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SUNTO ILIADE di Omero - Libro dodicesimo - Prove di traduzione interlineare con note grammaticali e vocabolario essenziale in linea. Riccardo Guiffrey Progetto di traduzione integrale dell Iliade di Omero ILIADE Libro XII

LIBRO DODICESIMO L assalto al muro Nel dodicesimo libro troviamo alcune delle più celebrate scene dell Iliade: la replica di Ettore a Polidamante (231-50); il discorso di Sarpedone a Glauco (310-28); e infine lo sfondamento delle porte del muro difesivo acheo da parte di Ettore (445-66). Vi sono inoltre alcuni episodi narrativi particolarmente interessanti come l assalto troiano in 256-64. Sempre questo libro contiene alcune delle più belle similitudini di tutta l Iliade, come quella dei fiocchi di neve in 278-86 o quella del leone in 299-306. Queste indubbie qualità compositive si trovano però all interno di uno dei libri dell iiiade dalla struttura meno sicura, meno poderosa. Eppure tutto dovrebbe essere chiaro: in 88-104 i Troiani si dividono in cinque raggruppamenti, a questo dovrebbe semplicemente seguire il racconto degli attacchi sferrati da ciascuno di essi, narrati i modo sequenziale, ma concepiti come paralleli, contemporanei. Il progetto narrativo sarebbe stato quindi semplice da seguire, e chiaro: nella realà dopo l assalto di Asio il filo della narrazione si perde, e viene recuperato solo parzialmente con gli attacchi di Sarpedone e di Ettore. Leaf ed altri critici analitici hanno ipotizzato che il catalogo dei versi 88 sgg. fosse l opera dello stesso autore che troppo spesso interviene interpolando i discorsi di Nestore con inopportuni sfoggi di erudizione tattica. Ma anche accettando un analisi di questo tipo, un intervento chirurgico per eliminare tale parte non contribuisce in modo significativo ad eliminare la generale impressione che la struttura e i dettagli costruttivi relativi alla fortificazione difensiva achea non siano stati sufficientemente meditati e risolti, almeno non quanto la geografia del campo di battaglia principale. Sempre a questo proposito, negli scolii all Iliade ci sono tracce di un antica controversia in merito al numero di porte che dovevano aprire nel muro acheo. In nessun punto il poeta ci dice chiaramente quante porte immaginava. Aristarco scrisse per esempio una monografia, Περὶ τοῦ ναυστάϑμου, nella quale sosteneva che vi fosse una sola porta, e come parte di questa argomentazione atetizzava i versi 175-80. Senza voler prendere parte a questa controversia, ci possiamo comunque domandare quanto sia plausibile la tesi di Aristarco, supponendo che non sia caduto nella trappola di attribuire al poeta una precisione più grande di quella che in realtà non intendeva. Certo il problema è aperto. Dunque, dopo che l attacco di Asio viene respinto, il racconto si focalizza su Ettore. Mentre (da ὄφρ, 195) i Lapiti, con Polipete, ingaggiano una resistenza furiosa, le truppe al seguito di Ettore attendono presso la trincea (199), mentre i loro comandanti stanno cercando di interpretare un presagio. L attacco viene guidato in prima istanza da Ettore e Polidamante, poi essi scompaiono dalla scena, e l attacco viene condotto dai Troiani in generale, non personalmente da Ettore. Dov è dunque Ettore? Potrebbe essere in attesa di riprendere l attacco dopo il fallimento di Asio. Ma se fosse così, allora dovrebbe per prima cosa affrontare i vittoriosi Lapiti. Ma questi ultimi scompaiono completamente dal racconto. E a questo punto le truppe di Ettore non attaccano la porta. Il loro obiettivo è quello di sfondare il muro - ῥήγνυσθαι μέγα τεῖχος, 257 e questo dev essere inteso in senso letterale, dal momento che il modo in cui propongono di fare questo è descritto in dettaglio e con molti termini tecnici (251-64). Quindi il loro attacco viene fatto su un settore diverso da quello relativo all attacco di Asio. Quindi ai versi 290-414 entrano in battaglia Sarpedone e Glauco, che attaccano e in parte riescono a sfondare il muro (397-9): fanno questo in un punto particolare del muro, al πύργος difeso da Menesteo (332). Nella disposizione delle forze greche, Menesteo si trova al centro, appena a destra dei Tessali comandati da Podarche. Gli Aiaci, che sono riusciti a resistere ad Ettore in 265 sgg., devono intervenire in suo aiuto, cosicchè l attacco di Sarpedone si sposta su un altro settore. Ettore prova quindi a sfondare in un altro punto, probabilmente là dove lo schieramento acheo è stato indebolito dallo spostamento degli Aiaci. I Troiani allora assaltano il muro, ma Ettore afferra al volo una opportunità di sfondare la porta (436-71). Questa porta non è alla sinistra del fronte acheo, dal momento che il combattimento nel libro 13 avviene lontano dal luogo in cui si trovano le tende di Idomeneo, che erano alla sinistra del fronte acheo (13.210 sgg.), e il poeta dice che Ettoer sta combattendo νηυσὶ μὲν ἐν μέσσῃσιν in 13.312. La poca chiarezza relativamente alla posizione della porta, in sé relativamente poco importante, è comunque un indicatore dell ambiguità della linea narrativa. Il raggrupparsi dei Troiani in cinque divisioni fa pensare ad una tipologia di attacco quale quella dell attacco dei Sette a Tebe: cinque porte e cinque assalti, simultanei, ma descritti come sequenziali. E per circa trecento versi la narrazione sembra seguire questo modello: in 118-94 Asio con il terzo gruppo; in 195-289 Ettore con il primo grouppo; in 290-429 Sarpedone e Glauco ocn il quinto gruppo. Che cosa è accaduto ai gruppi di Enea e Paride? E perchè il primo assalto di Ettore non viene dal poeta riservato al climax del racconto? Ma con il fallimento dell attacco di Asio l intera tipologia del combattimento cambia, e viene assimilata ad un combattimento in campo aperto di fronte a troia. Vengono impiegati temi consueti e familiari agli ascoltatori: un eroe che incoraggia un altro guerriero, un guerriero che chiama un altro guerriero in suo aiuto, descrizioni di carattere generale arricchite con similitudini. E c è la breve aristia dei Lapiti (182-94). Il poeta inserisce poi una lunga descrizione generale nella quale ci presenta i Troiani che attaccano e gli Achei che si difendono (251-89). Sarpedone incoraggia Glauco (si veda la conversazione di Enea e Pandaro in 5.166-238); Teucro mette fuori combattimento Glauco con una freccia e quasi ferisce Sarpedone (si vedano le azioni di Paride nel libro 11). Paride ed Enea escono completamente di scena. E con la scomparsa delle cinque divisioni il racconto segue l opportunità del momento e svanisce anche ogni idea di un attacco a porte distinte. L aspetto più arduo da spiegare è il fatto che Paride ed Enea vengono introdotti formalmente, ma poi non viene loro assegnato nulla da fare, e la loro assenza non viene neppure spiegata, giustificata. Questo è il più sconcertante esempio, nell Iliade, di un filo narrativo primario interrotto bruscamente prima di essere portato a compimento. Ma si confronti anche 4.402, dove πρῶτος

dovrebbe segnalare l inizio di una aristia, o il concilio (14.27-134) che prefigura l ingresso in battaglia dei comandanti feriti, una scena efficace che in effetti non si concretizza. È possibile che le fatiche della composizione orale abbiano in qualche modo alterato, scomposto i piani del poeta Ed è naturalmente anche possibile che si siano verificati accidenti nella trasmissione rapodica del testo. Ma tutte queste sono solo ipotesi non verificabili. Il dodicesimo libro è un episodio ben definito, chiaramente distinto dagli episdi precedente e seguente, ma è un libro breve, di soli 471 versi, e per quanto il suo contenuto sia di grande effetto viene messo in ombra e interrotto dal climax raggiunto nel libro 15, che il compositore deve contemporaneamente avere in mente. Il culmine di questo libro viene raggiunto in un momento davvero epico, grandioso, terribile, quando Ettore è in piedi sulla porta aperta, un momento verso il quale il poeta ha progressivamente accelerato sin da quando ha fatto giungere i Troiani fino alla trincea achea. Gli episodi di questo formano una successione di tour de force dell immaginazione che dipingono la scena in colori eroici accresciuti: nel mondo reale non si muove all attacco di una porta con un carro, né si butta giù un muro con un colpo del braccia, o si manda in pezzi una porta con una pietra tenuta nella pro. Ma il racconto che sottosta a tutto questo è realistico, sebbene le tattiche che vengono descritte non riflettano un grande livello di sofisticazione nella tecnica dell assedio. Attaccanti e difensori fanno uso delle loro normali armi: non ci sono macchine da assedio, neppure un semplice ariete; non viene neppure immaginato che si possa riempire di terra la trincea achea per facilitare il passaggio, oppure costruire una rampa contro il muro. Questo rimane un assalto improvvisato, e nei limiti imposti da un operazione di questo tipo i due fronti agiscono come eserciti capaci, ben addestrati. Nessun dio interviene a facilitare l azione di una parte o dell altra, come Apollo interverrà in 15.360-6, così i Troiani devono cercare di vincere il muro grazie al loro numero o di forzarlo o aprire in esso una breccia con palanchini, mentre gli Achei dispongono gli uomini a difesa sulle merlature e rinforzano quei settori che sono più minacciati. Il destino del muro acheo Il racconto si sposta ora dalle navi, dove Nestore e Patroclo stavano conversando, al campo di battaglia, ma prima che il poeta cominci a sviluppare la consueta descrizione generale dei combattimenti, la menzione della trincea degli Achei e del muro porta il poeta ad una digressione: i lavori di costruzione sono iniziati senza la benedizione divina, e verranno cancellati dai fiumi della Troade non appena gli Achei partiranno. La costruzione del muro era stata proposta da Nestore in 7.337-43 ed eseguita in 7.436-41. La sua distruzione era stata lasciata presagire nella risposta di Zeus alle proteste di Poseidone (7.446-63). Ci sono, nell Iliade, allusioni a monumenti nella regione di Troia (la tomba di Ilo, 10.415 etc.; la tomba di un guerriero sconosciuto, 23.331), ma non è chiaro se il poteva vuole implicare che essi erano visibili al suo tempo (circa il 700 a.c.). In ogni caso questo passaggio vuole essere un espediente, forse un po ingenuo, per spiegare perché nessun muro acheo, o nessuna sua rovina, è ancora visibile al suo tempo. Dal momento che il muro è al centro della narrazione di questo libro, sembra del resto appropriato commentare la sua storia al di fuori della finestra temporale dell epica iliadica. La costruzione del muro è plausibile, ed è qualcosa che un esercito reale avrebbe potuto fare, ma non viene introdotta nell Iliade perché nella saga troiana gli Achei hanno in effetti costruito, nei modi in cui ciò viene descritto nel libro 7. Tucidide (1.11.1), che sosteneva che il muro, o comunque un muro, era stato costruito nel primo anno di guerra, avrebbe risparmiato a se stesso e ai commentatori di Omero molte speculazioni se fosse stato in grado di riconoscere l esistenza di una invenzione narrativa in Omero. Il punto, relativamente al muro, non è quello di registrare un evento, ma quello di creare una struttura scenica a supporto della battaglia centrale per la conquista delle navi, e in modo specifico per permettere di introdurre in questo libro l assalto alle navi e all accampamento acheo. Strabone (13.1.31-2) colloca il ναύσταθμον vicino a Sigeo, a venti stadi dalla classica Ilio, ma riferisce anche di un luogo denominato Ἀχαιῶν λιμήν e situato a soli dodici stadi, almeno la metà del quale egli riferisce era una aggiunta post-omerica al delta dello Scamandro. 1 1 ὣς ὃ μὲν 1 ἐν κλισίῃσι Μενοιτίου ἄλκιμος υἱὸς Così questi, dentro la tenda (da κλισία, Ion. -ιη, ἡ, (κλίνω); freq. Plur.), il figlio valoroso di Menezio 2 ἰᾶτ Εὐρύπυλον βεβλημένον: οἳ δὲ μάχοντο 2 curava (da ἰάομαι) Euripilo ferito; quelli invece combattevano, 3 Ἀργεῖοι καὶ Τρῶες ὁμιλαδόν 3 : οὐδ ἄρ ἔμελλε gli Argivi e i Troiani, in folla, schiera contro schiera (da ὁμιλαδόν, avv. (ὅμιλος)); ma non era destino 4 τάφρος ἔτι σχήσειν Δαναῶν καὶ τεῖχος ὕπερθεν che tenessero, che resistessero (da ἔχω), ancora a lungo la trincea degli Achei e al di sopra il muro 5 εὐρύ, τὸ ποιήσαντο νεῶν ὕπερ, ἀμφὶ δὲ τάφρον La profezia del muro 1 Si veda l inizio del Libro IX: ὣς οἱ μὲν Τρῶες φυλακὰς ἔχον. 2 Il libro 12 inizia allostesso modo del libro 9, con un riferimento ll ultima scena del libro precedente, utilizzando la formula ὣς ὃ (οἱ) μὲν [ ] X (οἳ) δὲ. 3 Lo ὅμιλος è la massa dei guerrieri che combatte intorno o dietro i πρόμαχοι, quindi la battaglia è orda divenuta uno scontro generalizzato, così come lo era all inizio del libro 11 (11.67 sgg.).

largo, che avevano costruito a difesa (da ὑπέρ, con il gen. sopra ; metaforicamente a difesa di ) delle navi, e intorno una trincea 6 ἤλασαν: οὐδὲ θεοῖσι δόσαν κλειτὰς ἑκατόμβας: 4 avevano tracciato, avevano condotto (da ἐλαύνω) - e non avevano donato, non avevano offerto agli dei le gloriose, nobili ecatombe - 7 ὄφρά σφιν νῆάς τε θοὰς καὶ ληΐδα πολλὴν affinchè per essi le navi veloci ed il cospicuo bottino 8 ἐντὸς ἔχον ῥύοιτο: θεῶν δ ἀέκητι τέτυκτο custodisse, proteggesse (da ῥύομαι), avendo (da ἔχω, part. pres. riferito a τεῖχος) al suo interno; era stato costruito (da τεύχω) contro il volere (da ἀέκητι, avverbio, epico, con il genitivo) degli dei 9 ἀθανάτων: τὸ καὶ οὔ τι πολὺν χρόνον ἔμπεδον ἦεν. immortali; anche per questo non per un lungo tempo rimaneva saldo, in piedi (da ἔμπεδος, ον, (πέδον)). 10 ὄφρα μὲν Ἕκτωρ ζωὸς ἔην καὶ μήνι Ἀχιλλεὺς Fintanto che Ettore era vivo, ed Achille era preda della sua ira, 11 καὶ Πριάμοιο ἄνακτος ἀπόρθητος πόλις ἔπλεν, e la città di Priamo rimaneva non saccheggiata (da ἀπόρθητος, ον), 12 τόφρα δὲ καὶ μέγα τεῖχος Ἀχαιῶν ἔμπεδον ἦεν. fino a questo punto anche il grande muro degli Achei rimaneva saldo, in piedi 13 αὐτὰρ ἐπεὶ κατὰ μὲν Τρώων θάνον ὅσσοι ἄριστοι, Quando poi quanti (erano) i migliori dei Troiani morirono (da καταθνήσκω, in tmesi), 14 πολλοὶ δ Ἀργείων οἳ μὲν δάμεν, οἳ δὲ λίποντο, e molti degli Argivi alcuni furono sopraffatti, uccisi (da δαμάζω), alcuni rimasero vivi, sopravvissero, 15 πέρθετο δὲ Πριάμοιο πόλις δεκάτῳ ἐνιαυτῷ, veniva saccheggiata, distrutta (da πέρθω), la città di Priamo nel decimo anno (da ἐνιαυτός, ὁ, (ἐνί, αὐτός) = ἔτος), 16 Ἀργεῖοι δ ἐν νηυσὶ φίλην ἐς πατρίδ ἔβησαν, 5 gli Argivi partivano sulle navi verso l amata, la loro patria, 17 δὴ τότε μητιόωντο Ποσειδάων καὶ Ἀπόλλων 6 allora Poeidone ed Apollo progettavano, decidevano (da μητιάω), 18 τεῖχος ἀμαλδῦναι ποταμῶν μένος εἰσαγαγόντες. di distruggere (da ἀμαλδύνω, rammollire, rendere morre, il che lascia supporre un muro edificato almeno in parte con mattori seccati al sole) il muro scatenando contro la forza, l energia dei fiumi. 19 ὅσσοι ἀπ Ἰδαίων ὀρέων ἅλα δὲ προρέουσι, Quanti (fiumi) scorrono verso il mare dai monti dell Ida, 20 Ῥῆσός θ Ἑπτάπορός τε Κάρησός τε Ῥοδίος τε Reso, Settefoci, Careso e Rodio, 21 Γρήνικός τε καὶ Αἴσηπος δῖός τε Σκάμανδρος Granico, Esepo e il divino Scamandro 22 καὶ Σιμόεις 7, ὅθι πολλὰ βοάγρια καὶ τρυφάλειαι e il Simoenta, dove molti scudi (da βοάγριον, τό, si tratta di scudi di pelle di toro selvatico) ed elmi 23 κάππεσον ἐν κονίῃσι καὶ ἡμιθέων γένος ἀνδρῶν: caddero, rotolarono (da καταπίπτω), in mezzo alla polvere, e stirpe di eroi semidei, 24 τῶν πάντων ὁμόσε στόματ ἔτραπε Φοῖβος Ἀπόλλων, Febo Apollo deviò, convogliò (da τρέπω), le bocche, le foci (da στόμα, τό), di tutti in uno stesso punto (da ὁμόσε, avv. (ὁμός)), 4 Si veda 7.448-50. 5 Gli eventi di cui ai versi 13-16 sono narrati dai poemi del Ciclo Epico intitolati Etiopide, Piccola Iliade, Ilíou Pérsis, Nóstoi. Di questi ci rimangono solo frammenti, ma conosciamo il loro argomento dai riassunti contenuti nella Crestomazia di Proclo. 6 Gli dei responsabili dello smantellamento del muro sono Poseidone ed Apollo, che ora agiscono di concerto - pur essendo su fronti opposti perchè, come lamenta Poseidone in 7.451-3, non solo gli Achei hanno omesso di celebrare le dovute ecatombi, ma anche perchè il κλέος del muro di Agamennone avrebbe certo superato quello del muro che lui ed Apollo avevano costruito per Laomedonte, il che era una inaccettabile violazione della τιμή degli dei. Questo era certo un buon argomento, se preso a sè stante: Poseidone ed Apollo avevano però ingoiato un insulto diretto da parte di Laomedonte (vedi 21.442-57), ed il muro di Laomedonte era comunque ancora in piedi. I due dei agiscono, come di solito fanno gli dei nell Iliade, come persone, e non tanto come personificazioni dei rispettivi domini nel mondo naturale. Poseidone era il dio preposto a governare i terremoti, Ἐνοσίχθων ed Ἐννοσίγαιος, e come tale sarebbe stato nella corretta posizione per demolire un muro. 7 Sono fiumi della Troade. Reso, Settefoci, Careso, Rodio e Granico vengono citati solo in questo punto nell Iliade: questo non deve sorprendere, visto che insieme all Esepo che scorre vicino a Zelea e si getta nel mar di Marmara, vedi 2.824-7 essi non attraversano la pianura di Troia. Questi nomi costituiscono tuttavia una specie di lista tradizionale dal momento che essi ricorrono, tutti meno il Careso, nella lista di fiumi della Teogonia di Esiodo (338-45). La lista di Esioso non è coerente, e già Aristarco aveva suggerito che Esiodo poteva aver preso la sua lista da questo passo di Omero. In questi casi è tuttavia più sicuro immaginare che i due poeti possano avere entrambi mutuato i loro nomi da liste tradizionali simili.

25 ἐννῆμαρ δ ἐς τεῖχος ἵει ῥόον: ὗε δ ἄρα Ζεὺς per nove giorni spingeva (da ἵημι) la fiumana contro il muro; poi Zeus faceva piovere (da ὕω) 26 συνεχές, ὄφρά κε θᾶσσον ἁλίπλοα τείχεα θείη. in continuazione, senza interruzione (da συνεχής, ές, avverbio), affinchè più rapidamente facesse (da τίθημι, qui con lo stesso significato di ποιεῖν, ποιεῖσθαι, mettere qualcosa in un certo stato ) le mura coperte dall acqua (da ἁλίπλοος, ον, contr. ἁλίπλους, ουν). 27 Αὐτὸς δ ἐννοσίγαιος ἔχων χείρεσσι τρίαιναν Lo Scuotitore della terra in persona, tenendo tra le mani il tridente (da τρίαινα, ἡ), 28 ἡγεῖτ, ἐκ δ ἄρα πάντα θεμείλια κύμασι πέμπε guidava, stava davanti (da ἡγέομαι), quindi gettava, scagliava (da ἐκπέμπω, in tmesi), tra le onde (da κῦμα, ατος, τό, (κύω)) tutte le fondazioni (da θεμείλια, τά = θέμεθλα (τίθημι)) 29 φιτρῶν καὶ λάων, τὰ θέσαν μογέοντες Ἀχαιοί, di legno (da φιτρός, ὁ, lett. un blocco di legno, un trave di legno) e di pietra, quelle che gli Achei faticando (da μογέω) avevano posto, edificato, 30 λεῖα δ ἐποίησεν παρ ἀγάρροον Ἑλλήσποντον, e le rese piatte (da λεῖος, α, ον, il senso è che spianò πάντα θεμείλια) lungo, di fronte all Ellesponto dalle forti correnti, ondoso (da ἀγάρροος, ον, contr. ἀγάρρους, ουν), 31 αὖτις δ ἠϊόνα μεγάλην ψαμάθοισι κάλυψε 8 e di nuovo nascose, ricoprì (da καλύπτω), la grande, spaziosa, estesa spiaggia (da ἠιών, όνος, ἡ), con sabbia (da ψαμαθος, ἡ, frequentemente al plurale) 32 τεῖχος ἀμαλδύνας 9 : ποταμοὺς δ ἔτρεψε νέεσθαι dopo aver ridotto in polvere, cancellato, il muro; i fiumi spinse poi a ritornare (da νέομαι) 33 κὰρ 10 ῥόον, ᾗ περ πρόσθεν ἵεν καλλίρροον ὕδωρ. 11 giù nel (loro) letto (da ῥόος, ὁ), dove già prima scorreva (da ἵημι) l acqua dalla bella corrente, che scorre bella (da καλλίρροος, ον). La battaglia intorno al muro: la proposta di Polidamante 34 34 ὣς ἄρ ἔμελλον ὄπισθε Ποσειδάων καὶ Ἀπόλλων Così era destino che in futuro Poseidone ed Apollo 35 θησέμεναι: τότε δ ἀμφὶ μάχη ἐνοπή τε δεδήει decidessero, dispondessero; ma allora, quel giorno, battaglia e strepito (da ἐνοπή, ἡ, (ἐνέπω)) ardeva intorno (da ἀμφιδαίω) 36 τεῖχος ἐΰδμητον, κανάχιζε δὲ δούρατα πύργων al muro ben costruito, e rimbombavano, risuonavano (da καναχίζω), i pilastri, le travi (da δόρυ, τό,), delle torri 37 βαλλόμεν : Ἀργεῖοι δὲ Διὸς μάστιγι δαμέντες che venivano colpiti; gli Argivi, domati dalla frusta di Zeus, 38 νηυσὶν ἔπι γλαφυρῇσιν ἐελμένοι ἰσχανόωντο schiacciati, premuti (da εἴλω), presso le navi ricurve, si tenevano indietro, erano bloccati (da ἰσχανάω), 39 Ἕκτορα δειδιότες, κρατερὸν μήστωρα φόβοιο: temendo Ettore, forte maestro di rotta, di fuga per la paura; 40 αὐτὰρ ὅ γ ὡς τὸ πρόσθεν ἐμάρνατο ἶσος ἀέλλῃ: ma questi, come prima, combatteva, lottava (da μάρναμαι), simile ad una tempesta (da ἄελλα, Ep. ἀέλλη, ης, ἡ); 41 ὡς δ ὅτ ἂν ἔν τε κύνεσσι καὶ ἀνδράσι θηρευτῇσι 12 come quando in mezzo a cani e uomini cacciatori (da θηρευτής, οῦ, ὁ, usato da Omero solo nell Iliade, e come aggettivo) 42 κάπριος ἠὲ λέων 13 στρέφεται σθένεϊ βλεμεαίνων 14 : Paragone 8 Vedi 7.462. 9 Si veda al verso 18. 10 κατά come preposizione venne accorciata in alcuni dialetti, specialmente nell epica, in κάγ, κάδ, κάκ, κάμ, κάν, κάπ, κάρ, κάτ, davanti a γ, δ, κ, μ, ν, π (oppure φ), ῥ, τ (oppure θ), rispettivamente. 11 Nel prosieguo dell Iliade il muro, con il suo fossato, cambia aspetto a seconda delle circostanze: a volte è una fortificazione in piena regola, altre volte un semplice argine di terra; può aveva una sola porta, due porte o anche più. I vari episodi di assalto al campo acheo derivano da fonti e modelli diversi, tra i quali si trovava anche la narrazione dell espugnazione di una città. 12 L espressione κύνεσσι καὶ ἀνδράσι θηρευτῇσι ricorre al nominativo in 11.549 (= 15.272) nella forma κύνες τε καὶ ἀνέρες ἀγροιῶται. Si noti che i cacciatori delle comparazioni omeriche sono contadini, e non cacciano per sport. 13 La comparazione descrive il comportamento di un cinghiale o di un leone in difficoltà, ma per nulla intimiditi o impauriti dai cacciatori: l animale resiste agli uomini e ai cani, li attacca, e viene ucciso come risultato del suo stesso coraggio e della sua determinazione. Sorprende pensare che questa comparazione non illustra le azioni e il comportamento di un eroe che si difende, ma Ettore (49). 14 Si vedano per esempio 9.237, o 8.337: sempre riferiti ad Ettore.

un cinghiale o un leone si dimena (da στρέφω), trionfante, esultante, superbo (da βλεμεαίνω), nella (sua) forza; 43 οἳ δέ τε πυργηδὸν σφέας αὐτοὺς ἀρτύναντες quelli, disponendo, allineando (da ἀρτύνω), se stessi a mo di torre, a ranghi serrati (da πυργηδόν), 44 ἀντίον ἵστανται καὶ ἀκοντίζουσι θαμειὰς gli si parano di fronte e scagliano (da ἀκοντίζω) fitte (da θαμέες, οἱ, femm. nom. e acc. θαμειαί, -άς, agg. poet. utilizzato solo al plurale) 45 αἰχμὰς ἐκ χειρῶν: τοῦ δ οὔ ποτε κυδάλιμον κῆρ le lance dalle mani; ma mai il (suo) cuore glorioso (da κυδάλιμος, ον). 46 ταρβεῖ οὐδὲ φοβεῖται, ἀγηνορίη δέ μιν ἔκτα: prova paura (da ταρβέω) o vuole fuggire (da φοβέω), il (suo stesso) coraggio (da ἀγηνορία, ἡ) lo uccide (da κτείνω); 47 ταρφέα τε στρέφεται στίχας ἀνδρῶν πειρητίζων: spesso (da ταρφύς, εῖα, ύ, il neutro plurale ταρφέα come avverbio) si gira (da στρέφω) sfidando, attaccando (da πειρητίζω), le schiere degli uomini; 48 ὅππῃ τ ἰθύσῃ τῇ εἴκουσι στίχες ἀνδρῶν: in quella direzione dove (da ὅπη, Ep. ὅππη, entrambe in Omero) attacca, si avventa, si getta (da ἰθύω), qui si ritirano, arretrano (da εἴκω), le file degli uomini; 49 ὣς Ἕκτωρ ἀν ὅμιλον ἰὼν ἐλλίσσεθ ἑταίρους così Ettore, muovendo su e giù per la massa (degli uomini), pregava (da λίσσομαι) i compagni 50 τάφρον ἐποτρύνων διαβαινέμεν: οὐδέ οἱ ἵπποι 51 τόλμων ὠκύποδες, μάλα δὲ χρεμέτιζον ἐπ ἄκρῳ esortando(li) (da ἐποτρύνω) ad attraversare (da διαβαίνω) il fossato: ma i cavalli veloci non osavano, forte nitrivano (da χρεμετίζω) sull estremo (da ἄκρος, α, ον) 52 χείλει ἐφεσταότες: ἀπὸ γὰρ δειδίσσετο τάφρος 53 εὐρεῖ, οὔτ ἄρ ὑπερθορέειν σχεδὸν 15 οὔτε περῆσαι 54 ῥηϊδίη: 16 κρημνοὶ γὰρ ἐπηρεφέες περὶ πᾶσαν 55 ἕστασαν ἀμφοτέρωθεν, margine, limite (da χεῖλος, εος, τό), impuntandosi (da ἐφίστημι): la fossa larga, ampia (da εὐρύς, εὐρεῖα, εὐρύ), infatti (li) spaventava, (li) impauriva (da ἀποδειδίσσομαι, in tmesi, nel senso che li spaventava così da spingerli via dal luogo, l inglese to frighten away ), semplice (da ῥᾴδιος, α, ον, Ep. e Ion. ῥηΐδιος, η, ον, come sempre in Omero) né da saltare, superare con un balzo (da ὑπερθρῴσκω) a ranghi serrati, né da attraversare (da περάω); infatti fianchi, margini (da κρημνός, ὁ), sovrastanti, scoscesi, a strapiombo (da ἐπηρεφής, ές), lungo tutta (la trincea, sott. Τάφρον) stavano, correvano, da una parte e dell altra, 55 ὕπερθεν δὲ σκολόπεσσιν 56 ὀξέσιν ἠρήρει, τοὺς ἵστασαν υἷες Ἀχαιῶν E da sopra di pali (da σκόλοψ, οπος, ὁ) appuntiti (da ὀξύς, εῖα, ύ) era dotata, era munita (da ἀραρίσκω), che avevano messi, disposti, i figli degli Achei, 57 πυκνοὺς καὶ μεγάλους δηΐων ἀνδρῶν ἀλεωρήν. fitti, in gran numero e grossi, barriera, difesa (da ἀλεωρή, ἡ, (ἀλέομαι), contro qualcosa con il genitivo), contro gli uomini nemici. 58 ἔνθ οὔ κεν ῥέα ἵππος ἐΰτροχον ἅρμα τιταίνων E qui non facilmente un cavallo, che tirasse (da τιταίνω) un carro con buone ruote (da εὔτροχος), 59 ἐσβαίη, πεζοὶ 17 δὲ μενοίνεον εἰ τελέουσι. sarebbe passato (da εἰσβαίνω), e fanti, uomini a piedi, erano indecisi se, erano impazienti di vedere se (da μενοινάω), potessero farcela (da τελέω). 60 δὴ τότε Πουλυδάμας θρασὺν Ἕκτορα εἶπε παραστάς: Allora Polidamante, stando accanto al coraggioso, impavido Ettore, disse: 18 61 Ἕκτορ τ ἠδ ἄλλοι Τρώων ἀγοὶ ἠδ ἐπικούρων «O Ettore, e (voi) altri comandanti dei Troiani e degli alleati, 62 ἀφραδέως διὰ τάφρον ἐλαύνομεν ὠκέας ἵππους: 15 In normale significato di σχεδὸν, vicino; in vicinanza; presso; da presso, è davvero difficile da comprendere. Forse a ranghi serrati? O nel senso che è difficile da superare con un balzo e senza prendere un adeguato slancio? 16 I versi 50-4 presentano tutti l enjambement, il che esprime l eccitazione del momento. In 50-1, 52-3 e 53-4 abbiamo tre progressive enjambement (nella definizione di Kirk, unperiodic nella definitione di Parry: il pensiero si completa alla fine del verso, ma la frase continua nel verso successivo). Il violent enjambement di 51-2 (ἐπ ἄκρῳ / χείλει) ha quasi un effetto onomatopeico. Anche i versi 44-5 (ἀκοντίζουσι θαμειὰς / αἰχμὰς) sono un esempio di quest utima categoria di enjambement. 17 Si può anche considerare πεζοὶ predicativo di εἰ τελέουσι: se potessero farcela a piedi. 18 Quello che troviamo in 61-79 è il primo di quattro discorsi di Polidamante: gli altri sono in 12.211-29, 13.726-47, 18.254-83. C è una certa monotonia, somigllianza, tra di essi, forse non voluta, non intenzionale, ma in relazione al fatto che il poeta ha uno schema, un modello per i discorsi di prudente ammonimento: si vedano per esempio i discorsi di cosigli tattici di Nestoer, 2.337-68, 7.327-43, 10.204-17.

senza criterio, senza senno (da ἀφραδής, ές, (φράζομαι)), guidiamo (da ἐλαύνω) i veloci cavalli attraverso il fosso; 63 ἣ δὲ μάλ ἀργαλέη περάαν: σκόλοπες γὰρ ἐν αὐτῇ 19 questo (era) molto difficile, arduo (da ἀργαλέος, α, ον), da superare:in esso infatti pali acuminati 64 ὀξέες ἑστᾶσιν, ποτὶ δ αὐτοὺς τεῖχος Ἀχαιῶν, aguzzi stavano, erano collocati, e presso, a ridosso di essi (era) il muro degli Achei, 65 ἔνθ οὔ πως ἔστιν καταβήμεναι οὐδὲ μάχεσθαι e lì non è in alcun modo possibile (da εἰμί, ἔστι impers. con l infinito nel senso di è possibile ) scendere, né combattere, 66 ἱππεῦσι: στεῖνος γάρ, ὅθι τρώσεσθαι ὀΐω. 20 ai cavalieri: (è) infatti una strettoia (da στεῖνος, εος, τό), dove ritengo che saremo trucidati, uccisi (da τιτρώσκω). 67 εἰ μὲν γὰρ τοὺς πάγχυ κακὰ φρονέων ἀλαπάζει Se infatti questi completamente (da πάγχυ) distrugge, sbaraglia, meditando cose ostili (verso di loro), 68 Ζεὺς ὑψιβρεμέτης, Τρώεσσι δὲ ἵετ ἀρήγειν, Zeus che tuona dall alto, ed è desideroso di aiutare i Troiani, 69 ἦ τ ἂν ἔγωγ ἐθέλοιμι καὶ αὐτίκα τοῦτο γενέσθαι, e davvero, in verità, anch io vorrei che anche subito questo si avverasse, 70 νωνύμνους ἀπολέσθαι ἀπ Ἄργεος ἐνθάδ Ἀχαιούς: che qui, lontano da Argo, ingloriosi, senza gloria, senza nome (da νώνυμνος, ον, epico per νώνυμος, utilizzato quando la penultima sillaba deve essere breve), morissero gli Achei; 71 εἰ δέ χ ὑποστρέψωσι, παλίωξις δὲ γένηται ma se essi si voltassero (da ὑποστρέφω), e si verificasse, ci fosse, si materializzasse un contrattacco, una reazione (da παλίωξις, εως, ἡ, (πάλι, ἰωκή)), 72 ἐκ νηῶν καὶ τάφρῳ ἐνιπλήξωμεν ὀρυκτῇ, dalle navi, e noi ci trovassimo a ridosso (da ἐμπλήσσω, lett. cadere contro; precipitare su, con il dativo) della trincea scavata (da ὀρυκτός, ή, όν), 73 οὐκέτ ἔπειτ ὀΐω οὐδ ἄγγελον ἀπονέεσθαι allora non credo che neppure un messaggero farebbe ritorno 74 ἄψορρον προτὶ ἄστυ ἑλιχθέντων ὑπ Ἀχαιῶν. indietro alla città sotto gli Achei che contrattaccano (da ἑλίσσω). 75 ἀλλ ἄγεθ ὡς ἂν ἐγὼ εἴπω πειθώμεθα πάντες: Ma orsù, come io dico, persuadiamoci (da πείθω) tutti: 76 ἵππους μὲν θεράποντες ἐρυκόντων ἐπὶ τάφρῳ, gli scudieri trattengano, tengano fermi (da ἐρύκω), i cavalli presso, sopra il fossato, 77 αὐτοὶ δὲ πρυλέες σὺν τεύχεσι θωρηχθέντες e noi stessi, a piedi, in massa ( da πρυλέες, έων, οἱ, termine di incerto significato), con le corazze sul petto (da θωρήσσω) e con le armi 78 Ἕκτορι πάντες ἑπώμεθ ἀολλέες: αὐτὰρ Ἀχαιοὶ seguiamo (da ἕπομαι, con il dativo) tutti Ettore, tutti insieme, in blocco (da ἀολλής, ές): allora gli Achei 79 οὐ μενέουσ εἰ δή σφιν ὀλέθρου πείρατ ἐφῆπται. non resisteranno se davvero li sovrasta (da ἐφάπτω, con il dativo della persona) il laccio (da πεῖραρ, anche πεῖρας, ατος, τό) della rovina, della morte (da ὄλεθρος, ὁ)». 80 80 ὣς φάτο Πουλυδάμας, ἅδε δ Ἕκτορι μῦθος ἀπήμων, Così diceva Polidamante, e il discorso favorevole, propizio (da ἀπήμων, ον, gen. -ονος, (πῆμα)), piace (da ἁνδάνω) ad Ettore, 81 αὐτίκα δ ἐξ ὀχέων σὺν τεύχεσιν ἆλτο χαμᾶζε. 21 e subito giù dal carro con le armi salta a terra. 82 οὐδὲ μὲν ἄλλοι Τρῶες ἐφ ἵππων ἠγερέθοντο, E gli altri Troiani non restavano ammassati (da ἠγερέθομαι) sopra i carri, sopra i cavalli, 83 ἀλλ ἀπὸ πάντες ὄρουσαν, ἐπεὶ ἴδον Ἕκτορα δῖον. ma balzano va (da ἀπορούω, in tmesi: lett. balzare lontano da ) dopo che vedono il divino Ettore. Paragone 19 Gli σκόλοπες sono ora allt interno del fossati. Se la descrizione di Polidamante è coerente con 54-7, egli non deve dunque, ragionevolmente, fare molto differenza tra il muro della trincea e la parete dei κρημνοί al di sopra della quale gli σκόλοπες (55) sono sistemati ὕπερθεν. 20 I versi 65-6, con 49-54, offrono qualche chiarimento in merito allo scopo del fossato. Esso tiene la cavalleria nemica ad una certa distanza e riduce le possibilità di manovra delle forze che riescono ad attraversarlo, obbligandoli a schierarsi in prossimità del muro e impedendo la ritirata. Si veda anche 16.368-9. L uso di una fortificazione esterna per integrare il muro difensivo principale diviene comune dalla metà del VII secolo a.c. nei siti greci: il fossato scavato a Vrulia, sull isola di Rodi, è realizzato in modo da lasciare uno spazio di 4-5 metri prima del muro. Un simile spazio si vede alla porta di Dipylon di Atene. 21 Si noti che 80-1 = 13.748-9, l unico altro passo in cui Ettore accetta il consiglio di Polidamante. I verso 81 è formulare (8x nell Iliade, con minori variazioni). Polidamante parla ad Ettore e ai comandanti dei Troiani (61), e non si deve ritenere che sia udito dal resto dell esercito: gli uomini seguono l esempio, anziché ordini espliciti da parte dei comandanti.

84 ἡνιόχῳ μὲν ἔπειτα ἑῷ ἐπέτελλεν ἕκαστος Quindi ciascuno comandava, dava ordini (da ἐπιτέλλω), al proprio auriga, 85 ἵππους εὖ κατὰ κόσμον ἐρυκέμεν αὖθ ἐπὶ τάφρῳ: 22 di trattenere (da ἐρύκω) i cavalli bene in ordine lì, lungo il fossato: 86 οἳ δὲ διαστάντες σφέας αὐτοὺς ἀρτύναντες Questi poi dividendosi, essi stessi organizzandosi, disponendosi (da ἀρτύνω) 87 πένταχα κοσμηθέντες ἅμ ἡγεμόνεσσιν ἕποντο. ordinatisi (da κοσμέω) in cinque divisioni, seguivano i comandanti. A proposito dei versi 87-107, in nessun altro punto dell Iliade viene suggerita una suddivisione dell esercito troiano in cinque raggruppamenti, o altro numero di raggruppamenti: il dettaglio è probabilmente inventato allo scopo di aggiungere un dettaglio grafico in un momento di grande rilevanza nel poema. Si vedano per analogia i cinque comandanti dei Pili in 4.295-6 e il catalogo dei Mirmidoni in 16.168 sgg.anch esso con cinque raggruppamenti. Si noti anche una nota artificiale di simmetria introdotta dallo schema ricorrente del comandante in capo con due secondi. I comandanti in capo dei Troiani vengono elencati (dopo la morte di Asio) in 14.425-6: Πουλυδάμας τε καὶ Αἰνείας καὶ δῖος Ἀγήνωρ / Σαρπηδών τ ἀρχὸς Λυκίων καὶ Γλαῦκος ἀμύμων. Elenchi molto diversi di campioni Troiani vengono dati in 13.790-4 e 17.215-18. Non ci sono dubbi sul fatto che in questo contesto un tale catalogo dovrebbe anticipare la struttura del racconto che segue, che dovrebbe appunto descrivere ciascun assalto, uno dopo l altro, così come viene fatto da Eschilo nei Sette contro Tebe, o veniva probabilmente fatto nella Tebaide. Questo implicherebbe che il muro acheo avesse cinque porte, un idea dibattuta da bt, ma questo numero non viene mai citato nell Iliade. Ma qui il tema dei cinque gruppi che attaccano le cinque porte si disgrega ben presto, dopo l attacco di Asio, e a dispetto di qualche tentativo di riprendere e sviluppare questo stesso tema. Eppure lo stesso poeta sembra ricordarsi del mancato resoconto dell attacco di Enea quando lo riporta nella mischia, in 13.458: l eroe se ne rimaneva nelle ultime file corrucciato con Priamo perché, bravo com era fra gli altri, non lo stimava, anche se le circostanze ed il modo con il quale Priamo esprimeva questo atteggiamento non vengono esplicitati. T mette in relazione in noi con le voci del Catalogo Troiano, ma senza grande successo. Le divisioni non attaccano nell ordine in cui sono qui nominate: per prima attacca quella di Asio, poi Ettore, Sarpedone, e infine di nuovo Ettore. 88 88 οἳ μὲν ἅμ Ἕκτορ ἴσαν καὶ ἀμύμονι Πουλυδάμαντι, Quelli che andavano con Ettore e con Polidamante perfetto, 89 οἳ πλεῖστοι καὶ ἄριστοι ἔσαν, μέμασαν δὲ μάλιστα questi erano i più numerosi e i migliori, e molto bramavano, 90 τεῖχος ῥηξάμενοι κοίλῃς ἐπὶ νηυσὶ μάχεσθαι. una volta sfondato (da ῥήγνυμι) il muro, combattere presso le navi ricurve. 91 καί σφιν Κεβριόνης τρίτος εἵπετο: πὰρ δ ἄρ ὄχεσφιν E come terzo li seguiva Cerbione: invece presso il carro 92 ἄλλον 23 Κεβριόναο χερείονα κάλλιπεν Ἕκτωρ. Ettore lasciò (da καταλιμπάνω = καταλείπω) un altro, inferiore a Cerbione. 93 τῶν δ ἑτέρων Πάρις ἦρχε καὶ Ἀλκάθοος καὶ Ἀγήνωρ, Dei secondi (da ἕτερος, α, ον, qui = δεύτερος) era a capo Paride, ed (erano a capo) Alcatoo e Agenore, 94 τῶν δὲ τρίτων Ἕλενος καὶ Δηΐφοβος θεοειδὴς dei terzi poi (erano a capo) Eleno e Deifobo simile ad un dio, 95 υἷε δύω Πριάμοιο: τρίτος δ ἦν Ἄσιος ἥρως due figli di Priamo; terzo era Asio, l eroe, 96 Ἄσιος Ὑρτακίδης, ὃν Ἀρίσβηθεν φέρον ἵπποι Asio figlio di Irtaco, che da Arisbe portavano i (suoi) cavalli 97 αἴθωνες μεγάλοι ποταμοῦ ἄπο Σελλήεντος. 24 fulvi, oppure focosi (da αἴθων, ωνος, ὁ, ἡ, (αἴθω)), possenti, dal fiume Selleenta. 98 τῶν δὲ τετάρτων ἦρχεν ἐῢς πάϊς Ἀγχίσαο I quarti comandava il valoroso, coraggioso (da ἐύς, ἐύ, sinonimo di ἀγαθός e καλός), figlio di Anchise, 99 Αἰνείας, ἅμα τῷ γε δύω Ἀντήνορος υἷε Enea, e con lui i due figli di Antenore 100 Ἀρχέλοχός τ Ἀκάμας τε μάχης εὖ εἰδότε πάσης. Le divisioni che avanzano a piedi verso le navi 22 Si noti che 84-5 = 11.47-8, dove però il soggetto sono gli Achei: un ottimo esempio della maestria con la quale il poeta utilizza queste serie di versi. 23 Cerbione è un figlio bastardo di Priamo, promosso da Ettore a guidare il suo carro in 8.318, dopo la morte di Archeptolemo. Combatte con Polidamante in 13.790 e viene ucciso sul suo carro da Patroclo in 16.733 sgg. Al suo posto, in questa circostanza, viene lasciato un altro, inferiore a Cerbione: ἄλλον Κεβριόναο χερείονα (92). Il non assegnare un nome ad un personaggio menzionato esplicitamente con un proprio ruolo non è tipico: S. E. Bassett, The Poetry of Homer, Berkeley, 1938, p. 256, osserva un simile anonimato sono in due altri passi dell Iliade, in 13.211 e 394. 24 Si veda la voce al Catalogo Troiano in 2.835-9.

Archeloco e Acamante, ben esperti di ogni battaglia. 101 Σαρπηδὼν δ ἡγήσατ ἀγακλειτῶν ἐπικούρων, Sarpedone guida (da ἡγέομαι, regge il dativo, o più comunemente il genitivo) i gloriosi (da ἀγακλυτός, όν, vedi ἀγακλειτός, ή, όν) alleati, 102 πρὸς δ ἕλετο Γλαῦκον καὶ ἀρήϊον Ἀστεροπαῖον: e al suo fianco sceglie Glauco e il bellicoso, battagliero Asteropeo: 103 οἳ γάρ οἱ εἴσαντο διακριδὸν εἶναι ἄριστοι questi infatti a lui sembrarono (da εἴδομαι) essere specialmente, distintamente (da διακριδόν, avverbio (διακρίνω)), i migliori 104 τῶν ἄλλων μετά γ αὐτόν: ὃ δ ἔπρεπε καὶ διὰ πάντων. 25 fra gli altri, dopo di lui: egli però primeggiava (da πρέπω) anche tra tutti. 105 οἳ δ ἐπεὶ ἀλλήλους ἄραρον 26 τυκτῇσι βόεσσι Questi, dopo che si furono uniti, stretti (da ἀραρίσκω), gli uni gli altri con gli scudi di pelli bovina (da βοῦς, ὁ ed ἡ: gen. βοός ; qui = βοείη oppure βοέη (sempre femminile)) fatti ad arte, ben costruiti (da τυκτός, ή, όν, (τεύχω)), 106 βάν ῥ ἰθὺς Δαναῶν λελιημένοι, οὐδ ἔτ ἔφαντο mossero bramosi, impazienti, contro (da ἰθύς, meno frequentemente ἰθύ, come preposizione con il genitivo dell oggetto) i Danai, e non pensavano (da φημί) ancora 107 σχήσεσθ, ἀλλ ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέεσθαι. 27 di venire trattenuti, di trattenersi (da ἔχω, medio con significato passivo), bensì di avventarsi, di gettarsi (da πίπτω, frequentemente utilizzato come medio-passivo di βάλλω), sulle navi nere. 25 Sarpedone e Glauco, comandanti dei Lici, sono i soli comandanti degli alleati, degli ἐπίκουροι, di un certo rilievo nell Iliade, e giocano un ruolo di combattenti secondo solo a quello di Ettore. Sarpedone uccide Tlepolemo, la principale vittima tra gli Achei nella prima parte dell Iliade, e trova la morte per mano di Patroclo in 16.419 sgg. Sarpedone e Glauco erano cugini: si veda la genealogia in 6.196-9 e la scena della morte di Sarpedone in 16.419-683. Asteropeo compare qui per la prima volta, non ha alcun ruolo nell attacco al muro acheo, ma riappare nei libri 17 e 21. Egli era tra i comandanti dei Peoni, ma non viene citato nel catalogo (2.848-50), e forse per questa ragione, così come per aumentare il pathos relativo alla sua morte, viene descritto come un recente rinforzo tra le file troiane quando confessa la propria identità ad Achille in 21.153-60. È la mancanza di comandanti di primo piano tra di loro che fa confinare gli ἐπίκουροι in una singola compagine; altrove viene comunque lasciato intendere che essi erano numerosi (2.130, 4.438, 17.154-5). Qui i due pronomi οἳ (nominativo plurale, anche οἱ) e οἱ (dativo singolare) si riferiscono rispettivamente ad Asteropeo con Glauco, e a Sarpedone. I due versi spiegano le ragioni dell inclusione di Asteropeo, in quanto Glauco rappresenta una scelta obbligata. Nessuno dei comandanti dei contingenti più lontani elencati in 2.840-75 era all altezza per stare di fianco ai due Lici. 26 Qui ἀλλήλους ἄραρον potrebbe descrivere una formazione nota come πύργος, adotttata quando l esercito si mette sulla difensiva: si veda al verso 43, a si confrontino 13.129-35 e 16.211-17 dove le truppe si ammassano per una carica. Nella fattispecia, qui i Troiani stanno assaltando una fortificazione, e concentrano i loro attacchi in particolari punti. Leaf non ha probabilmente ragione, quando ipotizza trattarsi di una rudimentale testudo: a meno che l accento non sia proprio sulla rudimentalità della formazione, una frmazione a testuggine richiede gli scudi rettangolari del legionario romano. In ogni caso egli ha correttamente riconosciuto che si tratta di tattiche relative ad una guerra di assedio. 27 Sarebbe qui naturale assumere i Troiani soggetto delle infinitive σχήσεσθαι ed ἐν [ ] πεσέεσθαι, come in 9.235 e (probabilmente ) 17.639; ma quando il verso ricorre in 126, ancora con i Troiani soggetto del verbo principale, il soggetto delle infinitive è espresso, ed è Ἀχαιοὺς. Per analogia con questa costruzione, alcuni commentatori vedono Δαναοὺς qui, e traducono σχήσεσθαι come resistere e πεσέεσθαι come morire.

L attacco di Asio Ai versi 108-72 abbiamo la scena relativa al tentativo di Asio di forzare la porta del muro acheo. Questa scena, l attacco di Ettore (195-289), quello di Sarpedone (378-435) e la strage di Patroclo (16.698-711), costituiscono il corpus in nostro possesso di poesia arcaica di assedio in senso stretto. Dal momento un assalto frontale contro le mura nemiche rappresenta il climax tanto della poesia di guerra quanto della guerra stessa, e dal momento che la scena dell assedio ha un suo posto nel repertorio dell arte micenea, è possibile che queste scene rappresentino ciò che resta dei una parte significativa dell ἀοιδή Tardo Elladica e del periodo buio. I bastioni progettati e costruiti con precisione, così come le casematte e i passaggi protetti delle fortificazioni micenee, sono una testimonianza dell arte della difesa - e per conseguenza dell arte dell attacco contro queste fortificazioni. L attacco a cavallo di Asio, però due cavalli, due uomini ed un carro con un modo inefficiente di portare due lance all attacco in un contesto nel quale ogni braccio è importante non è guerra, ma meravigliosa immaginazione poetica. E quando Asio incontra la morte per mano di Idomeneo in 13.384 sgg. egli combatte in modo consueto, a piedi, ma con il suo carro a portata di mano. La presenza del suo carro all interno delle fortificazioni in questllo stretto passaggio, e la stranezza del suo attacco con i cavalli, sono stati assunti come argomento a favore della dipendenza dell episodio di Asio dal libro 13 (Von der Miihll). Gli assalti di Asio, Ettore e Sarpedone sono stati naturalmente sferrati simultaneamente, o almeno come tali devono essere considerati, ma secondo la tecnica della narrazione epica vengono descritti come sequenziali. 108 108 ἔνθ ἄλλοι Τρῶες τηλεκλειτοί τ ἐπίκουροι E qui gli altri Troiani e gli alleati gloriosi, dalla vasta fama, 109 βουλῇ Πουλυδάμαντος ἀμωμήτοιο πίθοντο: danno retta (da πείθω, πείθεσθαί τινι) al consiglio di Polidamante perfetto (da ἀμώμητος, ον); 110 ἀλλ οὐχ Ὑρτακίδης ἔθελ Ἄσιος ὄρχαμος ἀνδρῶν Ma Asio, figlio di Irtaco, signore (da ὄρχαμος, ὁ, in Ep. antica solo nella frase ὄρχαμος ἀνδρῶν) di genti, non voleva 111 αὖθι λιπεῖν ἵππους τε καὶ ἡνίοχον θεράποντα 28, lasciare lì i cavalli e lo scudiero e auriga (da ἡνίοχος, ὁ (ἡνία, ἔχω)), 112 ἀλλὰ σὺν αὐτοῖσιν πέλασεν νήεσσι θοῇσι ma con essi andò verso (da πελάζω, con il dativo) le navi veloci, 113 νήπιος, οὐδ ἄρ ἔμελλε κακὰς ὑπὸ κῆρας ἀλύξας pazzo! e non era destino che, dopo essere sfuggito (da ὑπαλύσκω, verbo Ep. = ὑπαλεύομαι, usato da Omero solo all aoristo: qui in tmesi) alle malvagie Chere, 114 ἵπποισιν καὶ ὄχεσφιν ἀγαλλόμενος παρὰ νηῶν superbo (da ἀγάλλω, per lo più con il dativo della cosa per la quale si esulta) con cavalli e carri, via dalle navi 115 ἂψ ἀπονοστήσειν προτὶ Ἴλιον ἠνεμόεσσαν: facesse ritorno (da ἀπονοστέω) nuovamente ad Ilio ventosa (da ἠνεμόεις, εσσα, εν, (ἄνεμος)); 116 πρόσθεν γάρ μιν μοῖρα δυσώνυμος ἀμφεκάλυψεν prima infatti lui avvolse la Moira funesta (da δυσώνυμος, ον) 117 ἔγχεϊ Ἰδομενῆος ἀγαυοῦ Δευκαλίδαο. 29 mediante la lancia di Idomeneo, nobile figlio di Deucalione. 118 εἴσατο γὰρ νηῶν ἐπ ἀριστερά, τῇ περ Ἀχαιοὶ Mosse infatti, dunque, verso (da ἐπί, con accusativo: ἐ. δεξιά, ἐπ ἀριστερά) la sinistra delle navi, dove gli Achei 119 ἐκ πεδίου νίσοντο σὺν ἵπποισιν καὶ ὄχεσφι: con cavalli e carri si erano ritirati (da νίσσομαι) dalla pianura; 120 τῇ ῥ ἵππους τε καὶ ἅρμα διήλασεν, οὐδὲ πύλῃσιν qui guidò, spinse attraverso (da διελαύνω), i cavalli e il carro, né alla porta (da πύλη, ἡ) 121 εὗρ ἐπικεκλιμένας σανίδας καὶ μακρὸν ὀχῆα, trovò chiusi (da ἐπικλίνω) i battenti (da σανίς, ίδος, ἡ) e la grande, pesante sbarra, spranga (da ὀχεύς, έως, Ep. ῆος, ὁ, (ἔχω)), 122 ἀλλ ἀναπεπταμένας ἔχον ἀνέρες, εἴ τιν ἑταίρων ma gli uomini li tenevano aperti (da ἀναπετάννυμι, riferito a σανίδες), se qualcuno dei compagni 123 ἐκ πολέμου φεύγοντα σαώσειαν μετὰ νῆας. in fuga dalla battaglia potessero salvare, potessero mette in salvo (da σαόω = σώζω), tra le navi. La tecnica di attacco al muro Paragone Paragone 28 Si veda la nota a 6.19. 29 In 113-17, questo lasciar presagire la fine di Asio deve essere interpretato come l impostazione di un obiettivo narrativo a breve termine, così come lo era stato la predizione del ferimento di Agamennone in 11.191 sgg. Ma Asio in effetti non muore nel corso dell assalto al muro, durante il quale Idomeneo non gioca alcun ruolo nonostante la sua posizione sia νηῶν ἐπ ἀριστερά. L aristia di Idomeneo segna la prima fase del contrattacco acheo (13.361 sgg.), e Asio è la sua seconda vittima (13.383-93). In generale lo spazio che lo stile epico concede al poeta per i suoi commenti rimane comunque piuttosto limitato, ed i commenti sono rari. Fra questi commenti rientrano appunto le anticipazioni sulla conclusione di un episodio, o di una serie di episodi. In 11.604 era già stata annunciata la fine di Patroclo. L epica parla di fatti noti, e non cerca l imprevisto. Un altra possibilità di anticipare i fatti è offerta dalle predizioni e dalle decisioni degli dèi: si veda il verso 173.

124 τῇ ῥ ἰθὺς φρονέων ἵππους ἔχε, τοὶ δ 30 ἅμ ἕποντο Qui, decidendo (di andare), determinato (ad andare) (da φρονέω), avanti, guidava i cavalli, e quelli seguivano insieme, 125 ὀξέα κεκλήγοντες: ἔφαντο γὰρ οὐκ ἔτ Ἀχαιοὺς acutamente lanciando grida (da κλάζω); non pensavano, non credevano infatti che gli Achei ancora 126 σχήσεσθ, ἀλλ ἐν νηυσὶ μελαίνῃσιν πεσέεσθαι 31 avrebbero resistito, ma che sarebbero piombati sulle nere navi, 127 νήπιοι, ἐν δὲ πύλῃσι δύ ἀνέρας εὗρον ἀρίστους pazzi! Sulla porta trovarono due guerrieri ottimi, 128 υἷας ὑπερθύμους Λαπιθάων αἰχμητάων, 32 figli valorosissimi dei Lapiti che combattono con la lancia, 129 τὸν μὲν Πειριθόου υἷα κρατερὸν Πολυποίτην, l uno, il figlio di Piritoo, il forte, possente Polipete, 130 τὸν δὲ Λεοντῆα βροτολοιγῷ ἶσον Ἄρηϊ. l altro Leonteo, simile ad Ares flagello degli uomini. 131 τὼ μὲν ἄρα προπάροιθε πυλάων ὑψηλάων PARAGONE Entrambe dunque di fronte all alta (da ὑψηλός, ή, όν) porta 132 ἕστασαν ὡς ὅτε τε δρύες οὔρεσιν ὑψικάρηνοι, stavano, come quando le querce (da δρῦς, ἡ, gen. δρυός: acc. δρῦν, nom. pl. Δρύες) dall alta cima, dall alta chioma (da ὑψικάρηνος, ον), sui monti, 133 αἵ τ ἄνεμον μίμνουσι καὶ ὑετὸν ἤματα πάντα che per intere giornate (da ἦμαρ, ατος, τό, = ἡμέρα, ma ἦμαρ è la forma preferita in Omero)resistono, reggono (da μίμνω), il vento e la pioggia (da ὑετός, ὁ), 134 ῥίζῃσιν μεγάλῃσι διηνεκέεσσ ἀραρυῖαι: fisse, salde (da ἀραρίσκω), sulle grandi radici (da ῥίζα, ης, ἡ: per lo più al plurale) continue, non spezzate, profonde (da διηνεκής, ές); 135 ὣς ἄρα τὼ χείρεσσι πεποιθότες ἠδὲ βίηφι così quei due, fidando (da πείθω, con il dat. della persona e della cosa) nelle mani, nelle braccia e nella forza, 136 μίμνον ἐπερχόμενον μέγαν Ἄσιον οὐδὲ φέβοντο. resistevano al grande, gigantesco Asio che avanzava contro, che attaccava, e non fuggivano per la paura. 137 οἳ δ ἰθὺς πρὸς τεῖχος 33 ἐΰδμητον βόας αὔας 138 ὑψόσ ἀνασχόμενοι ἔκιον μεγάλῳ ἀλαλητῷ Quelli invece venivano (da κίω) incontro, verso il muro ben costruito (da εὔδμητος, ον), sollevando (da ἀνέχω) in alto, al di sopra (da ὑψόσε, avverbio), gli scudi di pelli di bue (da βοῦς, ὁ ed ἡ, acc. pl. acc. βόας e βοῦς in Omero) seccate (da αὖος, η, ον), con grandi, forti grido di giubilo (da ἀλαλητός, οῦ, ὁ, (ἀλαλαί)), 139 Ἄσιον ἀμφὶ ἄνακτα καὶ Ἰαμενὸν καὶ Ὀρέστην intorno ad Asio signore, e a Iameno e ad Oreste, 140 Ἀσιάδην τ Ἀδάμαντα Θόωνά τε Οἰνόμαόν τε. al figlio di Asio Adamante, a Toone e ad Enomao. 141 οἳ δ ἤτοι εἷος μὲν ἐϋκνήμιδας Ἀχαιοὺς Questi invero per un certo tempo (da εἷος, antica forma epica per ἕως, qui però = τέως, per qualche tempo, da mettere in correlazione εἷος μὲν [ ] ; αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ [ ]) gli Achei dalle belle gambiere 142 ὄρνυον ἔνδον ἐόντες ἀμύνεσθαι περὶ νηῶν: 30 Si tratta evidentemente dei suoi compagni. 31 Cfr. 12.106-7. 32 In 127-53 il resoconto del combattimento messo in atto dai Lapiti non è chiarissimo: i due Lapiti sono dapprima fuori delle mura (προπάροιθε, 131), quindi all interno (ἔνδον ἐόντες, 142), quindi nuovamente all esterno (πρόσθε, 145). Sono state suggeriti vari modi per rimediare all apparente contraddizione, per esempio collocare i versi 141-53 dopo il verso 128 (o piuttosto dopo il 130), oppure eliminare o 131-40 oppure 141-53. Non è però il caso di cercare troppe soluzioni: il racconto di situazioni come questa, in rapida evoluzione e nelle quali l occhio del poeta deve muovere velocemente da un punto all altro della scena, si presenta tanto facilmente, quanto può venire esagerato. Nonostante la fama della loro battaglia contro i Centauri, i Lapiti rappresentano una fonte di difficoltà, di perplessità per coloro che si occupano di genealogie. Come popolo, come tribù, essi non hanno alcun ruolo nella saga troiana, e di conseguenza hanno solo una brevissima menzione nell Iliade, qui e al verso 181. Vengono citati una sola volta nell Odissea, in 21.297. I loro comandanti, Polipete e Leonteo, vengono citati nel Catalogo delle Navi come provenienti dal nord della Tessaglia (2.738-47), senza una nota relativa alla loro tribù, mentre Piritoo viene citato in 1.263 da Nestore, laddove rievoca il combattimento contro i Centauri. Essi prendono poi parte ai giochi funebri in onore di Patroclo (23.836-7). La stranezza in effetti è l omissione del nome tribale nelle prime allusioni. 33 Qui τεῖχος viee usato in modo lasco, in quanto in realtà Asio e i suoi compagni attaccano la porta.

incitavano (da ὄρνυμι), stando all interno (del muro), a combattere a difesa (da ἀμύνω) per le navi, in difesa delle navi; 143 αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ τεῖχος ἐπεσσυμένους ἐνόησαν 144 Τρῶας, ἀτὰρ Δαναῶν γένετο ἰαχή τε φόβος τε, però quando videro, si accorsero de (da νοέω), i Troiani che venivano incontro a, attaccavano (da ἐπισεύω), il muro, mentre tra i Danai sorge il grido (da ἰαχή, ἡ) e la fuga per la paura, 145 ἐκ δὲ τὼ ἀΐξαντε πυλάων πρόσθε μαχέσθην PARAGONE i due balzati fuori, corsi fuori (da ἐξαΐσσω, in tmesi, con il genitivo πυλάων: ma può anche intendersi πυλάων retto dalla preposizione πρόσθε con il genitivo), combattevano davanti alla porta, 146 ἀγροτέροισι σύεσσιν ἐοικότε, τώ τ ἐν ὄρεσσιν simili a cinghiali selvaggi, che sui monti 147 ἀνδρῶν ἠδὲ κυνῶν δέχαται κολοσυρτὸν ἰόντα, attendono (da δέχομαι) di uomini e di cani lo strepito, l assalto rumoroso (da κολοσυρτός, ὁ), che sopraggiunge, 148 δοχμώ τ ἀΐσσοντε περὶ σφίσιν ἄγνυτον ὕλην i due saltando (da ἀΐσσω) di traverso (da δοχμός, όν, = δόχμιος) intorno a sé spezzano, distruggono (da ἄγνυμι), la selva 149 πρυμνὴν ἐκτάμνοντες, ὑπαὶ δέ τε κόμπος ὀδόντων recidendola (da ἐκτέμνω) alla base, alla radice, e sotto un cozzare (da κόμπος, ὁ) di denti 150 γίγνεται εἰς ὅ κέ τίς τε βαλὼν ἐκ θυμὸν ἕληται: c è, si sente, fino a quando qualcuno colpendo strappa (loro) fuori (da ἐξαιρέω, in tmesi) la vita; 151 ὣς τῶν κόμπει χαλκὸς ἐπὶ στήθεσσι φαεινὸς così sul petto di quelli risuonava, rimbombava (da κομπέω), il bronzo lucente, 152 ἄντην βαλλομένων: μάλα γὰρ κρατερῶς ἐμάχοντο mentre venivano colpiti frontalmente; combattevano infatti con molto vigore, con molta forza, 153 λαοῖσιν καθύπερθε 34 πεποιθότες ἠδὲ βίηφιν. fidando negli uomini (da λαός, ὁ) da sopra e nella (loro) forza. 154 154 οἳ δ ἄρα χερμαδίοισιν ἐϋδμήτων ἀπὸ πύργων Quelli invece con massi dalle torri ben costruite 155 βάλλον ἀμυνόμενοι σφῶν τ αὐτῶν καὶ κλισιάων bersagliavano, colpivano, portando soccorso a, allontanando il pericolo da (da ἀμύνω, con il genitivo), se stessi, dalle tende 156 νηῶν τ ὠκυπόρων: νιφάδες δ ὡς πῖπτον ἔραζε, e dalla navi che vanno veloci; PARAGONE cadevano giù a terra (da ἔραζε) come fiocchi di neve (da νιφάς, άδος, ἡ) 157 ἅς τ ἄνεμος ζαὴς νέφεα σκιόεντα δονήσας che il vento impetuoso (da ζαής, ές, (ζα-, ἄημι)), dopo aver scosso (da δονέω) le nuvole scure, ombrose (da σκιόεις, εσσα, εν), 158 ταρφειὰς κατέχευεν ἐπὶ χθονὶ πουλυβοτείρῃ: 35 versava giù fitti (da ταρφύς, εῖα, ύ, Omero ha anche al pl. femm. un nom. ταρφειαί ed acc. ταρφειάς) sulla terra nutrice di molti; 159 ὣς τῶν ἐκ χειρῶν βέλεα ῥέον ἠμὲν Ἀχαιῶν così dalle loro mani i colpi fluivano, cadevano (da ῥέω), sia degli Achei 160 ἠδὲ καὶ ἐκ Τρώων: κόρυθες δ ἀμφ αὖον ἀΰτευν che anche dei Troiani; tutt intorno (da ἀμφί, senza caso, come avverbio) risuonavano (da ἀυτέω) in modo secco (da αὖος, η, ον) gli elmi 161 βαλλομένων μυλάκεσσι καὶ ἀσπίδες ὀμφαλόεσσαι. di coloro che venivano colpiti dai pietroni (da μύλαξ, ακος, ὁ), e gli scudi (da ἀσπίς, ίδος, ἡ) ombelicati (da ὀμφαλόεις, εσσα, εν). 162 δή ῥα τότ ᾤμωξεν καὶ ὣ πεπλήγετο μηρὼ Allora gemette, si lamentò (da οἰμώζω), e battè (da πλήσσω) le sue due cosce 163 Ἄσιος Ὑρτακίδης, καὶ ἀλαστήσας ἔπος ηὔδα: Asio, figlio di Irtaco, e furente, pieno di rabbia (da ἀλαστέω), diceva parola: Paragone Paragone 34 Καθύπερθε è qui utilizzato in modo aggettivale con λαοῖσιν: nel greco classico richiedere una forma verbale (e.g. ἱσταμένοις) per definire una costruzione. Nell Iliade non vengono forniti dettagli relativamente a particolari opere finalizzate a migliorare la difendibilità della porta; gli uomini, il λαός, sono semplicemente posizionati sugli spalti e scagliano i loro proiettili sulle teste di Polipete e Leonteo. 35 In 156-8, questa elegante comparazione con la tempesta di neve anticipa la più lunga e famosa comparazione in 278-89) Il parallelismo tra l assalto di Asio e il primo attacco di Ettore viene messo in enfasi dalla relativa rarità e brevità delle altre comparazioni con la neve: solo 3.222 (una breve comparazione) e 19.357-8; ad eccezione di casi in cui la neve è una aggiunta ad una tempesta o simili (come in 10.7, 15.170 e 22.152). L immagine è solitamente quella della neve che cade (νιφάδες), non della neve per terra (χιών).