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Cfr. Gs 18,16-22 Ez 16, Cfr. Ez 18, Cfr. Lc 17, Cfr. Lc 1,58 2Pt 2,7. 5. Cfr. Mt 10,15 Mt 11, Cfr. Lc 9,62 17,31-32.

ὦ (esclamazione unita al vocativo può indicare stupore, ammirazione, dolore o indignazione [Chantraine, DELG 1297].)

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PRONOMI DIMOSTRATIVI I dimostrativi o deittici (da δείκνυμι, mostro) possono essere pronomi o aggettivi. 1. ὅδε, ἥδε, τόδε indica persona o cosa vicina a chi parla, al pari di hic, haec, hoc e si traduce con questo. Come aggettivo, si usa sempre in posizione predicativa, prima dell articolo (da non tradurre) o dopo il nome. ϕεῦγε τόνδε τὸν κόλακα (τὸν κόλακα τόνδε). fuggi questo adulatore! 2. οὗτος, αὕτη, τοῦτο indica persona o cosa vicina a chi ascolta, al pari di iste, ista, istud, ma ha un uso assai più ampio e frequente (anche come pronome personale di terza persona). Come aggettivo si usa sempre in posizione predicativa. I corrispettivi italiani diretti sarebbero codesto (agg. e pronome), costui, costoro (pronomi), o, più comunemente questo (agg.), questo, ciò, egli, essi (pronomi). Τούτους τοὺς λόγους ἐπαινέω. Io lodo queste parole. Attenzione: Mentre οὗτος assume spesso valore epanalettico [ ], cioè si riferisce a qualche cosa di già noto o detto, ὅδε può avere valore prolettico [ ], cioè anticipa ciò che si dirà, specie quando segue un discorso diretto: Μετὰ ταῦτα, ὁ στρατηγὸς τάδε ἔλεγε: Dopo queste cose [ già riferite] lo stratega disse ciò [le cose che seguono ]:. Però οὗτος si trova frequentemente usato, in genere al neutro, anche con valore prolettico quando segue una proposizione epesegetica (cioè esplicativa del pronome stesso), infinitiva o dichiarativa Toῦτο ὁμολογῶ σοι δεῖν (= ὅτι δεῖ) κολάζειν τοὺς προδότας. In questo sono d accordo con te, che bisogna punire i traditori. Da ricordare anche l espressione colloquiale Ὦ οὗτος. Ehi, tu!. 3. ἐκεῖνος, ἐκείνη, ἐκεῖνο indica persona o cosa lontana da chi parla ed ascolta, al pari di ille e si traduce con quello o, quando è pronome, con egli, lui. Come aggettivo si usa in posizione predicativa. Ἐκείνῃ τῆ ἡμέρᾳ πᾶσα ἡ πόλις ἐταράχθη. In quel giorno tutta la città fu sconvolta. Come ille latino può anche significare quel famoso. Ἐκεῖνος Σωκράτης: Il celebre Socrate (Socrates ille) 4. αὐτός, ή, όν: è un pronome e aggettivo intensivo che può assumere diversi significati a) Come pronome ha funzione di pronome personale di III persona singolare e plurale, equivalente al latino is, con valore anaforico (cioè si usa per non ripetere uno stesso nome) egli, lui, lo. Πολλὰ αὐτῷ ὑπισχνεῖτο: Gli (a lui) prometteva molte cose. (Ei multa promittebat) In particolare al nominativo corrisponde all uso latino di ipse come pronome. Αὐτὸς ταῦτα ἔλεγεν. Egli stesso (in persona) diceva queste cose. (ipse haec dicebat) Αὐτὸς τοῦτο ἔπραξα. Io stesso ho fatto ciò (Ipse hoc feci). b) In posizione attributiva come aggettivo o pronome ha il valore di idem, cioè stesso, medesimo, identico Τοὺς αὐτοὺς νόμους ἔχομεν: Abbiamo le medesime (le stesse) leggi (Habemus easdem leges). Quando l articolo termina per vocale si può avere una crasi, che porta di fatto all annullamento della vocale dell articolo: nel nominativo maschile e femminile singolare e plurale resta tuttavia lo spirito aspro dell articolo sul dittongo iniziale, mentre quando l articolo inizia per τ la consonante resta immutata, e sul dittongo si aggiunge la coronide (in pratica resta immutato lo spirito dolce del pronome).

ὁ αὐτός αὑτός ἡ αὐτή αὑτή οἱ αὐτοί αὑτοί αἱ αὐταί αὑταί τοῦ αὐτοῦ ταὐτοῦ τῷ αὐτῷ ταὐτῷ τῇ αὐτῇ ταὐτῇ τὸ αὐτὸ ταὐτό(ν) τὰ αὐτά ταὐτά Per esprimere il concetto di stesso di si usa il dativo sociativo oppure καί + nominativo: Οἱ Τρῶες τοὺς αὐτοὺς θεοὺς ἐσέβοντο τοῖς Ἀχαιοῖς / καὶ οἱ Ἀχαιοί: I Troiani veneravano gli stessi dei degli Achei (Troiani eosdem deos colebant atque Achaei). c) In posizione predicativa ha il valore dell aggettivo ipse, ipsa, ipsum, cioè stesso, in persona, persino Ἐν τῇ μάχῃ αὐτὸς ὁ βασιλεὺς (oppure ὁ βασιλεύς αὐτός) ἔθανεν: Nella battaglia lo stesso re (persino il re) morì. (In pugna rex ipse occĭdit) d) al genitivo sostituisce l aggettivo possessivo di III persona quando non è riferito al soggetto (anche il genitivo degli altri dimostrativi può essere impiegato con analogo valore) Γιγνώσκω τὸν πατέρα αὐτοῦ: conosco suo padre (il padre di lui). 5. L articolo ὁ, ἡ, τό, il cui valore originario, presente di regola nella poesia omerica, era quello di pronome dimostrativo, mantiene nel greco classico funzione di pronome in varie espressioni a) Unito alla coppia μέν / δέ, senza sostantivo seguente, esprime una correlazione oppositiva ( l uno l altro; questo quello ) Οἱ μὲν καθεύδουσι, οἱ δὲ ἐσθίουσιν: gli uni / questi riposano, gli altri / quelli mangiano b) Seguito solo da δέ (di rado solo da μέν), senza sostantivo seguente, ha funzione di pronome personale di III persona. Ὁ δὲ ἔλεγε: (Ma/ Ed) egli / quello diceva. 1 c) Al maschile o al femminile singolare seguito dal genitivo indica figlio/figlia di Άχιλλεὺς ὁ Πηλέως. Achille figlio di Peleo d) Al neutro singolare seguito dal genitivo indica il detto di.., il proverbio di. Ἔνδοξόν ἐστι τὸ τοῦ Σωκράτους. E famoso il detto di Socrate e) Al plurale maschile o femminile seguito da un genitivo, da un altro complemento o da un avverbio indica genericamente persone: quelli / quelle (cioè uomini, seguaci, servi, discepoli, sudditi ) di, con, ecc... Οἱ σὺν τῷ βασιλεῖ: Quelli con il re, i compagni del re. Οἱ νῦν: Quelli di adesso, i contemporanei. Οἱ πάλαι: Gli antichi f) Al plurale neutro seguito da un genitivo o da un altro complemento o avverbio indica genericamente cose: le cose (cioè affari, argomenti, ricchezze, territori..) di, riguardo, contro, attorno ecc. Τὰ περὶ τὸν πόλεμον: Gli affari della guerra. Τὰ νῦν: Le cose di adesso, l attualità g) Puo formare locuzioni avverbiali (πρὸ τοῦ= prima di ciò, prima d ora, ἐν δὲ τoῖς= fra l altro ) 1 NB: Quando ci si trova di fronte a sequenze come Οἱ δὲ ϕεύγοντες, occorre valutare se l articolo + δέ ha funzione di pronome, e allora il participio avrà valore verbale ( Ed essi, fuggendo ) oppure se si tratta di un participio sostantivato, con la particella in semplice funzione oppositiva ( ma coloro che fuggivano ). Nel primo caso in greco non si inserisce solitamente una virgola Οἱ δὲ ϕεύγοντες: Ed essi, fuggendo oppure (in genere prevale la prima soluzione). Situazione solo in parte diversa è quella di una forma al genitivo come τῶν δὲ ϕευγόντων: in questo caso l alternativa sarà fra un genitivo assoluto, con soggetto l articolo-pronome ( Mentre essi fuggivano ), oppure un participio sostantivato ( ma di coloro che fuggivano). In questo caso è solo il contesto a farlo capire.

PRONOMI PERSONALI I pronomi personali di I e II persona (ἐγώ, σύ, ἡμεῖς, ὑμεῖς) vengono usati raramente al nominativo, solo quando si vuole marcare particolarmente il soggetto; nel caso del pronome di prima persona l io parlante si può rafforzare ulteriomente con la particella enclitica γε nella forma monolettica ἔγωγε. Negli altri casi esso si usa per lo più in funzione non riflessiva, cioè quando la persona che indica non coincide con il soggetto del verbo. Τί εἰς ἐμὲ βλέπεις; Perché (tu) mi guardi? Tuttavia si può usare anche con identità di persona, che non viene in tal modo enfatizzata: Δοκῶ μοι ϕιλεῖν τὴν πατρίδα Io credo, ritengo (lett. sembro a me ) di amare la patria Per esprimere il pronome personale di III persona si impiega, solo al nominativo, ὁ δὲ, ἡ δέ, ecc. oppure αὐτός, soprattutto nei casi diversi dal nominativo, oppure gli altri dimostrativi (οὗτος, ἐκεῖνος). Il pronome di terza persona οὗ, οἷ, ἕ nella forma tonica (accentata) si usa nelle subordinate, specie al dativo singolare e plurale (οἷ, σϕίσιν) con valore di riflessivo indiretto, cioè riferito al soggetto della reggente, quando è diverso da quello della subordinata, che ne esprime il pensiero. Le forme atone, piuttosto rare in prosa, si trovano utilizzate con valore non riflessivo. I pronomi personali riflessivi indicano quasi sempre in modo specifico la persona che è anche soggetto della frase. Ζημιῶ ἐμαυτὸν: Punisco me stesso. Tuttavia quelli di I e II persona, non creando problemi di identificazione, possono in rari casi essere usati come pure forme intensive anche se il soggetto non coincide. Άπὸ σαυτοῦ ἐγώ σε διδάξω (futuro): Ti istruirò partendo da te stesso. La distinzione fra forma non riflessiva e riflessiva è invece molto rigorosa per il pronome di III persona, in quanto elemento discriminante per il significato della frase. Φιλεῖ αὐτόν: Lo ama, ama lui Φιλεῖ ἑαυτόν (αὑτὸν): ama se stesso Nelle subordinate si può trovare il riflessivo diretto ἑαυτοῦ riferito al soggetto della subordinata e il riflessivo indiretto οὗ, οἷ, ἕ riferito al soggetto della reggente. Ὁ βασιλεύς ἐβούλετο πάντας τοὺς πολίτας οἷ (riflessivo indiretto riferito a βασιλεύς) ἑαυτοὺς (riflessivo diretto riferito a πολίτας) παραδιδόναι (Inf): Il re voleva che tutti i cittadini a lui si affidassero L aggettivo possessivo si usa soprattutto nel caso della I e II persona singolare e plurale, collocato in posizione attributiva e con valore sia riflessivo (cioè riferito al soggetto del verbo) sia non riflessivo. Mentre in latino l aggettivo possessivo, quando è riferito a nomina actionis, ha sempre valore soggettivo (= da parte mia), giacché il valore oggettivo si esprime con il genitivo del pronome personale, in greco il possessivo di I e II persona può avere valore sia soggettivo, sia oggettivo. Ἡ ἐμὴ ϕιλία: Il mio amore, l amore da parte mia (=amor meus), l amore verso di me (amor mei). Sono poco usati gli aggettivi possessivi di III persona ὅς e σϕέτερος, che hanno sempre valore riflessivo. Al posto dell aggettivo possessivo in posizione attributiva si può usare il genitivo del pronome personale in posizione predicativa e quello del pronome riflessivo in posizione attributiva. In pratica per esprimere il possessivo di I e II persona si può usare: l aggettivo possessivo in posizione attributiva. il genitivo del pronome personale in posizione predicativa il genitivo del pronome riflessivo in posizione attributiva, solo se riferito al soggetto.

Έπαινῶ τὴν ἐμὴν ἀρετὴν / τὴν ἀρετήν μου / τὴν ἐμαυτοῦ ἀρετὴν: Lodo la mia virtù (riflessivo) Έπαινῶ τὴν σὴν ἀρετὴν / τὴν ἀρετήν σου: Lodo la tua virtù (non riflessivo) Per esprimere il possessivo di III persona si può usare: l aggettivo possessivo in posizione attributiva (raramente), solo se riferito al soggetto della frase. il genitivo del pronome riflessivo in posizione attributiva, solo se riferito al soggetto della frase. il genitivo singolare o plurale di αὐτός (o di altro dimostrativo) in posizione predicativa, solo se non riferito al soggetto della frase Έπαινοῦσι τὴν σϕετέραν ἀρετὴν / τὴν ἑαυτὼν (αὑτῶν, σϕῶν αὐτῶν) ἀρετὴν: Lodano la propria virtù (riflessivo) Έπαινοῦσι τὴν ἀρετὴν αὐτῶν (τούτων, ἐκείνων): Lodano la loro virtù (la virtù di quelli) (non riflessivo) Se il riflessivo ἑαυτοῦ al plurale richiama per lo più il soggetto collettivo in maniera unitaria, il pronome rilfessivo reciproco ἀλλήλων, che ha solo plurale e duale, implica relazione fra membri diversi dell insieme. Così Έπαινοῦσι αὐτούς: Lodano quelli. Έπαινοῦσι ἑαυτούς (αὑτούς): Lodano se stessi (in blocco) Έπαινοῦσι ἀλλήλους: Si lodano gli uni gli altri, si lodano tra loro. PRONOMI INDEFINITI τις, τι τις, τι (enclitico) è un pronome ed aggettivo indefinito generico che può corrispondere a vari pronomi e aggettivi latini, molto più selettivi nel significato: quis, quid (pron.) e qui, quae, quod (agg.): persona o cosa che può esistere; aliquis, aliquid (pron.) o aliqui, aliqua, aliquod (agg.): persona o cosa esistente ma non individuabile: quidam, quaedam, quiddam (pron.)/quoddam (agg.): persona o cosa individuata ma non specificata In italiano si può tradurre con qualche, un, uno, alcuni, dei, degli (aggettivo) qualcuno, qualcosa, uno, alcuni (pronome). Spesso corrisponde all articolo indeterminativo o partitivo. Ἄνθρωπός τις: un uomo ἄνθρωποί τινες: degli(=alcuni) uomini. Quando è unito ad altri pronomi può talora non essere tradotto. Οὐ πολλοί τινες: non molti. ἄλλος τις: un(qualcun) altro ἄλλοι τινές: (degli) altri Ἕκαστός τις= ciascuno Con indicazioni di durata o quantità significa circa Ὲπτὰ δέ τινες: Più o meno sette. Ένιαυτόν τινα: circa un anno. ἕτερος e ἄλλος ἕτερος= l uno / l altro tra due (talora anche fra più di due), il secondo ἕτεροι μέν ἕτεροι δέ = gli uni gli altri Ἀπέθανεν καὶ ὁ ἕτερος στρατηγός = anche uno dei due strateghi morì.

Con l articolo può avvenire una forma di crasi, che porta all aspirazione del τ dell articolo ἐπὶ θάτερα (=ἐπὶ τὰ ἕτερα) = da una / dall altra parte ἄλλος = (un) altro, diverso (fra più di due) πολλὰ ἄλλα εἶπε = diceva molte altre (=diverse) cose ἄλλοι μέν ἄλλοι δέ ἄλλοι δέ = alcuni altri altri ancora ἄλλος e ἕτερος impiegati in due casi diversi nella stessa proposizione possono indicare a) reciprocità, e in questo caso la alterità oppositiva è fra i due indefiniti (= uno fa qualcosa all altro ) b) struttura compendiaria, e in questo caso l alterità oppositiva degli indefiniti è rispetto a quelli di una precedente proposizione dalla identica struttura, ma lasciata sottointesa ( altri fanno altra cosa = alcuni fanno una cosa, altri ne fanno un altra ) ὁ ἕτερος τῷ ἑτέρῳ παραγγέλλει: l uno riferisce all altro ἄλλοι ἄλλα ἐποίουν = lett.: altri facevano altre cose alcuni facevano delle cose, altri delle altre (= tutti facevano cose diverse ). Il discorso è valido anche con avverbi derivati. ἄλλοι ἄλλοθεν ἐπέρχονται = lett.: altri giungono da un altra parte alcuni (=gli uni) vengono da una parte, (gli) altri da un altra (= tutti vengono da direzioni diverse ). ἄλλος in posizione attributiva (ὁ ἄλλος = ἅλλος) =l altro, il restante ὁ ἄλλος χρόνος = il tempo rimanente, il resto del tempo ἠ ἄλλη χώρα= il territorio restante, il resto della regione locuzioni particolari τὰ ἄλλα (τἆλλα) (anche avverbiale) = tutto il resto, per il resto, tra l altro καὶ τἆλλα καί = oltre al resto anche οἵ τε ἄλλοι καί = gli altri e in particolare anche NOTA BENE: Occorre tenere presente che in greco ἄλλος indica frequentemente alterità rispetto a quanto segue e non a quanto precede, spece se unito alla struttura τε καὶ; un uso chiaramente estraneo all italiano, che non ama strutture come Gli altri e. E quindi opportuno nella traduzione o invertire l ordine degli elementi, quando non compromette la struttura della frase, oppure ricorrere ad espressioni più libere, anche a costo di sostituire il concetto di altro. Es.: οἱ ἄλλοι Ἕλληνες καὶ οἱ Ἀθηναῖοι παρῆσαν= gli altri Greci e gli Ateniesi erano presenti gli Ateniesi e gli altri Greci erano presenti = oltre agli (tra gli) altri Greci anche gli Ateniesi erano presenti erano presenti tutti i Greci compresi gli Ateniesi ecc.. Καί με τά τε ἄλλα ἐτίμησε καὶ = E mi onorò in ogni altra cosa (=in tutto), e per giunta Fra i vari onori che mi tributò Un valore più strettamente oppositivo si ha con l impiego di μέν + ἄλλος correlato ad un successivo δέ: in questo caso si può ottenere un adeguata traduzione italiana attraverso l impiego di un avversativa, che giustifica la presenza anticipata di altro rispetto al riferimento. Τῶν μὲν ἄλλων ἀγαθῶν οἱ ἄνθρωποι ἐπιμέλονται, περὶ δὲ τῆς σοϕίας ἀμελοῦνται. Mentre gli uomini si curano degli altri beni, della sapienza non si curano.

ἄλλος con altri indefiniti e interrogativi εἴ τις ἄλλος, εἴ τις καὶ ἄλλος, ὡς εἴ τις καὶ ἄλλος= quant altri mai, più di ogni altro (in genere con aggettivi ). Es.. Δυστυχέστατος εἴ τις ἄλλος εἰμί: sono sventurato (lett.: sventuratissimo) quant altri mai. ἕτερος e ἄλλος possono reggere il II termine di paragone in genitivo o con ἤ + il caso del I termine τίς ἄλλος ἤ;= chi altri se non? τίς ἄλλος ἢ ὁ βασιλεύς πλούσιός ἐστι; = chi altri se non il re è ricco? οὐδὲν ἄλλο ἤ = nient altro che Es.: οὐδὲν ἄλλο ἢ τὴν νίκην βούλομαι= non voglio altro che la vittoria. PRONOMI RELATIVI Anche in greco la subordinata relativa è introdotta da un pronome relativo che si riferisce ad un antecedente, cioè a un nome o a un pronome della proposizione reggente, su cui la relativa stessa fornisce informazioni. L antecedente e il relativo devono condividere ordinariamente numero e genere, ma non il caso, dal momento che ognuno dei due ha una funzione logica distinta nella proposizione di cui fa parte. ELLISSI DEL DIMOSTRATIVO In greco l antecedente se è un pronome dimostrativo indicante genericamente persone o cose si può del tutto eliminare, soprattutto (ma non esclusivamente) se l antecedente e il relativo sono entrambi in casi retti oppure nello stesso caso obliquo. Nella traduzione italiana il dimostrativo sarà da ripristinare oppure si potrà sintetizzare il pronome dimostrativo e il relativo con un unico pronome misto italiano (chi, quanto, quanti). Οὑ θαυμάζω ταῦτα ἃ λέγεις. Non ammiro queste cose (ciò) che dici = Non ammiro quanto dici Οὐ δεῖ ἐξαπατᾶν ἐκείνους οὺς ϕιλοῦμεν. Non bisogna ingannare quelli che amiamo. = Non bisogna ingannare chi amiamo. PROLESSI DEL RELATIVO E l anticipazione della subordinata relativa rispetto alla reggente. Mentre in italiano il pronome relativo deve sempre essere preceduto dall antecedente, in greco può essere invece elemento iniziale di periodo. Quando l antecedente è un pronome indicante genericamente persone o cose esso può essere posto dopo la subordinata relativa si parla allora di funzione epanalettica, cioè di ripresa di un concetto oppure sottointeso (ellissi del dimostrativo). Nella traduzione italiana occorre di regola ripristinare l antecedente prima della relativa, eventualmente riportando tutta la reggente prima della relativa. Οἳ τοὺς γονέας οὐ στέργουσιν, τούτοις μὴ ἀκολούθει. Lett.: I quali non amano i genitori, a questi (dimostrativo epanalettico) non accompagnarti Non andare assieme a quelli che non rispettano i genitori. Quando l antecedente è rappresentato da un sostantivo, esso può venire assorbito, cioè inglobato all interno della relativa, senza articolo. Il pronome relativo in tal modo diventerà di

fatto un aggettivo relativo. In questi casi può comunque essere sempre presente nella reggente un dimostrativo con funzione epanalettica che in genere non andrà tradotto. Οὓς ϕίλους ἔχεις, (τούτους) οὐ γιγνώσκομεν Lett.: I quali amici hai, (questi) non conosciamo non conosciamo gli amici che hai ATTRAZIONE DIRETTA DEL RELATIVO Quando l antecedente è in caso obliquo (genitivo o dativo) e il pronome relativo ha funzione di complemento oggetto e quindi dovrebbe essere in caso accusativo, quest ultimo può assumere il caso dell antecedente, per attrazione diretta, cioè passiva, del relativo (che subisce l attrazione). E facimente riconoscibile perché il caso del relativo non è giustificabile in base alla reggenza del verbo da cui dipende. Occorre quindi idealmente ripristinare il caso corretto. Οἱ παλαιοὶ ἀγάλματα ἐποίουν τοῖς θεοῖς οἷς (= οὓς) ἑσέβοντο. Gli antichi facevano statue agli dei che (lett. ai quali ) veneravano. (Il dativo οἷς non è in alcun modo giustificabile sulla base della reggenza del verbo σέβομαι, che è transitivo e quindi regge l accusativo: in questo caso l antecendente τοῖς θεοῖς è responsabile dell attrazione in dativo del relativo.) Anche in questo caso si può avere lo spostamento del sostantivo antecedente all interno della relativa, senza articolo: la traduzione non cambierà. Οἱ παλαιοὶ ἀγάλματα ἐποίουν οἷς ἑσέβοντο θεοῖς. ATTRAZIONE INVERSA DEL RELATIVO Più rara è l attrazione inversa (cioè attiva) del relativo, che attrae nel suo caso l antecedente. Τὸν οἶνον ὃν πεπώκαμεν γλυκύς ἐστιν (= Ὁ οἶνος ὃν πεπώκαμεν γλυκύς ἐστιν). Il vino che abbiamo bevuto è dolce (L accusativo τὸν οἶνον non è in alcun modo conciliabile con il predicato nominale γλυκύς ἐστιν, che vuole un soggetto in nominativo: in questo caso il relativo ὃν, oggetto del verbo πεπώκαμεν, è responsabile del passaggio dal nominativo all accusativo del sostantivo antecedente.) L attrazione inversa si può combinare con la prolessi del relativo e l assorbimento dell antecedente nella relativa, sempre senza articolo. Ὃν οἶνον πεπώκαμεν γλυκύς ἐστιν Lett. Il quale vino abbiamo bevuto è dolce il vino che abbiamo bevuto è dolce NESSO RELATIVO Talora periodi o semiperiodi preceduti da un segno forte di interpunzione (punto, punto e virgola, punto in alto), possono iniziare con un pronome relativo che ha il suo antecedente nel periodo o semiperiodo precedente. In questo caso la presenza del segno forte di interpunzione impedisce di considerare la proposizione seguente realmente subordinata alla prima: in pratica il relativo si considererà e tradurrà in italiano come se fosse un dimostrativo, rendendo di fatto la proposizione che introduce autonoma rispetto alla precedente. Πολλοὶ οἱ παρὰ τῶν ἀνθρώπων δόλοι εἱσίν οὓς (=τούτους) προορῶν, σώϕρων ἴσθι. Molti sono gli inganni degli uomini: prevedendoli, sii saggio. A volte, in italiano, per sottolineare il legame concettuale forte che persiste comunque fra le due proprosizioni può essere talora opportuno introdurre la seconda con una congiunzione copulativa (e) o avversativa (ma, tuttavia, però), tale da dare il senso della continuazione del discorso. In sostanza quando immediatamente dopo un segno forte di interpunzione troviamo un pronome relativo, abbiamo due alternative:

a) Si tratta di una prolessi, ma in questo caso devono seguire almeno due predicati, quello della relativa e quello della reggente (ovviamente non saranno mai uniti da una congiunzione coordinante!) b) Si tratta di un nesso relativo, e in questo caso il relativo apparterrà in genere, con funzione di dimostrativo, alla proposizione reggente (ma può anche essere legato ad un genitivo assoluto o participio congiunto). LOCUZIONI CON I RELATIVI εἰσὶν οἵ = ci sono alcuni che =alcuni (= τινες) ἔστιν οἵ = ci sono (lett.: c è) alcuni che =alcuni (= τινες) ἔστιν οὗ = c è qualcuno di cui=di qualcuno (= τινος) ἔστιν ᾧ = c è qualcuno a cui=a qualcuno (= τινι) ἔστιν ὧν= ci sono (lett. c è ) alcuni di cui = di alcuni (=τινων) ἔστιν οἷς= ci sono (lett. c è ) alcuni a cui = ad alcuni (= τισι) ἔστιν ὅτε = c è quando = talora (= ἐνίοτε) ἔστιν οὗ = c è dove = in qualche luogo (= που) οὐκ ἔστιν ὅπου = non c è dove = in nessun luogo (= οὐδαμῇ, οὐδαμοῦ) οὐκ ἔστιν ὅπως = non c è come = in nessun modo (= οὐδαμῶς) ἔστιν ὅπως; = c è modo di? = è possibile che? οὐκ ἔστιν ὅστις= non c è chi οὐδεὶς ἔστιν ὅστις = non c è nessuno che οὐδεὶς ἔστιν ὅστις οὐ = non c è nessuno che non = tutti οὐκ ἔστιν ὅτῳ =non c è nessuno a cui Alcuni pronomi relativi preceduti da preposizione hanno di fatto funzione di congiunzione subordinante ἑϕ ᾧ, ἑϕ ᾧτε (+ infinito)= a condizione che, purché (introduce una limitativa) ἀϕ οὗ, ἐξ οὗ = da quando, da che (introduce una temporale) ἐν ᾧ = mentre, nel tempo in cui (introduce una temporale) ἄχρι /μέχρι οὗ, εἰς ὅ = finché, fino a che (introduce una temporale) ἀνθ ὧν = in cambio di, perché (introduce una causale o interrogativa indiretta)