www.appuntiscuolasuperiore.altervista.org PROLOGO, VERSI 1-25 Antigone, figlia di un vecchio cieco, in quali luoghi o città di quali uomini siamo giunti? Chi l errante Edipo al giorno d adesso (oggi) accoglierà con pochi doni, il quale chiede poco, ma ottiene ancora meno di poco, e a me questo bastevole? Infatti le sofferenze ed il lungo tempo con me, e per terza la nobiltà, insegnano ad accontentarsi. Ma, o figlia, se vedi qualche appoggio O presso luoghi profani o in recinti sacri degli dèi, fermami e fammi sedere, affinché ci informiamo su dove mai siamo; infatti per essere informati dai cittadini siamo giunti come stranieri e compiere ciò che udiremo. Padre, sventurato Edipo, le torri che Difendono la città, come dagli occhi (per quel che vedo) sono lontane; questo luogo sacro, come è possibile vedere, è fiorente di alloro, ulivo, e vite; contano dentro di esso gli usignoli fitti di piume, nel quale piega tu le membra su questa ruvida pietra. Infatti hai percorso una strada lunga per un vecchio. Adesso fammi sedere ed occupati del cieco. A causa del tempo non bisogna che io impari questo. Puoi insegnarmi dunque dove siamo? Per certo conosco Atene, non il luogo.
Infatti ogni viandante ci diceva questo. τìνας χώρους e πòλιν: accusativi di moto a luogo; άφìγµεθα: perfetto di άφιγνέοµαι; πλανήτην: da πλανàοµαι; δωρήµασιν: da δωρος; έξαιτουντα: da έξ-αιτέω; φέρω, οίσω, ήνεγκον, ήνήνοχα; έξαρκουν: da άρκέω difendere, soccorrere ; χώ: da καί ώ; ξυνών: da ξυνέων-νος amico, compagno ; θάκησις: da θάσσω appoggio ; άλσος: bosco, recinto ; στησον: imperativo aoristo di ίστηµι; εξίδρυσον: imperativo aoristo di δρύσω; µανθάνω, µαθήσοµαι, έµαθον, µεµάθηκα; άν: da ά+άν; πρόσω: avverbio oltre ; είκάσαι: da είκάζω; πυκνόπτεροι: da πυκνός fitto e πτερòν piuma ; ευ-στοµ-ουσιν; ου: dove ; κάµψον: da κάµπτω; αξέστος: da ξέω levigare ; προυστάλης: da προστέλλω; ήυδα: imperfetto di άυδάω. PARODO, VERSI 203-225 O sventurato, poiché adesso sei tranquillo, parla, quale nascita sei degli uomini? Chi che, così carico d affanni, sei guidato? Qual è la tua patria potremmo sapere? O ospiti, sono senza patria, ma non Che cos è questo che vieti, vecchio? Non, non chieda (nessuno) chi sono. Che nessuno indaghi oltre cercando di sapere.
Che cosa? Natura mostruosa. Parla! Figlia, ahimè, che cosa faccio? O straniero, di quale seme sei, dimmi, da parte di padre? Ahimè, che cosa potrei soffrire, figlia mia? Parla, poiché cammini sul limite estremo. Ma (ebbene) parlerò; infatti non ho scampo. Molto indugia; ma sbrigati. Conoscete un figlio di Laio Ahimè La stirpe dei Labdacidi? O Zeus. L infelice Edipo?
Tu sei questo infatti? Prendete nessuna paura di ciò che dico. Ahimé. Di sorte infelice. Oh! Figlia, cosa mai succederà ora? χαλας: da χαλάω; έφυς: aoristo atematico di φύω. Il perfetto è πέφυκα; έκπυθοìµαν: desinenza dorica; απεννέπεις: da απεννέπω; άνέρη: congiuntivo aoristo di ανέροµαι; εξετάσης: congiuntivo aoristo di εκτάζω; πέρα: avverbio. Il verbo περàω significa invece oltrepassare ; αΰδα: imperativo da αύδάω; πατρόθεν: θεν è un suffisso di provenienza; πάθω: congiuntivo dubitativo si πάσχω, πεσοµαι, έπαθον, πέπονθα; κύρσω: futuro di κύρω. PARODO, VERSI 226-253 Via, andate fuori da questa terra. Le cose che hai promesso dove le metterai?
A nessuno giunge vendetta del destino (delle moire) delle cose che abbia subito prima di pagare; un altro inganno che si espone ad altri inganni porta ad avere dolore, non gioia. Tu dunque, lontano di nuovo da queste sedi, subito balza lontano dalla mia terra, perché tu non trasmetta qualche debito alla mia città. O stranieri dall animo pietoso, ma giacché non sopportate questo mio vecchio padre, udendo la fama di azioni involontarie, almeno di me misera, vi supplichiamo, o stranieri, abbiate pietà, che vi supplico per il solo mio padre, vi supplico, con i miei occhi non ciechi, guardandovi gli occhi, come qualcuna apparsa dal vostro sangue, che il misero ottenga rispetto; infelici ci troviamo presso di voi come presso Dio. Ma andate, acconsentite la grazia inattesa, per ciò che a te è caro tra le tue cose, o un figlio, o una parola, o un bene posseduto o un dio. Infatti non vedresti nessuno dei mortali, se il Dio lo spingesse, che possa sfuggire. έξω: via ; πόρσω + genitivo: fuori da ; βαίνω, βήσω, έβησα (έβην), βέβηκα; υπέσχεο: aoristo non contratto da υπίσχνέοµαι (forma collaterale di ύπέχοµαι); ποι: avverbio interrogativo; έρχω, ελεύσοµαι, ήλθον, ελήλυθα; προπάσχω, πέσοµαι, έπαθον, πέπονθα; τίνω, τείσω, έτεισα, τετείκα; απάτα: sta per η, come παραβαλλόµενα; βάλλω, βαλω, έβαλον, βέβληκα; έχειν: infinito con valore consecutivo; έκτοπος e άφορµος (da ορµή): aggettivo; έκθορε: aoristo da θρώσκω; προσάπτω, άψω, ήψα, ήµµαι; αίδόφρονες: da αίδώς rispetto umano ; ανετλατε: aoristo; οικτίραθε: aoristo da οικτίρω (il verbo deriva da οικτρός che merita pietà ); ή: sarebbe ά, pronome relativo femminile; άτνοµαι: da άντί contro o άντάω incontro ; όράω, όψόµαι, έιδον, εòρακα. (QUESTO TESTO E' STATO INVIATO E PUBBLICATO ANCHE NELLA SEZIONE APPUNTI DEL SITO "SKUOLA.NET").