοὺς παῖδας διέσπασαν: καὶ ἡ μὲν Ἀγαυὴ τὸν Πενθέα, ἡ δὲ Ἰνὼ κατά τινας τὸν Μελικέρτην εἰς λέβητα καθῆκε. (14) Cf. e.g. Sch. Eur., Hipp. 141: ἀπέτεινε λοιπὸν τὸν λόγον πρὸς τὴν Φαίδραν; Sch. Pind., O. 2, 160c: ἐπέστρεψε τὸν λόγον πρὸς ἑαυτὸν καί φησιν ὅτι, O. 5, 48: πάλιν ἀπέστρεψε τὸν λόγον πρὸς τὸν Ψαῦμιν; Sch. Theocr. 7, 122-124a: ἀπέστρεψε τὸν λόγον πρὸς τὸν Ἄρατον καί φησι μηκέτι αὐτὸν φυλάσσωμεν (15) Cf. Sch. Pind., O. 2, 177b: ὃ δὲ βούλεται λέγειν ἔστι τοιοῦτον τοῖς τῶν καλῶν ἀνδρῶν ἀγαθοῖς ἔργοις, P. 2, 131c: ὃ δὲ βούλεται λέγειν, ὅτι ὥσπερ παρὰ τοῖς παισὶ καλός ἐστιν ὁ πίθων, οὕτω, I. 5, 55b: ὃ δὲ βούλεται λέγειν, τοιοῦτόν ἐστιν εἴ τις ἐρωτήσειεν αὐτοὺς, τίνες εἰσὶν ; Sch. Eur., Andr. 1: ὃ δὲ βούλεται εἰπεῖν, τοιοῦτόν ἐστιν κτλ.

10 GrAZiA Merro Alle linee successive sono nominate le Menadi e si legge una forma dell aggettivo παννύχιος (l. 23), da riferire forse a riti che proseguono per tutta la notte. Per l.j. P. questo termine faceva parte di un altro lemma, insieme con γάλακτι di l. 24 e η τ ε κ αὶ Ἴναχ ος di l. 25, che si trova in ekthesis. tuttavia, dopo γάλακτι, a l. 24, sul papiro è lasciato uno spazio bianco, che potrebbe segnalare l inizio del lemma da questo punto, come a l. 16. il nuovo lemma poteva forse essere limitato a ll. 24-25, (ν [ η τ ε κ αὶ Ἴναχ ος); con του [Ἴν]α χ ο ς γ νώριμος di l. 25 si avrebbe invece una nuova nota di commento, come è segnalato dal vacuum che precede queste parole. le ll. 21-24, che pure poesin redolent come notano l.j. P., potrebbero far parte della spiegazione (parafrasi?) precedente, nella quale potevano essere ripresi termini del testo poetico. Alle ll. 26-31 il commento conteneva una breve rassegna sui fiumi dell Ar - golide inaco, ornea e Caradro, evidentemente citati dal poeta, con rimandi alla documentazione disponibile su di essi. Soltanto sull inaco l autore non si soffermava, in quanto noto ; in effetti nella letteratura geografica e lessicografica la sua localizzazione in Argolide risulta assodata (16). È da segnalare però che in Etym. Mag. s.v. Ἴναχος è registrata un etimologia di tipo particolare, per cui il termine viene scomposto in due radici dal significato autonomo: Ἴναχος: Ὄνομα ποταμοῦ. Ἀπὸ τοῦ ἲς ἰνὸς καὶ τοῦ χέεσθαι γέγονεν Ἴναχος, οἱονεὶ ὁ μετὰ δυνάμεως χεόμενος; similmente in Etym. Gud. s.v. Ἴναχος: ὄνομα ποταμοῦ, παρὰ τὸ ἲς ἰνὸς καὶ τὸ χέεσθαι γίνεται, οἱονεὶ ὁ μετὰ δυνάμεως φερόμενος καὶ χεόμενος. Su questa etimologia torneremo infra. A proposito dell ornea si dice che era identificato come fiume dell Argolide nelle Chiliadi. È questo il passo sulla cui base è stata proposta l attribuzione del testo poetico a euforione (vd. supra). Con l espressione ὅτι ποταμ[ός ἐστι τῆς Ἀρ]γ είας ἐν ταῖς Χειλιά[σιν il commentatore potrebbe rinviare ad un (suo?) commento alle Chiliadi, piuttosto che al poema, come giustamente pensano l.j. P. Formule di rimando analoghe a questa sono presenti nella letteratura tecnico-esegetica (17); in tal senso è plausibile l integrazione [ἔφαμ]ε ν (16) Cf. e.g. StrAB. 8, 6, 8: Εἷς μὲν δὴ Ἴναχός ἐστιν ὁ διαρρέων τὴν Ἀργείαν; StePH. ByZ. s.v. Ἰναχία (ι 61 = ΙΙ, p. 280, 23-24 Βillerbeck Zubler): Ἰναχία, ἡ Πελοπόννησος, οὐ μόνον τὸ Ἄργος. ἀπὸ Ἰνάχου τοῦ ποταμοῦ. (17) un rinvio a un commento, proprio alle Chiliadi e nella stessa forma brachilogica, si trova in un altro frammento papiraceo di hypomnema al Calcidense, SH 432, 11-12 = euphor. fr. 111, 11-12 l. (περὶ ἧς [Ἐλλοπίης] ἐν ταῖς Χιλιάσιν διαλεξόμεθα, con un verbo in prima persona), nonché negli scoli: si veda Sch. Aristoph., Pa. 1014 (καὶ ἐν τοῖς Ἀχαρνεῦσιν ἔφαμεν τοὺς μα - γείρους μετὰ τεύτλων ἔψειν τὰς ἐγχέλεις: anche qui l esegeta si esprime in prima persona). Per

un nuovo CoMMentArio di teone 11 degli stessi editori (per la prima persona cf. οὐκ οἶδα a l. 32). la possibilità che si intendesse rinviare proprio alle Chiliadi non è tuttavia da escludere: il poeta stesso poteva citare l ornea definendolo in qualche modo come fiume dell Argolide: è questo il presupposto del supplemento di Hunt εἴρηκ]ε ν. Secondo J.l. lightfoot «the restoration of a first-person verb here would open the possibility that euphorion himself was the subject: author of the Chiliades, and of a commentary on another of his own poems», ma su questa interpretazione del passo la stessa autrice invita alla cautela (18). del fiume Ὀρνέας, toponimo poco diffuso, eustazio poteva ancora leggere notizie in Stefano di Bisanzio. unendo la testimonianza di Stefano a quella di Strabone, egli indica due siti con il nome di Ὀρνειαί o Ὀρνεαί, uno in Argolide, l altro fra Corinto e Sicione, e, fra le varie ipotesi riferite sull origine del toponimo, registra anche la derivazione dal nome del fiume (19). A l. 29 si leggono i resti di un lemma recante il nome del Caradro, altro fiume argivo nominato da PAuS. 2, 25, 2, e citato due volte nella Tebaide di Stazio (20); segue la menzione del Περὶ ποταμῶν di CAlliMACo (fr. 457 Pf.), possibile fonte delle informazioni su di esso e sui fiumi menzionati più sopra (21). la parte terminale delle ll. 31-32 è guasta, ma si intende che dopo il lemma Νῆριν δ[ὲil commentatore affermava di non saper dire se il toponimo neris indicasse un fiume (ποτα]μόν di l.j. P. è l integrazione più probabile) oppure un luogo diverso (χωρίον l.j. P., ὄρος di Benedetto ap. SSH) presso cui si erano accampati gli eraclidi nel corso della spedizione verso Argo, ed enuncia l indicazione di un commento mediante il titolo dell opera commentata cf. Sch. Eur., Rh. 916 (Ἀπολλόδωρος ἐν ζ Καταλόγου γράφων οὕτως...) e comm. ad loc. in G. Merro, Gli scoli al Reso euripideo, Messina 2008, p. 246. (18) J.l. lightfoot, op. cit., p. 198. (19) eustath. ad Il. 2, 571 = StePH. ByZ. iii 448a Billerbeck: Ὀρνειαὶ δὲ ἢ δίχα τοῦ ι Ὀρνεαί τοῦτο γὰρ μάλιστα ἐν κοινῇ χρήσει κεῖται κώμη ἐστὶν Ἀργείας κατὰ τὸν Γεωγράφον. ἔστι δὲ καὶ ἑτέρα μεταξὺ Κορίνθου καὶ Σικυῶνος. ταύτην δὲ ὁ τὰ Ἐθνικὰ γράψας πόλιν λέγει, οὐ κώμην [ ]. καλεῖται δὲ οὕτως ἢ ἀπὸ Ὀρνέως, υἱοῦ Ἐρεχθέως, ἢ ἀπὸ Ὀρνέας νύμφης, ἢ ὅτι ἐφ ὕψους κεῖνται, ἢ ὁμωνύμως Ὀρνέᾳ τῷ ποταμῷ. τοῦτο δὲ καὶ ὁ Γεωγράφος φησὶ λέγων, ὅτι Ὀρνεαὶ ἐπώνυμοι τῷ παραρρέοντι ποταμῷ (StrAB. 8, 6, 24 = ii, p. 522 radt: Ὀρνεαὶ δ εἰσὶν ἐπώνυμοι τῷ παραρρέοντι ποταμῷ, νῦν μὲν ἔρημοι πρότερον δ οἰκούμεναι καλῶς). (20) in connessione con un villaggio argivo denominato neris (vd. infra) in 4, 46-47: «quaeque pavet longa spumantem valle Charadron Neris»; insieme con l inaco in 4, 711-712: «ingens Inachus advolvensque natantia saxa Charadrus». (21) È questo l unico frammento ascrivibile al Περὶ ποταμῶν che riguardi il nome di un fiume: vd. n. krevans, Callimachus Philology, in B. ACoStA-HuGHeS, l. lehnus, S. StePHenS, Brill s Companion to Callimachus, leiden - Boston 2011, p. 129.

12 GrAZiA Merro come incerta la possibilità che il poeta abbia accreditato una versione di AleS- SAndro etolo (fr. 16 Magnelli) (22), non sappiamo se riguardo al toponimo, di difficile localizzazione, o alla sosta degli eraclidi presso di esso; in Sch. Stat., Theb. 4, 46-47 Sw. si legge che con il nome neris Callimaco identificava un monte argivo: «Neris montis nomen Argivi, ut ait Callimachus». 3. Frammento 3 il focus tematico è costituito dall isola di Samo. Alle linee iniziali sono citati i lelegi, primi abitatori del luogo, e il loro sovrano; l etnico Λέλεγες viene spiegato in chiave etimologica come «coloro che furono raccolti insieme», essendo originariamente di varia estrazione. riferisce la stessa etimologia utilizzando i medesimi aggettivi StrAB. 7, 7, 2 (ii, pp. 321-322 radt), dopo aver ricordato una testimonianza di esiodo: μάλιστα δ ἄν τις Ἡσιόδῳ πιστεύσειεν οὕτως περὶ αὐτῶν εἰπόντι ἤτοι γὰρ Λοκρὸς Λελέγων ἡγήσατο λαῶν, τούς ῥά ποτε Κρονίδης, Ζεὺς ἄφθιτα μήδεα εἰδώς, λεκτοὺς ἐκ γαίης λάους πόρε Δευκαλίωνι (fr. 234 M.-W.). τῇ γὰρ ἐτυμολογίᾳ τὸ συλλέκτους γεγονέναι τινὰς ἐκ παλαιοῦ καὶ μιγάδας αἰνίττεσθαί μοι δοκεῖ. Alle ll. 4-11 il testo poetico doveva riportare diverse denominazioni dell isola: gli appellativi, variamente attestati altrove, sono qui riferiti come Parthenis, doryssa, Phyllis e Anthem[is]. nel commentario se ne spiega l origine (23), ricordando come, a partire dal nome del re dei lelegi, venne in principio assegnato a Samo l epiteto Parthenis (24), e fu imposto il nome Parthenios al fiume successivamente detto imbraso. Questi dati onomastici e la notizia della meto- (22) Sulla concordanza fra euforione e Alessandro etolo affermata in questo passo vd. e. MAGnelli, Studi su Euforione, roma 2002, p. 35 nota 120 (che corregge quanto scritto in Alexandri Aetoli testimonia et fragmenta, Firenze 1999, p. 258). (23) l argomento doveva risultare congeniale ai grammatici ellenistici, se Callimaco scrisse un opera dal titolo Κτίσεις νήσων καὶ πόλεων καὶ μετονομασίαι (1, 339 Pf.). (24) l epiteto nella forma Παρθενίς sembrerebbe un hapax; usuale è la forma Παρθενία, per cui cf. CAlliM., Hymn. 4, 48a νήσοιο... Παρθενίης (sch. ad loc.: τῆς Σάμου) e nic., Alex. 148 (sch. ad loc.: Παρθενία γὰρ ἡ Σάμος ἐκαλεῖτο). riguardo alla derivazione dell appellativo dal nome del re dei lelegi non abbiamo paralleli; sulla base della spiegazione si dovrebbe dedurre un nome come Parthenios / Parthenes; altre fonti attribuiscono al re dei lelegi il nome di Anceo. il grammatico lucillo di tarra ap. sch. Ap. Rh. 1, 185/8b W. ricollegava l appellativo dell isola a una donna chiamata Partenia.

un nuovo CoMMentArio di teone 13 nomasia del fiume sono attestati, insieme o separatamente, da una serie ben precisa di fonti, da cui si può risalire a un filone tradizionale comune. StrAB. 10, 2, 17 presenta le denominazioni di Samo in modo parzialmente diverso rispetto al papiro per sequenza e morfologia, ma in connessione con queste notizie egli ricorda appunto la metonomasia dell imbraso, spiegando che l isola trasse il suo appellativo da quello del fiume: οὐδ ἐκαλεῖτο (scil. Σάμος) τῷ αὐτῷ ὀνόματι πρότερον, ἀλλὰ Μελάμφυλλος, εἶτ Ἀνθεμίς, εἶτα Παρθενία ἀπὸ τοῦ ποταμοῦ τοῦ Παρθενίου, ὃς Ἴμβρασος μετωνομάσθη. Fonte di questo passo straboniano è ritenuto Apollodoro (= FGrHist 244 F178b) (25); differente è invece la fonte seguita in 14, 1, 15, dove, riprendendo a trattare di Samo, il Geografo riporta i soli nomi in maniera ancora diversa: Περί - πλους δ ἐστὶ τῆς Σαμίων νήσου σταδίων ἑξακοσίων. ἐκαλεῖτο δὲ Παρθενία πρότερον οἰκούντων Καρῶν, εἶτα Ἀνθεμοῦς, εἶτα Μελάμφυλλος, εἶτα Σάμος (26). Soltanto gli appellativi, in una forma molto vicina a quella tràdita dal pa - piro, riferisce StePH. ByZ. p. 553, 14-15 M., il quale pure precisa che il primo nome dell isola fu Partenia, e presenta l epiteto dryousa, laddove il papiro ha doryssa (cf. ll. 4-5): Σάμος, ἐπιφανὴς πρὸς τῇ Καρίᾳ νῆσος. ἐκλήθη δὲ πρότε - ρον Παρθενία καὶ Δρύουσα καὶ Ἀνθέμουσα καὶ Μελάμφυλλος. Analogamente riferisce Plin., N. H. 5, 135 (= AriStot. fr. 570 r. = 588, 1 G.), attingendo alla Costituzione dei Samii aristotelica: «Samon Partheniam primum appellatam Aristoteles tradit, postea Dryusam, deinde Anthemusam; Aristocritus adicit Melamphyllum, dein Cyparissiam». il materiale onomastico appare infine rimescolato e non più distinto in una successione cronologica in Sch. Ap. Rh. 2, 865-872e W.: Παρθενία δὲ ἡ Σάμος ἐκαλεῖτο. ἐκέχρητο γὰρ πολλοῖς ὀνόμασι καὶ γὰρ Μελάνθεμος καὶ Παρθενία καὶ Ἀνθεμοῦσσα ἐκαλεῖτο. esso è utilizzato all interno di interpretazioni specifiche in Sch. Nic., Alex. 149c: Παρθενία γὰρ ἡ Σάμος ἐκαλεῖτο, καὶ Φυλλὶς δὲ μία τῶν Νυμφῶν. ἄλλως: τὸν Σάμιον ἀστέρα λέγει, ὃν δοκεῖ κριὸς ἐν Σάμῳ εὑρηκέναι. Φυλλὶς γὰρ ἡ Σάμος ἢ Φυλλάδα τὴν βοτάνην ἰδίως καλεῖ κτλ. la sola notizia della metonomasia dell imbraso compare invece in due (25) Così r. PFeiFFer, Callimachus, i, oxonii 1949, p. 411 (che pensava in particolare al Νεῶν κατάλογος); S. radt, Strabons Geographika, Bd. 7, Buch ix-xiii, kommentar, Göttingen 2008, p. 166, il quale collega questo passo a StrAB. 8, 3, 6 (ii, p. 404 r.), dove Apollodoro è espressamente menzionato a proposito della distinzione fra diverse Samo in omero. (26) Cf. S. radt, Bd. 8 (kommentar), p. 20 (ad 14, 11, 15, l. 14), che pensa alla Costituzio - ne dei Samii di Aristotele (vd. infra).

14 GrAZiA Merro scoli dal contenuto identico e riconducibili, come si vedrà, a uno stesso esegeta: i) Sch. Apoll. Rh. 2, 865/72a W.: Ἴμβρασος ποταμὸς Σάμου ὁ πρότερον Παρθένιος λεγόμενος, ὡς καὶ Καλλίμαχος (fr. 599 Pf. = 127 Massimilla = 100 Harder) ἀντὶ γὰρ ἐκλήθης, Ἴμβρασε, Παρθενίου, ii) Sch. Pind., O. 6, 149f dr.: καὶ ποταμὸς Παρθένιος, ὃς Ἴμβρασος ἐκλήθη. Καλλίμαχος (fr. 599 Pf. = 127 M. = 100 H.) ἀντὶ γὰρ ἐκλήθης, Ἴμβρασε, Παρθενίου. la notizia si legge inoltre in Sch. Ap. Rh. 1, 185/88b W., tuttavia in una forma evidentemente corrotta: Ἴμβρασος [ ] ποταμὸς Σάμου, ὃς μετεκλήθη Παρθένιος διὰ τὸ ἐκεῖ παρθένον ἔτι οὖσαν τετράφθαι τὴν Ἥραν (27). Che la forma corretta della metonomasia sia Parthenios imbrasos e non viceversa è garantito dalle fonti, citate supra, che ricordano come Partenia fosse il nome più antico di Samo, variamente collegato al nome del fiume che vi scorre (28); ancora oggi il corso d acqua è chiamato imvrassos. Alle linee 10-16 compaiono gli altri appellativi di Samo, doryssa, Phyllis, Anthemis, forse resi oggetto di una spiegazione sulle rispettive origini. Δόρυσ - σα e Φυλλίς (o solo il secondo) sono definiti epiteto dato dagli stranieri (ll. 10-12) probabilmente in opposizione a Parthenis, che sarebbe stato assegnato dagli abitanti nelle epoche più antiche della storia di Samo. i due appellativi compaiono fra i lemmi di esichio, a cui potrebbero essere pervenuti proprio come estratti da testi poetici: vd. δ 2238 l. Δόρυσσα οὕτως ἐκαλεῖτο ἡ Σάμος, φ 1001: Φυλλὶς ἠ Σάμος τὸ πάλαι (per Φυλλίς cf. nic., Alex. 149). la parola καρπῶν che si legge al principio di l. 15 potrebbe far parte di una spiegazione ancora relativa agli epiteti, che insistono tutti sul concetto della rigogliosità dell isola. Gli esigui resti di parole leggibili alle linee successive lasciano recuperare a l. 17 un ἡμεῖς, forse da porre accanto alle espressioni in prima persona utilizzate più sopra (fr. 1, l. 32 οὐκ οἶδα; ibid., l. 29 ἔφαμ]ε ν?); il nome di ermes; porzioni di un ulteriore lemma e infine un nome connesso con quello di europa. 4. Ipotesi di attribuzione nessuna ipotesi di attribuzione del commentario tràdito in P.oxy. Xvii 2085 è stata finora avanzata, se si eccettua l improbabile idea, di cui si è detto (27) Cf. Sch. Dion. Per. 534 B.: Πάνυ γὰρ ἐν τῇ Σάμῳ ταύτῃ τιμᾶται ἡ Ἥρα. Ἐκαλεῖτο δὲ ἡ Σάμος Παρθενίη, ὅτι παρθένος οὖσα ἐκεῖ διέτριβε. (28) vd. G. MASSiMillA, Callimaco, Aitia. libri primo e secondo, Pisa 1996, p. 456.

un nuovo CoMMentArio di teone 15 più sopra, che esso possa essere opera dello stesso euforione. Gli stralci della doctrina ricostruibile in più punti del testo, malgrado lo stato lacunoso dello scritto, sembrano tuttavia allinearsi lungo una traccia ben definita, che dalle membra sparse nei materiali esegetici scoliastici e lessicografici riconduce a una ben nota personalità dell erudizione e della filologia antica: quella del grammatico teone, noto per aver svolto un ruolo centrale nella storia dell esegesi ai poeti ellenistici (29), ma dedito in pari misura anche all attività critica su autori arcaici e classici, come è oggi documentato soprattutto da numerosi papiri (30) che ci hanno restituito l immagine di un assai valido filologo della prima età imperiale, i cui interessi percorrevano diacronicamente tutta la letteratura greca (31). (29) un ruolo paragonabile a quello svolto da didimo per i classici, secondo una definizione di WilAMoWitZ: «Für sie (scil. die alexandrinischen dichter) hat theon eine ebenso centrale Stellung wie didymos für die klassiker» (Einleitung in die griechische Tragödie, Berlin 1910, p. 187). Sulle orme del padre Artemidoro di tarso, filologo e autore di uno hypomnema a teocrito (cf. AP 9, 205 = theocr., Epigr. 26), teone fu autore di commentari a Callimaco, Apollonio rodio, teocrito, nicandro e licofrone, non ancora trattati in modo sistematico dai predecessori alessandrini, e vi sono valide ragioni per ritenere che si sia occupato anche dell esegesi ai Fenomeni di Arato (questo aspetto dell attività del grammatico, del tutto trascurato da C. Wendel, Theon [9], RE, v/a [1934], coll. 2054-2059, è stato messo in luce da J. MArtin, Histoire du texte des Phénomènes d Aratos, Paris 1956, pp. 196-204; vd. ID., Aratos, Phènoménes. Texte ét., trad. et comm. par J. M., Paris 2002, i, p. cxxvi; d. kidd, Aratus. Phaenomena, ed. with Introd., Transl. and Comm. by D. K., Cambridge 1997, pp. 43, 47). (30) in Etym. Mag. s.v. πύελος (696, 7 G.), e in Etym. Gud. s.v. ἄκμηνος (α 399), è menzionato un commentario di teone all Odissea; testimonia lexeis comiche HeSyCH. σ 1031. P.oxy. XXi 2390 (MP 3 82 = LDAB 184) presenta resti di uno hypomnema ad Alcmane in cui il grammatico è citato per la scelta di una variante; P.oxy. XXXvii 2803 (MP 3 1485.5 = LDAB 3974) reca versi di Stesicoro con note marginali di teone e Aristonico; P.oxy. XXv 2427 (MP 3 360 = LDAB 836) è un insieme di frammenti provenienti probabilmente da una raccolta delle commedie di epicarmo, sui cui margini è presente quattro volte l abbreviazione Θε per Θέων; P.oxy. ix 1174 (MP 3 1473 = LDAB 3929) contiene frammenti dagli Ἰχνευταί di Sofocle con dodici varianti marginali attribuite a teone. un lavoro ampio su Pindaro è documentato poi da P.oxy. XXXi 2536 (MP 3 1498.2 = LDAB 4015), che ci ha restituito più corposi estratti di un commento alle Pitiche, e da P.oxy. v 841 (MP 3 1361 = LDAB 3713), che presenta resti dei Peani con uno scolio in cui si fa il nome del grammatico per una variante. (31) vd. C. Wendel, art. cit.; G. damschen, Theon (4), NP, 12, 1 (2002), col. 374; C. Me - liadò, Theon (1), LGGA 2008 (referenceworks.brillonline.com). l opinione corrente che teone abbia operato in età augustea (su cui vd. J. irigoin, Histoire du texte de Pindare, Paris 1952, p. 65; C. GuHl, Die Fragmente des Alexandrinischen Grammatiker Theon, diss., Hamburg 1969, pp. 2, 15; G. damschen, art. cit., col. 374; l. CAdili, Teone e un antica lezione pindarica [P. Oxy. 2536, col. i, ll. 4-5], «ZPe» 145, 2003, p. 13 nota 2), è respinta a favore di una datazione

16 GrAZiA Merro la più recente edizione dei frammenti di teone, opera di C. Guhl, è stata pubblicata ad Amburgo nel 1969; per ragioni cronologiche mancano i frammenti del commentario pindarico tràdito in P.oxy. XXXi 2536, di cui, tuttavia, l editore era già a conoscenza (32). Partendo da testi che menzionano il grammatico come fonte, C. Guhl raccolse serie di loci similes, presenti in scoli e opere lessicografiche, che potevano riferirsi a uno stesso ipotetico lemma di matrice teoniana, giungendo così, da una parte, a precisare il ventaglio di opere che costituiscono la Nachwirkung dei lavori eruditi del grammatico, dall altra a identificare contenuti teoniani nei casi in cui due o più di queste fonti presentano coincidenze nella dottrina e talvolta anche sul piano verbale (33). l insieme dei recettori da cui è possibile ricostruire la dottrina di teone risulta così costituito, da una parte, da corpora di scoli per la cui compilazione sono stati utilizzati gli hypomnemata del grammatico agli stessi autori: si tratta degli scoli a Pindaro, Callimaco, Apollonio rodio, teocrito, nicandro, licofrone, Arato (34); dall altra, da opere di varia indole in cui sono stati recepiti più alta da J. MArtin, op. cit., 1956, p. 197 e A. CAMeron, Callimachus and his Critics, Princeton 1995, p. 191 e nota 33, sulla base di una revisione delle testimonianze biografiche; della stessa idea è pure P. BonGelli, Il commento di Teone a Callimaco, tesi di dottorato, università degli Studi di Milano, A. A. 1998-99, pp. 1-5; EAD., Frammenti del commento di Teone a Callimaco, in G. ArriGHetti, M. tulli (a c. di), Letteratura e riflessione sulla letteratura nella cultura classica, Atti del convegno di Pisa, 7-9 Giugno 1999, Pisa - roma 2000, p. 281 nota 1. (32) C. GuHl, op. cit., p. 14 e fr. 38. in precedenza, l edizione di riferimento era quella di k. GieSe, De Theone grammatico eiusque reliquiis, diss., Monasterii 1867. i frammenti riguardanti autori drammatici sono editi da A. BAGordo, Die antiken Traktate über das Drama. Mit einer Sammlung der Fragmente, Stuttgart - leipzig 1998 (Beiträge zur Altertumskunde, 111), pp. 166-167 (su teone vd. pp. 63-64). Per i frammenti del commentario pindarico, dopo l ed. pr. di turner, alcune proposte di lettura e integrazione sono state avanzate da H. MAeHler, Notes on Theon s hypomnema to Pindar s Pythians, «ZPe» 3 (1968), p. 100; ID., Die Scholien der Papyri in ihrem Verhältnis zu den Scholiencorpora der Handschriften, in F. MontAnAri (éd.), La philo - logie grecque à l époque hellénistique et romaine, vandœuvres - Genève 1994, p. 115; M. treu, Theons Pindarkommentar (Pap. Oxy. 2536), in J.l. Heller, J.k. newman, Serta Turyniana. Studies in Greek Literature and Palaeography in Honor of Alexander Turyn, urbana - Chicago - london 1974, pp. 62-85; G. CAlvAni, Note al P. Oxy. 2536 (Hypomnema a Pind. Pyth. XII, vv. 14-32), ll. 5-14, «Quad. urb. Cult. Cl.» 16 (1973), pp. 142-145; l. CAdili, art. cit., pp. 13-18. (33) Seguendo lo stesso metodo, P. BonGelli, op. cit., ha ampliato fino ad un centinaio i frammenti del commentario teoniano a Callimaco. (34) la presenza di materiali teoniani negli scoli a Pindaro è attestata dalla menzione del grammatico in Sch. O. 5, 42a e dalla sottoscrizione tràdita dal citato P.oxy. XXXi 2536 per il commentario alle Pitiche, che presenta significative coincidenze con gli scoli medievali (cf. P. AnGeli BernArdini, Il banchetto di Polidette in Pindaro, Pyth. 12, 14 e il nuovo scolio papira-

un nuovo CoMMentArio di teone 17 direttamente o indirettamente i contenuti dei lavori eruditi di teone: in questo gruppo rientrano gli Ethnikà di Stefano di Bisanzio, lessici ed etimologici vari (esichio, Συναγωγὴ λέξεων χρησίμων, Fozio, Suda, Etym. Genuinum, Etym. Magnum, Etym. Gudianum) (35). uno dei punti di interesse intorno a cui sembra ruotasse l esegesi di teone è costituito dalla geografia, come dimostra anche la storia della ricezione, che vede approdare materiali teoniani negli Ethnikà di Stefano di Bisanzio; non mancano poi coincidenze tra i frammenti del grammatico e passi della Geografia di Strabone, spiegabili con l uso di fonti comuni (vd. infra). un buon numero dei frammenti raccolti da C. Guhl riguarda l individuazione di luoghi menzionati nei testi poetici o la distinzione fra toponimi uguali (vd. frr. 3, 8-10, 12, 18 etc.). Come notava lo stesso editore, l erudizione geografica non è però mai separata dall interesse del grammatico per la lingua e per la mitologia, e alle notazioni geografiche sono spesso intrecciate osservazioni di natura etimologica o eziologica (36). uno dei lemmi teoniani a tema geografico e onomastico individuati da C. Guhl riguarda per l appunto il fiume di Samo Partenio e la mutazione del suo nome in imbraso. i testimoni rintracciati da C. Guhl sono i già citati Sch. Apoll. Rh. 2, 865/72a W. (fr. 94a G.) e Sch. Pind., O. 6, 149f dr. (fr. 94b G.). Come si è visto più sopra, nelle due annotazioni ricorre la stessa doctrina, e an - che la citazione callimachea (probabile fonte della notizia) è presentata senza ceo di Teone, «Quad. urb. Cult. Cl.» 11 [1971], pp. 99-101). Per gli scoli ad Apollonio rodio disponiamo della sottoscrizione del Laur. 32, 9 che recita: Παράκειται τὰ σχόλια ἐκ τῶν Λου - κίλλου Ταρραίου καὶ Σοφοκλείου καὶ Θέωνος (p. 329W.). l uso di un commentario di teone negli scoli a teocrito è indicato dalle numerose coincidenze fra questi e glosse teoniane attestate da vari lessici, fra cui orione apud Etym. Gud. 323, 18 de Stef., che cita esplicitamente lo hypomnema a teocrito. un commentario agli Aitia di Callimaco è attestato da Etym. Gen. α 1316 s.v. ἄστυρον e β 207 s.v. Βουκεραΐς (l opera di teone riguardava anche gli inni secondo C. GuHl, op. cit., p. 7, e i carmi minori secondo r. PFeiFFer, Callimachus, ii, oxonii 1951, p. xxvii). un commentario a nicandro è menzionato da StePH. ByZ. s.v. Κορόπη (κ 169 = iii, p. 98 Billerbeck) e da Sch. Nic., Ther. 237; uno hypomnema a licofrone è citato da StePH. ByZ. s.v. Αἴνεια (α 132 = i, p. 96 Billerbeck) e s.v. Κύτινα (κ 300 = iii, p. 164 Billerbeck): vd. P.A.M. leone, Scholia vetera et paraphrases in Lycophronis Alexandram, Galatina (lecce) 2008, pp. xvii-xviii. Per quanto riguarda Arato, a un teone alessandrino è attribuita la Vita III, e in Laur. 28, 44, recante scoli antichi rimaneggiati da Planude sulla base di un ms. perduto, si legge per titolo ἐκ τῆς εἰς τὰ Ἀράτου Φαινόμενα Θέωνος ἐξηγήσεως ἐκλογαὶ διορθωθεῖσαι παρὰ τοῦ σοφωτάτου Κυρίου Μαξίμου τοῦ Πλανούδη (sulla questione e sull errata attribuzione a teone matematico dell esegesi ad Arato, vd. J. MArtin, op. cit., 1956, pp. 196-204). (35) vd. C. GuHl, op. cit., pp. 23-24. (36) Ibid., pp. 19-20.

18 GrAZiA Merro alcuna differenza (37). Che questi contenuti siano dovuti a teone si può ritenere sicuro, essendo egli l unico grammatico che abbia commentato sia Pindaro sia Apollonio rodio, ed avendo ampia conoscenza anche del poeta di Cirene, da lui pure commentato e citato di frequente. Per gli scoli ad Apollonio rodio, in particolare, la provenienza dei materiali dallo hypomnema teoniano è assicurata dalla subscriptio del codice Laur. 32, 9; riguardo agli scoli pindarici, l uso di uno hypomnema teoniano per la loro elaborazione è dimostrato sia dalla citazione del grammatico proprio in uno scolio alle Olimpiche (5, 42a), che fornisce l unica menzione di teone negli scoli a Pindaro (38), sia dalla sottoscrizione di P.oxy. XXXi 2536 (vd. nota 34). Ai due testimoni rintracciati da C. Guhl per questo stralcio dell erudizione teoniana possiamo ora aggiungere degli altri che con questi risultano connessi, secondo quanto è emerso esaminando il nostro commentario, e ci consentono di recuperare ulteriori elementi di una trattazione geografico-onomastica su Samo, a quanto pare inserita da teone in modo simile in diversi commentari, secondo un suo costume riconoscibile altrove (39). un primo luogo accostabile ai due frammenti è il già parzialmente citato scolio ad Apollonio rodio 1, 185/8b W., che conviene ora riportare per intero: τὴν Σάμον φησίν. Ἴμβρασος γὰρ ποταμὸς Σάμου, ὃς μετεκλήθη Παρθένιος διὰ τὸ ἐκεῖ παρθένον ἔτι οὖσαν τετράφθαι τὴν Ἥραν. καὶ Καλλίμαχος (fr. 599 Pf. = 127 M. = 100 Η.) μέμνηται. ὁ δὲ Ταρραῖος οὕτως Παρθενία δὲ ἡ Σάμος ἀπὸ Παρθενίας τῆς Σάμου γυναικὸς ὠνομάσθη (luc. tarr. fr. 10 linnenkugel). la metonomasia, come si è detto, è qui presentata in forma erronea; rispetto ai frr. 94a-b, si aggiunge la notazione eziologica che collega l appellativo alla presenza di era Parthenos sull isola. la menzione di Callimaco si riferisce con ogni probabilità sempre al fr. 599 Pf. (40). (37) il frammento potrebbe provenire dagli Aitia secondo r. PFeiFFer (op. cit., p. 411), il quale rinvia ai frr. 48 Pf. = 56 M. e 100 Pf. (su era Samia); vd. anche H. WHite, New Essays in Hellenistic Poetry, Amsterdam 1985, p. 115. È un tratto ellenistico la metonomasia del tevere (che inizialmente aveva il nome di Albula) in verg., Aen. 8, 331s. secondo A.S. HolliS, Hellenistic Colouring in Virgil s Aeneid, «Harv. St. Cl. Phil.» 94 (1992), p. 278, che cita proprio questo frammento callimacheo. (38) Questo il testo dello scolio, che verte sempre su problemi di localizzazione: Ἰδαῖον ἄντρον ἐν Ἤλιδι Δημήτριος ὁ Σκήψιος νέων διακόσμου ἱερὸν Διός. ἔνιοι δὲ νομίζοντες μὴ τῶν ἐν Ἤλιδι χωρίων αὐτὸν μεμνῆσθαι ὑπέλαβον μνημονεύειν Ἴδης τῆς ἐν Κρήτῃ ἢ τῆς ἐν Τροίᾳ. οὕτως Θέων φησίν. (39) Cf. P. BonGelli, art. cit., pp. 283-284. (40) vd. r. PFeiFFer, op. cit., p. 411.

un nuovo CoMMentArio di teone 19 lucillo di tarra (i sec. d.c.?), menzionato nella seconda metà della nota in quanto sostenitore di un origine diversa per l appellativo Partenia, fu anch egli autore di un commentario ad Apollonio rodio, utilizzato nella composizione degli scoli apolloniani (stando alla sottoscrizione del Laur. 32, 9) insieme con l opera di teone e con un terzo commentario, del grammatico Sophokleios, attivo nel ii sec. Quest ultimo, il più tardo dei tre esegeti di Apollonio citati nella sottoscrizione, è molto probabilmente il responsabile della conservazione di tutti i ma teriali confluiti nella nota e dell accostamento della posizione di lucillo a quella anonima precedente, la quale non può che essere quella di teone: Sophokleios, infatti, utilizzò ed escertò il commentario di teone, a differenza del tarrense, che pare abbia lavorato senza conoscere l opera teoniana (41). ulteriori note sull onomastica dell isola e sul fiume imbraso, senza cenni al mutamento di nome, si ritrovano in altri corpora di scoli che pure risalgono a teone: oltre al già citato Sch. Nic., Alex. 149c, si veda 150a Ἰμβρασίδος τῆς Σαμιακῆς Ἴμβρασος γὰρ ποταμὸς ἐν Σάμῳ e inoltre Sch. Call., Hymn. 3 (in Dian.), 228 Pf.: Χησιάς <Χήσιον> ἀκρωτήριον τῆς Σάμου καὶ Ἴμβρασος ποταμὸς Σάμου. StrAB. 10, 2, 17 (Bd. 3, p. 192 r.), come si è visto, attinge da Apollodoro sia la serie degli appellativi di Samo, sia la notizia della metonomasia dell imbraso, che ricorre diversamente solo negli scoli derivati da hypomnemata teoniani; d altra parte sappiamo che il grammatico di Atene fu una delle Hauptquellen per teone e che suoi materiali confluirono pure nell opera di Stefano di Bisanzio (42), benché non sia esclusa un utilizzazione diretta dei commentari teoniani da parte di quest ultimo (43). Pertanto, sia StrAB. 10, 2, 17, sia la glossa dello stesso SteFAno p. 553, 14-15 M., citata supra, sugli appellativi di Samo, possono essere considerati a latere come testimoni che consentono di (41) vd. C. GuHl, op. cit., p. 17, nota 1e, p. 23. Su lucillo vd. M. BAuMBACH, Lukillos, NP 7 (1999), col. 503; su Sophokleios, S. MAttHAioS, Sophokleios, NP 11 (2001), col. 726; l. PAGAni, Sophocleus (Sophocles), LGGA (referenceworks.brillonline.com), 2013; sull esegesi ad Apollonio rodio nell età imperiale H. MAeHler, art. cit. 1994, pp. 108-109; F. MontAnA, The Making of Greek Scholiastic Corpora, in F. MontAnAri, l. PAGAni (eds.), From Scholars to Scholia. Chapters in the History of Ancient Greek Scholarship, Berlin - new york 2008, pp. 154-155. (42) Sull uso di Apollodoro da parte dei tre autori, vd. C. GuHl, op. cit., p. 10. il ricorso ad Apollodoro da parte di teone è sicuro per il fr. 92 G. e molto probabile per i frr. 73, 139, 168, 181 G. (ibid., p. 22 n. 1). (43) di questo parere è C. GuHl, op. cit., p. 23; i commentari di teone sarebbero noti a Stefano attraverso oro secondo e. HoniGMAnn, Stephanos Byzantios, RE 3A/2 (1929), col. 2381.

20 GrAZiA Merro ricostruire il contesto di informazioni erudite presentate, se non da teone stesso, da qualche sua possibile fonte (44). ricapitolando i dati emersi, possiamo supporre che teone avesse riportato nei suoi commentari una serie di notizie su Samo di ordine geografico (l identificazione del fiume imbraso / Partenio e del monte Chesios, citato da Callimaco e nicandro, come luoghi dell isola), onomastico (il fiume originariamente si chiamava Partenio e aveva poi mutato nome in imbraso; parallelamente, anche l isola aveva assunto il nome di Partenia, insieme con diversi altri epiteti) e mitografico - eziologico (l appellativo di Samo dipendeva dalla presenza di era Parthenos sull isola), probabilmente selezionandole o variandole volta per volta in base alle necessità dell esegesi. la notizia della metonomasia del fiume, connessa ad altre notazioni onomastiche, come mostra Strabone, assume un rilievo particolare nell attribuzione a teone di questa serie di informazioni, variamente sparse nei materiali esegetici a Pindaro e ai poeti ellenistici: Pind., O. 6, 88 (il passo lemmatizzato in Sch. O. 6, 149f) cita era Parthenia, APoll. 2, 865 parla delle «acque imbrasie» di Samo: in entrambi i casi la notizia della metonomasia del fiume è dunque accessoria rispetto all oggetto specifico dell esegesi, e difficilmente vi si sarebbe potuta infiltrare se non veicolata da una stessa fonte. di rimando, la presenza in P.oxy. Xvii 2085 di questa notizia, accostata alla disamina onomastica sull isola di Samo, è dunque un elemento di grande rilevanza nell attribuzione a teone dello hypomnema euforioneo. 5. Conclusioni esaminando il commentario si è potuto notare come molti loci similes si ritrovino proprio nel circuito di opere che costituiscono la Nachwirkung degli scritti esegetici del grammatico, confrontando i quali è possibile ricostruire stralci dell erudizione teoniana. interessante a questo riguardo è l attestazione nell Etymologicum Magnum e Gudianum di un etimologia per il nome del fiume Ἴναχος, secondo cui il termine andrebbe scomposto nelle radici ἴς, ἰνός e χέομαι, dalle quali si ricava il significato complessivo di «che scorre impetuosamente»: questo tipo di etimologia, che rientra nel genere ex indole rerum, è (44) Accanto ad Apollodoro, a cui si rifà Strabone, un altra fonte possibile per i contenuti del commentario è la Costituzione dei Samii di Aristotele, la cui presenza emerge ad esempio nel passo di Plinio citato supra a proposito delle denominazioni dell isola.

un nuovo CoMMentArio di teone 21 stato infatti identificato come tipicamente teoniano per via della peculiare suddivisione del nome in due elementi radicali, cosa che si riscontra appunto nelle etimologie risalenti al grammatico (45). la disamina sui vari toponimi argivi condotta nel fr. 1 risulta consona a un filologo che mostrò di prediligere le questioni geografiche e toponomastiche; a questo proposito, il rinvio al Περὶ ποταμῶν di Callimaco rivela l accesso a repertori specialistici non disponibili ai più. nella parte finale del frammento, la citazione di Alessandro etolo per un particolare geo-mitografico indica una dimestichezza con i poeti ellenistici che, di nuovo, ben si addice al grammatico specializzato nell esegesi di questi ultimi (46). il fr. 3 verte interamente sull isola di Samo: le informazioni onomastiche sulla sua storia e i suoi toponimi sono i contenuti più rilevanti ai fini dell attribuzione a teone dell insieme di notizie su Samo, dal momento che termini di confronto significativi sono scoli già attribuiti al grammatico, un passo di Strabone che si ritiene dipenda da Apollodoro, il quale a sua volta fu tra le fonti di teone, e testi direttamente o indirettamente debitori dei suoi commentari. Gioverà ricordare che una prassi riconosciuta a teone dai suoi editori è il ripetere una spiegazione in termini anche molto simili in diversi commentari (47). Sul piano del formulario tecnico, in P.oxy. Xvii 2085 è degno di nota l uso della prima persona nell espressione οὐκ οἶδα λέγειν in fr. 1, l. 32 e probabilmente anche in fr. 3, l. 17, dove si recupera ἡμεῖς (cf. anche le possibili integrazioni in fr. 1, l. 29). Queste forme grammaticali indicano, infatti, che non siamo di fronte a una rielaborazione di materiali esegetici preesistenti o a note miste di estrazione diversa, ma a un commentario d autore (48), e che l autore in questione opera su un terreno non dissodato da altri, nel momento in cui di - chiara di non saper dirimere una questione e, non potendo evidentemente appellarsi ad alcuna auctoritas precedente, si limita a formulare un ipotesi rimandando ad altro autore a lui noto. Se questo in astratto può adattarsi a un grammatico come teone, che per molti aspetti fu un pioniere nel campo dell esegesi ai poeti ellenistici, il confronto con gli scoli derivati da suoi commentari ci offre nuovamente un interessante termine di paragone. negli scoli a Pindaro, per (45) vd. P. BonGelli, art. cit., pp. 287-290. (46) nei corpora di scoli di matrice teoniana, Alessandro etolo risulta citato in Sch. vet. Lyc. 265a l., insieme con euforione e Stesicoro, e in Arg. b theocr. 8 W. (47) vd. P. BonGelli, art. cit., p. 283. (48) Sul problema del passaggio da hypomnemata, syggrammata e scritti eruditi in genere agli scoli, vd. F. MontAnA, art. cit., con un utile messa a punto dello status quaestionis.