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CARLO M. LUCARINI Köln/Palermo I presunti dimetri anapestici del dramma attico I cosiddetti Marschanapäste 1 della tragedia e della commedia vengono tradizionalmente interpretati come serie di dimetri acatalettici ( +' +' +' + X) chiusi da un dimetro catalettico, chiamato paremiaco +' +' +' X); all interno delle serie di dimetri comparirebbe inoltre, secondo questa interpretazione, qualche monometro ( +' + X). Tale interpretazione si fonda sulla colometria alessandrina (rispecchiata dalla tradizione manoscritta), che dispone i Marschanapäste per dimetri 2. Che tale disposizione non abbia alcun fondamento metrico è stato già osservato da Wilamowitz (1907, 129; 1921, 113) e, più recentemente, da West (1977, 89-94). Quest ultimo ha anche confutato le obiezioni che a Wilamowitz ha mosso la Dale (1968 2, 49-50) 3. Nessuno può negare (e non lo nega West) che i poeti comici e tragici sentano spesso il dimetro come un unità da un punto di vista sintattico e concettuale. Questo, tuttavia, non è sufficiente a dimostrare che i dimetri esistano da un punto di vista metrico. Gli anapesti di marcia del dramma greco sono composti per sistemi (la sinafia ritmico prosodica è sempre osservata, mentre rarissima è quella verbale). Per colizzare un sistema, se il sitema è composto da metri diversi fra loro, possiamo isolare al loro interno metri conosciuti, oppure, se il sistema è composto in un solo metro, osservare i Wortenden (ovvero le pause sintattiche) e, se essi ricorrono con regolarità, intendere come κῶλα i pezzi da essi isolati. Nel caso dei sistemi anapestici, evidentemente, dobbiamo ricorrere al secondo metodo e le fini di parola isolano qui sempre i monometri, solo eccezionalmente i dimetri: mentre i singoli monometri sono spesso uniti, al loro interno, da Kolonkontinuum, 1 Il termine è limitativo e anche fuorviante (cfr. Parker 1997, 55-57). Io qui lo uso per comodità; esso serve a distinguere questi anapesti da quelli lirici e dai tetrametri catalettici. 2 Le dottrine metriche degli antichi sugli anapesti sono raccolte da Raabe 1912, 30-39, 78-89. 3 Fra coloro che hanno negato la composizione per dimetri dei Marschanapäste West cita due allievi di Wilamowitz, Snell e Mette; mi pare che anche colui che ha scoperto una legge importante sugli anapesti, A. Wifstrand, possa essere annoverato fra loro; cfr. Wifstrand 1934, 210: «Wir sind gewohnt, die Systeme in Dimeter (mit eingesprengten Monometern) zu zerlegen; der Bequemlichkeit halber spreche ich also im folgenden von anapästischen Dimetern». 458

I PRESUNTI DIMETRI ANAPESTICI DEL DRAMMA ATTICO questo accade assai di rado per i dimetri e, anche dove accade, la sinafia verbale è (tranne pochissime eccezioni) di una sola sillaba (dovetailing) 4. Poiché la sinafia verbale fra i monometri viene talvolta usata come argomento a favore dell esistenza dei dimetri e poiché non mi risulta che esista una raccolta aggiornata dei passi in cui tale sinafia compare (l elenco di Christ 1874, 275-276 è incompleto e basato su edizioni superate 5 ), fornirò un elenco dei passi in cui fra due monometri c è sinafia verbale. Ho analizzato tutti i drammi interi di Eschilo (compreso il Prometheus vinctus di autore ignoto), Sofocle, Euripide (compreso il Rhesus di autore ignoto) e Aristofane (non i frammenti) 6. Questi sono i punti in cui ho osservato sinafia verbale fra due monometri anapestici (ovviamente non includo gli anapesti lirici) 7 : Aesch. Suppl. 625 (ἄγε δή, λέξωμεν ἐπ Ἀργείοις); Ag. 52 (πτερύγων ἐρετμοῖσιν ἐρεσσόμενοι); ib. 64 (γόνατος κονίασιν ἐρειδομένου); ib. 75 (ἰσόπαιδα νέμοντες ἐπὶ σκήπτροις); ib. 84 (θύγατερ, βασίλεια Κλυταιμήστρα); ib. 95 (μαλακαῖς ἀδόλοισι παρηγορίαις); ib. 790 (τῶι δυσπραγοῦντι δ ἐπιστενάχειν); ib. 793 (καὶ ξυγχαίρουσιν ὁμοιοπρεπεῖς); ib. 794 (ἀγέλαστα πρόσωπα βιαζόμενοι); ib. 1339 (καὶ τοῖσι θανοῦσι θανὼν ἄλλων); ib. 1341 (τίς ἂν ἐξεύξαιτο βροτῶν ἀσινεῖ); ib. 1555 (ἀλλ Ἰφιγένειά νιν ἀσπασίως); ib. 1557 (πατέρ ἀντιάσασα πρὸς ὠκύπορον); Ch. 340 (ἀλλ ἔτ ἂν ἐκ τῶνδε θεὸς χρήιζων); ib. 859 (νῦν γὰρ μέλλουσι μιανθεῖσαι); ib. 1073 (νῦν δ αὖ τρίτος ἦλθέ ποθεν σωτήρ); Eum. 1010 (ὑμεῖς δ ἡγεῖσθε πολισσοῦχοι); Soph. Ai. 146 (ἥπερ δορίληπτος ἔτ ἦν λοιπή); El. 94 (ὅσα τὸν δύστηνον ἐμὸν θρηνῶ); Trach. 1276 (μεγάλους μὲν ἰδοῦσα νεόυς θανάτους); Phil. 1445 (ὦ φθέγμα ποθεινὸν ἐμοὶ πέμψας); ib. 1470 (Νύμφαις ἁλίαισιν ἐπευξάμενοι); OC 1760 (ὦ παῖδες, ἀπεῖπεν ἐμοὶ κεῖνος); ib. 1772 (διακωλύσωμεν ἰόντα φόνον); Ar. Ach. 1143 8 (ἴτε δὴ χαίροντες ἐπὶ στρατιάν); Nub. 892 (ἐν τοῖς πολλοῖσι λέγων ἀπολῶ); ib. 947 (κεντούμενος ὥσπερ ὑπ ἀνθρηνῶν); Vesp. 629 (νὴ τὴν Δήμητρα δέδοικας. ἐγὼ δ ); ib. 753 (ἵν ὁ κῆρύξ φησι τίς ἀψήφιστος; ἀνιστάσθω ); ib. 1482 (τίς ἐπ αὐλείοισι θύραις θάσσει;); Pax 100 (καιναῖς πλίνθοισιν ἀποικοδομεῖν); ib. 767 (καὶ τοῖς φαλακροῖσι παραινοῦμεν); ib. 987 (μὰ Δί, ἀλλ ἀπόφηνον ὅλην σαυτὴν); ib. 1002 (δούλοισι χλανισκιδίων μικρῶν); Av. 536 (λιπαρόν, κἄπειτα κατεσκέδασαν); ib. 733 (νεότητα, γέλωτα, χορούς, θαλίας); ib. 1729 (καὶ νυμφιδίοισι δέχεσθ ᾠδαῖς); Thesm. 49 (μέλλει γὰρ ὁ καλλιεπὴς Ἀγάθων); Ran. 1090 (Παναθηναίοισι γελῶν, ὅτε δή); Inc. auct. PV 172 (καί μ οὔτι μελιγλώσσοις πειθοῦς, su cui cfr. Griffith 1977, 70-71). 4 Naturalmente mi riferisco ai dimetri acatalettici: quelli catalettici (paremiaci) presentano molto più spesso sinafia verbale (cfr. Parker 1958). 5 Fraenkel (1950, ad 52) raccoglie i casi presenti in Eschilo. 6 Le edizioni usate sono le seguenti: Eschilo, West 1990; Sofocle, Lloyd-Jones-Wilson 1990; Euripide, Diggle 1981-1994; Aristofane, Wilson 2007. Ho escluso i frammenti perché, per la mia indagine, è fondamentale sapere con certezza dove la serie anapestica inizia (cfr. infra). 7 Altri casi in cui l overlap non presenta sinafia verbale ma sintattica sono elencati da Griffith 1977, 71. 8 Pretagostini (1976, 197-198) segue lo scolio e crede che questi siano anapesti lirici, a torto; da un punto di vista metrico e linguistico questi anapesti non hanno nulla di lirico. 459

C.M. LUCARINI Come si vede, Eschilo (con l autore del PV) presenta 18 casi, Sofocle 7, Aristofane 16, Euripide nessuno 9. Se ho ben calcolato, questi numeri, rispetto al numero totale dei monometri anapestici presenti nei drammi, costituiscono il 2% nel caso di Eschilo, l 1,2% nel caso di Sofocle, l 1,6% nel caso di Aristofane. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di dovetailing; gli unici casi in cui la sinalefe superi la sillaba sono Aristoph. Pax 1002; Thesm. 49 e inc. auct. PV 172. Secondo alcuni studiosi, la sinafia verbale che congiunge due monometri sarebbe indizio che i poeti componevano per dimetri, non per monometri. A dimostrazione di questo, viene osservato che, mentre la sinafia talvolta congiunge due monometri, in un solo caso essa congiunge tre monometri (si tratta di Aristoph. Vesp. 753: ἵν ὁ κηρύξ φησί τίς ἀψήφιστος; ἀνιστάσθω ) 10. Tuttavia, come già osserva West (1977, 91), questa osservazione non tiene conto della scarsa probabilità che un fenomeno eccezionale come la sinafia occorra in due sedi contigue. Secondo i miei calcoli, i drammaturghi greci ponevano sinafia verbale fra monometri nell 1-2% dei casi; è dunque evidente che la probabilità di trovare più monometri di seguito legati da tale sinafia è inferiore all 1% (poiché la probabilità di avere due sinafie in sequenza è data dalla probabilità al quadrato, nel nostro caso essa non è superiore allo 0,04%). Vediamo ora in quali sedi del verso occorrano queste sinafie. È infatti evidente che, se esse congiungono sempre anapesti in posizione dispari ad anapesti in posizione pari (cioè gli anapesti 1-2, 3-4, 5-6 ecc.), e mai anapesti in posizione pari ad anapesti in posizione dispari (cioè gli anapesti 2-3, 4-5, 6-7 ecc.), apparrà verisimile che il poeta abbia composto per dimetri. Effettivamente, nella maggioranza dei casi, la sinafia sembra congiungere un anapesto in posizione dispari a uno in posizione pari (Aesch. Suppl. 625; Ag. 64; ib. 790; ib. 793; ib. 794; ib. 1339; ib. 1341; Ch. 340; ib. 859; ib. 1073; Eum. 1010; Soph. El. 94; Trach. 1276; Phil. 1445; ib. 1470; OC 1760; Ar. Ach. 1143; Nub. 892; ib. 947; Vesp. 629; ib. 1482; Pax 100; ib. 767; ib. 987; ib. 1002; Av. 733; Ran. 1090; Inc. auct. PV 172) 11. Tuttavia, mi pare certo che in alcuni casi la sinafia verbale congiunga un anapesto in posizione pari a uno in posizione dispari; così pare accada in Aesch. Ag. 72-76 (ἡμεῖς δ ἀτίται σαρκὶ παλαιᾶι τῆς τότ ἀρωγῆς ὑπολειφθέντες μίμνομεν ἰσχὺν ἰσόπαιδα νέμοντες ἐπὶ σκήπτροις: la sinafia congiunge il sesto e il settimo monometro: è arbitrario isolare μίμνομεν ἰσχύν, come fanno molti editori); ib. 83-85 (σὺ δέ, Τυνδάρεω θύγατερ, βασίλεια Κλυταιμήστρα, τί χρέος; τί νέον; qui c è sinafia fra βασίλεια e Κλυταιμήστρα); ib. 1551-1559 (οὐ σὲ προσήκει τὸ μέλημ ἀλέγειν τοῦτο 9 L unico caso nel corpus euripideo sembra Iph. A. 592 (ἴδετ Ἰφιγένειαν, ἄνασσαν ἐμήν; cfr. anche Parker 1958, 89), ma è improbabile che questi vv. siano stati scritti di Euripide; la presenza del dovetailing è un ulteriore e grave prova contro la paternità euripidea. 10 Cfr. Martinelli 1995, 162 nota 28. La studiosa cita, a sostegno della propria tesi, Pretagostini (1978), 168, ove, tuttavia, si parla solo del Wortende come indizio di fine di κῶλον nelle sequenze non liriche. 11 La sinafia occorre per lo più all inizio della serie anapestica o alla fine: difficile che questo sia casuale, ma non saprei indicarne una ragione plausibile. 460

I PRESUNTI DIMETRI ANAPESTICI DEL DRAMMA ATTICO πρὸς ἡμῶν κάππεσε, κάτθανε, καὶ καταθάψομεν, οὐχ ὑπὸ κλαυθμῶν τῶν ἐξοίκων, ἀλλ Ἰφιγένειά νιν ἀσπασίως θυγάτηρ, ὡς χρή, πατέρ ἀντιάσασα πρὸς ὠκύπορον πόρθμευμ ἀχέων περὶ χεῖρε βαλοῦσα φιλήσει: ci sono due sinafie a breve distanza Ἰφιγένειά νιν e ἀντιάσασα πρός e una delle due deve cadere fra posizione pari e dispari); Ar. Vesp. 753 (qui ci sono due sinafie a fila e una doveva quindi per necessità congiungere monometri pari e dispari); Av. 534-538 (σίλφιον, ὄξος, καὶ τρίψαντες κατάχυσμ ἕτερον λιπαρόν, κἄπειτα κατεσκέδασαν θερμὸν θερμῶν ἀτεχνῶς ὥσπερ κενεβρείων: gli editori, per evitare che κἄπειτα si trovi tra la sede pari e quella dispari, hanno isolato κατάχυσμ ἕτερον, ma è evidente che si tratta di un arbitrio); ib. 1726 1730 (μεγάλαι μεγάλαι κατέχουσι τύχαι γένος ὀρνίθων διὰ τόνδε τὸν ἄνδρ. ἀλλ ὑμεναίοις καὶ νυμφιδίοισι δέχεσθ ᾠδαῖς αὐτὸν καὶ τὴν Βασίλειαν: gli editori, per evitare che νυμφιδίοισι si trovi fra anapesto pari e dispari hanno isolato γένος ὀρνίθων, ma è evidente che la fine di κῶλον va posta dopo ἄνδρ ). Più difficile mi sembra stabilire la posizione delle sinafie di Aesch. Ag. 52; ib. 95; Soph. Ai. 146; OC 1772. Mi pare quindi dimostrato che la sinafia verbale occorre prevalentemente fra monometro in posizione dispari e monometro in posizione pari, ma che essa può occorrere anche fra il monometro in posizione pari e quello in posizione dispari. Wifstrand (1934, 214) ha formulato una nota e valida legge circa i Marschanapäste: «In der griechischen Tragödie und der spätern Komödie darf das 2. oder 4. biceps in κατὰ μέτρον gebauten anapästischen Dimetern nicht von der Schlusssilbe eines spondeischen oder spondeisch ausgehenden Wortes gebildet werden». Questa legge dimostra che i poeti tragici e i comici successivi ad Aristofane evitavano monosillabi preceduti da polisillabo con chiusa spondaica alla fine di ogni monometro dei Marschanapäste; è molto più facile spiegare una tendenza del genere supponendo che i poeti componessero per monometri che per dimetri (per il pensiero dello stesso Wifstrand, cfr. la nota 3). Tutto questo mi pare confermi l opinione espressa sopra: i poeti usavano per lo più il dimetro anapestico, ma nulla impediva loro di usare trimetri, monometri o altre misure. Questa composizione per dimetri, trimetri ecc. riguarda lo stile: da un punto di vista metrico, l unica misura utilizzata resta il monometro. Euripide non pone mai la sinafia verbale fra i metri anapesti e Sofocle ne pone meno di Eschilo: si può dedurre da questo che l uso di tali sinafie sia un tratto arcaizzante? L esiguità del materiale a disposizione sconsiglia ricostruzioni storiche ambiziose, ma forse un ipotesi si può fare. È noto che i Marschanapäste del dramma derivano dal mondo dorico. Noi possediamo un frammento dei famosi ἐμβατήρια spartani (PMG 856) composto di 6 paremiaci. Il paremiaco è quindi stato usato stichicamente di sicuro prima del dimetro acatalettico del dramma; il paremiaco, data la catalessi, a differenza del dimetro acatalettico, isola i singoli dimetri; se noi leggiamo il famoso frammento degli ἐμβατήρια citato, vediamo che la composizione procede per dimetri non solo metricamente, ma anche stilisticamente: 461

C.M. LUCARINI ἄγετ ὦ Σπάρτας εὐάνδρου κοῦροι πατέρων πολιητᾶν, λαιᾶι μὲν ἴτυν προβάλεσθε, δόρυ δ εὐτόλμως πάλλοντες, μὴ φειδόμενοι τᾶς ζωᾶς οὐ γὰρ πάτριον τᾶι Σπάρται. È dunque possibile che il dramma attico abbia conosciuto una prima fase in cui i Marschanapäste venivano composti per dimetri (non necessariamente catalettici). L uso delle frequenti sinafie verbali fra le sedi dispari e pari che abbiamo osservato in Eschilo potrebbe rispecchiare questa antica composizione per dimetri (si consideri anche che il paremiaco nei Marschanapäste presenta spesso la sinafia verbale). Successivamente, la tragedia ha progressivamente abbandonato questa composizione per dimetri, anche se, stilisticamente, le tracce sono sempre rimaste visibili. Si consideri anche che, a spingere i poeti all uso del dimetro contribuiva senza dubbio l analogia con altri versi; anche le serie ioniche, per esempio, sono per lo più formate da dimetri (come dimostrano i Wortenden), ma nulla impediva ai poeti di usare trimetri o unità più lunghe (cfr. West 1982, 124) 12. 12 Ringrazio l amico Lucio Ceccarelli per osservazioni e suggerimenti. 462

I PRESUNTI DIMETRI ANAPESTICI DEL DRAMMA ATTICO BIBLIOGRAFIA Christ 1874 W. Christ, Metrik der Griechen und Römer, Leipzig 1874. Dale 1968 2 A. M. Dale, The lyric metres of Greek drama, Cambridge 1968 2. Diggle 1981-1994 J. Diggle, Euripides, Fabulae, Oxonii, 1981 1994. Fraenkel 1950 E. Fraenkel, Aeschylus, Agamemnon, Oxford 1950. Griffith 1977 M. Griffith, The authenticity of Prometheus Bound, Cambridge 1977. Lloyd-Jones-Wilson 1990 H. Lloyd-Jones-N.G. Wilson 1990: Sophocles, Fabulae, Oxonii 1990. Martinelli 1995 M.C. Martinelli, Gli strumenti del poeta, Bologna 1995. Parker 1958 L.P.E. Parker, Some observations on the incidence of word-end in anapaestic paroemiacs and its application to textual questions, CQ n. s. 8, 1958, 82-89. Parker 1997 L.P.E. Parker, The songs of Aristophanes, Oxford 1997. Pretagostini 1976 R. Pretagostini, Dizione e canto nei dimetri anapestici di Aristofane, SCO 25, 1976, 183 212 = Scritti di metrica, Roma 2011, 25-50. Pretagostini 1978 R. Pretagostini, Sistemi ΚΑΤΑ ΚΩΛΟΝ e ΚΑΤΑ ΜΕΤΡΟΝ, QUCC 28, 1978, 165 179 = Scritti di metrica, 83-95. Raabe 1912 A. Raabe, De metrorum anapaesticorum apud poetas Graecos usu atque conformatione quaestiones selectae, Argentorati 1912. West 1977 M.L. West, Tragica I, BICS 24, 1977, 89 101. West 1982 M.L. West, Greek metre, Oxford 1982. West 1990 M.L. West, Aeschylus, Tragoediae, Stutgardiae et Lipsiae 1990. Wifstrand 1934 A. Wifstrand, Eine Versregel für die Anapäste der griechischen Tragödie, Hermes 69, 1934, 210-214. von Wilamowitz-Moellendorff 1907 U. von Wilamowitz-Moellendorff, Einleitung in die griechische Tragödie, Berlin 1907. von Wilamowitz-Moellendorff 1921 U. von Wilamowitz-Moellendorff, Griechische Verskunst, Berlin 1921. Wilson 1990 cfr. Lloyd-Jones-Wilson 1990. Wilson 2007 N.G. Wilson, Aristophanes, Fabulae, Oxonii 2007. 463