Autori greci tradotti e commentati volume XXVIII.1. Platone APOLOGIA DI SOCRATE. Parte I (Capp. I-VI)
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- Δαμοκλής Κεδίκογλου
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1 Greek Florilegium Autori greci tradotti e commentati volume XXVIII.1 Κάλλιστον κτῆμα παιδεία βροτοῖς ἐστί Menandro Platone APOLOGIA DI SOCRATE Parte I (Capp. I-VI) Italice vertit criticisque adnotationibus instruxit I.A. Taverna DISCO VERTENDO 2016
2 Disco Vertendo Indice Cap. I... pag. 3 Cap. II... pag. 5 Cap. III... pag. 7 Cap. IV... pag. 8 Cap. V... pag. 10 Cap. VI... pag. 12 2
3 Cap. I Greek Florilegium 17a Ὅτι μὲν ὑμεῖς, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, πεπόνθατε ὑπὸ τῶν ἐμῶν κατηγόρων, οὐκ οἶδα ἐγὼ δ οὖν καὶ αὐτὸς ὑπ αὐτῶν ὀλίγου ἐμαυτοῦ ἐπελαθόμην, οὕτω πιθανῶς ἔλεγον. Kαίτοι ἀληθές γε ὡς ἔπος εἰπεῖν οὐδὲν εἰρήκασιν. Mάλιστα δὲ αὐτῶν ἓν ἐθαύμασα τῶν πολλῶν ὧν ἐψεύσαντο, τοῦτο ἐν ᾧ ἔ- λεγον ὡς χρῆν ὑμᾶς εὐλαβεῖσθαι μὴ ὑπ ἐμοῦ ἐξαπατηθῆτε ὡς δεινοῦ ὄντος λέγειν. 17b Tὸ γὰρ μὴ αἰσχυνθῆναι ὅτι αὐτίκα ὑπ ἐμοῦ ἐξελεγχθήσονται ἔργῳ, ἐπειδὰν μηδ ὁπωστιοῦν φαίνωμαι δεινὸς λέγειν, τοῦτό μοι ἔδοξεν αὐτῶν ἀναισχυντότατον εἶναι, εἰ μὴ ἄρα δεινὸν καλοῦσιν οὗτοι λέγειν τὸν τἀληθῆ λέγοντα εἰ μὲν γὰρ τοῦτο λέγουσιν, ὁμολογοίην ἂν ἔγωγε οὐ κατὰ τούτους εἶναι ῥήτωρ. Oὗτοι μὲν οὖν, ὥσπερ ἐγὼ λέγω, ἤ τι ἢ οὐδὲν ἀληθὲς εἰρήκασιν, ὑμεῖς δέ μου ἀκούσεσθε πᾶσαν τὴν ἀλήθειαν -οὐ μέντοι μὰ Δία, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, κεκαλλιεπημένους γε λόγους, ὥσπερ οἱ τούτων, ῥήμασί τε καὶ ὀνόμασιν οὐδὲ 17c κεκοσμημένους, ἀλλ ἀκούσεσθε εἰκῇ λεγόμενα τοῖς ἐπιτυχοῦσιν ὀνόμασιν -πιστεύω γὰρ δίκαια εἶναι ἃ λέγω- καὶ μηδεὶς ὑμῶν προσδοκησάτω ἄλλως οὐδὲ γὰρ ἂν δήπου πρέποι, ὦ ἄνδρες, τῇδε τῇ ἡλικίᾳ ὥσπερ μειρακίῳ πλάττοντι λόγους εἰς ὑμᾶς εἰσιέναι. Kαὶ μέντοι καὶ πάνυ, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, τοῦτο ὑμῶν δέομαι καὶ παρίεμαι ἐὰν διὰ τῶν αὐτῶν λόγων ἀκούητέ μου ἀπολογουμένου δι ὧνπερ εἴωθα λέγειν καὶ ἐν ἀγορᾷ ἐπὶ τῶν τραπεζῶν, ἵνα ὑμῶν πολλοὶ ἀκηκόασι, καὶ ἄλλοθι, μήτε 17d θαυμάζειν μήτε θορυβεῖν τούτου ἕνεκα. Ἔχει γὰρ οὑτωσί. Nῦν ἐγὼ πρῶτον ἐπὶ δικαστήριον ἀναβέβηκα, ἔ- τη γεγονὼς ἑβδομήκοντα ἀτεχνῶς οὖν ξένως ἔχω τῆς ἐνθάδε λέξεως. Ὥσπερ οὖν ἄν, εἰ τῷ ὄντι ξένος ἐτύγχανον ὤν, συνεγιγνώσκετε δήπου ἄν μοι εἰ ἐν ἐκείνῃ τῇ φωνῇ τε καὶ τῷ τρόπῳ ἔλεγον ἐν 18a οἷσπερ ἐτεθράμμην, καὶ δὴ καὶ νῦν τοῦτο ὑμῶν δέομαι δίκαιον, ὥς γέ μοι δοκῶ, τὸν μὲν τρόπον τῆς λέξεως ἐᾶν -ἴσως μὲν γὰρ χείρων, ἴσως δὲ βελτίων ἂν εἴη- αὐτὸ δὲ τοῦτο σκο- 17a Che cosa voi, o uomini di Atene, abbiate provato per opera dei miei accusatori, non so; io certo per opera loro per poco non mi dimenticai anch io di me stesso, così persuasivamente parlavano. Eppure, per così dire, non hanno detto niente di vero. Di una cosa di essi, delle molte su cui mentirono, però mi meravigliai in modo particolare, questa in cui dicevano che era necessario che voi vi guardaste dall essere ingannati da me perché sono abile a parlare. 17b Il non vergognarsi infatti che subito saranno da me smentiti con i fatti, dopo che neppure in piccola parte risulti evidente che sono abile a parlare, questo mi parve essere la loro cosa più sfrontata, se costoro non chiamano quindi abile a parlare chi dice cose vere; se infatti questo dicono, io certo ammetterei di essere un oratore, non secondo costoro. Costoro dunque, come io affermo, o qualcosa o nulla di vero hanno detto, mentre voi da me sentirete tutta la verità -non certo, per Zeus, o uomini di Atene, parole dette con eleganza, come quelle di costoro, con frasi ed espressioni scelte e neppure 17c adornate, ma sentirete cose dette senza preparazione con i nomi che capitano -confido infatti siano giuste le cose che dico- e nessuno di voi si immagini diversamente; non sarebbe infatti conveniente, o uomini, che a questa età mi presentassi a voi come un giovinetto che va modellando discorsi. Eppure con forza, o uomini di Atene, questo vi chiedo e desidero: se mi ascoltate mentre mi difendo con quelle parole con cui sono abituato a parlare sia nell agorà vicino ai cambiavalute sia altrove, dove molti di voi mi hanno ascoltato, non 17d meravigliatevi e non rumoreggiate per questo. Infatti è così. Io sono salito ora per la prima volta in tribunale, a settant anni; pertanto sono semplicemente inesperto del linguaggio di qui. Come quindi, se fossi in realtà per caso uno straniero, certamente mi perdonereste se parlassi in quella lingua e in quel modo in cui 18a fui allevato, adesso certo giustamente questo vi chiedo, come mi sembra, di lasciar 3
4 Disco Vertendo πεῖν καὶ τούτῳ τὸν νοῦν προσέχειν, εἰ δίκαια λέγω ἢ μή δικαστοῦ μὲν γὰρ αὕτη ἀ- ρετή, ῥήτορος δὲ τἀληθῆ λέγειν. perdere il modo di parlare -potrebbe forse essere infatti peggiore, forse invece miglioree proprio questo considerare e a questo fare attenzione, se dico cose giuste o no; questa infatti è la virtù del giudice, quella dell oratore dire cose vere. 17a. Ὅτι... πεπόνθατε: proposizione interrogativa indiretta dipendente da οὐκ οἶδα; è il lat. quid passi sitis nescio - µὲν ὑµεῖς: contrapposto al seg. ἐγὼ δέ, a rimarcare il contrasto emotivo; si noti l anteposizione della particella - ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι: i concittadini, sorteggiati a comporre il tribunale dopo la denuncia presentata all arconte-re. I tribunali competenti in materia di empietà erano l Areopago fino al 462 a.c., e, dopo la riforma operata da Efialte, l Eliea. Il sostantivo può ritenersi pleonastico agli affetti della traduzione - ὑπὸ τῶν ἐµῶν κατηγόρων: Anito, Meleto e Licone. Il primo fu un uomo politico ateniese di parte democratica; stratego nel 409, si sottrasse alla condanna per un insuccesso corrompendo i giudici (cfr. Arist. Ath. pol. XXVII). Fu tra i capi della democrazia tornata al potere nel 403 e il principale ispiratore del processo contro Socrate, del quale in gioventù era stato discepolo; in seguito ricoprì la carica di arconte nel 384. Il secondo, figlio di un omonimo poeta tragico del demo attico di Pìthos, firmatario dell accusa contro il filosofo, era un giovane, senza alcuna autorità e sconosciuto a Socrate; fu istigato contro di lui da Anito, che gli si associò con Licone, a presentare l accusa in tribunale. Il terzo infine era un oratore, bersaglio di poeti comici come Eupoli o Cratino, esponente dell insofferenza della classe oratoria per il modo di argomentare di Socrate, nemico dei lunghi discorsi, o forse semplice avvocato al servizio degli altri due - ὀλίγου ἐµαυτοῦ ἐπελαθόµην: cfr. lat. paene mei oblitus sum; indicativo aoristo II medio di ejpilanqavnw - ἔλεγον: si osservi la sequenza nell uso dei tempi: il perfetto (πεπόνθατε) a ribadire un impressione che dura ancora, l aoristo (ἐπελαθόµην) a indicare una semplice reazione momentanea e l imperfetto (ἔλεγον) a rimarcare l insistenza degli accusatori - ὡς ἔπος εἰπεῖν: figura etimologica, con l uso dell infinito assoluto; cfr. l inciso latino ut ita dicam - εἰρήκασιν: indicativo perfetto attivo da una ϝer- riconducibile a un verbum dicendi - Mάλιστα... αὐτῶν ἓν ἐθαύµασα: cfr. lat. maxime eorum unum miratus sum - τῶν πολλῶν: genitivo partitivo retto dal numerale prec. - ὧν: genitivo per attrazione del prec. - ἐψεύσαντο: indicativo aoristo sigmatico medio di yeuvdomai - εὐλαβεῖσθαι µὴ: è il lat. cavere ne e regge ἐξαπατηθῆτε, congiuntivo aoristo I passivo di ejxapatavw - ὡς: conferisce valore causale al participio - δεινοῦ: con accezione negativa nell intenzione degli accusatori. 17b. Tὸ... αἰσχυνθῆναι: infinito sostantivato, aoristo I passivo di aijscuvnw - γὰρ: esplicativo del prec. ἐθαύµασα (indicativo aoristo sigmatico attivo di qaumavzw) - ἐξελεγχθήσονται: indicativo futuro I passivo di ejxelevgcw - ἔργῳ: di fronte alle tante parole dei suoi accusatori (ἔλεγον... εἰρήκασιν) Socrate si limita a contrapporre i fatti - ἐπειδὰν... φαίνωµαι: costruzione personale verbo faivnw, equiparato al lat. videor - τοῦτο: riprende il prec. infinito sostantivato (cfr. lat. hoc mihi visum est) - δεινὸν: predicativo di καλοῦσιν, il cui oggetto è il participio sostantivato τὸν... λέγοντα - τἀληθῆ: esempio di crasi - οὗτοι: spregiativo a indicare gli accusatori, presenti in tribunale - οὐ κατὰ τούτους: l ammissione (ὁµολογοίην ἂν ἔγωγε, apodosi del periodo ipotetico) da parte di Socrate di una sua capacità oratoria (εἶναι ῥήτωρ) è condizionata dal non riconoscersi entro gli schemi stereotipati dei suoi accusatori - ἤ τι ἢ οὐδὲν ἀληθὲς εἰρήκασιν: riprende l affermazione analoga sottolineata all inizio - µὰ ία: locuzione interiettiva - κεκαλλιεπηµένους: il participio (perfetto medio-passivo di kalliepevw) è rafforzato dai dativi strumentali ῥήµασί... ὀνόµασιν con cui si allude a termini poetici e ricercati - οἱ τούτων: sott. lovgoi -. 17c. κεκοσµηµένους: qui è preso di mira l abbellimento retorico del discorso, cui Socrate contrappone la sua semplicità di stile (εἰκῇ λεγόµενα), supportata da un lessico ad essa adeguato (τοῖς ἐπιτυχοῦσιν ὀνόµασι, participio aoristo II attivo di ejpitugcavnw) - προσδοκησάτω: imperativo aoristo sigmatico attivo di prosdokevw - ἂν... πρέποι: ottativo presente, con valore potenziale - τῇδε τῇ ἡλικίᾳ: a settant anni, come preciserà nel seg. - τοῦτο: prolettico delle affermazioni seguenti - δέοµαι... παρίεµαι: la sequenza dei predicati, in pratica sinonimi, costituisce un esempio retorico di klimax - ἐπὶ τῶν τραπεζῶν: i banchi dei cambiavalute; nell agorà infatti si svolgevano anche affari finanziariamente importanti per la presenza di cambiavalute, banchieri, per le cui mani passavano grosse somme di denaro e con la consulenza dei quali si potevano concludere contratti commerciali e transazioni di vario genere, soprattutto nei mesi estivi quando la navigazione era in piena attività - ἵνα: qui è il lat. ubi, avverbio di luogo - ἀκηκόασι: indicativo perfetto attivo di ajkouvw, con raddoppiamento attico ; è sott. λέγειν 17d. θαυµάζειν... θορυβεῖν: gli infiniti sono retti dalla coppia sinonimica prec. (δέοµαι... παρίεµαι) - τούτου ἕνεκα: cfr. lat. huius rei causa - Ἔχει γὰρ οὑτωσί: cfr. lat. sic enim est - Nῦν... πρῶτον: nei Memorabili di Senofonte (I,2,29 4
5 Greek Florilegium sgg.) c è traccia di una versione diversa che lascerebbe intendere di precedenti giudiziari a carico di Socrate, che qui invece Platone smentisce - ἔτη γεγονὼς ἑβδοµήκοντα: cfr. lat. annos septuaginta natus, espressione del complemento di età. Socrate era nato ad Atene, nel demo di Alopece, nel 469 da Sofronisco, scultore, e Fenarete, levatrice - ἀτεχνῶς... ξένως: la coppia avverbiale si rafforza reciprocamente, a sottolineare l assoluta estraneità di Socrate al linguaggio giudiziario (τῆς ἐνθάδε λέξεως), e rende intransitivo ἔχω - τῷ ὄντι: il participio presente neutro dà luogo a una locuzione avverbiale - ξένος: riprende e sottolinea l avverbio ξένως. La prassi, per le città aderenti alla lega delio-attica, prevedeva, in caso di controversie giudiziarie, come unico foro competente quello di Atene, come criticamente rilevato dall anonimo autore della Athenaion politeia pseudosenofontea - ἐτύγχανον ὤν: costruzione di tugcavnw con il participio predicativo, da tradurre secondo la nota regola. 18a. ἐτεθράµµην: piuccheperfetto medio-passivo di trevfw - τοῦτο: con l abituale valore prolettico, ad anticipare τὸν µὲν τρόπον τῆς λέξεως ἐᾶν - δίκαιον: preferibile la traduzione avverbiale - χείρων... βελτίων: coppia di comparativi antitetici, da ricondurre a kakov" e ajgaqov" e da riferire a τὸν... τρόπον - τοῦτο... τούτῳ: variante poliptotica, sempre con valore prolettico - εἰ δίκαια λέγω ἢ µή: cfr. lat. utrum verum dicam necne - τἀληθῆ λέγειν: l obbligo della verità per l imputato e il suo riconoscimento da parte del giudice. Cap. II 18b Πρῶτον μὲν οὖν δίκαιός εἰμι ἀπολογήσασθαι, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, πρὸς τὰ πρῶτά μου ψευδῆ κατηγορημένα καὶ τοὺς πρώτους κατηγόρους, ἔπειτα δὲ πρὸς τὰ ὕστερον καὶ τοὺς ὑστέρους. Ἐμοῦ γὰρ πολλοὶ κατήγοροι γεγόνασι πρὸς ὑμᾶς καὶ πάλαι πολλὰ ἤδη ἔτη καὶ οὐδὲν ἀληθὲς λέγοντες, οὓς ἐγὼ μᾶλλον φοβοῦμαι ἢ τοὺς ἀμφὶ Ἄνυτον, καίπερ ὄντας καὶ τούτους δεινούς. ἀλλ ἐκεῖνοι δεινότεροι, ὦ ἄνδρες, ὁι ὑμῶν τοὺς πολλοὺς ἐκ παίδων παραλαμβάνοντες ἔπειθόν τε καὶ κατηγόρουν ἐμοῦ μᾶλλον οὐδὲν ἀληθές, ὡς ἔστιν τις Σωκράτης σοφὸς ἀνήρ, τά τε μετέωρα φροντιστὴς καὶ τὰ ὑπὸ γῆς πάντα ἀνεζητηκὼς καὶ τὸν ἥττω λόγον κρείττω ποιῶν. Oὗτοι, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, οἱ 18c ταύτην τὴν φήμην κατασκεδάσαντες, οἱ δεινοί εἰσίν μου κατήγοροι οἱ γὰρ ἀκούοντες ἡγοῦνται τοὺς ταῦτα ζητοῦντας οὐδὲ θεοὺς νομίζειν. Ἔπειτά εἰσιν οὗτοι οἱ κατήγοροι πολλοὶ καὶ πολὺν χρόνον ἤδη κατηγορηκότες, ἔτι δὲ καὶ ἐν ταύτῃ τῇ ἡλικίᾳ λέγοντες πρὸς ὑμᾶς ἐν ᾗ ἂν μάλιστα ἐπιστεύσατε, παῖδες ὄντες ἔνιοι ὑμῶν καὶ μειράκια, ἀτεχνῶς ἐρήμην κατηγοροῦντες ἀπολογουμένου οὐδενός. Ὃ δὲ πάντων ἀλογώτατον, ὅτι οὐδὲ τὰ ὀνόματα οἷόν τε αὐτῶν εἰδέναι καὶ εἰπεῖν, 18d πλὴν εἴ τις κωμῳδοποιὸς τυγχάνει ὤν. Ὅσοι δὲ φθόνῳ καὶ διαβολῇ χρώμενοι ὑμᾶς ἀνέπειθον -οἱ δὲ καὶ αὐτοὶ πεπεισμένοι ἄλλους πείθοντες- οὗτοι πάντες ἀπορώτατοί εἰσιν 5 18b Per prima cosa quindi è giusto che io mi difenda, o uomini di Atene, contro le prime false accuse su di me e i primi accusatori, e poi contro quelle successive e i successivi. Davanti a voi infatti ci sono stati molti miei accusatori sia da tempo, molti anni ormai, sia non dicendo nulla di vero, di cui io ho timore più di quelli intorno ad Anito, per quanto anche costoro siano terribili, ma più terribili quelli, o giudici, che prevenendo i più fra voi sin da fanciulli cercavano di convincervi e mi accusavano di niente di vero, che c è un tale Socrate, un uomo saggio, uno studioso di cose celesti e che ha investigato tutte le cose sotto terra e rende migliore il discorso peggiore. Costoro, o uomini di Atene, che 18c hanno sparso questa diceria, sono i miei terribili accusatori; quelli che infatti li ascoltano ritengono che chi si interessano di queste cose non credano neppure agli dei. E poi questi accusatori sono molti e da molto tempo ormai mi hanno accusato, per di più parlando a voi in quell età in cui maggiormente avreste prestato fede, essendo alcuni di voi fanciulli e giovinetti, semplicemente accusando in contumacia senza che nessuno mi difendesse. Ma la cosa più assurda di tutte è che non è possibile sapere né dire i loro nomi, 18d tranne ci sia per caso un commediografo. Quanti però, servendosi di invidia e calunnie, cercavano di convincervi -e i persuasi persuadendo anch essi degli altri- tutti costoro sono i più in-
6 Disco Vertendo οὐδὲ γὰρ ἀναβιβάσασθαι οἷόν τ ἐστὶν αὐτῶν ἐνταυθοῖ οὐδ ἐλέγξαι οὐδένα, ἀλλ ἀ- νάγκη ἀτεχνῶς ὥσπερ σκιαμαχεῖν ἀπολογούμενόν τε καὶ ἐλέγχειν μηδενὸς ἀποκρινομένου. Ἀξιώσατε οὖν καὶ ὑμεῖς, ὥσπερ ἐγὼ λέγω, διττούς μου τοὺς κατηγόρους γεγονέναι, ἑτέρους μὲν τοὺς ἄρτι κατηγορήσαντας, ἑτέρους δὲ 18e τοὺς πάλαι οὓς ἐ- γὼ λέγω, καὶ οἰήθητε δεῖν πρὸς ἐκείνους πρῶτόν με ἀπολογήσασθαι καὶ γὰρ ὑμεῖς ἐκείνων πρότερον ἠκούσατε κατηγορούντων καὶ πολὺ μᾶλλον ἢ τῶνδε τῶν ὕστερον. Eἶεν ἀπολογητέον δή, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, καὶ 19a ἐπιχειρητέον ὑμῶν ἐξελέσθαι τὴν διαβολὴν ἣν ὑμεῖς ἐν πολλῷ χρόνῳ ἔσχετε ταύτην ἐν οὕτως ὀλίγῳ χρόνῳ. Bουλοίμην μὲν οὖν ἂν τοῦτο οὕτως γενέσθαι, εἴ τι ἄμεινον καὶ ὑμῖν καὶ ἐμοί, καὶ πλέον τί με ποιῆσαι ἀπολογούμενον οἶμαι δὲ αὐτὸ χαλεπὸν εἶναι, καὶ οὐ πάνυ με λανθάνει οἷόν ἐστιν. Ὅμως τοῦτο μὲν ἴτω ὅπῃ τῷ θεῷ φίλον, τῷ δὲ νόμῳ πειστέον καὶ ἀ- πολογητέον. trovabili; non è infatti possibile citare qui né confutare nessuno di loro, ma è necessario veramente che, difendendomi, io combatta come con le ombre e confuti senza che nessuno risponda. Anche voi dunque ritenete giusto, come io dico, che i miei accusatori sono di due specie, gli uni quelli che da poco mi hanno accusato, gli altri invece 18e quelli antichi di cui io parlo, e credete che bisogna che io mi difenda per prima cosa da quelli; ed infatti voi udiste prima quelli che mi accusavano e molto più di costoro venuti in seguito. E sia: bisogna difendersi, o uomini di Atene, e 19a tentare di rimuovere da voi in così poco tempo quella calunnia che voi riceveste in un lungo tempo. Vorrei pertanto che questo avvenisse così, se fosse meglio in qualche modo per voi e per me, e difendendomi ottenere qualcosa di più; credo però che questo sia difficile, e non mi sfugge come lo sia molto. Tuttavia vada questo com è gradito al dio, bisogna obbedire alla legge e difendersi. 18b. Πρῶτον... οὖν: cfr. lat. primum igitur, correlato al seg. ἔπειτα δὲ - δίκαιός εἰµι: costruzione personale - τὰ... κατηγορηµένα: participio neutro sostantivato, perfetto medio-passivo di kathgorevw, sottinteso nel seg. τὰ ὕστερον - πολλὰ ἤδη ἔτη: precisa il generico πάλαι - οὐδὲν ἀληθὲς λέγοντες: la totale mancanza di veridicità delle accuse è il motivo costante delle linea difensiva di Socrate - τοὺς ἀµφὶ Ἄνυτον: la terna degli accusatori (cfr. supra 17a) e i loro fiancheggiatori - δεινούς... δεινότεροι: si ritorce contro di essi l accusa da loro formulata contro il filosofo; nel comparativo si noti l ellissi del predicato. Cfr. anche infra 18c - ὑµῶν: genitivo partitivo retto da τοὺς πολλοὺς - ἐκ παίδων: la possibile influenzabilità dovuta alla giovane età ritorna anche più sotto - ἔπειθόν... κατηγόρουν: sfumatura conativa dell imperfetto - σοφὸς ἀνήρ: in accezione negativa, secondo il punto di vista dell accusa - τά... µετέωρα φροντιστὴς: un evidente allusione ad Aristofane (cfr. Nub. 466), che anticipa il successivo riferimento al commediografo - τὰ ὑπὸ γῆς πάντα ἀνεζητηκὼς: l affermazione completa l immagine precedente che fa di Socrate, nell intenzione degli accusatori, un seguace delle correnti naturalistiche; si noti la variatio, con il participio (ἀνεζητηκὼς, perfetto attivo di ajnazhtevw) a sostituire il sostantivo - τὸν ἥττω λόγον κρείττω ποιῶν: la celebre affermazione di Protagora di Abdera, secondo cui il filosofo si presenta come propagandista dell'utile, ossia colui che, grazie alle sue doti oratorie, indirizza le scelte verso la pubblica utilità. Di conseguenza l arte della retorica ha una funzione politico-educativa volta a favorire il bene comune. Accusato anch egli di ateismo e condannato, fu costretto ad abbandonare Atene dove, nella piazza del mercato, venne arso il suo libro Sugli dèi; morì, forse per naufragio, mentre navigava verso la Sicilia 18c. κατασκεδάσαντες: participio aoristo sigmatico attivo di kataskedavnnumi - οὐδὲ θεοὺς νοµίζειν: è l accusa di a- teismo, diretta conseguenza di un osservazione scientifica della natura - πολὺν χρόνον: accusativo di tempo continuato - ἐν ταύτῃ... ἐν ᾗ: ritorna il motivo della giovane età e della conseguente maggiore influenzabilità - ἐρήµην: termine del linguaggio giudiziario, sott. divkh o aijtiva; si ribadisce l assenza di contraddittorio e l impossibilità di difesa - Ὃ: nesso del relativo in funzione prolettica - οἷόν: sott. ejstiv. 18d. τις κωµῳδοποιὸς: la genericità dell affermazione consente il riferimento a più commediografi: Eupoli, Teleclide e Amipsia, che a più riprese portarono sulle scene la figura del filosofo, come si rileva dai frr. superstiti, anche se il più insistente nei suoi attacchi rimane Aristofane, non solo con le Nuvole del 423, ma anche con gli Uccelli (414) e le Rane (405). La tradizione collega la condanna di Socrate ai citati tre cittadini ateniesi, ma in verità Aristofane con le sue Nu- 6
7 Greek Florilegium vole insieme ad altri commediografi, Amipsia con la Conno e Eupoli con la sua Adulatori sono stati i primi a denunciare Socrate per ateismo, e ad accusarlo di essere artefice di disordine sociale e di essere un corrotto e avido educatore - τυγχάνει ὤν: regolare costruzione di tugcavnw con il participio predicativo, da tradurre secondo la consueta regola - φθόνῳ καὶ διαβολῇ: dativi strumentali retti da χρώµενοι; da intendersi anche come endiadi ( calunnie invidiose ) - πεπεισµένοι... πείθοντες: variante poliptotica del participio - ἀναβιβάσασθαι: il tecnicismo dell accesso in tribunale (lett. andar su ); cfr. anche supra 17d ἀναβέβηκα - ἐνταυθοῖ: avverbio locativo, con riferimento al tribunale - µηδενὸς ἀποκρινοµένου: genitivo assoluto con valore avversativo - Ἀξιώσατε: imperativo aoristo sigmatico attivo di ajxiovw, coordinato con οἰήθητε (da oi[omai) del seg. - τοὺς ἄρτι κατηγορήσαντας: Anito e i suoi. 18e. τοὺς πάλαι: sott. κατηγορήσαντας; si noti l avverbio sempre in posizione attributiva - πολὺ µᾶλλον ἢ: è il lat. multo magis quam - Eἶεν: ottativo di eijmiv, con sfumatura concessiva - ἀπολογητέον: l aggettivo verbale, con ejstiv sottinteso, costituisce un esempio di perifrastica passiva impersonale, coordinata con ἐπιχειρητέον (cfr. lat. defendendum et temptandum est), iterato al temine del seg. (πειστέον καὶ ἀπολογητέον). 19a. ἐξελέσθαι: infinito aoristo II medio di ejxairevw - ἣν... ταύτην: esempio di prolessi del relativo - εἴ... ἐµοί: formula augurale, con i relativi dativi di vantaggio - ἴτω: imperativo presente di ei\mi - τῷ θεῷ: identica espressione a chiusa dell apologia. Cap. III 19b Ἀναλάβωμεν οὖν ἐξ ἀρχῆς τίς ἡ κατηγορία ἐστὶν ἐξ ἧς ἡ ἐμὴ διαβολὴ γέγονεν, ᾗ δὴ καὶ πιστεύων Μέλητός με ἐγράψατο τὴν γραφὴν ταύτην. Eἶεν τί δὴ λέγοντες διέβαλλον οἱ διαβάλλοντες; ὥσπερ οὖν κατηγόρων τὴν ἀντωμοσίαν δεῖ ἀναγνῶναι αὐτῶν «Σωκράτης ἀδικεῖ καὶ περιεργάζεται ζητῶν τά τε ὑπὸ γῆς καὶ οὐράνια καὶ τὸν ἥττω λόγον κρείττω ποιῶν καὶ ἄλλους ταὐτὰ ταῦτα διδάσκων.» 19c Tοιαύτη τίς ἐστιν ταῦτα γὰρ ἑωρᾶτε καὶ αὐτοὶ ἐν τῇ Ἀριστοφάνους κωμῳδίᾳ, Σωκράτη τινὰ ἐκεῖ περιφερόμενον, φάσκοντά τε ἀεροβατεῖν καὶ ἄλλην πολλὴν φλυαρίαν φλυαροῦντα, ὧν ἐγὼ οὐδὲν οὔτε μέγα οὔτε μικρὸν πέρι ἐ- παΐω. Kαὶ οὐχ ὡς ἀτιμάζων λέγω τὴν τοιαύτην ἐπιστήμην, εἴ τις περὶ τῶν τοιούτων σοφός ἐστιν -μή πως ἐγὼ ὑπὸ Μελήτου τοσαύτας δίκας φεύγοιμι- ἀλλὰ γὰρ ἐμοὶ τούτων, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, οὐδὲν μέτεστιν. Mάρτυρας δὲ αὖ 19d ὑμῶν τοὺς πολλοὺς παρέχομαι, καὶ ἀξιῶ ὑμᾶς ἀλλήλους διδάσκειν τε καὶ φράζειν, ὅσοι ἐμοῦ πώποτε ἀ- κηκόατε διαλεγομένου -πολλοὶ δὲ ὑμῶν οἱ τοιοῦτοί εἰσιν- φράζετε οὖν ἀλλήλοις εἰ πώποτε ἢ μικρὸν ἢ μέγα ἤκουσέ τις ὑμῶν ἐμοῦ περὶ τῶν τοιούτων διαλεγομένου, καὶ ἐκ τούτου γνώσεσθε ὅτι τοιαῦτ ἐστὶ καὶ τἆλλα περὶ ἐμοῦ ἃ οἱ πολλοὶ λέγουσιν. 19b Riprendiamo quindi dall inizio quale sia l accusa da cui si è originata la calunnia su di me, fidando nella quale Meleto formulò per iscritto questa denuncia. E sia; dicendo dunque che cosa mi calunniavano i calunniatori? come di accusatori pertanto bisogna leggere il loro giuramento: Socrate commette ingiustizia e si prende eccessiva cura ricercando le cose sotterranee e celesti, e rendendo migliore il discorso peggiore e queste stesse cose insegnando ad altri. 19c E press a poco tale; queste cose infatti vedevate anche voi stessi in una commedia di Aristofane, un tale Socrate che lì se ne va in giro, dicendo di passeggiare per aria e cianciando di molte altre sciocchezze, su nessuna delle quali io mi intendo né molto né poco. E non lo dico perché reputo indegna una tale conoscenza, nel caso qualcuno sia esperto di tali cose -perché in qualche modo io non possa difendermi da ta li accuse di Meleto- ma perché, o uomini di Atene, di queste cose a me non importa nulla. E poi 19d presento come testimoni la maggior parte di voi, e reputo giusto che vi informiate l un l altro e diciate quanti mai avete sentito me parlare -e molti di voi sono tali- ditevi dunque l un l altro se mai qualcuno di voi ha sentito me parlare di queste cose poco o tanto, e da questo comprenderete che simili sono anche le altre cose che i più dicono su di me. 7
8 19b. Ἀναλάβωµεν: congiuntivo esortativo, aoristo II attivo di ajnalambavnw - ἐξ ἀρχῆς: è il lat. ab initio - ἐγράψατο τὴν γραφὴν: classico esempio di figura etimologica. L espressione allude alla denuncia scritta presentata all arconte-re - τὴν ἀντωµοσίαν: il giuramento prestato all inizio della fase istruttoria che fissava i capi d accusa - ἀναγνῶναι: infinito aoristo atematico di ajnagignwvskw - Σωκράτης... διδάσκων: l accusa si incentra sulle presunta speculazione naturalistica e sofistica di Socrate, cui si è già alluso supra 18b - τά τε ὑπὸ γῆς καὶ οὐράνια: la successione è invertita rispetto all analoga del 18b, con la variante οὐράνια al posto di µετέωρα - διδάσκων: come il lat. doceo il verbo è costruito con il doppio accusativo, della cosa (ταὐτὰ ταῦτα) e della persona (ἄλλους). 19c. Tοιαύτη τίς ἐστιν: sottolinea la citazione non letterale delle imputazioni presenti nella denuncia - ἐν τῇ Ἀριστοφάνους κωµῳδίᾳ: le Nuvole rappresentate nel 423 alle Dionisie, dove si classificarono terze, clamorosamente sconfitte dalla Damigiana di Cratino e dal Conno di Amipsia - φλυαρίαν φλυαροῦντα: nuovo esempio di figura etimologica; il participio, predicativo come i precedenti περιφερόµενον e φάσκοντα, è retto dal verbum videndi (ἑωρᾶτε) - ὧν ἐγὼ οὐδὲν: cfr. lat. quorum ego nihil - πέρι: l accento ritratto rileva la posizione di anastrofe della preposizione - ἐµοὶ τούτων... οὐδὲν µέτεστιν: cfr. lat. mea haec nihil interest - Mάρτυρας: predicativo di παρέχοµαι 19d. ἀκηκόατε: indicativo perfetto attivo con raddoppiamento attico di ajkouvw, regolarmente costruito con il genitivo di percezione (ἐµοῦ... διαλεγοµένου) - γνώσεσθε: indicativo futuro sigmatico medio di gignwvskw; si noti il medio di interesse - καὶ τἆλλα: cfr. lat. cetera quoque; si osservi la crasi. Cap. IV Ἀλλὰ γὰρ οὔτε τούτων οὐδέν ἐστιν, οὐδέ γ εἴ τινος ἀκηκόατε ὡς ἐγὼ παιδεύειν ἐπιχειρῶ ἀνθρώπους καὶ χρήματα 19e πράττομαι, οὐδὲ τοῦτο ἀληθές. Ἐπεὶ καὶ τοῦτό γέ μοι δοκεῖ καλὸν εἶναι, εἴ τις οἷός τ εἴη παιδεύειν ἀνθρώπους ὥσπερ Γοργίας τε ὁ Λεοντῖνος καὶ Πρόδικος ὁ Κεῖος καὶ Ἱππίας ὁ Ἠλεῖος. Tούτων γὰρ ἕκαστος, ὦ ἄνδρες, οἷός τ ἐστὶν ἰὼν εἰς ἑκάστην τῶν πόλεων τοὺς νέους -οἷς ἔξεστι τῶν ἑαυτῶν πολιτῶν προῖκα συνεῖναι ᾧ ἂν βούλωνται- τούτους πείθουσι τὰς ἐκείνων συνουσίας 20a ἀπολιπόντας σφίσιν συνεῖναι χρήματα διδόντας καὶ χάριν προσειδέναι. Ἐπεὶ καὶ ἄλλος ἀνήρ ἐστι Πάριος ἐνθάδε σοφὸς ὃν ἐγὼ ᾐσθόμην ἐπιδημοῦντα ἔτυχον γὰρ προσελθὼν ἀνδρὶ ὃς τετέλεκε χρήματα σοφισταῖς πλείω ἢ σύμπαντες οἱ ἄλλοι, Καλλίᾳ τῷ Ἱππονίκου τοῦτον οὖν ἀνηρόμην -ἐστὸν γὰρ αὐτῷ δύο ὑεῖ- «ὦ Καλλία,» ἦν δ ἐγώ, «εἰ μέν σου τὼ ὑεῖ πώλω ἢ μόσχω ἐγενέσθην, εἴχομεν ἂν αὐτοῖν ἐπιστάτην λαβεῖν καὶ μισθώσασθαι ὃς ἔμελλεν αὐτὼ καλώ τε κἀγαθὼ ποιήσειν 20b τὴν προσήκουσαν ἀ- ρετήν, ἦν δ ἂν οὗτος ἢ τῶν ἱππικῶν τις ἢ τῶν γεωργικῶν νῦν δ ἐπειδὴ ἀνθρώπω ἐ- στόν, τίνα αὐτοῖν ἐν νῷ ἔχεις ἐπιστάτην λαβεῖν; τίς τῆς τοιαύτης ἀρετῆς, τῆς ἀνθρωπίνης τε καὶ πολιτικῆς, ἐπιστήμων ἐ- στίν; οἶμαι γάρ σε ἐσκέφθαι διὰ τὴν τῶν ὑ- έων κτῆσιν. Ἔστιν τις,» ἔφην ἐγώ, «ἢ οὔ;» Ma infatti non c è nulla di questo, e se avete sentito da qualcuno che io intraprendo ad educare le persone e ne ricavo 19e del denaro, neppure questo è vero. Poiché anche questo mi sembra essere bello, se qualcuno sia in grado di educare le persone come Gorgia di Leontini, Prodico di Ceo e Ippia di Elide. Ognuno di questi infatti, o cittadini, è in grado, andando in ciascuna delle città, i giovani -cui è possibile frequentare gratis chi vogliono dei loro concittadini- convincono questi, lasciate le loro compagnie, 20a a frequentare loro, dando del denaro, ed essere loro grati. Poiché qui c è anche un altro saggio uomo di Paro che ho saputo soggiorna tra noi; per caso infatti mi recai da un uomo che per i sofisti ha speso denaro più di tutti quanti gli altri, Callia figlio di Ipponico; domandavo dunque a costui -ha infatti due figli- o Callia dissi io se i tuoi due figli fossero puledri o vitelli, per essi avremmo da prendere e da pagare un maestro che si accingesse a renderli belli e buoni 20b nella virtù loro conveniente e sarebbe costui o uno degli esperti di cavalli o di agricoltura; ora, poiché sono uomini, quale maestro hai in mente di prendere per loro? chi è esperto di una virtù siffatta, quella umana e quella politica? Io infatti credo che tu l abbia preso in considerazione a causa della presenza dei figli. C è qualcuno dicevo io o no? Senz
9 «Πάνυ γε,» ἦ δ ὅς. «τίς,» ἦν δ ἐγώ, «καὶ ποδαπός, καὶ πόσου διδάσκει;» «Εὔηνος», ἔφη, «ὦ Σώκρατες, Πάριος, πέντε μνῶν.» Kαὶ ἐ- γὼ τὸν Εὔηνον ἐμακάρισα, εἰ ὡς ἀληθῶς ἔχοι ταύτην τὴν 20c τέχνην καὶ οὕτως ἐμμελῶς διδάσκει. Ἐγὼ γοῦν καὶ αὐτὸς ἐκαλλυνόμην τε καὶ ἡβρυνόμην ἂν εἰ ἠπιστάμην ταῦτα ἀλλ οὐ γὰρ ἐπίσταμαι, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι. Greek Florilegium altro certamente diceva lui chi, da che parte e a quanto insegna? dicevo io Eveno rispondeva o Socrate, di Paro, per cinque mine. Ed io reputai felice Eveno, se veramente possedeva così quest arte 20c e l insegnava così a buon prezzo. Anch io certo mi farei bello e mi vanterei se conoscessi queste cose; perché invece non le so, o uomini di Atene. 19d. τούτων οὐδέν ἐστιν: si nega decisamente quanto ipotizzato al termine del capitolo prec. - παιδεύειν ἐπιχειρῶ: il predicato è disposto chiasticamente con πράττοµαι del seg.; ora Socrate esclude perentoriamente qualsiasi attività di insegnamento, per di più prestata dietro compenso, prassi abituale tra i sofisti. 19e. οὐδὲ τοῦτο ἀληθές: replica all insinuazione avanzata in sede di accusa - τοῦτό... εἶναι: cfr. lat. hoc quidem mihi videtur pulchrum esse - παιδεύειν ἀνθρώπους: cfr. lat. homines docere - Γοργίας... ὁ Λεοντῖνος: sofista greco (483 ca ca.), fu il più notevole rappresentante dell antica sofistica dopo Protagora, e insieme il creatore dell arte retorica. A lui si intitola un dialogo di Platone, in cui come interlocutori compaiono Callicle, Cherefonte, Gorgia, Polo e Socrate, il quale nega che la retorica sia una scienza e, contro l esaltazione sofistica dell abilità e della forza, afferma il valore assoluto della giustizia. Nella dottrina gorgiana dell oratoria essa viene intesa come arte produttrice di persuasione (πειϑώ), per la quale non tanto importa suscitare nell animo altrui la conoscenza della verità, quanto indurlo alla pratica convinzione che giova alla causa sostenuta dall'oratore - Πρόδικος ὁ Κεῖος: sofista greco del secolo V a.c., alquanto più giovane di Protagora, ma tuttavia un po più anziano di Socrate, che poté dalla tradizione essere considerato suo scolaro. Accanto a Protagora, a Gorgia, a Ippia fu uno dei maggiori rappresentanti della prima generazione della sofistica antica. Tra le dottrine a lui attribuite meritano particolare menzione quelle concernenti le divinità (considerate come originarie ipostatizzazioni di beni naturali), la morte e la sinonimica, cioè la distinzione che egli soleva compiere separando nettamente i significati di parole affini. L uso logico del linguaggio, da lui compiuto, era antitetico a quello che ne faceva Socrate, e così si spiegano le ironie di è fatto segno nei dialoghi platonici - Ἱππίας ὁ Ἠλεῖος: pensatore greco del sec. V a.c., fu uno dei più notevoli rappresentanti dell antica sofistica. Documenti superstiti del suo pensiero e della sua personalità sono i due dialoghi platonici Hippias maior e Hippias minor. In essi il sofista presenta singolarmente quei tratti di insolente spavalderia e insipienza che già nell opinione degli antichi dovettero contraddistinguerlo nello stesso ambiente della sofistica. Ma sotto tale spavalderia era un motivo serio: l ideale dell αὐτάρκεια, o sufficienza a sé stesso, non intesa nel senso passivo dei cinici e poi degli stoici (che la facevano dipendere dalla rinuncia alle cose e quindi dalla liberazione dai desiderie bisogni cui esse inducevano), ma in quello attivo della maggior possibile capacità di bastare a sé stessi nelle vicende e necessità della vita - εἰς ἑκάστην τῶν πόλεων: allude all attività itinerante di questi retori - προῖκα: l avverbio intende rilevare l anomalia del comportamento di questi giovani, indotti a preferire un insegnamento dietro compenso perché ritenuto migliore - τούτους πείθουσι: si osservi l andamento anacolutico del periodo, in quanto al prec. οἷός τ ἐστὶν dovrebbe seguire un infinito - τὰς ἐκείνων συνουσίας: quella dei loro concittadini. 20a. ἀπολιπόντας: participio congiunto con valore temporale, aoristo II attivo di ajpoleivpw - χρήµατα διδόντας:si contrappone al prec. προῖκα e allude all abituale comportamento dei sofisti καὶ - χάριν προσειδέναι: infinito perfetto di provsoida; esempio di ironia socratica in questi ringraziamenti aggiunti al compenso in denaro - ἀνήρ... Πάριος: si tratta, come è detto nel seg., di Eveno - ἐνθάδε: ad Atene - ᾐσθόµην: indicativo aoristo II medio di aijsqavnomai, costruito con il participio predicativo (ἐπιδηµοῦντα) - ἔτυχον... προσελθὼν: regolare costruzione di tugcavnw con il participio predicativo - πλείω: forma contratta del comparativo di poluv" (in luogo di pleivona), da riferire a χρήµατα - Καλλίᾳ τῷ Ἱππονίκου: figlio di Ipponico, nato nel 455 o 450. Come il padre, fu daduco dei misteri eleusini. Morto il padre nel 421, ereditò una cospicua fortuna. Il suo lusso e la sua dissolutezza furono oggetto degli strali dei comici, specialmente di Eupoli. Non era privo di cultura e di interessamento per le questioni filosofiche, e si dilettava anche delle arti musicali; il Simposio di Senofonte e il Protagora di Platone sono infatti ambientati in casa sua, al Pireo. Da alcuni versi delle Rane di Aristofane è stato ricavato che egli combatté alle Arginuse, cosa non sicura, ma non improbabile. Dopo un fallito tentativo di far condannare l oratore Andocide (cfr. il vol. XXV Parte X, 112 sgg. della presente Collana), per meschini motivi personali, durante la guerra di Corinto militò nell esercito di Ificrate che annientò un reparto spartano (390). Fu poi inviato due volte a Sparta, di cui era prosseno, per stabilire un riavvicinamento tra le due città - ἀνηρόµην: indicativo aoristo II medio di ajneivromai, in luogo dell imperfetto di ajnerwtavw - ἐστὸν... ὑεῖ: costruzione con il dativo di possesso (sunt enim ei duo filii) - ἦν: imperfetto del difettivo hjmiv - τὼ... µόσχω: esempio di 9
10 Disco Vertendo uso del duale, con cui concorda pure il predicato (ἐγενέσθην) - αὐτοῖν: duale, è un dativo di vantaggio - καλώ τε κἀγαθὼ: l espressione indica l ideale di perfezione umana secondo l antico aristocratico ideale pedagogico. 20b. τῶν ἱππικῶν... τῶν γεωργικῶν: genitivi partitivi retti dal pronome indefinito τις - ἐπιστάτην: predicativo - τῆς ἀνθρωπίνης τε καὶ πολιτικῆς: i cardini dell ἀρετή civica - ἐσκέφθαι: infinito perfetto medio-passivo di skevptomai - διὰ τὴν... κτῆσιν: come ogni possesso anche i figli vanno educati e curati nel modo migliore - τίς... καὶ ποδαπός... πόσου: rispettivamente il chi, il dove e il quanto - Εὔηνος... Πάριος: originario dell isola di Paro, sofista e poeta elegiaco del sec. V a.c., più volte ricordato da Platone e da Aristotele; delle sue poesie ci sono rimasti pochi frammenti, in cui è caratteristico come il tono gnomico dell antica elegia si avvicini ormai, anche nel contenuto, alla forma del λόγος sofistico - πέντε µνῶν: genitivo di prezzo. Un corso di lezioni di Eveno costava quindi 500 dracme, quando la paga giornaliera di un oplita nella spedizione in Sicilia (415) ammontava a 1 dracma - ἐµακάρισα: indicativo aoristo sigmatico attivo di makarivzw; l affermazione è naturalmente ironica ed è rincarata dal successivo οὕτως ἐµµελῶς. 20c. Ἐγὼ γοῦν καὶ αὐτὸς: cfr. lat. ego quoque igitur ipse - ἐκαλλυνόµην... ἡβρυνόµην ἂν: apodosi del periodo ipotetico la cui protasi è εἰ ἠπιστάµην. Cap. V Ὑπολάβοι ἂν οὖν τις ὑμῶν ἴσως: «Ἀλλ, ὦ Σώκρατες, τὸ σὸν τί ἐστι πρᾶγμα; πόθεν αἱ διαβολαί σοι αὗται γεγόνασιν; Oὐ γὰρ δήπου σοῦ γε οὐδὲν τῶν ἄλλων περιττότερον πραγματευομένου ἔπειτα τοσαύτη φήμη τε καὶ λόγος γέγονεν, εἰ μή τι ἔπραττες ἀλλοῖον ἢ οἱ πολλοί. Λέγε οὖν ἡμῖν τί ἐστιν, ἵνα μὴ ἡμεῖς περὶ σοῦ 20d αὐτοσχεδιάζωμεν.» Tαυτί μοι δοκεῖ δίκαια λέγειν ὁ λέγων, κἀγὼ ὑμῖν πειράσομαι ἀποδεῖξαι τί ποτ ἐστὶν τοῦτο ὃ ἐμοὶ πεποίηκεν τό τε ὄ- νομα καὶ τὴν διαβολήν. Ἀκούετε δή. Kαὶ ἴσως μὲν δόξω τισὶν ὑμῶν παίζειν εὖ μέντοι ἴστε, πᾶσαν ὑμῖν τὴν ἀλήθειαν ἐρῶ. Ἐ- γὼ γάρ, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, δι οὐδὲν ἀλλ ἢ διὰ σοφίαν τινὰ τοῦτο τὸ ὄνομα ἔσχηκα. Ποίαν δὴ σοφίαν ταύτην; ἥπερ ἐστὶν ἴσως ἀνθρωπίνη σοφία τῷ ὄντι γὰρ κινδυνεύω ταύτην εἶναι σοφός. Oὗτοι δὲ τάχ ἄν, οὓς ἄρτι ἔλεγον, μείζω τινὰ ἢ 20e κατ ἄνθρωπον σοφίαν σοφοὶ εἶεν, ἢ οὐκ ἔχω τί λέγω οὐ γὰρ δὴ ἔγωγε αὐτὴν ἐπίσταμαι, ἀλλ ὅ- στις φησὶ ψεύδεταί τε καὶ ἐπὶ διαβολῇ τῇ ἐμῇ λέγει. Kαί μοι, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, μὴ θορυβήσητε, μηδ ἐὰν δόξω τι ὑμῖν μέγα λέγειν οὐ γὰρ ἐμὸν ἐρῶ τὸν λόγον ὃν ἂν λέγω, ἀλλ εἰς ἀξιόχρεων ὑμῖν τὸν λέγοντα ἀ- νοίσω. Tῆς γὰρ ἐμῆς, εἰ δή τίς ἐστιν σοφία καὶ οἵα, μάρτυρα ὑμῖν παρέξομαι τὸν θεὸν τὸν ἐν Δελφοῖς. Χαιρεφῶντα γὰρ ἴστε που. Oὗτος 21a ἐμός τε ἑταῖρος ἦν ἐκ νέου καὶ ὑ- 10 Qualcuno di voi quindi potrebbe forse aggiungere: Ma, o Socrate, qual è la tua vicenda? da dove ti sono nate queste false accuse? Certamente infatti, non facendo tu niente più strano degli altri, è nata in seguito una tale diceria e voce, a meno che tu non facessi qualcosa di diverso dai più. Dicci quindi cos è, perché noi non 20d giudichiamo con precipitazione su di te. Mi sembra dire cose giuste chi dice queste cose qui, ed io cercherò di dimostrarvi cos è mai questo che ha procurato a me il nome e la falsa accusa. Ascoltate dunque. E forse ad alcuni di voi sembrerà che io scherzi; sappiatelo bene tuttavia, dirò a voi tutta la verità. Io infatti, o uomini di Atene, per nient altro ho ottenuto questo nome se non per una certa sapienza. Qual è questa sapienza? quella che appunto è forse una sapienza umana; in realtà infatti corro il rischio di essere saggio in questa. Probabilmente certo costoro, che nominavo poco fa, potrebbero 20e essere saggi di una sapienza maggiore di quella umana, oppure non so che dire; infatti io certo non la conosco, ma chiunque lo dice mente e lo dice per una falsa accusa contro di me. E non rumoreggiate contro di me, o uomini di Atene, neppure se vi sembri che dica qualcosa di grande; infatti le parole che dico non le dirò come mie, ma farò risalire chi le dice a uno degno di fede per voi. Come testimone infatti della mia, se dunque è una sa-
11 μῶν τῷ πλήθει ἑταῖρός τε καὶ συνέφυγε τὴν φυγὴν ταύτην καὶ μεθ ὑμῶν κατῆλθε. Kαὶ ἴστε δὴ οἷος ἦν Χαιρεφῶν, ὡς σφοδρὸς ἐφ ὅτι ὁρμήσειεν. Kαὶ δή ποτε καὶ εἰς Δελφοὺς ἐλθὼν ἐτόλμησε τοῦτο μαντεύσασθαι -καί, ὅπερ λέγω, μὴ θορυβεῖτε, ὦ ἄνδρες- ἤ- ρετο γὰρ δὴ εἴ τις ἐμοῦ εἴη σοφώτερος. Ἀ- νεῖλεν οὖν ἡ Πυθία μηδένα σοφώτερον εἶναι. Kαὶ τούτων πέρι ὁ ἀδελφὸς ὑμῖν αὐτοῦ οὑτοσὶ μαρτυρήσει, ἐπειδὴ ἐκεῖνος τετελεύτηκεν. Greek Florilegium pienza e quale, vi offrirò il dio di Delfi. Certamente infatti conoscete Cherefonte. Costui 21a era sin da giovane mio amico e amico del vostro partito e partecipò a quell esilio e con voi rientrò. E sapete com era Cherefonte, quanto impetuoso in qualunque cosa intraprendesse. E una volta, giunto a Delfi, ebbe il coraggio di chiedere un responso su questo - e, per quello che dico, non rumoreggiate o cittadini- chiese infatti se ci fosse qualcuno più saggio di me. Rispose quindi la Pizia che non c era nessuno più saggio. E su queste cose vi darà testimonianza suo fratello qui, poiché egli è deceduto. 20c. Ὑπολάβοι ἂν: l ottativo ha sfumatura potenziale (aoristo II attivo di ujpolambavnw) - σοι: esempio di dativus incommodi non volendo considerarlo etico - γεγόνασιν: indicativo perfetto attivo di givgnomai (cfr. lat. unde tibi haec accusationes ortae sunt?) - σοῦ... πραγµατευοµένου: genitivo assoluto con valore ipotetico - τῶν ἄλλων: genitivo del secondo termine di paragone - φήµη τε καὶ λόγος: cfr. lat. fama rumoresque - εἰ µή... οἱ πολλοί: l espressione viene da taluni espunta perché ritenuta una glossa intrusa nel testo, ribadendo il concetto del precedente genitivo assoluto - ἵνα µὴ... αὐτοσχεδιάζωµεν: proposizione finale negativa; il verbo è esemplificativo del giudicare senza cognizione di causa. 20d. Tαυτί: il dimostrativo è rafforzato dallo iota deiktikovn - κἀγὼ: esempio di crasi per kai; ejgwv - Ἀκούετε: l uso dell imperativo presente è un invito a un attenzione prolungata e non momentanea, iterato nel successivo ἴστε - δόξω... παίζειν: esempio di costruzione personale di dokevw; cfr. lat. videbor nonnullis vestrum ludere - διὰ σοφίαν τινὰ: cfr. lat. ob sapientiam quandam - τοῦτο τὸ ὄνοµα: la designazione di sofov" - ἔσχηκα: indicativo perfetto attivo di e[cw - τῷ ὄντι: locuzione avverbiale, è il lat. re vera - ταύτην εἶναι σοφός: l accusativo è di relazione - οὓς ἄρτι ἔ- λεγον: le figure dei sofisti elencati supra 19e - ἢ κατ ἄνθρωπον: secondo termine di paragone; si noti la variatio rispetto al prec. ἀνθρωπίνη. 20e. ἢ οὐκ ἔχω τί λέγω: cfr. lat. aut nescio quid dicam - ἐπὶ διαβολῇ τῇ ἐµῇ: il possessivo è da intendere con il valore di ostilità (erga, adversus me) - µὴ θορυβήσητε: congiuntivo aoristo sigmatico attivo di qorubevw; replica l invito già fatto in precedenza (cfr. supra 17c), che sarà ripetuto di nuovo (cfr. infra 21a) - µηδ ἐὰν: attestate le varianti mhde; a[n e mhde;n a[n - ἐρῶ... ἂν λέ-γω: variante sinonimica; il congiuntivo ha sfumatura eventuale - εἰς ἀ- ξιόχρεων: il vocabolo anticipa la credibilità del testimone - ἀνοίσω : indicativo futuro sigmatico attivo di ajnafevrw - µάρτυρα: predicativo di παρέξοµαι (indicativo futuro sigmatico medio di parevcw) - τὸν θεὸν τὸν ἐν ελφοῖς: l Apollo delfico, l oracolo tra i più noti dell antichità. L oracolo era esercitato secondo le regole della mantica per ispirazione diretta. Mediatrice di questa era la Pizia, che, posseduta dal dio, manifestava la fenomenologia tipica della medianità: sedutasi sul tripode, posto sulla voragine, e dopo aver bevuto dell acqua sacra, tenendo in bocca una foglia di lauro e nella mano un ramoscello, entrava in estasi; i suoni e i movimenti di lei erano interpretati dai sacerdoti che redigevano l oracolo secondo certe tabelle d interpretazione, dapprima in versi poi anche in prosa - Χαιρεφῶντα: del demo attico di Sfetto, fu allievo e amico di Socrate, e sovente anche lui bersaglio dei commediografi (Cratino, Eupoli, Aristofane). 21a. τῷ πλήθει: nel linguaggio politico il termine è riferito ai sostenitori del regime democratico - συνέφυγε τὴν φυγὴν ταύτην: si noti la presenza della figura etimologica; l esilio cui si fa riferimento è quello al tempo del governo oligarchico dei Trenta, instauratosi nel 404 dopo la resa di Atene - µεθ ὑµῶν κατῆλθε: è il rientro in città dopo il ripristino della democrazia ad opera di Trasibulo nel τοῦτο: prolettico - ἤρετο... σοφώτερος: quaesivit enim num quis esset me sapientior - Ἀνεῖλεν: tecnicismo del linguaggio oracolare; indicativo aoristo II attivo di ajnairevw - τούτων πέρι: esempio di anastrofe della preposizione - ὁ ἀδελφὸς: si chiamava Cherecrate ed era presente all udienza (οὑτοσὶ) in veste, appunto, di testimone (µαρτυρήσει), per l avvenuta scomparsa di Cherefonte (ἐπειδὴ ἐκεῖνος τετελεύτηκεν, sott. to;n bivon; eufemismo). 11
12 Disco Vertendo Cap. VI Σκέψασθε δὴ ὧν ἕνεκα 21b ταῦτα λέγω μέλλω γὰρ ὑμᾶς διδάξειν ὅθεν μοι ἡ διαβολὴ γέγονεν. Tαῦτα γὰρ ἐγὼ ἀκούσας ἐ- νεθυμούμην οὑτωσί «τί ποτε λέγει ὁ θεός, καὶ τί ποτε αἰνίττεται; ἐγὼ γὰρ δὴ οὔτε μέγα οὔτε σμικρὸν σύνοιδα ἐμαυτῷ σοφὸς ὤν τί οὖν ποτε λέγει φάσκων ἐμὲ σοφώτατον εἶναι; οὐ γὰρ δήπου ψεύδεταί γε οὐ γὰρ θέμις αὐτῷ.» Kαὶ πολὺν μὲν χρόνον ἠπόρουν τί ποτε λέγει ἔπειτα μόγις πάνυ ἐπὶ ζήτησιν αὐτοῦ τοιαύτην τινὰ ἐτραπόμην. Ἦλθον ἐπί τινα τῶν δοκούντων σοφῶν εἶναι, ὡς 21c ἐνταῦθα εἴπερ που ἐλέγξων τὸ μαντεῖον καὶ ἀποφανῶν τῷ χρησμῷ ὅτι «οὑτοσὶ ἐμοῦ σοφώτερός ἐστι, σὺ δ ἐμὲ ἔ- φησθα.» Διασκοπῶν οὖν τοῦτον -ὀνόματι γὰρ οὐδὲν δέομαι λέγειν, ἦν δέ τις τῶν πολιτικῶν πρὸς ὃν ἐγὼ σκοπῶν τοιοῦτόν τι ἔ- παθον, ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, καὶ διαλεγόμενος αὐτῷ- ἔδοξέ μοι οὗτος ὁ ἀνὴρ δοκεῖν μὲν εἶναι σοφὸς ἄλλοις τε πολλοῖς ἀνθρώποις καὶ μάλιστα ἑαυτῷ, εἶναι δ οὔ κἄπειτα ἐπειρώμην αὐτῷ δεικνύναι ὅτι οἴοιτο μὲν εἶναι σοφός, εἴη δ οὔ. 21d Ἐντεῦθεν οὖν τούτῳ τε ἀπηχθόμην καὶ πολλοῖς τῶν παρόντων πρὸς ἐμαυτὸν δ οὖν ἀπιὼν ἐλογιζόμην ὅτι «τούτου μὲν τοῦ ἀνθρώπου ἐγὼ σοφώτερός εἰμι κινδυνεύει μὲν γὰρ ἡμῶν οὐδέτερος οὐδὲν καλὸν κἀγαθὸν εἰδέναι, ἀλλ οὗτος μὲν οἴεταί τι εἰδέναι οὐκ εἰδώς, ἐγὼ δέ, ὥσπερ οὖν οὐκ οἶδα, οὐδὲ οἴομαι ἔοικα γοῦν τούτου γε σμικρῷ τινι αὐτῷ τούτῳ σοφώτερος εἶναι, ὅτι ἃ μὴ οἶδα οὐδὲ οἴομαι εἰδέναι.» Ἐντεῦθεν ἐπ ἄλλον ᾖα τῶν ἐκείνου δοκούντων σοφωτέρων εἶναι καί μοι 21e ταὐτὰ ταῦτα ἔδοξε, καὶ ἐνταῦθα κἀκείνῳ καὶ ἄλλοις πολλοῖς ἀπηχθόμην. Considerate quindi i motivi per cui 21b dico queste cose: mi accingo infatti a informarvi da dove mi è nata falsa accusa. Io infatti a- vendo sentito ciò, riflettevo in questo modo: Che dice mai il dio, e a cosa fa allusione? Infatti io sono certo consapevole tra me di non essere saggio né tanto né poco; che cosa dice mai affermando che io sono il più saggio? Senz altro infatti non mente di certo: non è infatti suo costume. E per molto tempo ero incerto su cosa mai dicesse; poi molto a fatica mi volsi ad una sua ricerca di tal genere. Andai da uno di quelli che sembravano essere saggi, 21c per confutare a questo punto in qualche modo il responso e dimostrare all oracolo che questo qui è più saggio di me, mentre tu dicevi me. Esaminando quindi costui -non ho infatti per nulla bisogno di citarlo per nome, ma era uno degli uomini politici, presso il quale io, indagando e dialogando con lui, provai qualcosa del genere, o uomini di Atene,- mi parve che quest uomo sembrasse essere saggio a molti altri uomini e soprattutto a se stesso, ma non lo fosse; e poi cercavo di dimostrargli che credeva di essere saggio, ma non lo era. 21d Di conseguenza venni quindi in odio a costui e a molti dei presenti; andandomene riflettevo pertanto tra me stesso che io ero più saggio di quest uomo; nessuno di noi due infatti è probabile che non sappia nulla di bello e buono, ma costui crede di sapere non sapendo, io invece, come dunque non so, neppure lo penso; mi pare quindi di essere più saggio di costui in una piccola cosa, proprio questa, cioè che quello che non so neppure credo di sapere. Me ne andavo poi da un altro di quelli che sembravano essere più saggi di lui 21e e mi parve la stessa cosa e allora venni in odio sia a lui sia a molti altri. 21a. Σκέψασθε: imperativo aoristo sigmatico medio di skevptomai - ὧν ἕνεκα: cfr. lat. quarum rerum causa. 21b. µέλλω... διδάξειν: la locuzione ha il valore della perifrastica attiva latina - ὅθεν... γέγονεν: proposizione interrogativa indiretta; cfr. lat. unde mihi accusatio orta sit. E la risposta al quesito posto supra 20c - Tαῦτα... ἀκούσας: il responso della Pizia, riferitogli da Cherefonte - ἐνεθυµούµην: imperfetto di ejnqumevomai; il tempo sottolinea la durata della disamina - οὑτωσί: l aggiunta del deittico anticipa il testo della riflessione - ὁ θεός: l Apollo delfico - αἰνίτ- 12
13 Greek Florilegium τεται: è il parlar per enigmi, caratteristica del linguaggio oracolare - µέγα... σµικρὸν: neutri in funzione avverbiale - σύνοιδα... ὤν: costruzione con il participio predicativo (cfr. lat. conscius mihi sapiens sum) - οὐ... ψεύδεταί: la perentorietà dell affermazione è ribadita da οὐ γὰρ θέµις αὐτῷ, dove il sostantivo evoca la divinità stessa del diritto, che presso i Greci rappresentava l ordine universale, la legge che regola i rapporti fra gli uomini. Essa presiedeva anzitutto ai doveri che legano gli uomini verso gli dei, vigilava su tutto ciò che, nella religione, era lecito di fare (latino fas), impediva o puniva tutto ciò che non era lecito (nefas). Personificava inoltre l ordine e la legalità in tutti gli atti della vita pubblica e nelle manifestazioni politiche degli uomini: nei tribunali, nei giudizi, nelle assemblee - πολὺν... χρόνον: accusativo di tempo continuato - ἐτραπόµην: indicativo aoristo II di trevpw; l uso del medio denota l interesse del soggetto nella ricerca 21c. ὡς... ἐλέγξων: consueto valore finale del participio futuro (di ejlevgcw); l affermazione viene attenuata da που - τῷ χρησµῷ: la Pizia, responsabile in prima persona del responso oracolare (τὸ µαντεῖον) - ιασκοπῶν οὖν τοῦτον: nuovo esempio di anacoluto; il participio rimane sospeso, perché dopo l inciso - ὀνόµατι: dativo di limitazione - τοιοῦτόν τι ἔπαθον: anticipa quanto esposto poi da ἔδοξέ µοι - καὶ διαλεγόµενος αὐτῷ: può essere espunto in talune edizioni perché ritenuto una glossa - ἐπειρώµην: l imperfetto, oltre che l uso del medio, intende porre in rilievo il tentativo di Socrate. 21d. τούτῳ: l anonimo politico, oggetto della ricerca socratica - ἀπηχθόµην: indicativo aoristo II medio di ajpecqavnomai - ἐλογιζόµην: analogo al prec. ἐνεθυµούµην, dove però la razionalità del lovgo" sostituisce l impulsività e l istintività dello qumov" - τούτου... τοῦ ἀνθρώπου: genitivo del secondo termine di paragone; si allude sempre al politico - κινδυνεύει: attenua il valore dell affermazione, con una sfumatura di probabilità - ἡµῶν οὐδέτερος: è il lat. neuter nostrum - καλὸν κἀγαθὸν: per l espressione cfr. supra 20a e nota relativa - οὐδὲ οἴοµαι: sott. εἰδέναι, che resta il Leitmotiv del concetto - τούτου: genitivo del secondo termine di paragone - σµικρῷ τινι: dativo di limitazione di cui αὐτῷ τούτῳ è apposizione, oltre ad avere valore prolettico dell affermazione successiva - ἐκείνου: sempre il politico, di nuovo termine di paragone. 21e. ταὐτὰ ταῦτα: cfr. lat. haec eadem; si noti la crasi. 13
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