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Il teatro greco: esperienze da un TFA L alterità in Eschilo: Greci e Persiani, scontro tra punti di vista di Felicia Logozzo CLASSE E DISCIPLINA IV anno di Liceo classico Lezioni di letteratura o lettura della tragedia come testo di autore classico PROGRAMMAZIONE 2 ore di lezione Approfondimenti a casa Successiva discussione in classe per 2 ore aggiuntive PREREQUISITI Storia letteraria relativa allo storico Erodoto. Caratteri generali della tragedia greca. Aspetti generali della drammaturgia di Eschilo, introdotti nel corso di una precedente lezione. Lettura in lingua italiana dei Persiani. OBIETTIVI Obiettivi trasversali Rinforzo delle competenze trasversali di cittadinanza, già acquisite nel primo biennio della scuola secondaria superiore, in merito alla inclusività, al concetto di diverso e alla capacità di comprensione dei diversi punti di vista. Obiettivi disciplinari Conoscenza degli aspetti politici e politico-sociali dell universo tragico eschileo, individuabili attraverso la lettura dei Persiani; conoscenza di ulteriori tematiche caratterizzanti la tragedia in questione e loro focalizzazione, in funzione dello studio di altre opere e altri autori tragici (es: necessità del fato nella storia, hybris); comprensione delle peculiare testualità e strutturazione narrativa del testo tragico rispetto ad altre tipologie testuali antiche e moderne. Sviluppo della capacità autonoma di analisi di un testo tragico greco, in funzione delle categorie di osservazione sopra descritte. 1

CONTENUTI STRATEGIE DIDATTICHE E STRUMENTI Persiani, 1-1075 (testo greco con traduzione italiana a fronte). Testi di supporto: Erodoto III, 38; VII, 101-104. Supplici, 1-1073 (testo greco con traduzione italiana a fronte). La sentinella di F. Brown, Il paese dei ciechi di H. G. Welles. Lezione frontale e dibattito. Lettura commentata di brani dei Persiani in lingua italiana con opportuni riferimenti al testo greco. Consegne laboratoriali. PERCORSI DI APPROFONDIMENTO Eschilo, Orestea (Le Eumenidi: la legge e la fondazione E DI ECCELLENZA dell Areopago). Euripide, Supplici, vv. 399-454. (Teseo e la rivendicazione della libertà di Atene dove non comanda uno solo, ma l intero popolo). Euripide, Baccanti, vv. 482-484. (L impiego del termine νόμος con un accezione simile a quella vista in Erodoto III, 38; il relativismo culturale nel dialogo tra Penteo e Dioniso). IPOTESI DI VERIFICA La verifica delle conoscenze e delle abilità acquisite nel corso della lezione sarà effettuata attraverso la discussione orale dei percorsi di approfondimento. PERCORSI DI RECUPERO Commento orale di passi scelti, già letti in classe dall insegnante (testo greco con traduzione italiana a fronte). 2

L alterità in Eschilo: Greci e Persiani, scontro tra punti di vista Il progetto proposto vuole simulare un contesto didattico con la maggiore verosimiglianza possibile ma, malgrado l apparente rigidità formale della sua presentazione, è concretamente destinato ad essere manipolato e impiegato con la libertà che l insegnamento concede. La scheda sinottica in apertura schematizza e sintetizza gli aspetti didattici fondamentali e funge da introduzione per l esposizione dei contenuti, nucleo centrale del progetto. Seguono note di approfondimento, materiali didattici e riferimenti bibliografici. Questi ultimi sono dedicati a chiunque, docente o discente, voglia conoscere gli strumenti essenziali per portare a compimento il progetto didattico proposto; il materiale che costituisce approfondimento per uno studente è infatti lo stesso che permette ad un docente di elaborare un efficace divulgazione di contenuti didattici. Nessuno degli aspetti della tragedia analizzata sarà trattato con esaustività: un progetto didattico non è un corso monografico sul concetto di alterità in Eschilo, ma deve scontrarsi realisticamente con i tempi e le esigenze della scuola, il cui compito è fornire soltanto metodi di indagine e spunti di riflessione. Grande spazio, per esempio, meriterebbero gli approfondimenti disciplinari: l universo tragico greco è costantemente farcito di rimandi che non possono essere certo riassunti in poche righe. Si può comunque prendere nota di qualcuno di essi e riservarlo ai percorsi di eccellenza, come si fa qui. CONTESTO DIDATTICO E CONTENUTI Il progetto proposto potrà essere inserito nella programmazione di Greco, all interno dello studio della storia letteraria ovvero, comprendendo argomenti quali il rapporto con lo straniero-nemico e il confronto con il diverso da sé, una lezione impostata allo stesso modo può ben inserirsi all interno di un percorso interdisciplinare e adattarsi agevolmente a confronti con le discipline storico-filosofiche e con le altre discipline letterarie. Dal punto di vista della programmazione disciplinare, lo studio della storia letteraria, in relazione al tragediografo Eschilo, verrà completata, a seguire, dallo studio degli altri temi politico-sociali scelti dal docente e, in particolar modo, dei temi della democrazia, della legge e della giustizia. Gli studenti lavoreranno sul testo digitale fornito dalla Perseus Digital Library, contenente l edizione della Loeb Classical Library, con traduzione inglese di Herbert Weir Smyth (1924). I brani qui riportati sono corredati dalla traduzione italiana scelta, sulla base della funzionalità didattica, tra quelle di: Giorgio Ieranò (Oscar Mondadori) contrassegnata con la sigla (A), Giulia e 3

Moreno Morani (Utet) contrassegnata dalla lettera (B), Carlo Carena (Einaudi) contrassegnata dalla lettera (C), Ettore Romagnoli, disponibile gratuitamente in rete e contrassegnata dalla lettera (D). La versione italiana riportata potrà, in alcuni casi, far riferimento ad un testo greco differente da quello del formato digitale a disposizione degli studenti durante la lezione. Casi di discordanze rilevanti, ai fini del senso generale del testo, verranno evidenziate (es. v. 635). Nella classe considerata, la lezione proposta costituirà il primo contatto diretto tra gli studenti e un testo tragico. La scelta dei Persiani è legata alla possibilità di mostrare ai ragazzi un esempio interessante di confronto/scontro tra i punti di vista dei due popoli nemici, allo scopo di favorire una riflessione sul concetto di alterità e di diverso. La trasposizione nella finzione tragica di vicende storiche ben note alla classe, permetterà inoltre agli studenti di confrontarsi subito con la trasfigurazione della realtà operata dai tragediografi, i quali, come si dirà meglio in seguito, non descrivono i fatti ma li sublimano e li piegano ai fini morali e/o politici che intendono perseguire. Attraverso l analisi di alcune parti del testo, in lingua italiana con testo greco a fronte di supporto e confronto, gli studenti saranno guidati a riflettere su una serie di tematiche, alcune delle quali peculiari dell opera eschilea considerata, altre generali del mondo concettuale della tragedia greca e destinate ad essere riprese costantemente nel corso dello studio di Eschilo, Sofocle ed Euripide. 1. IL PUNTO DI VISTA DI CHI PARLA: REALTÀ O FINZIONE LETTERARIA? L opera, fin dalla sua ambientazione, si propone formalmente di rappresentare il punto di vista dei Persiani a seguito della battaglia di Salamina, ma sono pochi i punti in cui le differenze tra i Greci e i loro nemici vengono descritte senza esplicitare giudizi di valore. Il modo più immediato per distinguere due eserciti in lotta è certamente quello di puntualizzare le differenti tecniche di combattimento impiegate; e così fa il Coro in apertura riferendo dell impiego delle frecce da parte dei Persiani, in contrapposizione a quello delle lance da parte dei Greci: V. 55 καὶ τοξουλκῷ λήματι πιστούς [ ] sicuri nell ardire che lancia le frecce. (D) VV. 147-149 πότερον τόξου ῥῦμα τὸ νικῶν, ἢ δορικράνου λόγχης ἰσχὺς κεκράτηκεν. [ ] se vinceva la furia dei dardi o la forza di ferree cuspidi. (D) 4

Nel dialogo tra la Regina e il Coro, quando Atossa narra il funesto presagio avuto in sogno (vv. 181-196), compaiono i primi corti circuiti tra punti di vista: l opposizione tra le due donne, allegorie di Grecia e Persia, sottolineata dal ricorso continuo a ἡ μὲν ἡ δὲ, viene esplicitata ai vv. 186-187 nella inaspettata forma ἡ μὲν Ἑλλάδα vs. ἡ δὲ βάρβαρον. VV. 181-196 ἐδοξάτην μοι δύο γυναῖκ εὐείμονε, ἡ μὲν πέπλοισι Περσικοῖς ἠσκημένη, ἡ δ αὖτε Δωρικοῖσιν, εἰς ὄψιν μολεῖν, μεγέθει τε τῶν νῦν ἐκπρεπεστάτα πολύ, κάλλει τ ἀμώμω, καὶ κασιγνήτα γένους ταὐτοῦ πάτραν δ ἔναιον ἡ μὲν Ἑλλάδα κλήρῳ λαχοῦσα γαῖαν, ἡ δὲ βάρβαρον. τούτω στάσιν τιν, ὡς ἐγὼ δόκουν ὁρᾶν, τεύχειν ἐν ἀλλήλαισι παῖς δ ἐμὸς μαθὼν κατεῖχε κἀπράυνεν, ἅρμασιν δ ὕπο ζεύγνυσιν αὐτὼ καὶ λέπαδν ἐπ αὐχένων τίθησι. χἠ μὲν τῇδ ἐπυργοῦτο στολῇ ἐν ἡνίαισί τ εἶχεν εὔαρκτον στόμα, ἡ δ ἐσφάδαζε, καὶ χεροῖν ἔντη δίφρου διασπαράσσει καὶ ξυναρπάζει βίᾳ ἄνευ χαλινῶν καὶ ζυγὸν θραύει μέσον. Due donne mi apparvero in bei vestimenti, l una adorna di pepli persiani, dorici l altra; quando si fecero innanzi, distinsi che superavano molto le donne attuali in statura e in bellezza irreprensibile. Sorelle d un unico sangue, per patria l una abitava la terra ellenica, in sorte toccata, l altra la barbara. Poi suscitarono fiera contesa tra sé, a quanto credevo discernere; ma se n avvide mio figlio, che sopraggiunse a placarle, le piegò sotto carri e assestò le corregge del giogo sopra le nuche. Ora la prima andava altera di tale ornamento e teneva la bocca mansueta alle redini; ma l altra si scrolla, spezza in due con le mani i legacci del carro, via li trascina furiosa e si libera dal morso infrangendo il giogo a metà. (C) È piuttosto sorprendente l impiego dell aggettivo βάρβαρος nelle parole della regina Atossa, proprio perché il termine si caratterizza solitamente piuttosto come etero-definizione da parte dei Greci di popolazioni altre che, appunto, greche non sono. Nel corso della tragedia, esso verrà impiegato più volte (es. vv. 338, 391, 423, 635, 798), sempre in bocca a personaggi persiani che definiscono sé stessi, o altre entità relative alla propria patria, esattamente come se a parlare fossero Greci: V. 338 πλήθους μὲν ἂν σάφ ἴσθ ἕκατι βάρβαρον ναυσὶν κρατῆσαι. [ ] (Messaggero): Sappilo ben: per numero doveva vincer la flotta barbara! (D) V. 391 φόβος δὲ πᾶσι βαρβάροις παρῆν γνώμης ἀποσφαλεῖσιν [ ] (Messaggero): Sbigottirono tutti, delusi dall attesa, i barbari 5

V. 423 βαρβάρου στρατεύματος [ ] (Messaggero): le schiere barbare. (D) V. 635 βάρβαρ ἀσαφηνῆ [ ] (Coro): con persi limpidi accenti (D) in obscure barbaric speech 1 V. 798 πῶς εἶπας; οὐ γὰρ πᾶν στράτευμα βαρβάρων περᾷ τὸν Ἕλλης πορθμὸν Εὐρώπης ἄπο; Cosa dici? L esercito dei barbari non riuscirà a tornare dall Europa varcando l Ellesponto? (A) Le parole che Eschilo attribuisce ai vari personaggi sono realisticamente le parole di chi sta parlando? È possibile immaginare che i Persiani, dialogando tra di loro, si autodefiniscano barbari? Verosimilmente no. Eschilo fa parlare i Persiani, ma il loro dire tradisce la grecità di chi scrive. Come altro si sarebbero potuti autodefinire i protagonisti della tragedia? Banalmente Persiani. Eppure l aggettivo, anche nella variante sostantivata, è relativamente raro; lo usa per esempio più volte il coro nel dialogo conclusivo con Serse, colui che meno si rassegna alla fine della grandezza persiana, il più Πέρσης, forse, dei personaggi della tragedia Eschilea. VV. 1011-1028 κύρσαντες οὐκ εὐτυχῶς Ἰάνων ναυβατᾶν. δυσπόλεμον δὴ γένος τὸ Περσᾶν. πῶς δ οὔ; στρατὸν μὲν τοσοῦτον τάλας πέπληγμαι. τί δ οὔκ; ὄλωλεν μεγάλως τὰ Περσᾶν. ὁρᾷς τὸ λοιπὸν τόδε τᾶς ἐμᾶς στολᾶς; Una rotta di sventura ci ha mandato a sbattere contro le navi dei Greci: sorte infelice in guerra ha la stirpe dei Persiani. È così, guardate me, disgraziato, che grande esercito mi hanno levato a forza. O tu, rovina dei Persiani! Che ci resta ora? Cosa si è salvato? Vedi questi brandelli della mia veste regale? 1 Page, al cui testo fa riferimento la traduzione in italiano, segmenta in βάρβαρα σαφηνῆ; per la sua traduzione inglese, Herbert Weir Smyth (1924) legge e segmenta βάρβαρ ἀσαφηνῆ. 6

ὁρῶ ὁρῶ. τόνδε τ ὀιστοδέγμονα τί τόδε λέγεις σεσωσμένον; θησαυρὸν βελέεσσιν; βαιά γ ὡς ἀπὸ πολλῶν. ἐσπανίσμεθ ἀρωγῶν. Ἰάνων λαὸς οὐ φυγαίχμας. ἀγανόρειος: κατεῖδον δὲ πῆμ ἄελπτον. Li vedo, sì, li vedo. E questa faretra? Soltanto questo si è salvato? Sì, questo scrigno di frecce. Ben poco di così tanta potenza! Ci hanno spogliato di ogni difesa. Il popolo degli Ioni non fugge davanti alla battaglia. Sì, è un popolo guerriero: non avrei mai creduto di vedere una tale sventura (A) 2. LA FORZA DEL NEMICO PUNTI DI VISTA I dialoghi tra la Regina e il Coro prima, tra la Regina e il Messaggero dopo, sono ricchi di versi che mettono in evidenza le differenze tra i due popoli e sottendono una non certo celata esaltazione eschilea di Atene, sempre per bocca persiana. I brani sui quali si vorrà richiamare l attenzione della classe sono in particolar modo i vv. 230-244 e i vv. 334-349. VV. 230-244 κεῖνα δ ἐκμαθεῖν θέλω, ὦ φίλοι, ποῦ τὰς Ἀθήνας φασὶν ἱδρῦσθαι χθονός. τῆλε πρὸς δυσμαῖς ἄνακτος Ἡλίου φθινασμάτων. ἀλλὰ μὴν ἵμειρ ἐμὸς παῖς τήνδε θηρᾶσαι πόλιν; πᾶσα γὰρ γένοιτ ἂν Ἑλλὰς βασιλέως ὑπήκοος. ὧδέ τις πάρεστιν αὐτοῖς ἀνδροπλήθεια στρατοῦ; Ma prima voglio sapere una cosa, miei cari, ditemi, dove sorge Atene, in quale terra? Lontano, verso Occidente: dove il sole divino svanisce nel tramonto. E perché mai mio figlio desiderava fare di quella città una sua preda? Perché così tutta la Grecia sarebbe divenuta suddita del re. 7

καὶ στρατὸς τοιοῦτος, ἔρξας πολλὰ δὴ Μήδους κακά. καὶ τί πρὸς τούτοισιν ἄλλο; πλοῦτος ἐξαρκὴς δόμοις; ἀργύρου πηγή τις αὐτοῖς ἐστι, θησαυρὸς χθονός. πότερα γὰρ τοξουλκὸς αἰχμὴ διὰ χεροῖν αὐτοῖς πρέπει; οὐδαμῶς ἔγχη σταδαῖα καὶ φεράσπιδες σαγαί. τίς δὲ ποιμάνωρ ἔπεστι κἀπιδεσπόζει στρατῷ; οὔτινος δοῦλοι κέκληνται φωτὸς οὐδ ὑπήκοοι. πῶς ἂν οὖν μένοιεν ἄνδρας πολεμίους ἐπήλυδας; ὥστε Δαρείου πολύν τε καὶ καλὸν φθεῖραι στρατόν. Hanno dunque un esercito immenso di uomini in armi? Un esercito così potente che ha già fatto subire ai Medi molte sofferenze. Forse anche nelle loro mani rifulgono le frecce scagliate dall arco? Nient affatto: combattono da fermi, lance alla mano, ben difesi dagli scudi. E cos altro li caratterizza? La ricchezza abbonda nelle loro case? Hanno una fonte d argento, un tesoro che sgorga dalla terra. E chi è il loro signore e pastore, chi comanda sull esercito? Di nessuno si dichiarano schiavi, di nessun uomo sudditi. E quando i nemici li assalgono, come fanno allora a resistere? Lo fanno: al punto da riuscire a distruggere lo splendido e immenso esercito di Dario. (A) Qui il confronto è esplicito perché la regina chiede al coro informazioni di base sulla popolazione contro la quale il figlio si sta scontrando. Emerge allora, da una parte la volontà di Serse di rendere la Grecia βασιλέως ὑπήκοος (v. 234), dall altra il ben noto atteggiamento dei Greci che, a loro volta, non si immaginano schiavi né sudditi di alcuno (vv. 241-242) τίς δὲ ποιμάνωρ ἔπεστι κἀπιδεσπόζει στρατῷ; ΧΟΡOΣ οὔτινος δοῦλοι κέκληνται φωτὸς οὐδ ὑπήκοοι. (Da notare nel corso del brano un ulteriore riferimento alla differenza relativa alle modalità di combattimento, vv. 239-240 πότερα γὰρ τοξουλκὸς αἰχμὴ διὰ χεροῖν αὐτοῖς πρέπει; ΧΟΡOΣ οὐδαμῶς ἔγχη σταδαῖα καὶ φεράσπιδες σαγαί.) 8

La reazione della regina è, a questo punto, di grande sorpresa: com è possibile che un popolo senza una guida forte possa affrontare ed eventualmente sconfiggere un nemico? Il Coro non fornisce la risposta ma ricorda che, già sotto Dario, i Persiani avevano potuto esperire la forza di tale popolo senza guida 2. La chiave di lettura della potenza degli Ateniesi viene esplicitata parzialmente, di lì a breve, al v. 349 nelle parole del messaggero, a proposito dell inespugnabilità di Atene: ἀνδρῶν γὰρ ὄντων ἕρκος ἐστὶν ἀσφαλές. VV. 334-349 ἀτὰρ φράσον μοι τοῦτ ἀναστρέψας πάλιν: πόσον δὲ πλῆθος ἦν νεῶν Ἑλληνίδων, ὥστ ἀξιῶσαι Περσικῷ στρατεύματι μάχην συνάψαι ναΐοισιν ἐμβολαῖς; ΑΓΓΕΛΟΣ πλήθους μὲν ἂν σάφ ἴσθ ἕκατι βάρβαρον ναυσὶν κρατῆσαι. καὶ γὰρ Ἕλλησιν μὲν ἦν ὁ πᾶς ἀριθμὸς ἐς τριακάδας δέκα ναῶν, δεκὰς δ ἦν τῶνδε χωρὶς ἔκκριτος: Ξέρξῃ δέ, καὶ γὰρ οἶδα, χιλιὰς μὲν ἦν ὧν ἦγε πλῆθος, αἱ δ ὑπέρκοποι τάχει ἑκατὸν δὶς ἦσαν ἑπτά θ : ὧδ ἔχει λόγος. μή σοι δοκοῦμεν τῇδε λειφθῆναι μάχῃ; ἀλλ ὧδε δαίμων τις κατέφθειρε στρατόν, τάλαντα βρίσας οὐκ ἰσορρόπῳ τύχῃ. θεοὶ πόλιν σῴζουσι Παλλάδος θεᾶς. ἔτ ἆρ Ἀθηνῶν ἔστ ἀπόρθητος πόλις; ΑΓΓΕΛΟΣ ἀνδρῶν γὰρ ὄντων ἕρκος ἐστὶν ἀσφαλές. Ma riprendi di nuovo e dimmi: quante erano le navi greche, sì da osar attaccare battaglia a colpi di rostri con la flotta persiana? MESSAGGERO Sappi che quanto al numero i barbari avrebbero vinto con le loro navi: e infatti i Greci avevano in tutto circa trecento navi, e oltre a queste una decina di navi scelte; quelle invece a cui Serse comandava, l ho visto io stesso, erano in numero di mille, e le più veloci erano duecentosette: questa è la situazione. Ti pare che in una tale battaglia fossimo da meno? Ma in questo modo un nume mandò in rovina l esercito, appesantendo la bilancia con una sorte diseguale: gli dei proteggono la città della dea Pallade. Ancora inespugnata è dunque la città di Atene? MESSAGGERO Dove ci sono uomini valorosi vi è un baluardo sicuro. (B) La regina ne fa una questione di numeri: i barbari sono nettamente in vantaggio da questo punto di vista, ma evidentemente i numeri non bastano. 2 Il brano richiede un riferimento intertestuale importante a Erodoto VII 101-104 e al discorso di Serse e Demarato; come si dirà tra poco, il confronto verrà rimandato alla lezione successiva attraverso approfondimenti laboratoriali. 9

3. ORDINE E DISORDINE Il racconto del Messaggero contiene ulteriori elementi di distinzione ed esaltazione indiretta degli Ateniesi; si veda per esempio l impiego dell avverbio ἀφρασμόνως del v. 417 e, di contro, dell aggettivo ἄκοσμος, che ricorre due al v. 422 e al successivo v. 470 in riferimento al disordine, preludio della loro sconfitta, con cui i Persiani abbandonano la battaglia. Confusione, brusio e incomprensibilità della lingua sono tratti chiaramente connotanti il punto di vista dei Greci nei confronti dello straniero. Il concetto verrà ulteriormente sottolineato alla classe attraverso i vv. 402-407, in cui il Messaggero riporta nel dettaglio le parole del canto di guerra greco, evidentemente udito, al quale si oppone il loro stesso ῥόθος, un rumorio di parole che riporta alla mente l etimologia stessa di βάρβαρος, colui che balbetta una lingua incomprensibile. VV. 402-407 «ὦ παῖδες Ἑλλήνων ἴτε, ἐλευθεροῦτε πατρίδ, ἐλευθεροῦτε δὲ παῖδας, γυναῖκας, θεῶν τέ πατρῴων ἕδη, θήκας τε προγόνων νῦν ὑπὲρ πάντων ἀγών». καὶ μὴν παρ ἡμῶν Περσίδος γλώσσης ῥόθος ὑπηντίαζε «Andate figli della Grecia, andate a liberare la patria, a liberare i vostri figli, le vostre mogli, i santuari degli dèi aviti, e le tombe dei padri: tutto è in gioco in questa battaglia». E dalle nostre schiere rispondeva un brusio confuso di voci persiane. VV. 417-418 Ἑλληνικαί τε νῆες οὐκ ἀφρασμόνως κύκλῳ πέριξ ἔθεινον ναυσὶν κρατῆσαι. E le navi greche, non senza un piano preordinato, muovevano all accerchiamento. VV. 422-423 φυγῇ δ ἀκόσμῳ πᾶσα ναῦς ἠρέσσετο, ὅσαιπερ ἦσαν βαρβάρου στρατεύματος. Verso la fuga, senza un ordine, remavano tutte le navi che componevano l armata barbara. V. 470 ἵησ ἀκόσμῳ ξὺν φυγῇ. si lanciò in una fuga disordinata. (A) A questo proposito, si farà notare ai ragazzi il problema testuale del v. 635 e la opposizione tra la ricostruzione ossimorica di Page, in cui il coro definisce la propria voce σαφηνῆ, e quella di Smith, che segmenta diversamente il testo leggendo ἀσαφηνῆ (vedi nota 1). VV. 633-637 ἦ ῥ ἀίει μου μακαρίτας Ascolti, o beatissimo 10

ἰσοδαίμων βασιλεὺς βάρβαρ ἀσαφηνῆ ἱέντος τὰ παναίολ αἰανῆ δύσθροα βάγματ Sire, o pari ai Celesti, me, che con persi limpidi accenti, alzo dei mesti lagni i lugubri modi? (D). Does our sainted and godlike king hear me as I utter, in obscure barbaric speech, my dismal and dolorous cries? 3 4. LA FORZA DEL NEMICO: LA LIBERTÀ Se non è una questione di numeri, se non è una questione di leadership, cosa rende gli Ateniesi così potenti? Il concetto, strettamente politico e culturale, è già stato espresso ai vv. 402-407 sopra riportati e si sostanzia nell idea che i Greci lottino per la libertà, ideale molto caro al mondo ellenico, soprattutto se impiegato in contrapposizione alla condizione delle popolazioni più orientali. Nei vv. 585-597, attraverso le parole del Coro, emerge un punto di vista, questa volta più strettamente persiano, ma utile a Eschilo ancora in chiave di esaltazione ateniese: la lamentazione per la fine della gloria dei Persiani si rivela essere, tra le righe, una sorta di canto di vittoria di una libertà di cui potranno finalmente godere anche quanti prima sottomessi. VV. 585-597 τοὶ δ ἀνὰ γᾶν Ἀσίαν δὴν οὐκέτι περσονομοῦνται, οὐδ ἔτι δασμοφοροῦσιν δεσποσύνοισιν ἀνάγκαις, οὐδ ἐς γᾶν προπίτνοντες ἅζονται: βασιλεία γὰρ διόλωλεν ἰσχύς. οὐδ ἔτι γλῶσσα βροτοῖσιν ἐν φυλακαῖς: λέλυται γὰρ λαὸς ἐλεύθερα βάζειν, ὡς ἐλύθη ζυγὸν ἀλκᾶς. αἱμαχθεῖσα δ ἄρουραν Αἴαντος περικλύστα νᾶσος ἔχει τὰ Περσᾶν. I popoli d Asia non più ubbidiranno alle leggi persiane, né più verseranno i tributi imposti dal despota, né al suolo prostrati si lasceranno tiranneggiare; la potenza del re è dileguata. Né più la lingua dei sudditi è stretta in catene, e il popolo liberamente si sfrena a parlare ora ch è sciolto il giogo dell oppressione. Sotto il suolo zuppo di sangue l isola di Aiace battuta dai flutti seppellisce la potenza persiana. (C) 3 Page, al cui testo fa riferimento la traduzione in italiano, segmenta in βάρβαρα σαφηνῆ, Smith segmenta invece βάρβαρ ἀσαφηνῆ e traduce in inglese come riportato. 11

Nuovamente dunque, chi parla non è solo colui a cui il tragediografo attribuisce le battute. Arrivati a questo punto della lezione proposta, dovrà essere chiara la necessità della individuazione del reale punto di vista di chi parla, a prescindere dalla sua letteraria appartenenza al mondo greco o persiano; è Eschilo che, di volta in volta, in base al messaggio da trasmettere, sceglie cosa far dire e a chi farlo dire, senza nessuna riverenza verso le nostre moderne aspettative di verosimiglianza. Questo approccio alla lettura della tragedia eschilea vuole avere altresì la funzione propedeutica di illustrare la distanza tra la costruzione del testo secondo la moderna sensibilità narrativa in merito ai concetti di coerenza e coesione e la grande complessità e multidimensionalità della tragedia greca, così che gli studenti possano acquisire un approccio osservativo che permetterà loro di leggere con maggiore consapevolezza tutte le altre opere tragiche proposte. Gli studenti richiedono infatti una coerenza di fondo ad un romanzo o ad un film moderno e non si aspettano che i personaggi agiscano in maniera contraddittoria, senza un ben motivato percorso operato dall autore o dallo sceneggiatore nella trama. La lettura delle opere tragiche del mondo greco mostrerà loro una forma testuale in cui ogni cosa, compresa la coerenza della trama, è piegata, senza necessità di giustificazione, alle finalità etico-morali e politiche dell autore. 5. CI SONO PERSIANI TRA I PERSIANI? DARIO E Il confronto tra punti di vista proseguirà nella analisi dei dialoghi di Dario prima, e di Serse dopo, con gli altri personaggi. Dario dice cose più vicine alla sensibilità del mondo ateniese e riconosce nell azione del figlio un errore di ὕβρις, (letteralmente citata al v. 821 ma ben esplicitata ai vv. 717-725, 744-750, 782-783), altro grande motore tragico di passioni e avvenimenti. VV. 717-725 ΔΑΡΕΙΟΣ τίς δ ἐμῶν ἐκεῖσε παίδων ἐστρατηλάτει; φράσον. θούριος Ξέρξης, κενώσας πᾶσαν ἠπείρου πλάκα. ΔΑΡΕΙΟΣ πεζὸς ἢ ναύτης δὲ πεῖραν τήνδ ἐμώρανεν τάλας; ἀμφότερα διπλοῦν μέτωπον ἦν δυοῖν στρατευμάτοιν. ΔΑΡΕΙΟΣ πῶς δὲ καὶ στρατὸς τοσόσδε πεζὸς ἤνυσεν περᾶν; DARIO Quale dei miei figli ha guidato la spedizione fin laggiù, dimmelo! Serse l impetuoso, svuotando ogni regione del continente. DARIO Per terra o per mare ha tentato questa follia lo sciagurato? Per entrambe le vie: doppio era il fronte, due gli 12

μηχαναῖς ἔζευξεν Ἕλλης πορθμόν, ὥστ ἔχειν πόρον. ΔΑΡΕΙΟΣ καὶ τόδ ἐξέπραξεν, ὥστε Βόσπορον κλῇσαι μέγαν ὧδ ἔχει γνώμης δέ πού τις δαιμόνων ξυνήψατο. ΔΑΡΕΙΟΣ φεῦ, μέγας τις ἦλθε δαίμων, ὥστε μὴ φρονεῖν καλῶς. eserciti. DARIO Ma come ha potuto trasbordare una fanteria così immensa? S è creato un passaggio aggiogando con macchinari l Ellesponto. DARIO È davvero arrivato al punto di incatenare il grande Bosforo? Così è stato: ma forse nella sua mente era entrato un dio. DARIO Ah, un grande dio davvero, che l ha fatto delirare. (A) VV. 744-750 παῖς δ ἐμὸς τάδ οὐ κατειδὼς ἤνυσεν νέῳ θράσει ὅστις Ἑλλήσποντον ἱρὸν δοῦλον ὣς δεσμώμασιν ἤλπισε σχήσειν ῥέοντα, Βόσπορον ῥόον θεοῦ καὶ πόρον μετερρύθμιζε, καὶ πέδαις σφυρηλάτοις περιβαλὼν πολλὴν κέλευθον ἤνυσεν πολλῷ στρατῷ, θνητὸς ὢν θεῶν τε πάντων ᾤετ, οὐκ εὐβουλίᾳ, καὶ Ποσειδῶνος κρατήσειν. Mio figlio, ignaro dei presagi, li ha realizzati con la sua arroganza giovanile, lui che ha creduto di poter incatenare, come uno schiavo, il sacro Ellesponto, di fermare le sue correnti, la divina corrente del Bosforo, e ha stravolto lo stretto facendone un ponte, stringendolo in ceppi battuti a martellate, un ponte immenso per un immenso esercito. È un uomo: e pensava, nella sua follia, di poter dominare Posidone e gli dèi tutti. VV. 782-783 Ξέρξης δ ἐμὸς παῖς ὢν νέος νέα φρονεῖ, κοὐ μνημονεύει τὰς ἐμὰς ἐπιστολάς Ma Serse, mio figlio, è giovane: ha la follia dei giovani e ha dimenticato quello che gli ho insegnato. VV. 821-822 ὕβρις γὰρ ἐξανθοῦσ ἐκάρπωσεν στάχυν ἄτης, ὅθεν πάγκλαυτον ἐξαμᾷ θέρος. Il folle eccesso è un fiore che genera la spiga della rovina: resta solo, da mietere, un raccolto di dolore. (A) 13

Serse, dal canto suo, attribuisce la sconfitta all ineluttabilità del fato nella storia (vv. 1011-1028), come già anticipato dal racconto del Messaggero ai vv. 354-362, in cui si fa riferimento non tanto alla ὕβρις, quanto piuttosto all ingenuità di Serse e al suo essere vittima al contempo, dell inganno dell uomo greco e della malevolenza degli dèi: οὐ ξυνεὶς δόλον Ἕλληνος ἀνδρὸς οὐδὲ τὸν θεῶν φθόνον (vedi anche le anticipazioni ai vv. 91-94 e 112-114). VV. 1011-1028 κύρσαντες οὐκ εὐτυχῶς Ἰάνων ναυβατᾶν. δυσπόλεμον δὴ γένος τὸ Περσᾶν. πῶς δ οὔ; στρατὸν μὲν τοσοῦτον τάλας πέπληγμαι. τί δ οὔκ; ὄλωλεν μεγάλως τὰ Περσᾶν. ὁρᾷς τὸ λοιπὸν τόδε τᾶς ἐμᾶς στολᾶς; ὁρῶ ὁρῶ. τόνδε τ ὀιστοδέγμονα τί τόδε λέγεις σεσωσμένον; θησαυρὸν βελέεσσιν; βαιά γ ὡς ἀπὸ πολλῶν. ἐσπανίσμεθ ἀρωγῶν. Ἰάνων λαὸς οὐ φυγαίχμας. ἀγανόρειος κατεῖδον δὲ πῆμ ἄελπτον. perché ci siamo scontrati con sorte non favorevole contro i soldati di mare ioni: sfortunata in guerra è la stirpe dei Persiani. E come no? Sono percosso in un esercito così grande Che cosa non è perito, o sciagurato, dei Persiani? Vedi questi brandelli del mio abbigliamento. Li vedo, li vedo. E questa faretra. Che? Questo dici che ti è rimasto? custodia per le frecce. Piccola cosa in confronto a grandi beni. Siamo privi di aiuti. Il popolo degli Ioni non fugge la battaglia. Troppo bellicoso: ho visto una sciagura inaspettata. (B) VV. 91-94 ἀπρόσοιστος γὰρ ὁ Περσᾶν στρατὸς ἀλκίφρων τε λαός. troppo è valido l esercito persiano, e il popol tutto. 14

δολόμητιν δ ἀπάταν θεοῦ τίς ἀνὴρ θνατὸς ἀλύξει; [ ] Ma chi mai, nato mortale, dall insidia frodolenta dei Celesti può sfuggire? VV. 112-114 [ ] πίσυνοι λεπτοδόμοις πείσμασι λαοπόροις τε μαχαναῖς. [ ] e s avventurano con gli ordigni ben costrutti onde l uom valica i flutti. (D) VV. 354-362 ΑΓΓΕΛΟΣ ἦρξεν μέν, ὦ δέσποινα, τοῦ παντὸς κακοῦ φανεὶς ἀλάστωρ ἢ κακὸς δαίμων ποθέν. ἀνὴρ γὰρ Ἕλλην ἐξ Ἀθηναίων στρατοῦ ἐλθὼν ἔλεξε παιδὶ σῷ Ξέρξῃ τάδε, ὡς εἰ μελαίνης νυκτὸς ἵξεται κνέφας, Ἕλληνες οὐ μενοῖεν, ἀλλὰ σέλμασιν ναῶν ἐπανθορόντες ἄλλος ἄλλοσε δρασμῷ κρυφαίῳ βίοτον ἐκσωσοίατο. ὁ δ εὐθὺς ὡς ἤκουσεν, οὐ ξυνεὶς δόλον Ἕλληνος ἀνδρὸς οὐδὲ τὸν θεῶν φθόνον πᾶσιν προφωνεῖ τόνδε ναυάρχοις λόγον MESSAGGERO A iniziare, o signora, l intera sciagura, fu uno spirito, o un nume avverso, apparso non so dove. Un uomo infatti, greco, venne dall esercito ateniese e disse a tuo figlio Serse che, non appena fosse giunta l oscurità della nera notte, i Greci non sarebbero rimasti ma, balzando sui banchi delle navi, chi da una parte chi dall altra si sarebbero salvati la vita con una rapida fuga furtiva. Ed egli, subito, come ebbe udito, non comprendendo l inganno dell uomo greco né la malevolenza degli dei, dà quest ordine a tutti i navarchi (B) 6. ESCHILO, IL PUBBLICO E L ATENE DEL TEMPO La differenza tra il punto di vista di Dario e quello di Serse permette di presentare alla classe la contestualizzazione politica della tragedia eschilea. Come evidenziato da Canfora 1989, pp. 129-132, Eschilo puntava, da una parte, ad enfatizzare la fine dell impero persiano (vv. 585-597, già visti a p. 11) ben al di là della reale portata della disfatta subita dagli stessi a Salamina, dall altra, a far passare il messaggio che la pratica con i Persiani fosse, per gli Ateniesi, una pratica chiusa, a sostegno di un idea di politica estera, sostenuta ad Atene in ambiente democratico, per cui il vero nemico con cui scontrarsi nel prossimo futuro, fosse in realtà l oligarchica Sparta. Espressione del pensiero eschileo è proprio Dario dei vv. 790 e ss., che invita a non fare più spedizioni contro la Grecia, ormai fuori dalla portata dei Persiani, rei, tra l altro, di aver profanato senza ritegno santuari e templi ellenici. VV. 790-791 ΔΑΡΕΙΟΣ εἰ μὴ στρατεύοισθ ἐς τὸν Ἑλλήνων τόπον, DARIO Non fate più spedizioni contro la Grecia, neanche 15

μηδ εἰ στράτευμα πλεῖον τὸ Μηδικόν. se l esercito dei Medi fosse di gran lunga superiore. VV. 798-799 πῶς εἶπας; οὐ γὰρ πᾶν στράτευμα βαρβάρων περᾷ τὸν Ἕλλης πορθμὸν Εὐρώπης ἄπο; Cosa dici? L esercito dei barbari non riuscirà a tornare dall Europa varcando l Ellesponto? VV. 809-814 ΔΑΡΕΙΟΣ οἳ γῆν μολόντες Ἑλλάδ οὐ θεῶν βρέτη ᾐδοῦντο συλᾶν οὐδὲ πιμπράναι νεώς βωμοὶ δ ἄιστοι, δαιμόνων θ ἱδρύματα πρόρριζα φύρδην ἐξανέστραπται βάθρων. τοιγὰρ κακῶς δράσαντες οὐκ ἐλάσσονα πάσχουσι DARIO Perché arrivati in Grecia non si sono vergognati di far razzia degli idoli divini, di devastare i templi. Altari distrutti e i santuari degli dèi rovesciati da capo a piedi e rasi al suolo. Ora vengono ripagati con sofferenze non minori del male che hanno fatto. VV. 821-824 ὕβρις γὰρ ἐξανθοῦσ ἐκάρπωσεν στάχυν ἄτης, ὅθεν πάγκλαυτον ἐξαμᾷ θέρος. τοιαῦθ ὁρῶντες τῶνδε τἀπιτίμια μέμνησθ Ἀθηνῶν Ἑλλάδος τε Il folle eccesso è un fiore che genera la spiga della rovina: resta solo, da mietere, un raccolto di dolore. Guardate questi eventi, guardate questo dolore e ricordatevi di Atene e della Grecia. (A) A questo punto lo stesso coro, che lamentava la fine dell impero nella sua versione autoritaria (vv. 585-597), cambia improvvisamente punto di vista e, senza badare a coerenza e coesione, preso atto delle colpe di Serse, rimpiange la versione giusta dell impero persiano con a capo Dario, che aveva garantito in passato la prosperità al regno (vv. 852-860). VV. 852-860 ὦ πόποι ἦ μεγάλας ἀγαθᾶς τε πολισσονόμου βιοτᾶς ἐπεκύρσαμεν, εὖθ ὁ γηραιὸς πανταρκὴς ἀκάκας ἄμαχος βασιλεὺς ἰσόθεος Δαρεῖος ἆρχε χώρας. Oh splendida e felice la vita che abbiamo goduto in una città governata da giuste leggi, finché il vecchio signore di ogni cosa, senza macchia, invincibile, il re Dario divino comandava questa terra. Ci siamo vantati un tempo di gloriose spedizioni, di fortezze e città prese d assalto. (A) 16

LABORATORI Terminata la lezione frontale, la sezione dedicata ai laboratori permette agli studenti di smettere i panni di ascoltatori passivi e diventare protagonisti dell apprendimento, scovando essi stessi nozioni e conoscenze, ed elaborando una propria visione dei contenuti didattici in relazione ad altre esperienze personali o educative. La classe viene divisa in gruppi ai quali si assegnano i seguenti incarichi: a. Lettura in lingua italiana, con testo a fronte, di Erodoto III, 38; VII, 101-104, e riflessione sui temi trattati. Il primo brano mostra un relativismo culturale, non certo tipico della mentalità greca, e costituisce dunque un importante spunto di riflessione. Ci si soffermerà in sede di dibattito sull impiego del termine νόμος dell ultima frase. Il secondo brano, oltre a quanto detto in nota 1, introduce la tematica della legge e la sua importanza nel mondo greco e nell universo concettuale eschileo (vedi anche PERCORSI DI ECCELLENZA, p. 19). b. Lettura in lingua italiana con testo a fronte delle Supplici di Eschilo, con richiesta di individuazione di almeno due brani relativi al tema del punto di vista (risposta attesa: vv. 354-400; 600-624). Si porterà la classe a discutere della differenza tra il punto di vista delle figlie di Danao, che ritengono sia sufficiente il parere del re, e l approccio assembleare e quasi democratico che il re Pelasgo adotta: per accogliere la richiesta delle supplici, non è sufficiente l opinione di un sol uomo ma è necessario che si esprima l intera comunità. c. Individuazione della terminologia e delle immagini poetiche impiegate da Eschilo attraverso i suoi personaggi per la descrizione della ὕβρις. Si richiede agli studenti anche un lavoro sul testo greco per la compilazione di una scheda del campo lessicale considerato, da discutere successivamente in classe (vedi MATERIALI, p. 22). d. Lettura e commento de La sentinella di Brown, Il paese dei ciechi di Welles, Gschnitzer 1988, pp. 196-204; Barbero 2010, V-XVIII. Richiesta di individuazione e presentazione di materiali (testi, prodotti multimediali, cinematografici, musicali) significativi in relazione al tema del punto di vista e loro collegamento con quanto letto di Eschilo ed Erodoto. La quarta consegna laboratoriale può essere opzionale, nel caso in cui la lezione si inserisca esclusivamente all interno di un percorso disciplinare, obbligatoria (eventualmente potenziabile con altri materiali vedi BIBLIOGRAFIA, pp. 20-21), qualora la lezione si inserisca in un percorso interdisciplinare. I laboratori, proposti a titolo meramente esemplificativo di quanto sia possibile fare con un testo tragico greco pur focalizzandosi su un unico tema, hanno come scopo fondamentale quello di richiamare gli studenti ad una riflessione universale sulla diversità e sul fatto che la medesima realtà 17

può essere oggetto di differenti interpretazioni in base a usi, costumi, conoscenze e presupposti culturali di chi interpreta. La diversa natura delle consegne laboratoriali impone che, in successivi o precedenti lavori dello stesso tipo, l insegnante proceda ad un turn over tale che tutti siano coinvolti periodicamente in laboratori e approfondimenti, ora interdisciplinari, ora di lingua greca, ora di letteratura ecc. 18

PERCORSI DI ECCELLENZA I percorsi di eccellenza possono essere proposti agli studenti con competenze da valorizzare contemporaneamente al lavoro sui Persiani di Eschilo, ovvero essere rimandati ad un secondo momento, per esempio in occasione dello studio di Euripide o al termine di tutti i moduli didattici dedicati al teatro greco. Il primo percorso (1), dedicato al superamento della legge del taglione e delle consuetudini di giustizia privata, a favore della istituzione della legge come fatto sociale e di comunità, è preferibilmente da collocare a ridosso del modulo dedicato a Eschilo. I risultati dei percorsi di eccellenza possono essere auspicabilmente condivisi con la classe nella forma delle lezioni tra pari, in occasione delle quali il docente cede la cattedra agli studenti affinché possano trasmettere le conoscenze acquisiste all intero gruppo classe. 1. Eschilo, Orestea (Le Eumenidi: la legge e la fondazione dell Areopago). 2. Euripide, Supplici, vv. 399-454 (Teseo e la rivendicazione della libertà di Atene dove non comanda uno solo, ma l intero popolo). 3. Euripide, Baccanti, vv. 482-484 (L impiego del termine νόμοι con un accezione simile a quella vista in Erodoto III, 38; il relativismo culturale nel dialogo tra Penteo e Dioniso). VERIFICA E RECUPERO La verifica delle conoscenze e delle abilità acquisite nel corso della lezione sarà effettuata attraverso la discussione orale dei percorsi di approfondimento. Essendo la prima esperienza della classe con una tragedia greca, la verifica si considererà formativa, ovvero varrà come feedback utile soprattutto all insegnante per monitorare la reazione degli studenti al nuovo argomento e al metodo didattico. Se a seguito dei colloqui dei percorsi di approfondimento, si evidenzieranno esigenze di rinforzo di specifiche parti del percorso didattico o di sostegno a specifici studenti, è possibile operare, in un ottica tradizionale di didattica trasmissiva, richiedendo il commento dei passi dei Persiani letti in classe dall insegnante in sede di lezione frontale, per testare la capacità di individuazione delle tematiche oggetto di riflessione. 19

Bibliografia di studio (per il docente) Antonello M., Eramo P., Polacco M., Le voci dell altro, Loescher, Torino 1995. Barbero A., Barbari, Laterza, Roma-Bari 2010. Bettini M., Lo straniero, ovvero l identità culturale a confronto, Laterza, Roma 1992 Brown F., Tutti i racconti (1950-1972), A. Mondadori, Milano 1992. Canfora L., Storia della letteratura greca, Laterza, Roma-Bari 1989. De Finis L., Civiltà classica e mondo dei barbari: due modelli a confronto, AICC, Trento 1991. Del Corno D., Letteratura greca, Principato, Milano 1995. Erodoto, Le Storie, UTET, Torino 1996. Eschilo, Le tragedie, (a cura di Carlo Carena), Einaudi, Torino 1956. Eschilo, Tragedie e frammenti, (a cura di Giulia e Moreno Morani), Utet, Torino 1987. Eschilo, Persiani, Sette contro Tebe, (a cura di Giorgio Ieranò) Oscar Mondadori, Milano 1997. Gschnitzer F., Storia sociale dell antica Grecia, Il Mulino, Bologna 1988. Moggi M., Qualche riflessione su alterità e identità in Grecia (epoca arcaico-classica), in I Quaderni del Ramo d Oro on-line, I (2008), pp. 54-72. Nippel W., La costruzione dell altro, in S. Settis (a cura di), I Greci, vol. I, Einaudi, Torino 1996, pp. 165-196. Wells H.G., Nel paese dei ciechi, Adelphi, Milano 2008. Approfondimenti bibliografici (per gli studenti) Barbero A., Barbari, Laterza, Roma-Bari 2010. Brown F., Tutti i racconti (1950-1972), A. Mondadori, Milano 1992. Canfora L., Storia della letteratura greca, Laterza, Roma-Bari 1989. Del Corno D., Letteratura greca, Principato, Milano 1995. Erodoto, Le Storie, UTET, Torino 1996. Eschilo, Le tragedie, (a cura di Carlo Carena), Einaudi, Torino 1956. 20

Eschilo, Tragedie e frammenti, (a cura di Giulia e Moreno Morani), Utet, Torino 1987. Eschilo, Persiani, Sette contro Tebe, (a cura di Giorgio Ieranò) Oscar Mondadori, Milano 1997. Gschnitzer F., Storia sociale dell antica Grecia, Il Mulino, Bologna 1988. Wells H.G., Nel paese dei ciechi, Adelphi, Milano 2008. 21

MATERIALI Scheda lessicale ὕβρις Aggettivi ἰσόθεος θούριος ecc. Traducenti «pari a un dio», «simile a un dio», «divino», ecc. Occorrenze significative e loro eventuale contestualizzazione vv. 79-80 χρυσογόνου γενεᾶς ἰσόθεος φώς, in riferimento a Serse. Sostantivi μηχανή ecc. Traducenti Occorrenze significative e loro eventuale contestualizzazione Verbi φρονέω ecc. Traducenti Occorrenze significative e loro eventuale contestualizzazione Avverbi Traducenti Occorrenze significative e loro eventuale contestualizzazione 22